“BEATI GLI ATEI PERCHÉ INCONTRERANNO DIO” (Maria Vigil) Per un cammino di spiritualità oltre le religioni
Seminario nazionale delle Comunità cristiane di base Rimini, 8-10 dicembre 2017 – Casa per ferie Don Bosco
Venerdì 8 dicembre
dalle ore 13:30 accoglienza, sistemazioni, iscrizioni
ore 15:30 – inizio lavori: saluto della Segreteria, comunicazioni, informazioni organizzative
ore 16:00 – Claudia Fanti: “Per le CdB non è l’anno zero su questi temi; Adista è osservatorio e strumento per questa ricerca ‘Oltre le religioni’: il racconto di un’esperienza”
ore 17:00 – Ferdinando Sudati e Giancarla Codrignani: “Il Cristianesimo è eresia” (cit. da L’inutile fardello di Ortensio Da Spinetoli)
ore 19:30 – cena
ore 21:00 – dialogo su don Milani con Valeria Milani Comparetti e Sergio Tanzarella a partire dai loro libri (rispettivamente: Don Milani e suo padre. Carezzarsi con le parole, edizioni Conoscenza 2017; La parrhesia di don Lorenzo Milani. Maestro di vita e di coscienze critiche, edizioni Il pozzo di Giacobbe, 2017)
Sabato 9 dicembre
ore 9:00 – Marcelo Barros (o Augusto Cavadi) e Maria Soave Buscemi “Dalle religioni alla spiritualità, per incontrare l’altro/a aldilà di dogmi e precetti”
ore 10:30 – 12:30 – lavori a piccoli gruppi “A che punto siamo di questo cammino?”
ore 13:00 – pranzo
ore 15.30 – Sergio Tanzarella e Letizia Tomassone: “Per un cammino di spiritualità oltre le religioni ogni novità ha bisogno di qualcuno/a che la proponga”
ore 17:00-19:00 – lavori a piccoli gruppi “A che punto siamo di questo cammino?”
ore 20:00 – cena
ore 21:00 – serata di festa
Domenica 10 dicembre
ore 9:00 – 12:00 – a cura di una CdB (aspettiamo di conoscere chi si offre…): come già fatto con successo in precedenti incontri, tutta la mattinata sarà dedicata alla celebrazione eucaristica, comprendendo anche il confronto in plenaria con i relatori e le relatrici e tra di noi
ore 12:30 – pranzo, saluti, partenze
Da credenti, “oltre le religioni”: il seminario nazionale delle CdB
Sono due i libri da cui trae spunto e sostanza il seminario nazionale delle Comunità Cristiane
di Base italiane in programma il prossimo 8-10 dicembre a Rimini (Casa per Ferie
Don Bosco – Viale Regina Elena, 7: il programma completo e le informazioni per iscriversi
e partecipare le trovate su questo stesso numero, in ultima di copertina). I
l primo è l’opera postuma di Ortensio da Spinetoli, L’inutile fardello (Chiarelettere
ed., arrivato in pochi mesi alla terza edizione), in cui il teologo cappuccino tenta di liberare
la fede da dogmi e precetti, parole e liturgie sovrastrutturali rimettendo al centro
della vita cristiana le parole e la testimonianza di Gesù.
Il secondo libro è di John Shelby Spong, María López Vigil, Roger Lenaers, José
María Vigil, Oltre le religioni, un’opera pubblicata in Italia grazie alla partnership tra
Adista e l’editrice Gabrielli (anche questo libro si può richiedere ad Adista) che raccoglie
saggi di diversi teologi di punta; in particolare dal contributo del teologo spagnolo Vigil
viene il titolo stesso del seminario delle CdB: “Beati gli atei perché incontreranno Dio”.
Perché Dio, secondo il movimento delle Comunità di Base, va ormai declinato secondo
paradigmi totalmente diversi da quelli tradizionali.
E le religioni vanno ripensate secondo modelli che non prevedano più la sottomissione
dell’essere umano ad autorità, gerarchie, caste sacerdotali che pretendono di essere depositarie
di antiche credenze o verità delle quali sarebbero le uniche veraci interpreti, in
quanto rivelate e compiute solo grazie ad esse. Così come sono ormai astoriche e inconcepibili
Chiese e istituzioni religiose che pongano se stesse e i loro insegnamenti al di sopra
della scienza e di ogni autorità civile.
Insomma, il seminario delle CdB si preannuncia dirompente nei contenuti (difficile infatti
anche solo pensare ad una comunità di credenti che si interroga in modo così radicale
sul senso stesso del proprio modo di vivere e declinare la fede) e particolarmente ricco
anche di contributi. Basta citare la presenza di don Ferdinando Sudati, Sergio
Tanzarella, Augusto Cavadi, Giancarla Codrignani, Bruna Peyrot, Valeria Milani
Comparetti; ma anche della nostra redattrice Claudia Fanti, trait d’union tra
quanto le Comunità di Base elaboreranno a Rimini e quanto invece Adista celebrerà contemporaneamente
a Roma, durante la festa-evento dei suoi 50 anni. Perché il cammino
di Adista e delle CdB in questi decenni è corso sullo stesso binario di laicità, vangelo,
Concilio e democrazia.
Proprio sui temi del seminario, e più in generale sulle prospettive d’impegno e di azione
delle CdB, abbiamo posto alcune domande ad un suo storico animatore, Marcello Vigli.
Di seguito l’intervista.
Quali sono le sfide che ritieni il movimento delle CdB sarà chiamato ad affrontare
nel prossimo futuro?
Sono quelle stesse che ogni Chiesa è chiamata ad affrontare oggi per testimoniare la fede
in un mondo in cui la globalizzazione e la comunicazione telematica hanno rotto ogni
confine fra culture diverse, imponendo agli abitanti del pianeta, uomini e donne, scelte
radicali: rivendicare particolarità etnica e linguistica per riaffermare identità inconciliabili,
o rinnegarle per integrarsi in un comune sentire da esprimere in sempre nuovi linguaggi.
Il rischio che corrono è quello di considerare esaurita la loro esperienza dopo
l’elezione di papa Francesco, cedendo alla tentazione costituirsi in gruppi di spiritualità
nell’intento di superare il limite, individuale e collettivo, dell’umano che ci è dato di vivere
nel tempo, prescindendo dall’impegno collettivo a costruirla. Resta infatti inautentica
e consolatoria ogni spiritualità che spinga a separarsi dagli altri, ponendosi fuori della
storia.
A tuo giudizio quale è stato il lascito maggiore di Giovanni Franzoni al movimento
delle Comunità di Base?
Con la sua scelta di vita ha testimoniato il messaggio che le Cdb rappresentano con la
loro proposta di Chiesa altra. Ha mostrato il modo di essere cristiano fedele all’impegno
di evangelizzare costruendo il Regno, ma rifuggendo alla tentazione di usarne l’annuncio
per acquisire consenso e potere. Giovanni il potere ha saputo lasciarlo immergendosi in
quella parte di umanità che affronta quotidianamente la lotta per evitare che i poveri
siano sfruttati, i deboli siano oppressi e le minoranze siano emarginate. In questa prospettiva
ha esercitato la sua cittadinanza politica; il suo impegno è stato esemplare per
la coerenza con cui ha vissuto la distinzione fra politica e religione nella dimensione della
laicità, riconoscendo il diritto dovere dello Stato di scegliere in piena autonomia le
normativa per garantire la democrazia.
Il titolo del vostro incontro suggerisce l’idea che ci sia bisogno di più spiritualità,
ma di meno “religione”. In che senso?
La religione fin dal suo imporsi nella vita associata degli uomini ha assolto a diverse
funzioni. Al bisogno di darsi ragione della propria esistenza, di avere un referente superiore
a cui appellarsi per avere sostegno e per ottenere giustizia. Proprio l’esercizio di
questa funzione offrì ben presto giustificazione alla gerarchizzazione dei ruoli sociali attribuendo
una giustificazione sovraumana a chi esercitava il potere. Col tempo la scienza
la rese superflua anche nell’interpretazione dell’esistente, rendendo tutto umano
l’esercizio della sovranità. Pur così ridimensionata nel suo ruolo “conoscitivo”, la religione
non perse del tutto, però, quello “politico” nel connubio fra l’autorità spirituale dei capi
religiosi e il potere, in diverso modo conquistato, da quelli politici in concorrenza con
l’insorgere delle ideologie. In verità la loro “morte” ha rilanciato la religione pur se in diverse
forme, alcune anche del “fai da te”.
Il pontificato di papa Francesco ha fatto pensare a molti, nell’area del cosiddetto
“dissenso”, ad una possibile apertura, riconoscimento, da parte della
Chiesa gerarchica nei confronti di chi, come voi, ha detto con molti anni di anticipo
ciò che oggi è all’ordine del giorno del rinnovamento ecclesiale che molti,
credenti e non credenti, attendono. Questo gesto da parte del papa e dell’establishment
ecclesiastico non è però arrivato, nemmeno nei confronti di Giovanni
Franzoni, dopo la sua scomparsa. Come mai?
È forse improprio continuare a parlare di “dissenso” da tempo diventato, almeno nelle
Cdb, proposta di “Chiesa altra”. Il termine si può oggi forse, paradossalmente, riutilizzare
per indicare l’area della destra ecclesiastica che si oppone, più o meno silenziosamente,
al “revisionismo” teologico (molto blando) e alle innovazioni strutturali (poche in realtà)
di papa Bergoglio, che giustamente, dal suo punto di vista, non “apre” alle nostre
esperienze. Il papa e ancor più il suo “establishment” hanno ben inteso che le loro riforme,
pur sempre preziose se realizzate, hanno ben poco a che fare con quanto le Cdb hanno
detto e fatto con molti anni di anticipo su ciò che oggi è all’ordine del giorno per adeguare
l’annuncio evangelico alle trasformazioni in atto nella società. Non a caso ha riabilitato
don Primo Mazzolari ed è salito a Barbiana, ma per Franzoni neppure un requiem
per il suo funerale… troppo laico.
Valerio Gigante
Adista Notizie n° 40 del 25/11/2017
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