I
vescovi intervengono sulla crisi
LA
LORO VOCE a fianco dei lavoratori. Non sono mancati i vescovi italiani che, nel
corso delle omelie per il Te Deum di fine anno o per la Giornata mondiale della
pace – dal titolo ‘Combattere la povertà, costruire la pace’ -, hanno espresso
sincera preoccupazione per il futuro di chi, a causa della crisi economica, ha
perso, sta perdendo o perderà la propria occupazione. Con un pensiero rivolto
anche alle famiglie di questi uomini e donne, vere vittime del crack
internazionale, partito dagli Stati Uniti e sbarcato in ogni latitudine
dell’Occidente. Qualche pastore è andato anche oltre le parole, annunciando interventi
concreti di sostegno sulla falsariga dell’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi che, nella messa
della notte di Natale, ha presentato il ‘Fondo-famiglia-lavoro’. Tra questi il
vescovo di Savona-Noli Vittorio Lupi:
il primo gennaio nella cattedrale della città ligure, il presule ha comunicato un
versamento personale di 5.000 euro e di altri 5.000 prelevati dal conto ‘Opere
del vescovo’, destinati ad alimentare il ‘Fondo emergenza famiglie’, promosso
dalla Caritas diocesana in tempo di Avvento.
Un gesto realizzato – ha spiegato lo stesso monsignore – perché <la
crisi non può lasciarci indifferenti e la diocesi che si considera ed è una
famiglia non può chiudere il proprio cuore davanti ai lavoratori che perdono il
lavoro e alle famiglie senza risorse>. Ma si dà da fare anche la diocesi di
Piazza Armerina in Sicilia: attingendo dai fondi dell’otto per mille la Chiesa
locale ha assegnato 120.000 euro a persone bisognose attraverso le parrocchie,
100.000 alla Caritas diocesana, 40.000 ai quattro centri di assistenza agli
immigrati di Piazza Armerina, Gela, Enna e Niscemi, 40.000 ad altre opere
caritative diocesane, 35.000 alla Fondazione Monsignor Di Vincenzo per i
carcerati, 20.000 a progetti assistenziali e di promozione umana, 16.665 ad
opere caritative parrocchiali, 14.500 al fondo antiusura. In totale quasi
400.000 euro. Già nel corso della messa di Natale il vescovo Michele Pennisi – nel mirino di Cosa
Nostra per il suo impegno in prima linea contro la Mafia – aveva detto: <Se
Dio si è fatto uomo, se ha legato la sua esperienza di vita a quella dell’uomo,
allora non si può far soffrire o lasciar soffrire un uomo, chiunque egli sia,
senza colpire direttamente il Figlio di Dio, divenuto nostro fratello, il primo
fratello>.
L’aveva anticipato alla vigilia: nel corso
dell’omelia del Te Deum sarebbe intervenuto sul tema della crisi economica e
dei tanti posti di lavoro a rischio. E, alla fine, in una basilica di San
Petronio gremita, l’arcivescovo di Bologna Carlo
Caffarra ha mantenuto la promessa. Nelle sue parole non ha trovato spazio
la denuncia dell’attuale sistema economico che antepone all’uomo il profitto ad
ogni costo, ma, comunque, la sua è stata un’omelia di respiro sociale per fare
sentire a chi è in difficoltà la vicinanza della Chiesa locale. <Ho davanti ai miei occhi – scandisce
il cardinale che fa dell’emergenza educativa e della perdita dell’identità
cristiana i segni del proprio ministero sotto le Due Torri – il numero sempre
crescente di persone anche nostri concittadini che chiedono un pasto alla Mensa
del Vescovo presso il Centro S.
Petronio o altri luoghi della carità cristiana. Ho davanti agli occhi il
numero sempre crescente di famiglie che faticano o perfino non possono più
giungere alla fine del mese>. Per non parlare <dell’ombra della
recessione> e <il conseguente aumento della disoccupazione> che sono
<fondate probabilità per il 2009> o <dei lavoratori adulti già espulsi
dal mercato del lavoro> che <difficilmente saranno reinseriti>. Ecco allora l’urgenza di una
maggiore <coesione sociale> e la proposta di costituire <un vero patto o
tavolo di responsabile solidarietà fra imprese, sindacato ed istituzioni».
L’ipotesi è stata accolta timidamente dai sindacati, meglio dagli industriali,
mentre il sindaco Sergio Cofferati l’ha rispedita con garbo al mittente. L’ex
segretario generale della Cgil non vuole inserirsi nelle relazioni tra le forze
sociali, sposando così, volente o nolente, i principi del libero mercato: il
pubblico nell’economia metta il becco il meno possibile. Tornando ai contenuti dell’omelia
di Caffarra ci si sarebbe potuto aspettare, dato il tema della riflessione, la
comunicazione di un provvedimento ad hoc dell’arcidiocesi in soccorso dei
bisognosi, ma evidentemente i tempi non sono maturi per un annuncio ufficiale:
«La nostra Chiesa – rassicura nel sermone il cardinale – continuerà col suo
servizio di carità a rispondere ai bisogni dei poveri e cercherà di inventare
anche nuove forme di sostegno a cui stiamo già pensando». E a Te Deum concluso
il vescovo ausiliare Ernesto Vecchi
aggiunge: «Non lo sa neanche l’arcivescovo quale sia la soluzione migliore. Si
stanno studiando le varie ipotesi». A tenere banco restano, così, le
indiscrezioni che pullulano in questi giorni sui quotidiani locali, ma per la
mossa anti crisi dell’arcidiocesi – una colletta straordinaria con il ricavato
da distribuire attraverso la rete delle parrocchie? – sembra che sia solo
questione di tempo.
Intanto, però, la ricetta per uscire
dall’emergenza economica disposta dal Governo Berlusconi è chiara. Senza troppi
giri di parole si sintetizza nell’invito agli italiani a ravvivare i consumi: un
inno allo shopping in tempi in cui tanti stringono la cinghia, spesso senza
trovare più buchi liberi. Con una social card di solo 40 euro al mese per chi
proprio da solo non ce la fa. Altro, invece, il monito di alcuni vescovi.
Nell’omelia del Te Deum l’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe esorta a <cambiare stile di vita> attraverso
il recupero <della sobrietà e della solidarietà>, sottolineando la
priorità del sostegno nei confronti degli ultimi. Solo parole? A conti fatti no
visto che le festività natalizie sono state l’occasione propizia per realizzare
alcuni segni tangibili di una concreta vicinanza dell’arcidiocesi partenopea alle
fasce più deboli. Si è, infatti, inaugurata la ‘Casa di Tonia’ per le mamme
senza dimora, tenuta l’asta di beneficenza per l’asilo multietnico ‘Culla della
vita’ e in più il pranzo di Natale per i poveri, servito il 27 dicembre dallo
stesso Sepe con i presbiteri nel palazzo arcivescovile. Per la verità, il primo
a richiamare la necessità di uno stile di vita altro – anche papa Benedetto XVI nella messa per la
Giornata mondiale della pace è intervenuto sullo stesso registro – è stato il
cardinale Tettamanzi nell’ormai famosa messa della notte di Natale. Lo stesso pastore
è ritornato sull’argomento nella celebrazione eucaristica del primo gennaio:
<Non dovremmo neppure aspettare – ha insistito in Duomo davanti non solo ai
fedeli cattolici, ma anche alla presenza di rappresentanti delle diciotto
Chiese cristiane di Milano e alla Comunità di Sant’Egidio – una richiesta
esplicita per intervenire a favore di chi soffre, di chi ha perso la casa, il
lavoro o la salute>.
10 gennaio 2009
Giovanni Panettiere
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