Newsletter n. 123 del 29 novembre 2019
IL TAGLIANDO
Care Amiche ed Amici,
sono già passati 18 anni dall’inizio del secolo, e anzi del millennio, e le cose avvenute sono tali per cui è diventato urgente fargli il primo tagliando, per capire dove sta andando, e se bisogna lasciarlo andare così.
Era cominciato, il millennio, nella percezione di un grande cambiamento. Con molta retorica era stato celebrato l’Anno Santo del Duemila, stava cominciando l’euro e stava debuttando, col suo nuovo nome di Eurozona, l’Europa, il comunismo non c’era più e il capitalismo stava prendendo il potere in tutto il mondo promettendo libertà e benessere, all’occidentale, per tutti. Grandi (e piccoli) uomini e donne avevano chiuso il passato, ancora appartenendovi, senza sapere o poter aprire il futuro: Paolo VI, papa Wojtyla, Berlinguer, Gorbaciov, e ancora la signora Thatcher, quella che voleva far tornare l’Iraq all’età della pietra, cioè a prima di Babilonia e di Ninive, il Bush del “nuovo secolo americano”, gli autori del Trattato di Maastricht che avevano scelto l’economia al posto della politica e come sovrano il denaro al posto del popolo. In ogni caso però c’era la sensazione profonda di un principio: a Roma si era istituito addirittura un Assessorato che si chiamava “Roma cambia millennio” e si fecero studi e un convegno internazionale per vedere che cosa si dovesse lasciare e che cosa portare con sé nel passaggio dall’una all’altra epoca; poi Rutelli e il cardinale Ruini decisero che bastava così e tutto fu chiuso.
Ma da allora sono successe cose mai viste che hanno travolto le speranze: la guerra ripristinata come giudice universale e perpetuo; il terrorismo di osservanza islamica e le Due Torri di quell’11 settembre; la devastazione dell’Iraq, dell’Afghanistan, di tutto il Vicino Oriente fino alla Siria; la liquidazione della questione palestinese; la dittatura dei mercati e delle relative Agenzie: le nuove tecnologie guidate e finanziate dal potere per distruggere lavoro umano in tutto il mondo e progettare il “transumano”; il genocidio del popolo dei migranti fino a Trump, fino ad ora, fino al grande Gattopardo dei populismi per cui tutto cambi perché tutto resti com’è.
L’unica grande differenza, l’unica novità che ha fatto irruzione sulla soglia dell’incipiente millennio è stata la nuova narrazione di Dio, delle religioni e delle Chiese intrapresa da un papato non a caso venuto dalla fine del mondo, o forse prima della fine del mondo. Papa Francesco ha indicato almeno i punti all’ordine del giorno perché questa strana società dell’umano possa conservarsi e incedere nel futuro: che si faccia l’unità della famiglia umana e si accolga lo straniero; che il denaro non regni e non governi; che si ascolti il grido dei poveri per la dignità del lavoro, che finisca il pensiero del Dio violento e della guerra che gli è congeniale, che si assuma la custodia della terra, e si restituiscano la donna e l’uomo alla loro vera forma, l’immagine di Dio che li rende indissolubili.
Questi punti dell’agenda per il XXI secolo corrispondono tutti a dei grandi beni umani che abbiamo perduto o stiamo perdendo, ma sono così primari e universali che sempre sono stati cercati e anche sono stati promessi come beni messianici: la grande assemblea dei popoli sulla montagna santa, ognuno nel nome del suo Dio (Mich. 4,5); che non siate l’uno all’altro straniero perché foste stranieri in Egitto (Lev.19,34); la giustizia e il diritto che si baciano (Sal. 85, 11-12); i poveri riempiti di beni e i ricchi mandati a mani vuote (Luc. 1, 53); il lavoro “molto buono” compiuto da Dio nel creare, e quello nostro a partire dal suo riposo (Gen. 1-2); i popoli che disimparano l’arte della guerra (Mich. 4,3, Is. 2, 4) , l’arcobaleno che annuncia la fine del diluvio e la chiusura del chiavistello delle acque (Gen. 9, 9 seg., Giobbe 38,10); Dio che non ruggisce nel vento che spacca i monti e devasta gli alberi, ma viene in una brezza leggera (! Re 19, 12); la differenza benedetta tra l’uomo e la donna nell’unità di una sola carne (Gen. 2, 24); l’uomo, per quanto “potenziato”, irriducibile a un robot (Gen. 1).
La nostra idea è che i per i nati in questo millennio, in questo secolo, non basti affacciarsi al parapetto aspettando di vedere come tutto questo andrà a finire, ma che essi debbano decidere come deve andare a finire e a partire da ciò, come diceva Bonhoeffer, pensare e sperare solo ciò di cui risponderanno agendo.
È su questi punti all’ordine del giorno che vorremmo gettasse lo sguardo la prossima assemblea nazionale di Chiesa di tutti Chiesa dei poveri che il Comitato coordinatore ha deciso di tenere a Roma, nella sala dei Congressi di via Frentani, il 6 aprile prossimo alle 10 a Roma. L’assemblea che così ora convochiamo, è aperta a tutti e sono graditi fin d’ora prenotazioni e preavvisi di partecipazione. È chiaro però che, dato il suo scopo, dovrà essere un incontro intergenerazionale: non per la solita e spesso frustrata aspirazione degli adulti a vedere i giovani partecipare alle loro assemblee, ma perché l’oggetto dell’incontro è esso stesso intergenerazionale e non potrebbe neanche pensarsi o avviarsi il discorso senza uno scambio di saperi e di vissuti e, come dice il papa, “di sogni e di profezie” tra una generazione e l’altra.
Difatti nel corso di tale assemblea se gli uni proporranno il tema ai nati in questo secolo, gli altri, i giovani, proporranno una prima istruttoria dei problemi più urgenti, di quelle che appaiono oggi come le urgenze o emergenze messianiche, secondo un programma dettagliato che via via elaboreremo insieme nel corso di questi mesi. Un “tagliando” al millennio, 18 anni dopo il suo inizio e 982 prima della sua fine.
Nel sito pubblichiamo oltre alla convocazione dell’assemblea, un ricordo di papa Francesco dell’eredità di La Pira, un’informazione sulle marce dei profughi dall’America Latina, e un articolo sul sequestro dell’Aquarius nel quadro di un’Italia che scivola verso la lotta di tutti contro tutti.
Con i più cordiali saluti
www.chiesadituttichiesadeipoveri.it
Assemblea il 6 aprile a Roma
RIUNIRE I POPOLI FRANTUMATI
Assemblea il 6 aprile a Roma
RIUNIRE I POPOLI FRANTUMATI
Una convocazione per “Chiesa di Tutti Chiesa dei Poveri”. Sei urgenze messianiche per i nati in questo secolo. Non solo aspettare e vedere, ma decidere e operare. Il programma dell’incontro
È convocata per il 6 aprile 2019 a Roma, presso il centro Congressi di via dei Frentani, alle 10, un’assemblea nazionale di “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri”, secondo il seguente programma.
I compiti dei nati in questo secolo
RIUNIRE I POPOLI FRANTUMATI E ALTRE URGENZE
I beni promessi e perduti: sei emergenze messianiche
RIUNIRE I POPOLI FRANTUMATI
DEPORRE IL DENARO DAL TRONO, INNALZARVI IL DIRITTO
INVERTIRE LE STATISTICHE: NON PIÙ DIECI RICCHI E MILIONI DI POVERI
DISIMPARARE L’ARTE DELLA GUERRA
RIMETTERE IL CHIAVISTELLO ALLE ACQUE E IL TERMOSTATO ALLA TERRA
RESTARE UMANI DONNE E UOMINI DUE UNIVERSI IN UNA SOLA CARNE
Il programma prevede un’introduzione che enunci e motivi il problema posto all’Assemblea: una sorta di “tagliando” da fare al millennio da poco iniziato per individuare i nodi cruciali su cui se ne deciderà il destino. Una relazione del teologo Giuseppe Ruggieri offrirà criteri per una lettura dell’attuale crisi messianica. In seguito sui problemi più urgenti saranno presentati interventi intergenerazionali che li metteranno all’ordine del giorno in prospettiva di futuro, ciò di cui consisterà il dibattito dell’Assemblea. È possibile che durante la discussione venga abbozzato un documento postassembleare le cui linee generali siano approvate dalla stessa assemblea.
Quali i motivi che hanno suggerito al Comitato coordinatore di “Chiesa di Tutti Chiesa dei Poveri” questa convocazione e questo tema?
Il passaggio dal secondo al terzo millennio, a 18 anni dal suo inizio, si sta rivelando veramente cruciale. È in corso un cambiamento d’epoca in cui sono messi in gioco beni primari così importanti e anelati dagli uomini fin dall’inizio dei tempi che sono stati chiamati beni messianici e sono stati oggetto delle promesse messianiche, e sono oggi riproposti e annunciati dall’attuale pontificato:
1) L’unità nella differenza di tutti i popoli, le culture e le fedi, l’unità di tutta la famiglia umana (oggi negata dalla guerra ai migranti, allo straniero, dagli scarti, dagli apartheid, dai muri, dalle frontiere in armi, dai sovranismi antagonistici, “prima l’America”, “prima gli italiani”, ecc.).
2) Il valore dello scambio gratuito nei rapporti umani di cui il fondamento e il modello è lo “scambio” tra Dio e l’uomo nella misericordia e nella croce (oggi negato dall’assoluta sovranità del denaro come unico mediatore dello scambio tra gli uomini, onde la finanza cieca sorda e muta domina la terra e mette fuori gioco la politica e il diritto).
3) Il valore della terra data come nutrice agli uomini e a loro affidata come madre (oggi negato dall’artificio che arroventa il clima, che fa saltare il chiavistello delle acque, che converte l’Amazzonia in denaro e porta al collasso del sistema).
4) La messa al bando della guerra, invenzione della cultura che non si trova in natura, tanto che la promessa messianica è che “non si impari più l’arte della guerra” (oggi negata dal rifiuto di aderire al Trattato per l’interdizione delle armi nucleari, dal ripristino della guerra come mezzo di intimidazione e di dominio, dal mito tecnologico di una guerra in cui si muore da una parte sola).
5) L’essere due in una carne sola degli uomini e delle donne, per un’alleanza che come dice papa Francesco va ben oltre il sigillo dell’unione coniugale e alla quale sono affidati “il creato e la storia”, e anche “la regia dell’intera società” (oggi negato dalla perdita della loro “differenza benedetta” e dall’utopia del “neutro” che tende a non fare più dell’essere umano un “nato da donna”, così com’è negato dall’ “hybris” o potenza della tecnologia che costruisce l’uomo artificiale e il mondo dei robot).
Tutto ciò da un lato produce una “sofferenza messianica” per il dolore del mondo e per l’inadempimento di attese così vitali e d’altra parte invita a prendere in mano queste urgenze messianiche e a congiurare per il loro adempimento: non solo stare a guardare come andrà a finire, ma decidere e operare E questo è appunto il compito del millennio che ora comincia; ma questo compito è messo ora nelle mani dei nati in questo secolo, dei giovani che sono giunti all’età della ragione e all’età adulta in questo snodo cruciale dal secondo al terzo millennio.
E ciò quando i vecchi messianismi del ‘900 sono falliti (il nazionalismo, il messianismo proletario e quello terzomondista) e i nuovi falsi messianismi sono in campo: il populismo, la tecnologia onnipotente, il sovranismo identitario, ed è perciò importante riscoprire l’autentico senso del cristianesimo, come messianismo né politico, né sacerdotale, né regale, ma di tutti gli uomini e in particolare delle minoranze ignorate, eppure propositive e custodi e serve del destino di tutti.
Naturalmente non dovrebbe trattarsi di un cahier de doléances ma di punti di partenza dell’analisi in vista del futuro da assumere come compito, in uno scambio intergenerazionale di saperi, di esperienze e, come dice il papa parlando di anziani e di giovani, di “sogni e speranze” da una parte e di “profezia” dall’altra.
Fin da ora saranno gradite adesioni e prenotazioni per la partecipazione all’assemblea.
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