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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

SECONDA ASSEMBLEA SINODALE ITALIANA (31/3 – 3/4/2025)

L’EMERGERE DI UN’AUTOCOSCIENZA DI CHIESA

PUBBLICHIAMO UNA ULTERIORE ANALISI DEL COORDINAMENTO NAZIONALE DI
“NOI SIAMO CHIESA” SULLA SECONDA ASSEMBLEA SINODALE ITALIANA (DOPO QUELLA PUBBLICATA IN QUESTO SITO IL 17 APRILE 2025).
La Seconda assemblea sinodale italiana (Roma, 31/3-3/4/2025) cui Noi siamo Chiesa non è stata invitata, ma ha contribuito supportando i rappresentanti di alcune associazioni aderenti alla Rete sinodale – verrà probabilmente ricordata come uno spartiacque nella storia della Chiesa italiana del postConcilio.
Per la prima volta, infatti, un’assise ecclesiale ampiamente rappresentativa ha respinto un testo sottopostole dai vertici della Conferenza episcopale, in questo caso non trovandolo espressione della ricchezza del cammino quadriennale compiuto dalle Chiese in Italia e giudicandolo inadeguato a imprimere loro il necessario slancio per poter testimoniare credibilmente il Vangelo oggi.
D’altro canto le 50 Proposizioni sottoposte all’esame degli/lle oltre 900 delegati/e tra vescovi, preti, religiose e religiosi, diaconi, laiche e laici – redatte tra l’altro in modo poco trasparente e senza il  coinvolgimento del Comitato nazionale del Cammino sinodale, ma con l’evidente intento di sterilizzarle da ogni spinta riformatrice e tema controverso – eliminavano ogni proposta innovativa, sia sulle questioni intraecclesiali (rinnovamento della liturgia, coinvolgimento delle persone lgbt+, apertura dei ministeri alle donne, nuova strutturazione delle comunità cristiane, trasparenza rispetto agli abusi sessuali, ecc.) sia su quelle riguardanti la presenza della Chiesa nella società (scelta degli ultimi, impegno per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato, superamento del sistema dei cappellani militari, ecc.), segnando un netto arretramento rispetto allo stesso Strumento di lavoro e risolvendosi in una litania di esortazioni generiche rivolte alle diocesi, mentre quasi nulla si riferiva più alle istanze della Chiesa nazionale.
La mancata accettazione di un testo generico, inconcludente e che ignorava perfino il Documento finale del Sinodo sulla sinodalità, è stata dunque un sussulto di dignità dei membri dell’assemblea, che hanno chiesto rispetto per il lavoro fatto e per le speranze suscitate in questi quattro anni, ma si è rivelata anche un’occasione di riflessione profonda sulla sinodalità.
La decisione di riconsegnare le Proposizioni al Comitato nazionale del Cammino sinodale perché provveda alla redazione finale accogliendo emendamenti, priorità e contributi emersi, e di convocare per il 25 ottobre una nuova assemblea (cui è auspicabile siano invitati/e questa volta “delegati fraterni” delle altre Chiese italiane, a maggior ragione nel momento in cui si prospetta la creazione di un Consiglio nazionale delle Chiese) per la votazione del Documento finale è stata frutto del felice connubio tra la libertà di parola dei/lle delegati/e, che in modo serenamente determinato e appassionato hanno assunto la propria responsabilità di credenti adulti, e dalla capacità di ascolto della presidenza, che saggiamente ha saputo interpretare la propria autorità come servizio al sensus fidei fidelium uscendone maggiormente legittimata perché riconosciuta come compagna e guida di un cammino comune e non come controparte.
Ne è risultato un esercizio pratico di corresponsabilità ecclesiale e una prova vissuta dell’articolazione tra sinodalità e collegialità episcopale.
Questa assemblea ha quindi dimostrato prima di tutto che quando si mette in moto un processo autenticamente partecipativo le dinamiche attivate producono cambiamenti nelle persone coinvolte ed esiti non scontati. Ha perciò smentito quanti/e non hanno ritenuto di investire tempo ed energie nel cammino sinodale sostenendo che “tanto non serve a niente perché tutto resterà come prima”. Infine si è rivelata per tutti e tutte i/le partecipanti un momento di straordinaria crescita nella consapevolezza della propria dignità/responsabilità di credenti, una fonte di empowerment che dovrebbe renderli/e  cristiani/e più liberi/e e maturi/e.
Noi siamo Chiesa si rallegra per questo risultato, sottolineando che nei prossimi mesi sarà necessario alimentare il dibattito nella Chiesa italiana e sostenere il lavoro del Comitato nazionale del Cammino sinodale, inviando contributi puntuali e ben fondati sui temi più importanti, anche recuperando le buone proposte contenute nello Strumento di lavoro, affinché il Documento finale esprima il meglio di quanto è stato vissuto, discusso e proposto in questi quattro anni, offrendo alla Chiesa italiana quelle prospettive riformatrici di cui ha bisogno per rispondere alle sfide odierne alla fede cristiana.
COORDINAMENTO NAZIONALE DI NOI SIAMO CHIESA

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