Il gruppo del Guado sull’arresto di don Domenico Pezzini
Se infatti è vero che le nostre strade si sono separate più di venticinque anni fa è anche vero che la nostra stima nei suoi confronti è ancora grande: di lui apprezziamo il lavoro instancabile che ha fatto con centinaia di omosessuali credenti che ha aiutato a conservare la fede; di lui apprezziamo i ripetuti interventi con cui ha saputo affrontare il tema dell’omosessualità declinando in maniera esemplare la fedeltà al vangelo e il rispetto per le persone che la vivono in prima persona; di lui conosciamo i numerosi libri di spiritualità che l’hanno fatto diventare un conferenziere molto apprezzato non solo nella chiesa italiana, ma anche fuori d’Italia.
La notizia che una persona che gode della nostra stima è stata arrestata con un’accusa grave ci lascia quindi increduli e frastornati. Facciamo fatica a pensare a lui come al responsabile di un reato così odioso e così vigliacco come quello di cui viene accusato.
In attesa di conoscere la verità su questa vicenda dolorosa crediamo che la prima cosa che dobbiamo fare è quella di pregare nella speranza che si tratti comunque di un grosso equivoco.
Si tratta di una speranza che nasce dalla solidarietà nei confronti del ragazzo che ha sporto la denuncia, perché un male come un abuso sessuale subito da parte di un sacerdote non è mai da augurare a nessuno,
Si tratta di una speranza che nasce dalla nostra stima per don Domenico, che ha fatto tante cose buone e che non vorremmo mai vedere coinvolto in una situazione così grave.
Si tratta di una speranza che nasce dalla solidarietà che proviamo per tanti omosessuali credenti italiani, che in don Domenico hanno riposto la loro fiducia e che potrebbero sentirsi traditi se gli abusi di cui è accusato risultassero fondati.
Si tratta infine di una speranza che nasce dall’amore che portiamo per la chiesa italiana: una chiesa di cui il ragazzo che ha denunciato l’abuso è comunque un figlio; una chiesa di cui don Domenico è comunque un ministro; una chiesa di cui noi tutti ci sentiamo comunque membra ferite da questa notizia.
Nel condividere questa speranza non possiamo però non ribadire il nostro rispetto e la nostra simpatia per il lavoro di indagine e di approfondimento che la magistratura e i corpi di polizia stanno portando avanti: a loro spetta il compito delicato di accertare la verità e di ristabilire la giustizia.
Quanto a noi intendiamo continuare quello che facevamo prima con un impegno e con un senso di responsabilità ancora maggiori, nel ricordo delle parole con cui Gesù ha congedato i suoi discepoli al termine del Vangelo di Matteo: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Chiediamo a lui di aiutarci tutti a non dimenticare mai di questa sua promessa.
Milano 26 maggio 2010
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