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Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Papa Francesco è all’avanguardia sul problema della alimentazione e della fame

Il diritto al cibo
Editoriali di Carlo Petrini

La Repubblica del 12/12/2013 – In un videomessaggio registrato in occasione del lancio della nuova campagna della Caritas Internationalis contro la fame, il Pontefice ha richiamato l’attenzione del mondo su quello che ha chiamato “lo scandalo mondiale” della morte per fame. Una sollecitazione morale straordinaria, e andrebbe inserito in un dibattito politico che sembra aver dimenticato la centralità del cibo.

C’è qualcosa di nuovo da dire a proposito della fame nel mondo? Qualcosa che non sia ancora stato detto. C’è. O meglio c’era. Ed è quel che ha detto ieri Papa Francesco, portando all’attenzione di una politica, e probabilmente anche di una chiesa, avvitate su se stesse, una situazione planetaria che non è tollerabile: il fatto che quasi un miliardo di persone nel mondo sia malnutrita o soffra la fame non è una questione di sfortuna o di destino, è una questione di scelte e di responsabilità.
In un videomessaggio registrato in occasione del lancio della nuova campagna della Caritas Internationalis contro la fame, il Pontefice ha richiamato l’attenzione del mondo su quello che ha chiamato “lo scandalo mondiale” della morte per fame.
La fame non è certo un tema nuovo per il mondo cattolico e per i papi, ma è nuovo l’atteggiamento che emerge dalle parole di Francesco: «Non possiamo girare la testa dall’altra parte e fare finta che questo non esista, (…) invito tutti noi a diventare più consapevoli delle nostre scelte alimentari che spesso comportano spreco di cibo e cattivo uso delle risorse a nostra disposizione».
La prospettiva viene ribaltata. La fame non è un accidente della storia, quanto piuttosto un prodotto funzionale al sistema alimentare e produttivo in cui ognuno di noi gioca un ruolo e ha una parte. La svolta è radicale, non si mette più al centro solo l’aiuto che i ricchi fortunati devono per spirito di carità ai fratelli più sfortunati. Al contrario, Francesco dice chiaramente che noi, con il nostro stile di vita, siamo parte del problema e non solo della soluzione.
Il messaggio del Papa arriva nel momento in cui mezzo mondo si sta predisponendo a partecipare alle esequie di una delle figure più imponenti della modernità, Nelson Mandela, proprio nel continente in cui oggi si concentra la maggioranza degli affamati. Se Mandela è riuscito a vedere il suo continente liberato dalla vergogna dell’apartheid e dal colonialismo (almeno quello istituzionalizzato), non è tuttavia riuscito a vedere gli abitanti di quel continente liberi dalla fame.
In un passaggio del suo messaggio Francesco dice “il cibo basterebbe a sfamare tutti” e “se c’è la volontà quello che abbiamo non finisce”. Questo è il punto, la fame è una vergogna risolvibile, cancellabile dalla storia in tempi ragionevoli. Manca la volontà politica, e noi cittadini, associazioni, organizzazioni, partiti, movimenti, dobbiamo essere la massa critica che mette in moto il processo.
Per il popolo ebraico le due calamità per eccellenza erano la fame e la schiavitù. Ecco, per sconfiggere definitivamente la schiavitù, almeno quella legalizzata, abbiamo dovuto aspettare secoli, e addirittura abbiamo attraversato periodi in cui l’umanità ha vissuto senza battere ciglio palesi contraddizioni. Basti pensare alla Costituzione Americana, stilata nel 1787, due anni prima della rivoluzione francese. Veniva sancita l’uguaglianza di tutti gli uomini, ma per quasi un secolo, in contemporanea alla vigenza di quella Costituzione, negli stati del sud la schiavitù era non solo accettata ma addirittura normata. L’ultimo stato al mondo ad abolirla dal proprio codice è stata la Mauritania, nel 1980, più di due secoli dopo la nascita del movimento abolizionista.
La fame sta seguendo un percorso simile. Francesco parla del “diritto dato da Dio a tutti di avere accesso a un’alimentazione adeguata”. Aggiungo che anche il diritto degli uomini sancisce questo punto fermo. Nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948 si dice “ognuno ha il diritto a uno standard di vita adeguato per la salute e il benessere propri e della propria famiglia, incluso il cibo…”, mentre nella Dichiarazione di Roma sulla Sicurezza Alimentare Mondiale del 1996 si fa un passo in più affermando “… il diritto di ogni persona ad avere accesso ad alimenti sani e nutrienti, in accordo con il diritto ad una alimentazione appropriata e con il diritto fondamentale di ogni essere umano di non soffrire la fame”.
Nessuno mette in discussione queste formulazioni, eppure tutti quanti conviviamo con la consapevolezza dell’esistenza di un miliardo di malnutriti.
Il messaggio del Papa è una sollecitazione morale straordinaria, e andrebbe inserito in un dibattito politico che sembra aver dimenticato la centralità del cibo. L’obiettivo della sconfitta della fame deve essere assunto come prioritario da ognuno di noi non solo per fratellanza universale, quanto piuttosto per il proprio benessere personale. Non possiamo essere felici se non lo sono anche gli altri, per cui fino a che non si riuscirà a cancellare questa vergogna non potremo dirci compiutamente realizzati. Se una fetta così grande della “grande famiglia umana” non ha accesso al cibo significa che noi non stiamo adempiendo al nostro dovere di fratelli.

Il Pontefice parla dell’importanza del cibo nel messaggio cristiano e porta l’esempio della parabola della moltiplicazione dei pani e dei pesci. In quell’occasione, messo al corrente della moltitudine di persone affamate convenute per ascoltarlo, Gesù non esita e manda immediatamente i suoi discepoli a cercare cibo per tutti. Ecco il punto: senza cibo non c’è parola di salvezza che tenga. Oggi non è pensabile immaginare futuri possibili, vie d’uscita dalla crisi mondiale, nuovi paradigmi di convivenza, se un miliardo di persone non mangia. Per questo il messaggio di Francesco è un messaggio di liberazione. Dobbiamo scrollarci di dosso la ruggine delle nostre questioni di piccolo cabotaggio politico per volare alto e per affrontare sfide davvero epocali e centrali.
Questo sistema alimentare mostra ogni giorno i suoi lati oscuri, da qualunque punto di vista lo si guardi. Ai morti per fame si contrappongono gli obesi, ai malnutriti gli ipernutriti, con la differenza che gli affamati e i malnutriti non sono artefici delle proprie scelte alimentari ma subiscono la violenza del sistema.


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Commenti

3 risposte a “Papa Francesco è all’avanguardia sul problema della alimentazione e della fame”

  1. Avatar maria cristina passaponti
    maria cristina passaponti

    La fame nel mondo non sarà sconfitta finchè la terra sarà di proprietà delle grandi multinazionali. Noi non abbiamo nessun potere se non il boicottaggio quando andiamo a fare la spesa.
    Dobbiamo comprare solo prodotti locali o che provengono da paesi che non sfruttano la mano d’opera locale. Politicamente dovremmo chiedere al nostro governo di intrattenere rapporti commerciali solo con quei paesi che rispettano i diritti dei lavoratori.
    La rete di Lilliput è molto tempo che avverte ma è più facile buttare a caso nel carrello quel che capita.

  2. Avatar vittorio
    vittorio

    L’ultimo numero di testimonianze tratta del –cibo del mondo– e lo fa con grande
    profondità e competenza degna del suo fondatore Padre Ernesto Balducci. La fame, questa
    pestilenza moderna, questo cancro in metastasi prodotto della consumistica-produttiva-egoista
    era atomica, e post industriale. Petrini da par suo mette il dito sulla piaga,certo ci vuole un cambio
    di binario della politica, ma basta? Ho seri dubbi. primo che ci sia una reale volontà di fare questo
    da parte dei potenti della terra,secondo che ciò sia sufficiente in tempi -ragionevoli- ha rendere il
    mondo meno affamato. Certo che il nostro beneamato sistema occidentale con la sua frenesia produttiva
    devastante, ora si trova ha dover in corso d’opera rivedere se non radicalmente ma quasi i suoi meccanismi
    essenziali, pena il suo inevitabile quanto improcrastinabile declino del resto da qualche anno avviato.
    Ma quanti costi sociali anche nostri, della nostra gente, dei produttori come gli chiamava Gramsci sono stati
    pagati per reggere un simile sistema di produrre merci?Pensiamo all’ambiente, il territorio devastato
    dalla cementificazione, la perdita di terreni fertili ad uso agricolo, frutto della più egoistica speculazione edilizia.
    Ritornando alla fame: Cibo per tutti, basta creature affamate, basta vedere bambini ischeletriti, basta morti per fame, o meglio uccisioni per fame, perché in realtà di questo si tratta. Ne la macchina della fame di Jon Bennet e Susan George della EMI edito nel 1990 con una bellissima prefazione alla edizione italiana di Alex Zanotelli.
    A pagina 37 nel box di fondo si legge: MORTE PER FAME Chiesi agli uomini: <>. Mi risposero: <>. Chiesi: <> <>– mi risposero. <>. Si è trattato di un delitto perfetto, un delitto che non lascia traccie>>. << Ma allora come è
    stato ucciso quest'uomo?– insistetti, ed essi mi risposero con calma: <>. –Josuè de Castro Of men and crabs.– La fame è un problema che riguarda
    tutti noi, e ogni creatura umana assassinata dalla fame e dalla denutrizione deve farci gridare tutta
    la nostra indignazione, se ancora c’e ne rimasta. Si pensi che solo gestendo razionalmente il cibo già
    prodotto, solo in europa potremmo sfamare oltre un miliardo di creature umane all’anno,quanto cibo
    viene gettato via distrutto, quanto spreco criminalmente si concede questa nostra società opulenta ed
    egoista. Sovente mi ritorna alla memoria una frase di mio padre classe 1906 due guerre mondiali
    devastanti vissute, con fame e patimenti vari indicibili impressi nella sua memoria; ricorda, mi diceva
    quando eravamo a tavola: se tu ora puoi mangiare due piatti di minestra ha qualcun’ altro ne viene
    tolto uno ed è alla fame. Questo senso genuino del rispetto dell’altro, questo dare un piatto di minestra
    ha chi non c’è la, che era patrimonio della civiltà contadina ora non c’è più,e le nostre dimore spesso
    lussuose e milionarie dove però fatichi a trovare –scaffali con libri–sono come carceri con sofisticati
    sistemi di sicurezza a garantire i nostri sonni tranquilli ma che tranquilli poi non sono . Vite cariche
    di angoscia, dove prevale la paura e l’insicurezza, ecco i moderni ghetti prodotti dalla ricchezza
    e dallo sfarzo egoistico. E l’Europa quale responsabilità si ritrova per gli assassini per fame?Ritengo
    molte, pensiamo alle politiche agricole praticate dalla comunità Europea,l’intervento sui mercati con politiche
    –calmieranti–distruggendo prodotti anziché con adeguati strumenti e senza stravolgere mercati e produzioni
    locali destinarli ha quelle popolazioni in preda ai morsi della fame.Si pensi cosa alla politica zootecnica
    di questi ultimi decenni praticata dalla comunità Europea <> quali
    effetti negativi hanno arrecato al sistema produttivo Europeo, per non parlare di quello Italiano che si è
    visto particolarmente penalizzato con le quote fisiche di produzione, mai i nostri produttori zootecnici
    hanno prodotto non solo eccedenze produttive ma la loro produzione mai ha superato il 50% del nostro
    fabbisogno interno e questo dal dopo guerra fino ai nostri giorni. Ben conosciamo poi le polemiche
    e le lacerazioni che tutto questo ha portato al nostro paese. L’agricoltura avrà un ruolo fondamentale
    ovviamente non può che non essere cosi, per rendere il mondo meno affamato e più nutrito, che solo con adeguate e razionali politiche agricole questo sarà possibile. Da qui al 2050 la popolazione mondiale
    stando come dimostrano gli attuali parametri di crescita demografica sarà di circa 9 miliardi di persone
    l’agricoltura dovrà produrre oltre il 70% di quello che attualmente produce;e per sfamare l’incremento
    demografico, e per produrre cibo per quanti ancora poco ne vedano nelle loro mense. E’ strategico il
    settore agricolo in questa battaglia contro gli assassini per fame, Le conquiste tecnologiche, nei
    vari settori produttivi fa ben sperare certo che occorre contrastare e abbattere tutte quelle politiche
    di rapina praticata dalle multinazionali hai danni dei paesi del terzo mondo: ecco quindi il ruolo strategico
    di una politica su scala planetaria di ampio respiro che superi gli egoismi nazionali e che si ponga
    come obbiettivo fondamentale e concreto il garantire: cibo, istruzione, lavoro, casa, serenità e pace a tutte
    le creature che popolano e popoleranno questo nostro pianeta chiamato terra.
    Un caro saluto a tutti,e i più sentiti auguri di buon Natale
    e di un sereno 2014
    In particolare a Vittorio Belavite che calorosamente saluto
    Vittorio da Rios

  3. Avatar vittorio
    vittorio

    Nell’invio del commento la forma grafica non è stata confermata
    rendendo incomprensibile il periodo che riguarda la morte per fame.
    Lo riscrivo.
    Chiesi agli uomini: – Che cosa state portando avvolto in
    quella coperta, fratelli,- Mi risposero:-Portiamo un corpo
    morto, fratello!-. Chiesi: -E’ stato ucciso o è morto di morte
    naturale?-E’ una domanda difficile fratello! Ha tutta l’aria di
    essere stato un assassinio- mi risposero.-Come è stato ucciso
    quest’uomo? Con un coltello o un a pallottola, fratelli?-chiesi.
    Non è stato né un coltello né una pallottola. Si è trattato di un
    delitto perfetto, un delitto che non lascia tracce-. Ma allora
    come è stato ucciso quest’uomo? -insistetti, ed essi mi
    risposero con calma: -Quest’uomo è stato ucciso dalla
    fame, fratello.

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