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Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Anche Franco Monaco è critico nei confronti del discorso di Scola alla città a S.Ambrogio

Scola e la laicità dello stato

di Franco Monaco

 16 dicembre 2012, n.12 di Jesus

 Merita di essere letto e approfondito discorso alla città pronunciato dal cardinale Angelo Scola in occasione della festività di Sant’Ambrogio centrato sul rapporto tra libertà religiosa e laicità dello Stato. Procedo schematicamente con qualche rilievo.

1.         Scola si situa utilmente lungo una linea di riflessione, che non è di oggi, tesa a rilevare i limiti della concezione della laicità dello Stato di stampo illuministico di tradizione francese, una sorta di religione repubblicana, in verità in via di superamento anche oltre le Alpi, per accedere a una concezione della laicità cosiddetta positiva o dell’incontro che riconosce e valorizza il contributo delle confessioni religiose alla qualità etica della vita civile.

2.         Sotto questo profilo, si può sostenere che, se lo Stato ha da essere laico, laica non è però la società, in quanto abitata da una pluralità di formazioni sociali, culturali e religiose. Non un vuoto, ma una molteplicità di soggetti della cui libertà lo Stato si fa garante.

3.         Scola confuta l’idea della neutralità dello Stato rispetto alle confessioni religiose. Non mi è chiara la motivazione. Personalmente sosterrei piuttosto l’incompetenza dello Stato in tema di verità religiosa (come della verità scientifica, artistica, ecc.).

4.         La cura che lo Stato deve avere per la religione, come afferma la “Dignitatis Humanae”,   altro non è che la cura per la libertà religiosa (naturalmente in senso pieno, compresa la sua proiezione pubblica), cioè per le condizioni giuridiche e sociali necessarie al suo esercizio. Naturalmente entro il limite dell’ordine pubblico.

5.         Non mi convince la tesi secondo la quale lo Stato italiano indulgerebbe a una visione secolarista delle esperienze umane fondamentali (le strutture antropologiche di base: nascita, matrimonio, generazione, morte, educazione), a fronte di una società nella quale invece regnerebbe un largo consenso intorno a una visione se non religiosa quantomeno aperta alla trascendenza: la mia impressione è semmai il contrario.

6.         Sempre la “Dignitatis Humanae” asserisce che il diritto alla libertà religiosa è un diritto giuridico, non morale. E tuttavia il dovere morale di cercare la verità religiosa non interpella lo Stato ma il singolo e semmai la Chiesa e la sua missione.

7.         Pure non mi convince la tesi chiave: la vera, più radicale opposizione, a mio avviso, non è tra una visione secolarista e una religiosa dello Stato, ma tra una visione liberal-democratica di esso, di matrice religiosa o no,  e una sua visione confessionale o fondamentalista.

8.         Non ha torto chi ha notato che l’anniversario costantiniano avrebbe potuto suggerire di tematizzare anche le commistioni improprie, che si sono date storicamente, tra cristianesimo e potere politico e le conseguenti discriminazioni subite da pagani e fedeli di altre confessioni da parte dei regimi assolutisti nominalmente cristiani.

9.         Un registro meno accademico e più pastorale del discorso alla città forse avrebbe suggerito di non omettere qualche riferimento al vistoso degrado morale e civile conosciuto da Milano e dalla Lombardia nell’anno che si chiude. Uno tsunami di scandali che ha inondato le cronache politiche e giudiziarie e a causa del quale si va a elezioni regionali anticipate in coincidenza con le elezioni politiche. Un degrado che ha avuto per protagonisti uomini e gruppi che si trascinano appresso il buon nome cristiano.


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Commenti

Una replica a “Anche Franco Monaco è critico nei confronti del discorso di Scola alla città a S.Ambrogio”

  1. Avatar Paolo
    Paolo

    A Milano in passato c’é stato ben di peggio. Nell’ottobre 1936 l’arcivescovo di Milano, il card. Idelfonso Schuster ebbe a pronunciare in duomo, in occasione della ricorrenza della marcia su Roma, che quella “non era una celebrazione puramente politica, ma una festa essenzialmente cattolica” (Cfr. testo omelia in: Ann. Cattol. Ital., xv, 1936-37, pp. 79-81); e ancora: “Veggo l’effiggie del S. Crocefisso restituita alle aule scolastiche; leggo dell’insegnamento catechistico impartito nelle scuole ai balilla, agli avanguardisti, a moltissime migliaia di ragazzi, a cui la Patria vuole assicurare un’educazione sana e veramente cristiana ed italiana” (Ann. Cattol. Ital., xv, 1936-37, pp. 79). D’altronde non era forse l’uomo della Provvidenza quello che stava facendo il “bene” della Chiesa con il Concordato del 1929? Parigi valeva pure una Messa, tranne svegliarsi poco dopo con il macello di una guerra infame. Nihil sub sole novum.

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