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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Angelo Scola incalzato da un vecchio parroco che parla con parresia evangelica

Intervento di don Enrico De Capitani, parroco di S.Maria dell’Incoronata di Milano, nell’incontro del Cardinale Angelo Scola con il Consiglio Presbiteriale Milanese (8 novembre 2011).

 Eminenza,

L’ingresso di un nuovo vescovo in diocesi è sempre motivo di speranze. Io esprimo le mie. Scherzando con le parole, la prima speranza è che vengano fugati alcuni timori.

Accolga con pazienza queste note schiette; le esprimo a titolo di affetto per una chiesa dove son cresciuto e sono sacerdote da 50 anni.

Il presente rimarco riguarda  direttamente un Suo pronunciamento, ma slitta verso un clima diffuso di pensiero: due anni fa a Rimini (lo scorso anno, 2010 nrd) in sintonia con una serie di voci in cui ad es. l’on. Lupi auspicava si vietasse alle chiese di vendere “Famiglia cristiana” perché la rivista azzardava appunti sul comportamento di Berlusconi, Lei interveniva criticando i moralismi nell’arengo politico, perché il popolo chiede ai politici linee direttive buone, non comportamenti personali buoni.

Non condivido la segregazione nel “privato” del comportamento di quell’uomo: le sue bassezze sessuali hanno un risvolto pubblico notevole, ma soprattutto il perseguimento tenace di leggi “ad personam” e di fuga dalla giustizia è interesse personale smaccato accompagnato dall’uso sistematico della corruzione, a scapito del bene comune. Non pochi hanno atteso invano la voce profetica della chiesa.

Rimproveri a mo’ di spolveratine come quelle di Bagnasco, anche se conclamati dai mass media per contrapposti interessi, sono controproducenti, favoriscono l’idea che si tratti solo di fastidiosi piccoli nei.

 Ma l’interesse di fondo è un altro, è la domanda: perché da parte della chiesa di Vertice c’è silenzio, tolleranza, risvolti di connivenza, pavidi richiami? Qual è la sapiente linea di governo che fa digerire tanti rospi? Suppongo sia in modo  prevalente il sostegno a materie “eticamente sensibili” che hanno recentemente interessato gli italiani e che i canali ecclesiali divulgano come “valori non negoziabili”, valori cioè che il credente deve incondizionatamente trasferire o far di tutto per trasferire in legge civile.

I Vertici ecclesiali ne ribadiscono a iosa il concetto. La base clericale lo assorbe, non so fino a che punto lo condivida, comunque tace in assoluta riverenza o paura, sorvola; chi ne riferisse con qualche tono critico è oggetto di amabile compatimento dai confratelli, o viene messo alla berlina da qualche giornale cattolico come simpatizzante di tesi e personalità laiciste.

Eminenza, io coltivo ancora la speranza che, pur tra le tante preoccupazioni della diocesi, venga riservato un posto non secondario ad una discussione seria su questo tema entro la comunità cristiana (gerarchia, preti, laici).

 Giro pagina. Ho altre speranze, allineate a quanto so della Sua pastorale precedente: ad es. 1. che la Sua attenzione ecumenica promuova ulteriormente questo interesse nella nostra diocesi;  2. che la Sua delicatezza nei confronti degli immigrati prosegua la linea perentoria, incurante di tante resistenze ed incomprensioni, del Suo predecessore;  3. infine che Lei applichi anche qui i talenti culturali che Cacciari su Repubblica, Severino sul Corriere della Sera hanno riconosciuto e che il nostro don Grampa sul Segno ha colorato rimandando al Suo passato di discepolo di Bontadini. Anch’io, anni prima di Lei, sono stato suo alunno. Mai come in questi ultimi decenni ho sentito l’urgenza pastorale di un ricupero dei fondamenti razionali della fede cui si rifanno alcuni non lontani pronunciamenti del Magistero e cui una intelligente metafisica come quella bontadiniana può dare incisivo contributo. Anche qui spero.

 Eminenza, concludo. Fra pochi mesi raggiungo l’età canonica del pensionamento e la prudenza mi consigliava “taci!, bada ai tuoi problemi e fastidi della pastorale ordinaria”, ma è impellente nel mio animo una esortazione del cardinale Martini: l’anno scorso nell’incontro con la mia classe, a qualcuno di noi che faceva annotazioni, velate di tristezza, sul poco interesse della comunità agli attuali rapporti sfuggenti tra chiesa e politica nonché sulla mancanza di un dialogo tra Vertice ecclesiale e base, ci rimandava alle parole del dott. Borrelli quando si è accomiatato dalla procura di Milano: “Resistere, resistere, resistere”. Stimo troppo il card. Martini per non dargli retta.


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Commenti

2 risposte a “Angelo Scola incalzato da un vecchio parroco che parla con parresia evangelica”

  1. Avatar Luigi Pietro Beretta
    Luigi Pietro Beretta

    Gratitudine e riconoscenza a don Enrico De Capitani per essersi fatto carico del mio dolore e per averlo così apertamente espresso

  2. Avatar marcella
    marcella

    Scopro adesso questa figura di prete e sono felice che sia approdato nalla mia vecchia parrocchia. Grazie, nel ricordo di Carlo Maria Martini e di Padre Davide Maria Turoldo. Aiutateci a credere nella Chiesa di Gesù. Comunque, nella parrocchia Kolbe di Varese, Famiglia Cristiana e scmparsa dallo scaffale.

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