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Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Papa Francesco è aperto a discutere sull’ordinazione dei viri probati

Pope says married men could be ordained priests if world’s bishops agree on it

10 April 2014 15:23 by Christa Pongratz-Lippitt

A bishop who met with Pope Francis in a rare private audience on 4 April has said in an interview that the two men discussed the issue of the ordination of “proven” married men – viri probati – in a serious and positive way.

Bishop Erwin Kräutler, Bishop of Xingu in the Brazilian rainforest, spoke to the Pope about Francis’ forthcoming encyclical on the environment, and the treatment of indigenous peoples but the desperate shortage of priests in the bishop’s huge diocese came up in the conversation. According to an interview the Austrian-born bishop gave to the daily Salzburger Nachrichten on 5 April, the Pope was open-minded about finding solutions to the problem, saying that bishops’ conferences could have a decisive role.

“I told him that as bishop of Brazil’s largest diocese with 800 church communities and 700,000 faithful I only had 27 priests, which means that our communities can only celebrate the Eucharist twice or three times a year at the most,” Bishop Kräutler said. “The Pope explained that he could not take everything in hand personally from Rome. We local bishops, who are best acquainted with the needs of our faithful, should be corajudos, that is ‘courageous’ in Spanish, and make concrete suggestions,” he explained. A bishop should not act alone, the Pope told Kräutler. He indicated that “regional and national bishops’ conferences should seek and find consensus on reform and we should then bring up our suggestions for reform in Rome,” Kräutler said.

Asked whether he had raised the question of ordaining married men at the audience, Bishop Kräutler replied: “The ordination of viri probati, that is of proven married men who could be ordained to the priesthood, came up when we were discussing the plight of our communities. The Pope himself told me about a diocese in Mexico in which each community had a deacon but many had no priest. There were 300 deacons there who naturally could not celebrate the Eucharist. The question was how things could continue in such a situation.

“It was up to the bishops to make suggestions, the Pope said again.”

Bishop Kräutler was then asked whether it now depended on bishops’ conferences, as to whether church reforms proceeded or not. “Yes,” he replied. “After my personal discussion with the Pope I am absolutely convinced of this.”

Last September the Vatican Secretary of State, then-Archbishop Pietro Parolin – who was then Apostolic Nuncio to Venezuela – answered a question put to him by El Universal newspaper by stating that priestly celibacy “is not part of church dogma and the issue is open to discussion because it is an ecclesiastical tradition”. “Modifications can be made, but these must always favour unity and God’s will,” he said. “God speaks to us in many different ways. We need to pay attention to this voice that points us towards causes and solutions, for example the clergy shortage.”

In 2006 Brazilian Cardinal Claudio Hummes issued a clarification in the Holy See Bollettino reiterating his support of church teaching and tradition just hours after telling a Sao Paolo newspaper: “Celibacy is a discipline, not a dogma of the Church … Certainly, the majority of the apostles were married. In this modern age, the Church must observe these things, it has to advance with history.”

The topic of ordaining “viri probati” was raised with a question mark over it in a speech by Cardinal Angelo Scola of Venice, at the October 2005 Synod on the Eucharist – the first synod of Pope Benedict XVI.

“To confront the issue of the shortage of priests, some … have put forward the request to ordain married faithful of proven faith and virtue, the so-called viri probati,” he said. Cardinal Scola, who read his speech in Latin in the presence of Pope Benedict, did not say which bishops from which countries had suggested discussing the ordination of older married men.


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Commenti

3 risposte a “Papa Francesco è aperto a discutere sull’ordinazione dei viri probati”

  1. Avatar Vittorio da rios
    Vittorio da rios

    Pasqua di resurrezione.
    Domenica delle palme:la questione de –viri probati– non può non porre
    in luce un profeta che aveva anche in questa direzione intravisto la via giusta.
    Emerge passo dopo passo che l’agire, l’operare,l’immenso lavoro sempre sorretto
    da una logica –unitaria-di Balducci è seme fecondo per chiunque voglia procedere
    come sta tentando di fare Francesco a un profondo rinnovamento dell’assetto
    organizzativo materiale, e ben più complesso teologico– spirituale della Chiesa.
    Colpisce quelle sue affermazioni fatte nelle omelie alla Badia di Fiesole, quando
    parla della passione della umanità, lo sterminio degli uomini compiuto spesso
    con indifferenza, e complicità da parte dei cristiani. Quel grande peccato che trova
    luogo di spiegazione, nella pagina della passione di Cristo E invita ad ascoltarla,
    non solo con spirito di fede,ma apprendo la coscienza alle situazioni pubbliche e private,
    naturalmente nelle quali c’è come una prosecuzione di questo mistero della passione
    di Cristo, che è la passione dell’uomo,che si rinnova in ogni sofferenza oscura dell’uomo
    ed è solo attraverso questo congiungimento permeato dalla fede che noi possiamo continuare
    a dare un senso alla storia umana, che altrimenti sarebbe come circoscritta dall’assurdo
    visto ché tutto ciò che di nobile, di bello, di grande l’uomo partorisce, è fatalmente annientato
    dall’onnipotenza del mistero, d’iniquità, i nostri sogni ci cadono addosso, le nostre costruzioni
    sono fragili,la disperazione sarebbe l’ultima parola ragionevole se non ci fosse una speranza
    che nutre se stessa in questo messaggio che attraversa i secoli. Quando ci interroghiamo come
    cristiani, ma anche semplicemente sulla spinta della nostra coscienza umana , che senso ha la
    vita, e più generalmente il cammino dell’umanità, noi ci troviamo sempre di fronte a questa misura
    inesorabile, che spegne ogni risposta, relativizza ogni convenzione,ed è che tutto finisce nella morte.
    L’esistenza trova il suo senso nel negativo della morte, il nostro ingresso nel non essere. Anche la
    coscienza scientifica che illumina oramai il nostro sguardo sul futuro del mondo ci fa certi che
    l’esistenza delle cose del mondo fisico che sembra dominato da un’ordine dentro cui trova la sua
    cornice la storia dell’uomo, anche questo ordine relativo si consuma mano a mano che si esaurisce
    l’energia da cui è nato. Davvero tutto ciò che esiste esiste per la morte? E questa certezza si insinua
    nel privato, negli spassi minimi di esperienza vitale che ci sono concessi e gli svuota dal di dentro.
    Tutto è vanità, ma è proprio cosi ci domandiamo? Per quello che in noi è nobile che ha una sua
    categorica perentoria evidenza ,è l’emergere sul divenire delle cose dei valori morali, dei gesti
    e degli atti che sono compiuti non sulla spinta dei meccanicismi che governano tutto, ma per una
    specie di autosufficienza casuale che è dentro di noi,noi siamo capaci per fedeltà a un’idea di
    entrare liberatamente nella morte. Questo lo testimonia l’esperienza dell’uomo, c’è nell’uomo
    qualcosa che non si riduce al giro fatuo delle cose che nascono crescono e muoiono.Questa
    esperienza fa si che l’evento della croce abbia avuto sempre per la coscienza degli uomini
    indistintamente una sua arcana potenza; perché qui siamo difronte a un nostro fratello,
    a un uomo, Gesù, di Nazareth che va verso la morte, e va verso la morte non con privilegi
    esenzione dal soffrire come a volte ci immaginiamo, ma calandosi in pieno nelle tenebre
    fino a quel grido –in cui gli atei di tutti i tempi trovano ispirazione–: Dio mio perché mi hai
    abbandonato! Quello che colpisce in questa narrazione è sopratutto la solitudine assoluta
    in cui colui che aveva beneficato tutti, viene a trovarsi in questa solitudine in questa riduzione
    al nulla, si può dire dell’uomo più giusto che abbia calpestato la polvere della terra,in lui noi
    troviamo il limite estremo della vanità del tutto, una umanità che può condannare a morte
    un ‘innocente, non un ‘innocente:possiamo dire -L’innocenza–.E’ l’umanità che si dichiara
    che si svela. Ed è questa afferma Balducci il significato della mia riflessione. Noi continua
    Balducci,siamo soliti nonostante le nostre illusioni storicistiche affermare che: non ci sono
    progressi, la società organizzata secondo criteri di potere ai tempi di Gesù è perfettamente
    la nostra,non dobbiamo illuderci sulle metamorfosi di superficie, il potere ha sempre una sua
    logica succube alle proprie ragioni che stritolano l’uomo in qualsiasi caso in cui le ragioni di
    potere sono messe in questione. Noi possiamo chiamarlo potere democratico,ordinato
    all’uomo, ma c’è un momento di rottura lo vediamo universalmente sopratutto se i nostri
    occhi sono liberi dalle manipolazioni ideologiche, che sono un po il dono della scuola,
    noi vediamo che è cosi d’inanzi al potere, l’uomo è inerme, e la grandezza di questa pagina
    è che in essa quasi in controluce la logica del potere, di qualsiasi natura anche quello sacro,
    nessuno escluso è quella di uccidere l’uomo,che pone l’uomo al disopra di tutto. E Gesù è venuto
    a dare l’annuncio che il sabato è per l’uomo, e non l’uomo per il sabato, che nel linguaggio
    decifrato vuol dire che nessun ordine: Sacro-Profano,è al disopra dell’uomo. Ma dire questo
    è dire qualcosa di terribile, specie se quando si parla dell’uomo si parla dell’uomo con tutti i
    diritti garantiti, con le carte di identità in tasca, con passaporto apposto. L’uomo randagio,
    l’uomo senza valore, l’uomo ultimo, quella è la misura, e anche questo fa parte della potenza
    di questo messaggio.Noi dobbiamo misurare i poteri di questo mondo non entrando nel
    palazzo, o nei paraggi del palazzo, dove si radia in qualche modo la partecipazione al
    privilegio ma a tutti coloro che sono fuori,e allora il mio sguardo continua Balducci
    non può non correre a tutti gli angoli della terra. Il potere è iniquo e quando dico questo
    so bene di rischiare qualcosa di grande come una specie di fatale rassegnazione al potere
    iniquo, non è cosi appunto, perché il nostro compito è di spezzare questa macchina
    che crocifigge i giusti. I calvari del mondo sono innumerevoli, questo monte del cranio
    il Golgota è il monte emblematico, e quanti mentre parliamo qui subiscono le stesse
    cerimonie tragiche del potere che secondo la legge condanna i giusti,e sentiamo che in
    quella morte c’è l’esplodere di un significato universale, e noi sentiamo che il senso del
    vivere non lo dobbiamo leggere nelle tavole di bronzo, in cui il potere definisce l’uomo
    e stabilisce le regole dell’uomo, perché anche quelle tavole sono il piedistallo del potere.
    La verità dell’uomo è nell’ombra della emarginazione. Seconda verità, fondamentale
    anche quelli che sono vicini a lui, che erano vicini a Gesù che hanno partecipato alla
    sua straordinaria e breve annunciazione del regno,si diradano,e scompaiono, la solitudine
    estrema di Gesù non è quella significata dai nemici che lo crocifiggero, ma quella significata
    dai amici che fuggono, dai discepoli che lo tradiscono. E questo non è un episodio chiuso
    nel passato remoto, è una norma costitutiva del divenire umano. Quante volte il successore
    di Pietro, come Pietro hanno negato Gesù, spesso hanno giustificato un potere brutale,
    giustificando tanti crimini,remoti si pensi allo sterminio degli indio, come pure gli odierni
    e contemporanei stermini e genocidi. La fede non ha un luogo prestabilito, non è garantita
    da nessuna appartenenza con le professioni conclamate liturgiche, con le cerimonie, è un
    evento che scaturisce come una scintilla, dalle coscienze, e forse da quelle più lontane.
    Il vero volto dell’essere continua Balducci, è il non essere, il vero modo di entrare noi
    nell’amore potentissimo è quello della assoluta impotenza,questo è il mistero,Pasquale
    nella sua cifra più recondita.
    Ritengo che Balducci di cui ho avvertito quasi l’urgenza di riportarlo seppur brevemente
    in questa settimana santa con questo mio commento, abbia profeticamente come pochi
    altri intuito l’essenza del mistero della croce, e la sua cifra in tutta la sua portata universale,
    e dentro questa cifra ci stanno i –Viri probati–In una Sua famosa intervista quasi trenta
    anni fa cosi si esprimeva a riguardo della crisi di –Vocazioni– : per fortuna che ci sono
    sempre meno –Vocazioni– invece di attendere il lungo percorso, e a volte inadeguato
    di un sacerdote, io vedo disse Balducci nelle comunità dei fedeli, uomini,donne,
    sposati non sposati, che per qualità morali e per formazione culturale sono in in grado di
    gestire una comunità di fedeli.
    Un caro saluto a tutti, in particolare a Vittorio Belavite
    e buona e serena Pasqua.

    ,

  2. Avatar Vittorio da rios
    Vittorio da rios

    Correggo un grossolano errore di battitura, ma a notte profonda può capitare
    di peggio: Non Spassi ma ovviamente–Spazi– me ne scuso.

  3. Avatar mattia paletti
    mattia paletti

    Complimenti a da rios per questo epico poema!
    Riguardo ai viri probati o preti sposati evidenzio la grande ipocrisia di accettare in seno alla madre chiesa i preti sposati cattolico_ortodossi e preti anglicani sposati convertiti e fare tante storie per i nativi cattolici…mistero della fede?!?
    Forse papa Francesco vuole fare un ulteriore eccezione alla regola per le diocesi amazzoniche….ma anche nella grande diocesi di Brescia quest anno non avremo alcun neo prete…quindi…
    Condivido anche il finale del caro da rios: quando si hanno fedeli che conoscono Gesù e il suo vangelo non dovrebbero mortificare la loro intelligenza perché devono far fare tutto al prete. Ma se il parroco non lascia spazio a qualcosa di diverso dal suo essere?? Problema=clericalismo

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