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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

A Napoli l’incontro sul “Vangelo che abbiamo ricevuto”. L’intervento di “Noi Siamo Chiesa”

Sintesi dell’intervento del coordinatore nazionale di “Noi Siamo Chiesa” Vittorio Bellavite all’incontro “Pregare e fare ciò che è giusto fra gli uomini”, Napoli 17-19 settembre 2010

  

            Qui a Napoli ci dobbiamo chiedere in che direzione vogliamo andare dopo i precedenti incontri di Firenze (maggio dell’anno scorso e febbraio di quest’anno). Intanto mi sembra importante che i promotori abbiano deciso di richiamarsi a Bonhoeffer e soprattutto che abbiano preso atto del grave peggioramento della crisi della politica nell’ultimo anno. Parlare della Costituzione, come abbiamo fatto, è dare radici al superamento di una riflessione prevalentemente teologica e fare i conti col vissuto dei credenti nell’Italia di questi mesi. A questo dato di analisi dobbiamo aggiungere quello sulla Chiesa universale e su quella italiana. La situazione non migliora ma sicuramente è più in movimento di prima. Non c’è più la stretta del ruinismo, forse ci sono spazi per qualche voce diversa dal solito consenso ubbidiente (per esempio sui migranti), si ha l’impressione di essere in una fase di disorientamento e anche di confusione. Quella che è certa, nell’ultimo anno,  è la perdita di credibilità della Chiesa universale e italiana nella vasta opinione pubblica, testimoniata anche da sondaggi, e che è,  in particolare, determinata dallo scandalo degli abusi sessuali da parte del clero e dal comportamento del vertice ecclesiastico. I vescovi italiani, contrariamente a quanto deciso da tanti  altri episcopati, su questa questione hanno assunto la posizione del “abbiamo fatto tutto quello che si doveva fare secondo le direttive del Vaticano” e del “rivolgetevi a noi con fiducia” senza istituire nessuna sede indipendente di ascolto delle vittime. Questi silenzi e queste reticenze non possiamo non valutarle anche in questi nostri incontri.

            Partire da questo scorcio di analisi serve per parlare della nostra direzione di marcia. Non ci troviamo in un momento normale; tante questioni  possono avere, nel futuro prossimo, diverse soluzioni. Mi sembra evidente la preoccupazione che abbiamo e che dobbiamo avere per dove ci si indirizzerà nella nostra Chiesa. Noi, nel nostro piccolo, dobbiamo fare quello “che è giusto”. Non dobbiamo avere paura. I vescovi italiani hanno paura di tante cose, del relativismo, di essere assediati, di non contare sulla scena pubblica ecc…. Ma noi non dobbiamo avere, quasi specularmente,  paura di svolgere fino in fondo il nostro ruolo nella Chiesa, quello di organizzare una sinodalità dal basso che faccia circolare opinioni in controtendenza, che sappia ascoltare ed esprimere il vasto disagio esistente e che non abbia timore del dissenso, aperto, esplicito all’interno della vasta comunità ecclesiale.

 

            Tra noi che siamo qui a Napoli ci sono posizioni diverse ma tutti desiderosi di comunione e di dialogo, a partire dalle posizioni più marcate come quelle delle Comunità di Base e di “Noi Siamo Chiesa”, tutti uniti da un comune forte  richiamo al Concilio, anche ripensandolo con una dose di autocritica, come ci invitava a fare ieri Raniero.   Ci sono tante ricchezze locali nel mondo cattolico italiano di ispirazione “conciliare”, come incontri di riflessione sull’Evangelo, reti locali, pubblicazioni indipendenti,  centri di iniziativa sociale e culturale animati da credenti (per esempio contro i poteri criminali) ecc…Certo, si tratta di realtà diverse ma con molti punti in comune e  prassi differenti. La loro dispersione e frammentazione è un fatto negativo per la comunità dei credenti. Perché, allora, non conoscersi meglio, perché non creare qualche forma di collegamento soft, perché non fare iniziative su temi concreti che diano un contributo di  credibilità alla voce dei cristiani appannata dalla diffusa identificazione, nell’opinione pubblica, della Parola dell’Evangelo con quanto dice il Papa o dalla politica  della CEI  ? Abbiamo forse paura che l’apparato ecclesiastico ci giudichi, intervenga, ci emargini ancora di più di quanto, in linea generale,  già non avvenga ? Ci ritroveremo tra qualche mese, con qualche capello bianco in più dei tanti che già abbiamo, per discutere di qualche altro grande maestro ( per esempio Mazzolari) ma senza altri passi in avanti ? Non rischiamo di lasciare esaurire così le  motivazioni di fondo che ci hanno portato ai primi tre incontri del “Vangelo che abbiamo ricevuto”?         


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