A tutte le sorelle e i fratelli nella fede che in questi anni hanno condiviso l’esperienza de “Il vangelo che abbiamo ricevuto”.
Per la prima volta, il 9 maggio 2009, ci siamo incontrati a Firenze in una vasta assemblea che aveva accolto un invito, così formulato:
“Il motivo ultimo che ci spinge a questo invito è la convinzione che il concilio Vaticano II sia stato e sia ancora una grande grazia, la grazia maggiore donata alla chiesa del nostro tempo, perché essa riscopra la forza del Vangelo nel tempo. Ma con molti, che nella chiesa oggi stentano ad avere voce, avvertiamo la sofferenza di non vedere al centro della comune attenzione proprio il Vangelo del Regno annunciato da Gesù ai poveri, ai peccatori, a quanti giacciono sotto il dominio del male, mentre cresce a dismisura la predicazione della Legge. E invece noi vogliamo non una chiesa della condanna, ma una chiesa che manifesta la misericordia del Padre, che vive nella libertà dello Spirito, che sa soffrire e gioire con ogni donna e con ogni uomo che le è dato di incontrare. Il nostro non è pertanto un invito alla creazione di un movimento o alla contestazione o chissà a che altro, come una chiesa alternativa, ma la volontà che la libertà dei figli di Dio, il confronto sine ira, la comunione e lo scambio non si spengano.”
A quel primo incontro ne sono seguiti altri cinque: Firenze nel Febbraio 2010, Napoli nel settembre 2010, Roma nel settembre 2011, Brescia nell’ottobre 2012, Napoli 2014. Non sta a noi trarre bilanci. Vogliamo solo ribadire che siamo stati fedeli allo stile di comunione che ci eravamo prefissi. Abbiamo avviato un’esperienza di effettiva sinodalità e ci auguriamo che ognuno nella propria chiesa, assieme a tutte le sorelle e i fratelli nella fede, lavori per portare avanti questa modalità fondamentale della comunione.
Adesso dobbiamo con gratitudine al Signore costatare come l’elezione di papa Francesco abbia realizzato proprio quel desiderio che avevamo formulato 6 anni fa, e riteniamo quindi che, da parte nostra, sia giunto il momento di concludere la nostra esperienza. Altri compiti attendono adesso i credenti, in primo luogo quello della recezione effettiva del messaggio del vescovo di Roma. Costatiamo infatti con amarezza la resistenza al suo stile e al suo messaggio, evidente non solo negli attacchi meschini di cui si fa interprete certa stampa conservatrice, ma soprattutto nell’imbarazzo di una certa parte della gerarchia cattolica. Ci troviamo in una nuova stagione della vita ecclesiale, e siamo fiduciosi che lo Spirito, il quale non cessa di parlare alle chiese, farà maturare in noi tutti una maggiore conoscenza delle esigenze del vangelo.
Siamo grati a tutti quanti ci hanno accompagnato e arricchito con la loro partecipazione e a tutti rivolgiamo l’augurio della pace, promessa a quanti accettano, nonostante il loro peccato, di sottomettersi al giogo del Signore mite e umile di cuore
Il gruppo promotore de “Il vangelo che abbiamo ricevuto”
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