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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Le suore americane replicano al Vaticano

                               Verso il futuro

             Il percorso delle suore dopo il Vaticano II

 I vescovi hanno ragione. Le suore sono cambiate, non solo negli Stati Uniti ma ovunque nel mondo. Siamo cambiate seguendo dei percorsi che ci hanno portato a uscire da quello che pensavamo di essere. Abbandonandoci allo Spirito ci siamo aperte a nuove conoscenze che ci toccano profondamente. Questo livello di cambiamento è una trasformazione che modifica in modo radicale  il modo con cui vediamo noi stesse,  il Vangelo, la nostra chiesa, il nostro mondo e, ciò che è più importante, il modo  di capire il nostro Dio. Questo cambiamento di coscienza non è stato facile. No, è stato doloroso ma, come il dolore del parto, è svanito  davanti alla meraviglia di una vita che sboccia.

 Non voglio pretendere che tutto quello che è successo nel corso di questi 50 anni  sia stato perfetto, esente da errori o da cattive scelte. Ma ciò che per me è chiaro è che il rinnovamento, realizzato nel solco del Concilio Vaticano II, ci ha invitato tutti, uomini e donne, religiosi o laici,  a fare in modo che la nostra fede  sia anche penetrata e modellata dalla società moderna, pluralistica e democratica.

 Il documento conciliare  Gaudium et Spes  invitava la chiesa a sposare le gioie, le speranze, le sofferenze del popolo di Dio, a essere  nel mondo, a non stare in disparte. Ha “ aperto le finestre” di una istituzione, ha  spezzato le sbarre, liberato lo Spirito. Questo invito della chiesa ufficiale faceva eco a quello che fece Gesù durante la sua vita, quando “apriva le finestre” del sistema  di purezza restrittiva  che allora regnava e proclamava con parole e con azioni che Dio amava tutti ed invitava tutti alla sua mensa.

 Un atto di obbedienza

 Le suore hanno preso questo invito sul serio e, spinte dalla chiesa ufficiale, hanno intrapreso il loro rinnovamento. Questo è un atto di grande obbedienza. Io lo so perché sono entrata nella vita religiosa nel 1966 dopo essere cresciuta a Chicago in un’enclave cattolica. L’aggettivo “ cattolico” caratterizzava tutti gli aspetti della mia vita. Scuole cattoliche,  marce funebri cattoliche, gruppi sportivi cattolici, spiritualità cattolica e l’elenco potrebbe continuare. La chiesa ufficiale  oggi sarebbe molto fiera  di come ero io  allora. Volevo che non cambiasse niente. Pensavo  che sarei stata vestita da suora tutta la vita,  credevo di vivere in un convento con una routine quotidiana di insegnamento  in una scuola. Allora, quando sono entrata e le cose hanno incominciato a cambiare, la strada non è stata facile per me; tuttavia ho obbedito ed ho preso sul serio quello che mi avevano insegnato nei corsi di teologia e di filosofia.

 Integrare i problemi che si ponevano allora a proposito della fede, delle Scritture o della teologia alla mia vita di preghiera fu la chiave del mio percorso come lo fu per molte suore. Abbiamo incominciato  ad avere uno sguardo nuovo su chi è stato Gesù e come le Scritture sono state composte nel contesto della loro epoca. Abbiamo studiato la storia della chiesa e la sua tradizione d’insegnamento  sulla giustizia sociale. Abbiamo studiato la teologia della liberazione ed abbiamo incominciato a capire come le strutture dei sistemi di potere, politico ed anche ecclesiastico, opprimono troppo spesso  proprio la gente  che in teoria dovrebbero servire. Poiché le diocesi degli Stati Uniti erano gemellate  con delle città dell’America Centrale o dell’America del Sud molte nostre consorelle  hanno lavorato in questi ministeri  creati recentemente e  fatto esperienza della forza  della teologia della liberazione; sono state trasformate  dal popolo che servivano.

 Guidate dai documenti conciliari abbiamo  conosciuto altre tradizioni di fede e come anche  queste offrissero una conoscenza nuova  di Dio. Il rinnovamento liturgico  portò apertura e innovazioni nelle celebrazioni liturgiche  che la chiesa romana aveva cristallizzato.

Formate negli anni 1950 dal Movimento di Formazione delle Religiose, le suore dovettero, secondo  il Concilio,  seguire una formazione universitaria. E noi tutte l’abbiamo fatto.  Lettere e scienze umane, scienze sociali e anche  scienze esatte ci sono diventate familiari. I particolari della fisica quantistica, dell’evoluzione  o delle scoperte sull’origine dell’universo non ci furono né estranee né sospette. Miravano al contrario ad una migliore conoscenza di Dio e di ciò che noi siamo in questo mondo meraviglioso.

 Il nostro immergerci nel mondo  ha aperto nuovi ministeri  dove le suore lavoravano direttamente con donne che erano convolte in situazioni di abuso sessuale o  in decisioni sul portare a temine la loro gravidanza; con  giovani donne che avevano creduto di capire che secondo l’insegnamento della chiesa era meglio abortire ed essere perdonate per un peccato mortale piuttosto che usare metodi contraccettivi e vivere in peccato mortale. I nostri ministeri   ci hanno  fatto incontrare i senza casta della nostra società: i senza tetto, i prigionieri, i drogati, gli emarginati per motivi economici, gli esclusi a causa del loro orientamento sessuale. Queste esperienze si infiltravano in noi e quando le abbiamo portate nella preghiera ci hanno trasformato. Abbiamo visto e capito che queste persone erano  quelle che oggi Gesù  chiamerebbe “amici” e  accoglierebbe intorno a sé.

 Il risveglio

 Anche la nostra vita all’interno delle congregazioni cambiava. Togliendo  gli abiti che le donne portavano in un’altra epoca e mettendo quelli del nostro tempo, cominciando a vivere in diversi tipi di comunità, abbiamo fatto l’esperienza di essere noi stesse  individui con i nostri diritti. Come le altre donne l’hanno fatto dappertutto in quell’epoca,  abbiamo scoperto la nostra identità di donne e reclamato i diritti  che  ci spettavano ad un livello uguale agli uomini. I nostri ministeri tra le donne ci hanno fatto sentire in modo nuovo le sfide che sono  le nostre a causa del nostro sesso, abbiamo capito il dono della sessualità e quello di portare un bimbo in grembo. Abbiamo visto che l’insegnamento della chiesa ufficiale sulla sessualità non è  accettato dalla maggior parte delle donne cattoliche perché  non tocca il cuore delle donne  e le nostre vite, che  non si rivolge alle nostre sofferenze né alle scelte difficili che abbiamo davanti, non celebrano la gioia della nostra sessualità.

 Essendo cresciute negli Stati Uniti le suore hanno iniziato  a dare valore i principi democratici delle nostre strutture pubbliche. Il Concilio ci aveva domandato che i responsabili diventassero dei servitori e noi vedevamo che le strutture patriarcali e gerarchiche non seguivano questo modello. Abbiamo scelto delle modalità di responsabilità più circolari insistendo sulla partecipazione e la condivisione pur affermando e accettando  di eleggere certe persone  come nostri responsabili.

 I movimenti sociali della nostra epoca sono diventati parte delle nostre vite:  il movimento femminista, la lotta per i diritti civili,  il movimento della non-violenza e contro la guerra e più recentemente il movimento  dei gay e delle lesbiche. Abbiamo imparato,  e ciò è diventato una  certezza viscerale per noi, che ogni persona umana  è dotata di diritti inalienabili, qualsiasi sia la sua razza, il suo sesso, la sua classe sociale o il suo orientamento sessuale. Le persone  sono tutte figli di Dio.

 Più recentemente le suore hanno introdotto nella loro preghiera le conoscenze  provenienti dalla fisica quantistica e dalla cosmologia che dimostrano le interconnessioni  di tutte le forme di vita. Abbiamo scelto in coscienza  di considerare  la situazione critica della nostra Terra come un problema di giustizia e formulato  delle prese di posizione verso le congregazioni e verso  il pubblico  che riguardano  la sostenibilità,  i cambiamenti climatici,  la preservazione della Terra e delle sue risorse naturali.

 Parlare  con franchezza

 Ci siamo trovate immerse  in una società pluralistica, democratica e secolarizzata e sapevamo che la nostra fede aveva qualche cosa da offrire e anche da ricevere dalla cultura. Ci siamo espresse sugli abusi dell’avidità, del consumismo, dell’individualismo egoista e delle politiche pubbliche che non tengono conto del bene comune o di quelli che sono i più piccoli fra di noi. Abbiamo organizzato dei gruppi di pressione e abbiamo manifestato. Abbiamo usato il nostro potere economico nelle scelte di azionariato. Abbiamo offerto ad altri di integrare i nostri centri di riposo e i nostri forum educativi per  far entrare la loro esperienza di adulti in questa cultura, con l’evoluzione della loro fede.

 Le suore sono cambiate. E questo cambiamento scuote le fondamenta di ciò che continua ad essere una chiesa apparentemente  rinchiusa in un luogo ed in un tempo passato. Non è di questo che abbiamo bisogno oggi. I segni dei tempi ci rivelano persone che sono cattoliche ma che non vogliono più “andare in chiesa” perché si sentono alienate e in collera davanti alla corruzione e alla mancanza di  integrità di numerosi leaders clericali .Queste persone vogliono conoscere Dio come persone adulte. Desiderano una spiritualità radicata nella loro fede e nella loro vita.

 Credo che il Vangelo e la ricchezza della nostra tradizione cattolica abbia qualcosa da offrire al nostro mondo post-moderno. Non vorrei vederlo crollare sotto al peso di strutture che mantengono relazioni di potere che non servono più a niente. Io penso che la fede che  deve essere proposta nel ventunesimo secolo deve venire  da una posizione di apertura  e di comprensione dei cambiamenti portati dall’evoluzione del nostro sviluppo. Non può essere una fede che proviene da una posizione di condanna della modernità. Ma una fede che si deve confrontare con ciò che è credibile nella nostra epoca e che  emergerà a partire  da nuove visioni e da nuove interpretazioni sul modo di amarci gli uni gli altri come Gesù ci ha insegnato. In questa epoca difficile e caotica ci è possibile arrivare a capire che noi siamo più simili che diversi, più una cosa sola che separati.

 Si, le suore sono cambiate. E credo che il nostro percorso abbia molto da offrire in questo momento alla nostra storia. Insieme ad altri che hanno camminato su strade simili, l’avvenire della nostra fede ci indica che dobbiamo andare avanti secondo  lo spirito del Concilio Vaticano II. In questo cinquantesimo anniversario avanziamo dunque coraggiosamente verso il futuro affermando ancora una volta che noi siamo cattoliche e che noi siamo la chiesa.

 Luglio 2012

                                                      Nancy Sylvester                        Fondatrice e presidente di    Institute for Communal Contemplation and  Dialogue

              Articolo pubblicato dal settimanale gesuita degli Stati Uniti “America” del  16 luglio 2012

 (traduzione di Lucienne Gouguenheim)


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Commenti

2 risposte a “Le suore americane replicano al Vaticano”

  1. Avatar antonio villa
    antonio villa

    una pagina meravigliosa…una buona notizia…un vangelo per la nostra Chiesa…che purtroppo ha dimenticato…le aperture dello spirito..nel concilio vaticano secondo….grazie care sorelle…per questa vostra testimonianza….continuate il vostro cammino..su queste “vie nuove” che la Gaudium e Spes ha indicato a tutta la chiesa….

  2. Avatar Riccardo
    Riccardo

    A mio modesto parere ha fatto bene il S. Padre a disporre il loro ‘commissariamente’. Io penso che queste religiose tengano come bussola il ‘Mondo’ e non la ‘Verità’ che è Cristo. Poi, che hanno problematiche interne di fede, si rileva semplicemente dal fatto che mancano nell’obbedienza al Vicario di Cristo sulla terra. I loro discorsi sono orma ‘vecchi’…sembra di sentire delle interviste ‘anni 70’! Il fatto di essere fuori strada si rileva semplicemente da un fatto: il Vangelo dice che ‘l’abero si riconosce dai frutti’…leggendo uno scritto sociologico si metteva in evidenza che queste esperienze religiose sono ormai giunte alla fine, i loro noviziati sono vuoti, la loro esperienza è stata azzerata dal mondo mentre i seminari e le case religiose delle congregazioni che, in maniera spezzante, sono denominate ‘tradizionaliste’ sono fiorenti e ricche di vocazioni…ecco…il Vangelo stesso le condanna…sono alberi secchi e sterili…ormai passati di moda e devono cedere il passo a coloro che, rimanendo uniti alla ‘pietra’ che è il Vicario di Cristo sulla terra producono tanto frutto. Tutto quì-

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