Logo Noi Siamo Chiesa

Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Il Presidente della CEI Mons. Angelo Bagnasco ha incontrato oggi il portavoce di “Noi Siamo Chiesa” Vittorio Bellavite

 

 

 
NOI SIAMO CHIESA

 Via
N.Benino 3   00122Roma

 Via
Bagutta 12  20122 Milano

         
Tel.3331309765

          
+39022664753

      
E-mail vi.bel@iol.it

  
www.we-are-church.org/it

 

 

Comunicato Stampa

 

 

Il
Presidente della CEI Mons. Angelo Bagnasco ha incontrato oggi il portavoce di
“Noi Siamo Chiesa” Vittorio Bellavite che ha dichiarato “Mons. Bagnasco sa
ascoltare”

 

Oggi 10
ottobre  il Presidente della Conferenza episcopale italiana (CEI) Mons.
Angelo Bagnasco ha ricevuto il portavoce di “Noi Siamo Chiesa” (NSC) Vittorio
Bellavite il quale, dopo l’incontro, ha rilasciato la seguente
dichiarazione  : “Ho, prima di tutto, ringraziato Mons. Bagnasco per
questo incontro, del tutto inedito a questo livello, con un rappresentante
del cattolicesimo critico. Gli ho subito premesso che “Noi Siamo Chiesa” non
chiede alla CEI alcun riconoscimento perché non ve ne è alcun bisogno. Gli
aderenti ed i simpatizzanti di NSC sono, da sempre ed a pieno titolo,
all’interno della Chiesa cattolica non solo in virtù del battesimo ma anche
in relazione ai legami ed alle presenze che essi hanno nella comunità
ecclesiale. Gli ho anche aggiunto che mi sentivo, in un certo senso,
rappresentante, quasi delegato, di un’area più vasta di quella di NSC,
un’area che da tempo non riesce più a interloquire con la gerarchia e che è
in una condizione di profondo disagio per gli orientamenti che, negli ultimi
tempi, stanno prevalendo ai vertici della Chiesa.

Ho esposto a
Mons.Bagnasco le iniziative di NSC e gli ho consegnato i nostri documenti ed
i nostri libri. Poi ho insistito sulle seguenti questioni che vanno nella
direzione di una svolta concreta nella gestione della Chiesa italiana :

—necessità
di un maggiore ascolto all’interno della Chiesa, del riconoscimento della
diversità delle opinioni e di una maggiore partecipazione dal basso del
popolo di Dio nella comunità ecclesiale. Da questo punto di vista il
quotidiano controllato dalla CEI, “Avvenire”,  non sembra affatto il
giornale di tutti i cattolici italiani ma solo espressione delle posizioni
ufficiali;

—impegno,
non solo verbale, per un ruolo maggiore delle donne nella Chiesa (a partire
dalla valorizzazione delle teologhe e dall’assunzione di un linguaggio
inclusivo nella liturgia);

—possibilità
di facilitare l’uso del cosiddetto terzo rito nella penitenza;

—migliore
approccio pastorale nei confronti degli omosessuali, anche riattivando un
gruppo di lavoro già funzionante, fino a due anni, fa presso la CEI;

—esame
della condizione di quei preti sposati che siano disponibili a riprendere
ruoli pastorali nella Chiesa;

—messa in
discussione del livello, più che mediocre, con cui spesso la Parola di Dio viene
presentata durante le omelie domenicali;

—riapertura
della discussione sul ruolo dell’insegnamento della religione cattolica nelle
scuole dello Stato;

—ugualmente
radicale rinnovamento della pastorale nei confronti dei divorziati risposati.

 

In
conclusione ho criticato la gestione del Convegno della Chiesa italiana a
Verona (ottobre 2006) per la mancanza di pluralità nell’espressione delle
diverse posizioni presenti nel mondo cattolico e per la scarsità del tempo
concesso al dibattito (una situazione simile sembra prospettarsi per la
prossima Settimana Sociale dei cattolici italiani a Pistoia). Ho ugualmente
criticato l’eccessivo interventismo della CEI nella politica italiana (legge
sui DICO, testamento biologico ed altro). Ho concluso consegnando a Mons.
Bagnasco gli Atti del Convegno sulla povertà nella Chiesa tenutosi a Milano
nello scorso marzo. Questo incontro, partendo da posizioni anticoncordatarie,
aveva chiesto a tutti i vescovi di informare sulla pubblicità che essi danno
ai bilanci delle Curie diocesane, degli Istituti per il Sostentamento del
clero e dei fondi dell’ottopermille. Le risposte ricevute, alcune delle
quali, del resto, del tutto vaghe, sono state dieci su 225 diocesi
interpellate. Ciò denota, a mio giudizio, una evidente mancanza di
trasparenza nella gestione delle risorse controllate dalle autorità
ecclesiastiche.

Mons.
Bagnasco ha preso atto della mia dichiarazione iniziale (NSC non chiede alcun
riconoscimento), ha ascoltato con attenzione quanto gli ho detto, ribadendo,
in conclusione, che le posizioni della Chiesa sono ben fondate e consolidate
nel tempo”.

 

L’incontro,
durato circa trentacinque minuti, si è svolto presso l’Istituto delle suore
Ravasco a Roma. Esso era stato richiesto da “Noi Siamo Chiesa” per una
delegazione (e non solo per il suo portavoce) quando Mons. Bagnasco fu
nominato Presidente della Cei nel marzo scorso.

 

Roma, 10
ottobre
2007                                

“Noi
Siamo Chiesa”

 

 

 

 

 

Oggi 10
ottobre  il Presidente della Conferenza episcopale italiana (CEI) Mons.
Angelo Bagnasco ha ricevuto il portavoce di “Noi Siamo Chiesa” (NSC) Vittorio
Bellavite il quale, dopo l’incontro, ha rilasciato la seguente
dichiarazione  : “Ho, prima di tutto, ringraziato Mons. Bagnasco per
questo incontro, del tutto inedito a questo livello, con un rappresentante
del cattolicesimo critico. Gli ho subito premesso che “Noi Siamo Chiesa” non
chiede alla CEI alcun riconoscimento perché non ve ne è alcun bisogno. Gli
aderenti ed i simpatizzanti di NSC sono, da sempre ed a pieno titolo,
all’interno della Chiesa cattolica non solo in virtù del battesimo ma anche
in relazione ai legami ed alle presenze che essi hanno nella comunità
ecclesiale. Gli ho anche aggiunto che mi sentivo, in un certo senso,
rappresentante, quasi delegato, di un’area più vasta di quella di NSC,
un’area che da tempo non riesce più a interloquire con la gerarchia e che è
in una condizione di profondo disagio per gli orientamenti che, negli ultimi
tempi, stanno prevalendo ai vertici della Chiesa.

Ho esposto a
Mons.Bagnasco le iniziative di NSC e gli ho consegnato i nostri documenti ed
i nostri libri. Poi ho insistito sulle seguenti questioni che vanno nella
direzione di una svolta concreta nella gestione della Chiesa italiana :

—necessità
di un maggiore ascolto all’interno della Chiesa, del riconoscimento della
diversità delle opinioni e di una maggiore partecipazione dal basso del
popolo di Dio nella comunità ecclesiale. Da questo punto di vista il
quotidiano controllato dalla CEI, “Avvenire”,  non sembra affatto il
giornale di tutti i cattolici italiani ma solo espressione delle posizioni
ufficiali;

—impegno,
non solo verbale, per un ruolo maggiore delle donne nella Chiesa (a partire
dalla valorizzazione delle teologhe e dall’assunzione di un linguaggio
inclusivo nella liturgia);

—possibilità
di facilitare l’uso del cosiddetto terzo rito nella penitenza;

—migliore
approccio pastorale nei confronti degli omosessuali, anche riattivando un
gruppo di lavoro già funzionante, fino a due anni, fa presso la CEI;

—esame
della condizione di quei preti sposati che siano disponibili a riprendere
ruoli pastorali nella Chiesa;

—messa in
discussione del livello, più che mediocre, con cui spesso la Parola di Dio viene
presentata durante le omelie domenicali;

—riapertura
della discussione sul ruolo dell’insegnamento della religione cattolica nelle
scuole dello Stato;

—ugualmente
radicale rinnovamento della pastorale nei confronti dei divorziati risposati.

 

In
conclusione ho criticato la gestione del Convegno della Chiesa italiana a
Verona (ottobre 2006) per la mancanza di pluralità nell’espressione delle
diverse posizioni presenti nel mondo cattolico e per la scarsità del tempo
concesso al dibattito (una situazione simile sembra prospettarsi per la
prossima Settimana Sociale dei cattolici italiani a Pistoia). Ho ugualmente
criticato l’eccessivo interventismo della CEI nella politica italiana (legge
sui DICO, testamento biologico ed altro). Ho concluso consegnando a Mons.
Bagnasco gli Atti del Convegno sulla povertà nella Chiesa tenutosi a Milano
nello scorso marzo. Questo incontro, partendo da posizioni anticoncordatarie,
aveva chiesto a tutti i vescovi di informare sulla pubblicità che essi danno
ai bilanci delle Curie diocesane, degli Istituti per il Sostentamento del
clero e dei fondi dell’ottopermille. Le risposte ricevute, alcune delle
quali, del resto, del tutto vaghe, sono state dieci su 225 diocesi
interpellate. Ciò denota, a mio giudizio, una evidente mancanza di
trasparenza nella gestione delle risorse controllate dalle autorità
ecclesiastiche.

Mons.
Bagnasco ha preso atto della mia dichiarazione iniziale (NSC non chiede alcun
riconoscimento), ha ascoltato con attenzione quanto gli ho detto, ribadendo,
in conclusione, che le posizioni della Chiesa sono ben fondate e consolidate
nel tempo”.

 

L’incontro,
durato circa trentacinque minuti, si è svolto presso l’Istituto delle suore
Ravasco a Roma. Esso era stato richiesto da “Noi Siamo Chiesa” per una
delegazione (e non solo per il suo portavoce) quando Mons. Bagnasco fu
nominato Presidente della Cei nel marzo scorso.

 

Roma, 10
ottobre
2007                                

“Noi
Siamo Chiesa”

 

 

 

 


Pubblicato

Commenti

3 risposte a “Il Presidente della CEI Mons. Angelo Bagnasco ha incontrato oggi il portavoce di “Noi Siamo Chiesa” Vittorio Bellavite”

  1. Avatar
    Anonimo

    NELLA CHIESA O SI è DENTRO O SI è FUORI,
    LE CRITICHE FATTE ORGANIZZATIVAMENTE ED IN RETI SOCIO-CULTURALI PRESUPPONGONO UNA STRATEGIA,UNA DETERMINAZIONE VERSO CERTI OBBIETTIVI. IMPEGNO GROSSO CHE FA PENSARE AD UNA VOLONTA’ DI TRASFORMARE LA CHIESA A PROPRIA IMMAGINE, SECONDO PROPRIO GUSTO E CRITERIO( UNA CHIESA “ALTERNATIVA”? QUASI EPISCOPALIANA?
    UBI PETRUS IBI HECCLESIA

    ROCCO SERGI

  2. Avatar
    Anonimo

    Peccato che la “Chiesa” attuale non sia nemmeno lontanamente paragonabile a quella che ci viene raccontata da Paolo nelle sue lettere, da Luca negli Atti e così via.
    Chi ha dunque strasformato la chiesa negli ultimi 2 millenni lo ha fatto a sua immagine o a gloria di Dio?

    Difficile trovare una risposta, soprattutto quando la Chiesa stessa, nella figura di GPII ha chiesto scusa per gli errori commessi in passato, ammettendo di fatto che tutto può essere messo in dubbio, fuorché la Parola.

    E se attenendosi alla Parola si può creare (o ricreare) una Chiesa più aderente ad esse, allora non è trasformare la Chiesa a propria immagine, ma ad immagine del Cristo.
    Ed è questo l’importante.

    Nella Chiesa o si è dentro o si è fuori, ma parlando dell’amore di Dio, e qualcuno potrebbe anche argomentare (a ragione) che questa Chiesa non riesce a stare sempre dentro a questo amore…

    Luca

Rispondi a Anonimo Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *