Ordinariato Militare: domani card. Parolin al ventennale del Seminario Maggiore
Nel ventennale di fondazione, il Seminario Maggiore dell’Ordinariato Militare per l’Italia – Scuola Allievi Cappellani – verrà intitolato a San Giovanni XXIII Papa, Patrono dell’Esercito Italiano, nel corso di una messa, domani sera (ore 18.00), presieduta dal card. Pietro Parolin, Segretario di Stato. Concelebreranno l’arcivescovo Ordinario Militare, mons. Santo Marcianò e numerosi cappellani militari, tra cui gli ex alunni alla presenza anche delle autorità militari e dei rappresentati delle associazioni.
Seminario maggiore dell’Ordinariato militare
Via dei Carristi, 14
00143 ROMA CECCHIGNOLA
Tel. e fax civili: 06 5 012 132
Telefono Militare: 5 6255
Identità e Origini
Il Seminario Maggiore dell’Ordinariato Militare accoglie coloro che, compiuti gli studi secondari di secondo grado, intendono iniziare un cammino di discernimento e di formazione al sacerdozio, finalizzato al servizio del mondo militare. E’ compito proprio del Seminario, infatti, curare in modo più chiaro e completo la vocazione dei candidati, i quali, devono essere formati come veri pastori di anime, ed essere preparati al ministero di insegnare, santificare e reggere il popolo di Dio che fa parte a vario titolo dell’ordinamento militare.
E’ è stato istituito da Mons. Giuseppe Mani, Ordinario Militare, l’8 dicembre 1998 con Decreto n. A11/AS. La sua istituzione trova fondamento
- nel can. 232, che prevede il diritto proprio di ogni diocesi di formare coloro che sono destinati ai Ministeri sacri;
- nel can. 237, che auspica vi sia il seminario maggiore in ogni diocesi;
- nella Costituzione Apostolica Spirituali Militum curae, promulgata da Sua Santità Giovanni Paolo II il 21.04.1986, nella quale si afferma che gli Ordinariati Militari vengono giuridicamente assimilati alle Diocesi (art I, par. 1) e l’Ordinario Militare può erigere un seminario (art. VI, par. 3). Si riconoscono all’Ordinario Militare i compiti e le prerogative proprie dei Vescovi diocesani, ivi compresa la cura per le vocazioni al sacerdozio con le strutture e le forme più opportune e secondo le peculiarità e le specificità pastorali proprie di ogni chiesa locale o circoscrizione ecclesiastica.
Il 1° Sinodo della Chiesa Ordinariato Militare, celebratosi dal 25 ottobre 1996 al 29 maggio 1999, fra i suoi documenti, nel capitolo relativo alla figura del Cappellano Militare, menziona al n. 487 la Scuola per Cappellani Militari come luogo per la formazione di quanti aspirano al sacerdozio nell’ambito specifico del mondo militare.
Ubicazione
Il Seminario Maggiore dell’Ordinariato Militare si trova presso la Città Militare della Cecchignola nell’area sud della città di Roma, a ridosso ed internamente al Grande Raccordo Anulare, in una struttura ricavata da alcuni locali ceduti dalla Caserma “Ettore Rosso” sede del comando Scuola del Genio.
Nella città militare hanno sede diversi Comandi, Scuole ed Enti militari prevalentemente appartenenti alla Forza Armata dell’Esercito, da cui, per alcuni aspetti logistici, il Seminario dipende.
La struttura del Seminario è composta, pertanto, da due edifici indipendenti, divisi da un piazzale, adibiti uno – zona notte – ad alloggi e camere per allievi e superiori, l’altro – zona giorno – dai locali che servono alla vita quotidiana: la Chiesa, la sala conferenze/polifunzionale, il refettorio, la cucina, la biblioteca e la sala studio, la sala ricreativa, la sala tv, la lavanderia, gli uffici dei superiori.
Percorso Accademico e culturale
La formazione intellettuale ha come fine l’acquisizione, da parte dei seminaristi, di un’ampia e solida istruzione nelle scienze sacre insieme a una cultura generale proporzionata alle necessità dei nostri tempi, affinché essi siano in grado – dopo aver fondato e nutrito la loro stessa fede – di annunziare convenientemente il messaggio evangelico agli uomini del nostro tempo e di inserirlo nella cultura odierna.
A tale scopo i seminaristi frequentano la Pontificia Università Lateranense, situata presso la Basilica Papale di san Giovanni in Laterano.
Accogliendo l’offerta formativa di questa università, gli studenti, per il conseguimento del 1° grado accademico in S. Teologia (Baccalaureato), sono tenuti a compiere un ciclo quinquennale istituzionale suddiviso in un Biennio Filosofico-Teologico e un Triennio Teologico, in applicazione del Decreto di riforma del 28 gennaio 2011.
Attività Pastorale
Poiché il fine del seminario è di formare pastori di anime, tutta la formazione sacerdotale deve essere caratterizzata dallo spirito pastorale che si adatta alle attuali e diverse condizioni culturali e alla specificità del contesto militare.
Per una formazione integrale e per un’esperienza tirocinante fruttuosa e all’avanguardia, gli allievi svolgono, nel fine settimana, il servizio pastorale presso alcune parrocchie periferiche della diocesi di Roma e presso alcune caserme della capitale.
Orario di Comunità:
06.15 Lodi mattutine e preghiera personale
07.00 Colazione
08.30 Inizio lezioni
13.45 Pranzo e tempo libero
15.30 Ora media e Studio
18.30 S. Messa con Vespri– Adorazione eucaristica
20.00 Cena
20.30 Tempo libero
22.30 Tempo di silenzio e riposo notturno
Durante la settimana sono previsti:
- Domenica pomeriggio Vespri solenni e incontro formativo con il Rettore.
- Sabato Rosario Comunitario.
- Venerdì istruzione del Padre Spirituale, adorazione fino a compieta che si conclude con la benedizione eucaristica (ore 22.00).
- Giovedì confessioni e direzione spirituale
- Ritiro spirituale all’inizio dei tempi forti
La comunità del Seminario:
Rettore: Don Maurizio Ferri
Vicerettore: Don Teodoro De Paola
Padre Spirituale: Mons. Pietro Campominosi
Seminaristi nei vari anni: 9
La formazione nel Seminario Maggiore dell’Ordinariato militare
(dal “Progetto formativo”)
La cura delle vocazioni ha ispirato in tutti i tempi la Chiesa che, in forme diverse, ha seguito l’esempio di Gesù verso i suoi primi discepoli.
Il nostro seminario, dunque, «si presenta sì come un tempo e uno spazio, ma esso è soprattutto una comunità educativa in cammino, dove attraverso il comandamento dell’Amore, si cresce per essere “Presbiterio”. L’identità profonda del seminario è in sostanza una continuazione nella Chiesa della Comunità Apostolica stretta intorno a Gesù, in ascolto della sua Parola, in cammino verso l’esperienza della Pasqua, in attesa del dono dello Spirito per la missione» (PDV, 60).
Non si tratta di una generica e mera esperienza di condivisione di vita e di ideali, di coabitazione e di collaborazione, «il seminario è in se stesso un’esperienza originale della vita della Chiesa: in esso il Vescovo si rende presente attraverso il ministero del rettore e il servizio di corresponsabilità e di comunione da lui animato con gli altri educatori, per la crescita pastorale e apostolica degli alunni» (PDV, 60)
Il seminario maggiore, non è dunque una semplice istituzione ritenuta necessaria dalla saggezza dei Pastori, ma un’autentica espressione di vita ecclesiale dove Dio, attraverso mediazioni umane, prepara e dispone alla missione coloro che egli stesso ha chiamato. La formazione al presbiterato è per sua natura ecclesiale e deve attuarsi in un concreto e specifico contesto ecclesiale che lasci trasparire la realtà profonda della Chiesa, Mistero di comunione, immagine della Trinità. «La comunione è il frutto e la manifestazione di quell’amore che, sgorgando dal cuore dell’eterno Padre, si riversa in noi attraverso lo Spirito che Gesù ci dona (Rm 5,5) per fare di tutti noi “un cuore solo e un’anima sola” (At 4,32). É realizzando questa Comunione di Amore che la Chiesa si manifesta come “sacramento, ossia, segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (LG 1)»(OT 4, FP 60).
Il seminario è il cuore pulsante della diocesi, una benedizione di Dio per le comunità cristiane, il segno che il Signore continua a chiamare numerosi discepoli e ad eleggerne alcuni, il frutto di una efficace pastorale vocazionale e della testimonianza credibile di carità sacerdotale e di vita apostolica che il presbiterio diocesano sa offrire. La preparazione dei candidati agli Ordini Sacri, segue un itinerario con forme e regole che si rifanno alle direttive impartite dalla competente Congregazione Vaticana, alla ratio studiorum della Conferenza Episcopale, alle consuetudini locali della Diocesi.
Il sacerdozio, infatti, non è una scelta di vita individuale, ma una risposta alla chiamata del Signore; è perciò indispensabile che ogni generoso slancio vocazionale sia rapportato ai carismi e alle finalità dell’istituzione nella quale si viene inseriti. I Superiori, poi, sono preposti a vagliare ed indirizzare le propensioni del candidato anche secondo le attese dei fedeli destinatari dell’azione pastorale. Tale preparazione, inoltre, deve portare ogni presbitero a maturare una solida vita spirituale, in grado di darsi strumenti di crescita e di formazione permanente, anche terminato l’iter formativo istituzionale.
Il seminario Maggiore dell’Ordinariato Militare, deve più di altri curare lo sviluppo di queste attitudini, in quanto il ministero ordinato viene esercitato in condizioni particolari e variegate: nei villaggi militari simili in tutto alle parrocchie dei limitrofi territori diocesani; nelle Caserme – in Italia e all’Estero- all’interno delle compagini militari o in situazioni militarmente delicate; sulle Navi militari o negli accampamenti isolati sia geograficamente che culturalmente, per posizione strategica o per più seri motivi di sicurezza.
Il ministro di culto cattolico, inserito nella struttura organizzativa delle forze armate, con mansioni parrocchiali, è destinato a quella forma specifica di cura d’anime che l’ordinamento statale definisce “Assistenza Spirituale” e l’ordinamento canonico definisce “Cappellania”: funzioni pastorali istituite per supplire ciò che la prassi pastorale tradizionale, in particolari contesti, non è in grado di assicurare.
Da qui deriva una scelta operativa e strategica, quella di un seminario proprio, che non solo non preclude il sistema in atto di accreditamento di ecclesiastici cattolici come cappellani militari, segno di compartecipazione alla missione evangelizzatrice della Chiesa da parte delle Diocesi italiane e delle Famiglie Religiose, ma che integra i ruoli e forse consente, grazie ad una formazione più curata e appropriata dei sacerdoti, di attenuare possibili disagi dovuti ad un ambientamento faticoso nel mondo militare.
È assai importante che la Chiesa/Ordinariato Militare possa formare direttamente almeno parte dei propri presbiteri.
Il profilo di sacerdote da destinare al mondo militare, non è univoco ma variegato, in funzione delle diverse tipologie di Reparti, del loro impiego operativo o delle finalità formative, della dislocazione geografica e dei servizi che l’Ente deve assicurare.
La formula più nota è quella del Cappellano/Parroco nelle comunità militari dove sono presenti Reparti operativi e nuclei familiari; a questa si aggiunge il Cappellano/Educatore negli Istituti di selezione/formazione, Scuole e Accademie: vere palestre di umanità, dalle quali escono i soldati di domani e i quadri dirigenti non solo del mondo militare, ma spesso anche dell’economia, della politica e dell’imprenditoria. Altra figura è quella del Cappellano al seguito di Reparti altamente operativi in Italia o all’Estero, che deve condurre i propri fedeli a vivere la virtù cristiana della fortezza per temperare la tentazione di usare prevalentemente la forza o agire senza rispetto verso la persona umana. C’è poi il Cappellano degli Ospedali Militari, chiamato ad illuminare con i valori cristiani il dolore e le fragilità di persone forgiate quasi solo per vincere ogni battaglia.
Un comune denominatore unisce questi diversi profili sacerdotali: quello di essere pastori d’anime, chiamati ad evangelizzare, testimoniare e santificare vivificando la chiesa attraverso i canali della pastorale giovanile, familiare e vocazionale; una presenza autorevole ferma sui principi e profetica sui valori, che consente di dare un’anima cristiana al Reparto, con un’azione pastorale che pur nel rispetto della tradizione della Chiesa sa, però, dialogare e confrontarsi con l’uomo contemporaneo.
Ma al Cappellano Militare è richiesto anche altro: una disponibilità alla mobilità su tutto il territorio nazionale e all’estero; un supplemento di obbedienza al mandato pastorale che l’Ordinario affida a ciascun Cappellano; una attitudine non generica alla disciplina e alla vita comunitaria, e la conoscenza, accoglienza e condivisione delle dinamiche interne alla vita e alle tradizioni del Reparto di assegnazione; una capacità di adattamento al genere di vita e alle strutture, sovente sobrie ed essenziali, delle Caserme; un grande rispetto, infine, per l’organizzazione statale nella quale il Cappellano è inserito per rendere un servizio alle persone e alla dignità e ai valori che ogni persona porta in sé.
Il percorso formativo dei candidati, la selezione e valutazione delle idoneità e le attività pastorali che devono svolgere nella loro preparazione al sacerdozio, non possono perciò essere come quelle dei giovani seminaristi delle diocesi italiane, anche se, concretamente, le modalità d’esercizio del ministero sacerdotale sono identiche.
La comunità parrocchiale nella quale viene inserito ogni (giovane) sacerdote, assicura solitamente il contesto adatto, l’humus, fatto di persone, strutture e situazioni, che favoriscono un’attività pastorale e, nel contempo, sostengono la vita spirituale del prete; non solo, la realtà diocesana ed i sacerdoti delle parrocchie vicine sono in grado di offrire al “nuovo venuto” quel supporto di carità sacerdotale che supplisce le fragilità che talvolta emergono nell’approccio ad un nuovo contesto pastorale. Tutto questo, sovente, nella vita del Cappellano militare non accade, non solo per i motivi di ordine pratico sopra rilevati (=presenze ridotte, minori risorse ecc…) ma anche per la semplice lontananza geografica di una sede dall’altra, per la mobilità operativa del personale militare, che rende difficile articolare una progettualità pastorale. In questi contesti, una formazione specifica, che tenga conto anche delle prospettive in continua evoluzione che investono il mondo militare, diventa essenziale ed irrinunciabile.
Per dei sacerdoti preparati, anche il prevalente impiego nelle Forze Armate in operazioni internazionali all’Estero di varia natura e per consistenti periodi di tempo, diventa il “teatro” privilegiato per un’attività pastorale di evangelizzazione e di catechesi finalizzata al conferimento dei sacramenti dell’iniziazione. Tali contesti, infatti, sono ambiti di ministero che richiedono un tirocinio conoscitivo della realtà militare: ordinamento e linguaggio, segni e modi espressivi, storia e consuetudini, un mondo nel quale il Cappellano occupa un ruolo istituzionale proprio ed esclusivo.
Pensando al servizio che compiono i militari italiani all’Estero, e considerato che le zone d’operazione non sono sempre aree geografiche marcatamente cattoliche, non va dimenticato che spesso il Cappellano Militare al seguito dei Reparti in missione, è l’unica presenza di ministro di culto cattolico e come tale deve confrontarsi non solo con la fede debole dei propri militari, ma anche con adepti e ministri di culto di altre religioni e confessioni, davanti ai quali egli rappresenta la Chiesa Una, Santa, Cattolica ed Apostolica: una maturità vocazionale unita a solidità morale oltre che dottrinale, frutto di adeguata e specifica formazione, sono essenziali, perché la presenza del sacerdote non si riveli una contro testimonianza.
Sono anche questi gli obiettivi con i quali deve confrontarsi l’impegno formativo dell’Ordinariato militare e dei Superiori del Seminario: formare preti capaci di vivere la solitudine di un ministero senza sentirne la frustrazione, il senso di inutilità e senza ripiegamenti su altri fronti; preti che sanno di essere presenza del Vangelo e della Chiesa, nei confronti del mondo militare; preti capaci di vivere e testimoniare le virtù sacerdotali e pastorali proprie dei migliori pastori d’anime; preti, infine, che trovandosi al seguito di contingenti militari in zone sicuramente a vario titolo precarie, senza la possibilità di un frequente ricorso ad un confratello stimato per la cura della propria vita spirituale, sanno conservare la dignità del loro sacerdozio con una testimonianza esemplare tra i loro fedeli militari, nelle comunità cristiane e tra i sacerdoti del luogo.
La comunità educante del Seminario Maggiore dell’Ordinariato Militare, attraverso le iniziative formative e le scelte pastorali più idonee, mira a preparare Pastori che siano veri discepoli del Maestro, pronti per un ministero delicato e prezioso.
Il progetto educativo del nostro seminario tiene presente quanto i documenti della Chiesa ci insegnano calandoli nel tempo che viviamo, al fine di formare pastori che sappiano evangelizzare in un mondo che cambia. La preghiera, il cammino di fede attraverso un itinerario spirituale ben definito, lo studio, la cultura, la formazione umana sono, perciò, i punti essenziali della vita quotidiana dei seminaristi.
Sin dalla fondazione del Seminario Maggiore, la Chiesa Ordinariato Militare ha avuto un’attenzione particolare all’accompagnamento vocazionale finalizzato ad un discernimento della volontà di Dio. Quest’opera si è attuata e continua ad attuarsi mediante le “settimane di orientamento vocazionale” in seminario. In esse i giovani, presentati dai Cappellani Militari, guidati da sacerdoti esperti nel settore e, in primis, dallo stesso Arcivescovo Ordinario Militare, prendono familiarità con la Parola di Dio e attraverso le riflessioni proposte ed i colloqui cercano di stabilire l’autenticità della loro vocazione nella vita. « D’altra parte, nonostante la scarsità di vocazioni, oggi abbiamo una più chiara coscienza della necessità di una migliore selezione dei candidati al sacerdozio. Non si possono riempire i seminari sulla base di qualunque tipo di motivazione, tanto meno se queste sono legate ad insicurezza affettiva, a ricerca di forme di potere, gloria umana o benessere economico» (Evangelii gaudium, 107).
I giovani in questi incontri periodici, seguiti dall’equìpe educativa del seminario, saranno accompagnati vocazionalmente, ma nello stesso tempo sarà valutata la loro idoneità ad intraprendere il cammino di formazione per essere sacerdoti al servizio delle FF.AA.
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