Lettera Aperta sullo “stato di eccezione liturgica”
Andrea Grillo ha lanciato questa petizione e l’ha diretta a Congregazione per la Dottrina della Fede
180 teologi hanno sottoscritto questa Lettera Aperta, perché sia posto fine allo “stato di eccezione liturgica”: la Congregazione per la Dottrina della fede ritiri i due recenti decreti “Quo magis” e “Cum sanctissima” e venga ripristinata la competenza sulla liturgia dei Vescovi, delle Conferenze episcopali e della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti. Chiediamo ai fedeli di accompagnare con il loro consenso questa petizione, perché la liturgia cattolica possa “contribuire all’unione di tutti i credenti in Cristo” (SC 1). Qui di seguito indichiamo:
Lettera aperta sullo “stato di eccezione liturgica”
Alle Teologhe e ai Teologi,
alle Studiose e agli Studiosi,
alle Studentesse e agli Studenti di teologia
La grande tradizione liturgica, che da sempre accompagna e sostiene la Chiesa nella sua storia di grazia e di peccato, sente il gemito delle persone e delle nazioni, in questa crisi pandemica, che porta sofferenza e afflizione a chi è malato, isolamento, solitudine e paura a tutti gli altri. Così il ritmo ordinario del cammino quaresimale e pasquale è alterato, è sovvertito, facendosi solidale con la comune sofferenza. Non avremmo mai pensato, però, che una piccola, ma non marginale sofferenza, venisse, in questo tempo, anche dall’esercizio della autorità ecclesiale e dai Decreti Quo magis e Cum sanctissima, che la Congregazione per la Dottrina della fede ha pubblicato il 25 marzo 2020. Non fa specie che tale Congregazione dedichi le sue attenzioni anche alla liturgia. Ma speciale e singolare è il fatto che essa modifichi gli ordines, introduca prefazi e formulari di feste, modifichi calendari e criteri di precedenza. E che lo faccia su un messale del 1962. Come è possibile tutto ciò? La Congregazione, come è noto, in questo caso si muove nello spazio di una autorità eccezionale, che risale a 13 anni fa, ai sensi del Motu Proprio Summorum Pontificum. Ma siccome il tempo è superiore allo spazio, ciò che è possibile sul piano normativo, non sempre risulta opportuno. Una riflessione critica sulla logica di questa vicenda diventa allora decisiva. Il tempo, infatti, ci spiega il paradosso di una competenza sulla liturgia che è stata sottratta ai Vescovi e alla Congregazione del culto: ciò era stato disposto, in Summorum Pontificum, con una intenzione di solenne pacificazione e di generosa riconciliazione, ma ben presto si era mutata in grave divisione, in capillare conflitto, addirittura nel simbolo di un “rifiuto liturgico” del Concilio Vaticano II. Il massimo della distorsione delle intenzioni iniziali si nota oggi in quei seminari diocesani, dove si pretende di formare i futuri ministri contemporaneamente a due diversi riti: al rito conciliare e a quello che lo smentisce. Tutto ciò è giunto al suo punto più surreale quando, l’altro ieri, i due Decreti hanno attestato il culmine di una distorsione non più tollerabile, che si può esporre in questi termini sintetici:
– la Congregazione per la Dottrina della fede si pone come sostitutiva delle competenze attribuite dal Concilio Vaticano II ai Vescovi e alla Congregazione per il Culto divino;
– essa ritiene di elaborare “varianti liturgiche” degli ordines senza averne le competenze storiche, testuali, filologiche e pastorali;
– sembra trascurare, proprio sul piano dogmatico, il grave conflitto che si crea tra lex orandi e lex credendi, poiché è inevitabile che una duplice forma rituale conflittuale induca una significativa divisione nella espressione della fede;
– pare sottovalutare l’effetto dirompente che sul piano ecclesiale reca questa “riserva”, col fatto di immunizzare una parte della comunità dalla “scuola di preghiera” che il Concilio Vaticano II e la Riforma liturgica hanno donato provvidenzialmente al cammino ecclesiale comune.
Lo “stato di eccezione”, però, oggi accade anche sul piano civile, nella sua dura necessità: ma questo fatto ci permette una maggiore lungimiranza ecclesiale. Per tornare alla normalità ecclesiale, noi dobbiamo superare lo stato di eccezione liturgico stabilito 13 anni fa, in un altro mondo, con altre condizioni e con altre speranze, da Summorum Pontificum. Non ha più senso sottrarre ai vescovi diocesani la loro competenza liturgica; non ha più senso né una Commissione Ecclesia Dei (che di fatto è già stata soppressa), né una Sezione della Congregazione per la Dottrina della fede, che sottraggano la autorità o ai Vescovi diocesani o alla Congregazione del Culto; non ha più alcun senso che si facciano decreti per “riformare” un rito che è chiuso in una storia passata, ferma e cristallizzata, senza vita e senza forza. Per esso non può esservi rianimazione alcuna. Il doppio regime è finito, la nobile intenzione di SP è tramontata, i lefebvriani hanno alzato sempre più la posta e poi sono scappati lontano, ad insultare il Concilio Vaticano II, il papa attuale insieme a tutti i suoi tre predecessori. Alimentare ancora uno “stato di eccezione liturgica” – che era nato per unire, ma non fa altro che dividere – porta solo a frantumare, privatizzare, distorcere il culto della Chiesa. Sulla base di queste considerazioni, ci proponiamo di condividere, tra tutti noi, la richiesta alla Congregazione per la Dottrina della Fede di ritirare immediatamente i due Decreti del 25/03/2020 e di restituire tutte le competenze sulla liturgia ai Vescovi diocesani e alla Congregazione per il Culto divino. Salva restando, come sempre, alla detta Congregazione, la competenza in materia dottrinale.
Usciamo dunque dallo “stato di eccezione liturgica”. Se non ora, quando?
Con i migliori auguri a tutti i colleghi e le colleghe, agli studenti e alle studentesse, per la vita assediata, ma non espugnata, in questi tempi amari, ma non avari.
Andrea Grillo
- Alberto Bondolfi (CH)
- Philippe Borras (F)
- Hélène Bricout (F)
- Gabiel Frade (BR)
- Lucas André Stein (BR)
- Daniel Denis (CH)
- Giuliano Zanchi
- Paolo Gamberini
- Cristina Simonelli
- Fulvio De Giorgi
- AdrianaValerio
- Matias Augé
- Alessandro Cortesi
- Maria Cristina Bartolomei
- Ursicin G.G. Derungs
- Emilio Baccarini
- Franca Feliziani Kannheiser
- Mariano Pappalardo
- Umberto Rosario Del Giudice
- Renata Bedendo
- Marinella Perroni
- Gianluca Zurra
- Ester Abbattista
- Vittorio Rocca
- Salvatore Consoli
- Antonio Autiero
- Angelo Cardita (CA)
- Pius-Ramon Tragan (E)
- Arnaud Join-Lambert (F)
- Cosimo Scordato
- Ernesto Borghi
- Stella Morra
- Giuseppe Ruggieri
- Giovanni Cereti
- Serena Noceti
- Rita Ferrone (USA)
- Martin Kloeckener (CH)
- Benedikt Kranemann (D)
39 . Albert Gerhards (D)
- Brunetto Salvarani
- John Baldovin SJ (USA)
- Fabrizio Mandreoli
- Pietro Sorci
- Felice Scalia SJ
- PierreVignon (F)
- Isaie Gazzola (F)
- Fabrizio Bosin
- F. Francois Cassingena- Trevedy (F)
- Wim De Moor (B)
- Adelaide Baracco Colombo (E)
- Cristina Inogés Sanz (E)
- Father Scott McCarthy.
- Sandro Bocchin
- Lino Emilio Díez Valladares, SSS (E)
- José Manuel Bernal Llorente (E)
- Josep Lligadas Vendrell (E)
- Francisco Taborda (BR)
- Juan Enrique de la Rica Barriga (E)
- Cruz Campos Mariscal (E)
- César Thiago do Carmo Alves (BR)
- Marco Ronconi
- Mario Valverde Martinez (E)
- José Vidal Talens (E)
- M. Fernando Sedano López (MEX)
- Hervé Legrand OP (F)
- Roberto Maier
- German Pickelny (ARG)
- Riccardo Eria
- Luca Baraldi
- Giuseppe Bettoni
- Stefano Sodaro
- Salvo Coco
- Andrea Volpe
- Alberto Dal Maso
- Don Emilio Luppo
- Luciano Tallarico
- Natale Brescianini
- Luca Di Sciullo
- Anna Casati
- Luca Palazzi
- Valentina Pecoraro
- Daniele Pressi
- Mauro Domenichini
- Maria Paola Thellung
- Marco Bugatti
- Agostino Maria Greco
- Paolo Brenzan
- Giuseppe Costa
89 Frédéric Vermorel
- Andrea Mangili
- Tiziano Stefano Izzo
- Giuseppe Trapani
- Emanuela Ersoch
- Francesca Geria
- Andrea Ponso
- Emanuela Viviano
- Pierluigi Mele
- Francesca Bonanno
- Lamberto Breccia
- Gaetano Tortorella
- Rosario Fo
- Stefano Costantini
- Rosita Pucci
- Nicola Commisso Meleca
- Franco Gomiero
- Adriana D’Anna
- Francesco Fassone
- Hrvoje Katusic (HR)
- Ciro Miele
- Lucia Lucugnano
- Roberto Cetera
- Marco Chiovenda-Monti
- Francesco Morgese
- Margherita Bertinat
- Domenico Spatuzzi
- Carmine Miccoli
- Valerio Olivieri
- Enrico Peyretti
- Marco Benetti
- Marco Parravicini
- Filip Cackovic
- Branko Juric (BIH)
- Rosario Giuè
- Giancarlo Martini
- Gaetano Iaia
- Luca Salza
- Andrea Floris
- Garrick Comeaux (USA)
- Antonio Padula
- Antonino Esposito
- Domenico Donatelli
- Salvo Di Pietra
- Alberto Carrara
- Vikica Vujica (HR)
- Eleonora Fracasso
- Giordano Remondi
- Enzo Gottardo
- Alessandro Amprini
- Mauro Pedrazzoli
- Lena Residori
- Luigi Nason
- Giuseppe Leonardi
- Gianfranco Bottoni
- Alessandro Ghersi
- Andrea Lariccia
- Marta Tedeschini Lalli
- Antonio Finazzi Agrò
- Omar Orrù
- Antonio Cirinnà
- Luciano Locatelli
- Adrian Taranzano (ARG)
- Nina Vazzano
- Filomena Piccolantonio
- Flavia Vezzaro
- Adriano Cifelli
- Juri Sandrin SJ
- Elvis Ragusa
- Augusto Cavadi
- Federico Rango
- Federica Cogo (CH)
- Matteo De Matteis
- Francesco Narcisi OP
- Gianluca Chemini
- Maria Bianco
- Emilia Urbani
- Rita Simoncelli
- Teresa Azzolini
- Gemma Zanella
- Andrea Zandonati
- Franca Mameli
- Silvia Cussotto
- Maria del Carmen
- Marco Di Benedetto
- Marie Tauchmanova
- Fabrizio Zaccarini
- Silvia Zanconato
- Francesco Capretti
- Girolamo Pugliesi
- Veronica Battistelli osb
- Chiara Benedetti
Savona, 5 aprile 2020
Vorrei sottoscrivere l’appello che condivido in ogni sua parola e virgole e punto. Il 14 settembre 2007, giorno dell’emanazione dell’infelice motu proprio SP, avevo previsto esattamente quello che sta succedendo con un libretto che fece arrabbiare anche il Vaticano che fece rispondere.
Oggi vediamo le conseguenze della fallibilità pontificia.
Paolo Farinella, parroco Genova ITALIA
1) la liturgia nella forma anteriore è viva, visto che molti fedeli partecipano ad essa, quindi dichiararla morta è ‘leggermente’ un’offesa a una vasta categoria di cristiani (non solo cattolici, visto che anche molti ortodossi in Europa e in America utilizzano la liturgia tridentina, seppur con modifiche, e anche alcuni anglicani)
2) mi pareva che SC4 dicesse che le diversità rituale della Chiesa fosse una ricchezza per la Chiesa, e il Credo del Popolo di Dio era stato ancora più radicale in questo ambito, rompendo con una lunga prassi che aveva portato all’uniformazione rituale dei riti latini e anche dei riti orientali con il rito romano del tempo. ora questi fedeli, con toni preconciliari, vedono nella coesistenza di due forme dello stesso rito un conflitto, e non un arricchimento? si lamenteranno forse che nella Spagna, oltre al rito romano, venga celebrato anche il rito ispanico (detto mozarabico)? o che in italia si celebri anche l’ambrosiano?
3) che c’entrano i lefebvriani? la maggioranza dei membri del Popolo di Dio che pregano con le vecchie forme rituali non sono legati alla FSSPX. quindi questi decreti non parlano di loro
4) chi dice che la CDF non abbia competenze di fare quegli atti ?
Questa è la replica di Andrea Grillo (in corsivo) al commento di gsimy
1) la liturgia nella forma anteriore è viva, visto che molti fedeli partecipano ad essa, quindi dichiararla morta è ‘leggermente’ un’offesa a una vasta categoria di cristiani (non solo cattolici, visto che anche molti ortodossi in Europa e in America utilizzano la liturgia tridentina, seppur con modifiche, e anche alcuni anglicani).
La tradizione romana è viva nel rito riformato, non in quello che è stato superato dalla Riforma. Perciò se si vuole restare in comunione con la Chiesa cattolica, occorrerà prendere atto che il rito vecchio è stato superato da una decisione di tutti i vescovi (più di 2000) nel 1963. Sono loro ad aver posto fine a quella esperienza. Il fatto che oggi ci siano gruppi che utilizzano quel rituale superato dipende da un MP (Summorum Pontificum) che è stato concepito e motivato come una “norma eccezionale”, in vista di una “riconciliazione”. La riconciliazione non vi è stata e perciò si deve tornare al regime ordinario. Una sola forma rituale, con possibili eccezioni determinate non dal centro, ma dalla periferia. Questo è ciò che intendeva in Concilio e a questo bisogna ritornare.
2) mi pareva che SC4 dicesse che le diversità rituale della Chiesa fosse una ricchezza per la Chiesa, e il Credo del Popolo di Dio era stato ancora più radicale in questo ambito, rompendo con una lunga prassi che aveva portato all’uniformazione rituale dei riti latini e anche dei riti orientali con il rito romano del tempo. ora questi fedeli, con toni preconciliari, vedono nella coesistenza di due forme dello stesso rito un conflitto, e non un arricchimento? si lamenteranno forse che nella Spagna, oltre al rito romano, venga celebrato anche il rito ispanico (detto mozarabico)? o che in italia si celebri anche l’ambrosiano?
Questo è un argomento sofistico. Queste sono “altre famiglie rituali”, riconosciute come legittime differenze nella espressione della stessa fede. Altra cose è rendere legittima contemporaneamente un forma del rito romano e insieme la forma, le cui distorsioni hanno determinato il sorgere della nuova. Mentre là si tratta di unità nella differenza, qui si tratta di lacerazione della unità.
3) che c’entrano i lefebvriani? la maggioranza dei membri del Popolo di Dio che pregano con le vecchie forme rituali non sono legati alla FSSPX. quindi questi decreti non parlano di loro
La ragione e la intenzione esplicita del MP Summorum Pontificum era una riconciliazione con coloro che si erano allontanati, non con chi era in comunione. L’effetto è stato paradossale: i lefebvriani si sono allontanati ancora di più, e nella comunione ecclesiale SP ha dato forza e speranza a chi si oppone radicalmente ad ogni attuazione del Concilio Vaticano II. Per questi motivi, non avendo ottenuto i risultati sperati, e avendo invece causato nuove e gravi lacerazioni – anche a livello di singole parrocchie – quel documento, che introduce uno “stato di eccezione” ormai da 13 anni, deve essere superato.
4) chi dice che la CDF non abbia competenze di fare quegli atti ?
Nemmeno io lo dico. Se legge bene, il problema non è una competenza, ma la opportunità di esercitarla. D’altra parte la competenza è “arrivata” alla CdF dalla commissione Ecclesia Dei. Dunque si tratta di una competenza non originaria, secondo SP, e che per certi versi crea ancora più imbarazzo, perché fa della CdF contemporaneamente un organo di controllo della dottrina del rito ordinario e di produzione del rito straordinario. E porta, nel cuore stesso della congregazione, la contraddizione del documento che ha originato tutto questo pasticcio.
Federico
Nell’ introduzione alla lettura dei Pirqe’ Avot di Alberto Mello della comunita’ di Bose
si dice : “ Se la parola di Dio si limitasse alla Scrittura, come pretendevano i Sadducei, non sarebbe necessario istituire la relazione maestro-discepolo per trasmetterla”.
“ Ricevere” e “ Trasmettere” sono due verbi adeguati solamente ad una comunicazione viva, diretta, personale : sono verbi che hanno a che fare con la Tora’ “ che e’ sulla bocca” o anche “ di bocca in bocca “.
Grazie Andrea che rendi viva e autentica la tradizione senza recinti e blocchi.