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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Il capo dei rabbini italian reagisce alla lettera pro judaeis

 

Intervista di Giuseppe Laras , Presidente dell’Assemblea
Rabbinica Italiana a “Der Standard” e a “Judische Allgemeine” ( da parte di
Gerhard Mumelster) del 22.3.2008 sulla preghiera pro judaeis del Venerdì Santo

 

La decisione dell’assemblea rabbinica di interrompere
il dialogo con
il Vaticano fa scendere il gelo sul rapporto fra le due religioni?

In realtà non si tratta di un’interruzione del Dialogo, ma,
più semplicemente, di una pausa che intendiamo adoperare per riflettere su
quanto accaduto e per coglierne implicazioni e prospettive. Più che di
"gelo", quindi, parlerei di difficoltà, da parte ebraica, a
capire bene il senso dell’iniziativa papale. Viene comunque da
pensare, paradossalmente, che la decisione di soprassedere provvisoriamente
alla prosecuzione del Dialogo Ebraico-Cattolico sia da attribuirsi, più che
all’Assemblea Rabbinica Italiana, allo stesso Papa, che, evidentemente, non
poteva non prevedere (almeno c’è da augurarselo!) le inevitabili conseguenze
sul piano del Dialogo con gli Ebrei.

 

Voi vedete nel testo della preghiera del venerdì scelto dal
papa un parziale ritorno al secolare pregiudizio cattolico sugli ebrei?

Sì, certo che lo vediamo. Forse anche
al di là delle intenzioni. Questa preghiera, infatti, ha un’importanza
simbolica non indifferente: per secoli, nella sua antica formulazione, ora
parzialmente riproposta e modificata nella forma, è stata l’infelice sintesi
liturgica, paradigmatica, della teologia dell’antigiudaismo cattolico e della
predicazione conversionistica degli ebrei. Al contrario, la formulazione di questa
preghiera voluta e adottata da Paolo VI appare di ben altro respiro, di ben
altra sensibilità, espressiva di una autentica volontà di riconciliazione e di
dialogo con il mondo ebraico, dopo la Shoah.

 

Qual è secondo Lei il motivo per
il quale è stata scelta questa versione? E’ una concessione ai tradizionalisti
o una provocazione versi gli ebrei?

Escludendo, per motivi etici, l’ipotesi della provocazione,
alla base di questa decisione del Papa sembra verosimilmente esserci sia il
desiderio di compiacere i tradizionalisti cattolici, e i Lefevriani in
particolare, sia l’intento, già dimostrato in altri precedenti e diversi
contesti, di ribadire una linea rigida dell’ortodossia cattolica tradizionale,
che non ammette deroga alcuna. Si tenga comunque presente che il richiamo,
nella riesumata formula liturgica, alla salvezza degli ebrei attraverso la fede
in Gesù Cristo risulta, oltre che offensivo per gli ebrei, la cui fede non
sarebbe quindi portatrice di salvezza, anche potenzialmente pericoloso, perché potrebbe
indurre i cattolici più oltranzisti o ignoranti a sviluppare dentro di sé un
ulteriore risentimento antiebraico.

 

Fino a che punto la linea dura del Vaticano danneggia oltre
40 anni di dialogo interreligioso?

Il danno apportato a seguito
dell’iniziativa papale purtroppo esiste e rimane. Questo significa che il
Dialogo così generosamente, ma anche faticosamente, alimentato, sia da ebrei
che da cristiani nel corso dell’ultimo cinquantennio, ha subito, sicuramente,
un duro colpo. C’è da chiedersi quanti di coloro che da parte ebraica si sono
finora dedicati ad esso, con passione e dedizione, si interroghino
sull’opportunità di proseguire detto Dialogo, se non, addirittura, di
abbandonarlo definitivamente. È positivo, comunque, che molte componenti del mondo
cattolico abbiano espresso al mondo ebraico, in questa circostanza,
solidarietà, affetto e condivisione delle preoccupazioni da noi espresse e
manifestate.

 

Quali sono le condizioni da parte vostra per la ripresa del
dialogo?

Come sottolinea lo stesso Documento dell’Assemblea Rabbinica
Italiana, il senso della pausa di riflessione annunciata è quello di cogliere,
da parte della gerarchia cattolica, iniziative chiare e inequivoche di una
autentica volontà di proseguire questa esperienza comune, nonché, soprattutto,
di una precisa e netta volontà di combattere l’antisemitismo in tutte le sue
forme ed espressioni.

Rav Prof. Giuseppe LARAS, Presidente dell’Assemblea
Rabbinica Italiana.


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