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A cento anni dall’inutile strage. E’ più dignitoso il silenzio che qualsiasi retorica patriottarda e parolaia che offende le vittime

Mosaico dei giorni
A cento anni dall’inutile strage
25 maggio 2015 – Tonio Dell’Olio

Una giornata di lutto nazionale avrebbe aiutato una presa di coscienza molto più netta e precisa sul primo conflitto mondiale. L’enfasi strisciante che ha accompagnato il primo centenario con scritti, riflessioni, programmazione televisiva apposita e mobilitazione eccezionale dei cerimoniali, non rendono ragione della sofferenza inflitta alla nazione e a quella buona fetta dell’umanità. Perché, anche cento anni dopo, il giudizio sinteticamente più centrato resta quello di Benedetto XV: “Inutile strage”. Che significa “carneficina orrenda”, “suicidio dell’Europa civile”. Peccato. Un’occasione persa. Infatti avrebbe potuto essere occasione propizia per riflettere sulla tragica stupidità della guerra e su un’intera generazione che nemmeno capiva perché veniva mandata a morire. Invece in alcuni casi ci è toccato riascoltare la fanfara della retorica della guerra. A quel punto forse sarebbe stato più dignitoso il silenzio. Nel rispetto dei morti. Altro che grande guerra! Di grande qui c’è solo la tragedia. Immane.


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Commenti

Una replica a “A cento anni dall’inutile strage. E’ più dignitoso il silenzio che qualsiasi retorica patriottarda e parolaia che offende le vittime”

  1. Avatar Vittorio da rios
    Vittorio da rios

    Caro Tonio Dell’Olio faccio mie le tue considerazioni, pure il giudizio di Benedetto XV
    –inutile strage–. Persa una occasione per riflettere sulla stupidità di quella guerra,
    come pure di tutte le guerre? Certamente si. Permettermi una piccola considerazione ma significativa.
    Un grande intellettuale partenopeo del 1700 all’ora gli intellettuali erano realmente tali, ebbe a dire
    che rispetto al pensiero avanzato che esprimevano gli intellettuali le masse erano arretrate di 200 anni.
    Bene ora che di intellettuali ce ne sono assai pochi in circolazione, mi pare che la cosa sia drammaticamente peggiorata. D’altro canto non dimentichiamocelo che il secolo –breve– è stato gravido di stermini e genocidi, mai prima verificatesi per numero di morti, la forma violenta e barbara che gli ha caratterizzati,la pianificazione
    –industriale– dei massacri,gli strumenti tecnologici impiegati. In sintesi noi ancora apparteniamo
    alla cultura necrofora amante della morte,e della sopraffazione fisica dell’altro. é nel nostro DNA che
    ci piaccia o no non ci siamo ancora liberati di questo paradigma assassino quanto genocida. Come
    altrimenti spiegare all’ora cerimoniali,retoriche,consumate in questi giorni di un evento che per vastità
    e sofferenza arrecata dovrebbe scuotere nel più profondo la coscienza di ogni individuo? Ma bisogna
    essere realisti, questo secolo appena da poco incamminato promette drammatica continuità col
    900. Quanti morti da guerre, bombardamenti, mine antiuomo ecc.vi sono stati in questi 15 anni?
    Milioni, la stragrande maggioranza civili inerti, donne, bambini, anziani, e all’ora perché meravigliarsi
    degli squallidi cerimoniali che giustamente ci ha ricordato Tonio Dell’Olio? Il nostro paese è
    all’avanguardia — è bene rammentarlo– nella produzione di armi strategiche, e tecnologiche, tra
    l’altro –cosa non proprio secondaria–, l’Italia è il secondo produttore al mondo di armi leggere, che come
    sappiamo sono responsabili del 90% delle uccisioni che avvengono al mondo. Ci basta?
    Non ci resta che consolarci con –l’ottimismo tragico balducciano–.
    Un caro saluto.

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