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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Luisito Bianchi ha lasciato un grande messaggio

 Vito Mancuso:

 Ho letto “La messa dell’uomo disarmato”, e posso dire che ho pianto, tanto sono stato toccato dalla profondità con cui il dramma della vita è stato portato alla scrittura.”

 Don Angelo Casati:

 se ne vanno ed è perdita grande, perchè noi siamo fatti anche di occhi che spiano i volti, di braccia che stringono i corpi. Ma penso che niente, nemmeno la morte, può strapparci ciò che il loro incontro ha scritto dentro di noi.

Quando in queste ore penso a don Luisito mi si accende nel cuore la parola “gratuità”. Ce l’ ha raccontaa con la sua vita prima che con le sue parole. gli era immensamente cara: “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.

In una stagione di compre e vendite, anche ecclesiastiche, stagione dicalcoli e diplomazie,dove troppo spesso trionfa la logica del  “do ut des”, è stata  accesa una stella, una epifania di Dio, splendore della gratuità.

Il seme ora riposa in noi.

Ci abbracciamo per farci forti.”

 Roberto Saviano:

 È morto Luisito Bianchi. Autore del preziosissimo romanzo sulla Resistenza “La messa dell’uomo disarmato” (Sironi). Meravigliosa narrazione di terra e di coscienze: “Tutto doveva essere ascoltato. Una parola inesauribile richiede un ascolto incessante; e la parola era dappertutto, penetrava ovunque: nell’avvenimento, con la rapidità folgorante del lampo, nella tessitura dei gesti quotidiani, violenta come un terremoto o suadente come la brezza.”

 Basilio Buffoni:

 Un giorno di festa

Non è vero che l’Epifania tutte le feste si porta via. Una festa per un prete si può fare solo quando muore, è stato detto, e oggi 7 gennaio è la festa di don Luisito Bianchi.

E’ davvero giorno di festa: quando arrivo a Viboldone, qualche minuto dopo le undici, al bordo delle stradine che portano all’abbazia è già tutto pieno di macchine posteggiate. La chiesa è già colma, tanti in piedi.

 Le prime parole che sento, all’ingresso del feretro nella navata, Davanti a noi cammina il Signore,e poi  … non a noi, non a noi la gloria …. sono le parole del canto; le voci, fresche e sottili, sono quelle delle monache, che accompagnano il corteo dei tanti amici preti che si dispongono intorno all’altare a concelebrare, testimoni del sacramento dell’amicizia che ci è stato lasciato nell’Ultima Cena.

 Le letture di questa celebrazione sono le letture del giorno, a cui si aggiunge un brano di Giobbe: se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro, fossero impresse con stilo di ferro sul piombo, per sempre s’incidessero sulla roccia! … Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne, vedrò Dio …. e non si può non pensare a come la scrittura sia stata grande strumento di comunicazione e di testimonianza per don Luisito.

Altrettanto appropriate le parole delle letture del giorno: dalla prima lettera di Giovanni,  mettete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono veramente da Dio: … ogni spirito che riconosce Gesù Cristo venuto nella carne, è da Dio, e dal vangelo di Matteo, che racconta dell’inizio della predicazione di Gesù, dalla Galilea delle genti, terra di confine e di credenti al margine: ecco, questa di oggi non è una fine, ma un inizio; a ciascuno capire come ed in che modo. Resistenza, gratuità: queste le parole più forti e significative, che sono state ripetute, nell’omelia e nei diversi interventi di saluto al termine della messa.

 L’abbazia di Viboldone ha grandi colonne fatte di mattoni; non di un unico marmo, ma di pezzi di terra cotta; non segno di umiltà (è un abbazia orgogliosa, piuttosto) ma di lavoro e di costruzione di cose grandi attraverso la fatica, attraverso l’accumularsi di gesti piccoli e ordinati.

L’abbazia di Viboldone è bellissima. Ed Eva biancovestita, con i capelli biondi legati sulla nuca, mossi dal vento, che dal medaglione dell’arcata indica con la mano destra, indica certo il grande affresco della crocifissione, ma forse indica anche tutto quanto sta intorno, tutto il creato, tutta la festa. Come scriveva don Luisito nelle ultime parole di una poesia con cui si è chiusa la celebrazione: … la festa che mi invita dall’ultima campata.

Un giorno di festa soleggiato, freddo, luminoso. Quasi soltanto le suore però sanno sorridere anche oggi.

Il saluto di Vittorio Bellavite

Le mie due parole sono dette anche a nome dei vecchi amici delle ACLI , in particolare di quelli degli anni sessanta, ‘65-‘68 per la precisione, che parteciparono al gruppo di impegno ecclesiale Ora Sesta, di cui don Luisito fu l’animatore (e l’autore delle canzoni che abbiamo rieditato in occasione dei suoi ottanta anni). Fu quello un periodo determinante nella vita di Luisito . Era assistente dell’ufficio centrale formazione delle ACLI, lo lasciò per il lavoro in fabbrica alla Montedison di Spinetta Marengo, ai forni del biossido di titanio. Rifiutò contemporaneamente le strutture del sistema ecclesiastico, quelle, per capirci, dei Concordati, dell’ottopermille, dell’alleanza col potere. A quel rifiuto fu poi sempre coerente

Questa decisione gli permise di riprendere orientamenti e amicizie di prima.

Anzitutto il rapporto con questo monastero, coltivato dai tempi della Madre Marchi, dove sta la sorella Mirella-Margherita, dove visse la madre malata e lui stesso fino ad oggi. Poi la sua attività di  traduttore ma soprattutto di scrittore. Al centro di quest’ultima due tematiche su tutte, la gratuità dell’annuncio della Parola e la Resistenza. Sulla gratuità Luisito ha scritto molti testi, sia ispirati che molto documentati su questa questione nella storia della Chiesa, soffrendo, quasi fisicamente, quando il patrimonium pauperum  (tutti i  beni della Chiesa amministrati per l’aiuto ai poveri) fu sottratto, negli anni ottanta del secolo scorso, alla sua antichissima destinazione.

Con l’epopea della Resistenza egli riteneva di avere un grande debito, quello di non avervi partecipato direttamente (anche se il 25 aprile non aveva ancora diciotto anni). Si sdebitò scrivendo un romanzo, “La messa dell’uomo disarmato”,  che rimarrà come di gran lunga il più importante testo cristiano sulla lotta di Liberazione, che viene interpretata come un progressivo e faticoso disvelamento  della Parola. Questi contenuti sono stati esposti con la vena del grande narratore che descrive in modo magistrale la natura e costruisce grandi personaggi.Mi ha scritto ieri sera Vito Mancuso: “Ho letto “La messa dell’uomo disarmato”, e posso dire che ho pianto, tanto sono stato toccato dalla profondità con cui il dramma della vita è stato portato alla scrittura” Userò ancora  queste belle parole  di un noto storico “laico”, Mimmo Franzinelli, “La messa dell’uomo disarmato …sviluppa le tematiche della dignità e della solidarietà, del riscatto individuale e collettivo che non necessariamente dipendono dall’ardore militare. Anzi: la violenza, sebbene imposta dall’occupazione straniera e dalla pressione del collaborazionismo fascista, pone seri problemi morali, giustificandosi soltanto come dolorosa difesa della comunità, investita dalla tempesta bellica e lacerata dalla guerra civile.”    

Allora “il sangue gratuitamente sparso” nella Resistenza (per usare una sua espressione) per una società nuova, che fosse di parte rossa o di parte  bianca, si intreccia con la gratuità dell’annuncio evangelico e costituiscono l’unicum  del messaggio che don Luisito  ha lasciato alla nostra Chiesa, a tutte le Chiese, alle altre religioni e a tutta la nostra società.

Ciao Luisito.


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Commenti

3 risposte a “Luisito Bianchi ha lasciato un grande messaggio”

  1. Avatar enrico morganti
    enrico morganti

    Da vecchio aclista mi riconosco nelle parole di Vittorio Bellavite. Vorrei aggiungere che la morte di Luisito Bianchi mi ha mi ha riportato alla mente tanti bravi sacerdoti che, almeno in queste occasioni, mi pare giusto ricordare: Primo Mazzolari – Zeno Saltini – Lorenzo Milani – Enzo Mazzi – Giovanni Battista Franzoni – Ernesto Balducci – Ambrogio Valsecchi (mio compaesano) – Giulio Gilardi -Giulio Bevilacqua – Tonino Bello – e chiedo scusa per l’elenco incompleto ( ci vorrebbero quelli uccisi dalle mafie). I cristiani laici hanno molto da imparare da questi presbiteri anche nell’epoca odierna. Preti bravi ci sono anche oggi..: Alex Zanotelli, Luigi Ciotti, Andrea Gallo………… Come mai i laici cristiani adulti si sentono poco?
    enrico morganti – bologna

  2. Avatar doni
    doni

    Le sue parole ci accompagneranno sempre aitandoci nei momenti difficili. “Quand’era Pasqua al mio paese”, un fiume di tenerezza.

  3. Avatar Luigi
    Luigi

    Ringrazio sempre e sempre rigrazierò il Buon Dio dei Suoi doni. Don Luisito è un gran bel dono e totalmente gratuito. Mi sento un privilegiato averlo conosciuto e frequentato. Grazie tante Don Luisito.

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