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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

A Genova giovedì 16 incontro su “I cattolici e il ’68″nell’ambito della mostra dell’Archivio dei movimenti

Salvatore Vento

Gli anni del ’68. Voci e carte dell’Archivio dei movimenti a Genova, Loggia degli Abati di Palazzo Ducale (27 gennaio – 26 febbraio 2017)

L’incontro su I cattolici e il ‘68

Premessa – La mostra sugli anni del ’68 – organizzata a Genova dall’Associazione per un archivio dei movimenti e dalla Fondazione per la cultura Palazzo Ducale, in collaborazione con altre istituzioni cittadine – sta riscuotendo un grane successo di partecipazione. L’Archivio dei movimenti (Archimovi), conservato presso la Biblioteca comunale Berio, è nato nel 2009 da un gruppo di amiche e amici, ex militanti del “lungo ‘68” e già dispone di oltre 70 fondi donati, centinaia di faldoni e migliaia di documenti. La mostra, a carattere multimediale, è suddivisa in otto sale e comprende: video interviste dei donatori; l’età del volantino, che attraverso alcune parole chiave restituisce il clima del ‘68; libri dell’epoca, manifesti e fotografie. La sala “Voci d’archivio” presenta una selezione dei fondi studiati dalla giovane storica Virginia Niri, che ha pubblicato l’omonimo libro. Altre sale documentano il movimento femminista, l’originale esperienza dell’enciclopedia “Io e gli altri” e dei suoi illustratori come Flavio Costantini e Lele Luzzati, i gruppi chiamati extraparlamentari, i cattolici del dissenso, la lotta per la chiusura dei manicomi, e infine, il tema sulle forme della violenza (dalla strategia della tensione alla lotta armata). L’obiettivo è quello di mettere in scena un archivio e la sua struttura per fondi strettamente collegata ai donatori. I documenti “parlano” e sono fonti di riflessione e di dibattito. Nel 2018 si celebreranno i 50 anni di quell’anno simbolo che fu il 1968 e la mostra di Genova – con i suoi collaterali incontri sulla scuola, sulla fabbrica, sul femminismo, sui cattolici, sui giovani storici che non c’erano – in un certo senso anticipa temi e discussioni.

Genova – Il caso genovese dei cattolici nella mostra è rappresentato da quattro eventi-simbolo: la nascita dei “camillini”; la comunità del Carmine e don Andrea Gallo (salesiano e vice parroco); la comunità di Oregina e padre Agostino Zerbinati (francescano e parroco); il matrimonio anticoncordatario tra Caterina Cifatte e Peppino Coscione (già prete della Comunità di Conversano/Bari). Il conflitto con la Chiesa – Istituzione ha delle caratteristiche peculiari per la lunga presenza del Card. Giuseppe Siri (1946-1986) notoriamente su posizioni pre-conciliari, intollerante nei confronti di ogni movimento non inquadrabile nel suo schema dottrinario. Un discorso particolare riguarda la rivista “Il gallo”, nata nel 1946 e tuttora attiva: essa rappresentò un luogo d’incontro e di riflessione sui temi del Concilio e del dialogo con le forze di sinistra; e in molti casi ne anticipava profeticamente gli sviluppi.

Nell’ambito del programma di iniziative collaterali alla mostra, il 16 febbraio, presso il Centro Banchi (g.c.) localizzato nel cuore del centro storico cittadino, si è svolto l’incontro sul ’68 e i cattolici, che ha visto una buona e motivata partecipazione di pubblico, costituito in gran parte di testimoni di quel periodo storico. Vittorio Bellavite, attuale coordinatore nazionale di “Noi siamo Chiesa” (aderente all’International Movement “We are Church”), ha svolto un’ampia relazione storica soffermandosi su alcuni eventi significativi. Il Concilio e la sua ricezione, punto di partenza di ogni riflessione, è nato fuori dalla Chiesa italiana, che l’ha subito. Tra le innovazioni più significative del Concilio, Vittorio, ha riassunto: la lettura personale e comunitaria della Bibbia non più considerata “una cosa dei protestanti”; la riscoperta della coscienza del credente, il ruolo nuovo della donna; il rapporto con la storia basata sul metodo induttivo e non più sulla dottrina; la Chiesa come popolo di Dio in cammino; la Chiesa dei poveri, l’ecumenismo; la celebrazione dell’Eucarestia in forma comunitaria. La lotta contro il concordato e l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, la battaglia per il No al referendum abrogativo della legge sul divorzio, furono tra le tante battaglie promosse da tanti gruppi cattolici che la pubblicista corrente definiva come i “cattolici del dissenso”. Negli interventi sono stati sottolineati sia temi della realtà genovese che di carattere nazionale: l’impegno delle comunità di base nei problemi sociali del quartiere e a favore dei bambini portatori di handicap, il rapporto con le fabbriche. Che cosa è rimasto di questa straordinaria esperienza? Innanzi tutto la cultura dell’autonomia dai poteri costituiti, la riappropriazione della parola, il volontariato, oggi particolarmente attivo con i migranti e gli ultimi, la pratica dell’ecumenismo. Infine occorre sottolineare come molti dei temi del ’68 trovano espressione nell’azione e nei documenti di Papa Francesco. A tale riguardo cito soltanto l’intervento al Convegno Ecclesiale di Firenze del Novembre 2015: “Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Sia tutto il popolo di Dio ad annunciare il Vangelo, popolo e pastori intendo. Nel dialogo si dà il conflitto: è logico e prevedibile che sia così. E non dobbiamo temerlo né ignorarlo ma accettarlo. Accettare di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo”.

incontro su i cattolici e il '68 16 febbraio 2017


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