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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Ci sono proposte concrete per la pace in Ucraina. Leggile tutte sul dossier preparato dall’International Peace Bureau

Una raccolta di proposte esistenti e di possibili passi per porre fine alla guerra in Ucraina attraverso la diplomazia piuttosto che con le armi.

La guerra in Ucraina sta causando sofferenza, morte e devastazione. Ogni giorno che passa, sempre più persone vengono uccise, ferite fisicamente o traumatizzate psicologicamente. Man mano che la guerra continua, aumenta il rischio che si diffonda o si intensifichi in altri Stati. Tra le altre conseguenze, la guerra in Ucraina ha aggravato la crisi alimentare globale, minacciando le catene di approvvigionamento e facendo aumentare i prezzi di cibo, fertilizzanti e carburante.

L’escalation militare deve essere ridotta per porre fine alla guerra il più rapidamente possibile, e per raggiun- gere questo obiettivo sono necessari un cessate il fuoco e negoziati di pace. L’attacco della Russia all’Ucraina è illegale secondo il diritto internazionale, e il governo russo ne è responsabile. Allo stesso tempo, è necessaria un’azione congiunta per porre fine alla guerra e stabilire la pace. Il ministro degli Esteri sudafricano Naledi Pandor ha detto: “Il mondo ha la responsabilità di portare la pace”. Eppure, nonostante le incommensurabili sofferenze causate dalla guerra, al momento non ci sono negoziati diretti tra i governi russo e ucraino. Vedia- mo il pericolo di una guerra di logoramento che può durare anni, con conseguenze umanitarie catastrofiche per la popolazione ucraina e per il mondo intero. Per questo motivo, è necessario negoziare immediatamente e trovare una soluzione diplomatica.

Di seguito riportiamo una raccolta di proposte e possibilità per un cessate il fuoco e per una soluzione dei conflitti tra Russia e Ucraina.

Reiner Braun, ex direttore esecutivo dell’Ufficio internazionale per la pace Sean Conner, direttore esecutivo dell’Ufficio internazionale per la pace Alessandra Fontanella, assistente coordinatore dell’IPB

 

Accordi di Minsk 2 2015 e Formato Normandia

Pacchetto di misure per l’attuazione degli accordi di Minsk.

  1. Cessate il fuoco immediato e completo in alcune aree delle regioni di Donetsk e Lugansk dell’Ucraina e sua rigorosa attuazione a partire dalle ore 00.00 (ora di Kiev) del 15 febbraio 2015.
  1. Ritiro delle armi pesanti da entrambe le parti su distanze uguali al fine di creare una zona di sicurezza larga almeno 50 km per i sistemi di artiglieria con calibro superiore a 100 mm e oltre, una zona di sicurezza larga 70 km per gli MLRS e 140 km per gli MLRS “Tornado-C”, “Uragan”, “Smerch” e i sistemi missilistici tattici “Tochka” (“Tochka U”):
    • per le truppe ucraine: dalla linea di contatto de facto;
  • per le formazioni armate di alcune aree dell’oblast’ di Donetsk e Lugansk dell’Ucraina dalla linea di contat- to secondo il memorandum di Minsk del 19 settembre 2014.

Il ritiro delle armi pesanti come sopra specificato deve iniziare al più tardi il secondo giorno del cessate il fuoco e deve essere completato entro 14 giorni.

Il processo sarà facilitato dall’OSCE e sostenuto dal Gruppo di contatto trilaterale.

  1. Garantire un monitoraggio e una verifica efficaci del regime di cessate il fuoco e del ritiro delle armi pesan- ti da parte dell’OSCE a partire dal primo giorno del ritiro, utilizzando tutte le attrezzature tecniche necessa- rie, compresi satelliti, droni, apparecchiature radar, ecc.
  2. Avviare un dialogo, il primo giorno del ritiro, sulle modalità delle elezioni locali in conformità con la legi- slazione ucraina e con la Legge dell’Ucraina “Sull’ordinamento provvisorio dell’autogoverno locale in alcune aree delle regioni di Donetsk e Lugansk”, nonché sul futuro regime di queste aree basato su tale Legge. Adottare tempestivamente, entro e non oltre 30 giorni dalla data della firma del documento, una risoluzione del Parlamento ucraino che specifichi l’area che gode del regime speciale, ai sensi della Legge dell’Ucraina “Sull’ordinamento provvisorio dell’autogoverno locale in alcune aree delle regioni di Donetsk e Lugansk”, sulla base della linea del Memorandum di Minsk del 19 settembre 2014.
  1. Garantire la grazia e l’amnistia attraverso l’emanazione della legge che vieta di perseguire e punire le persone in relazione agli eventi che hanno avuto luogo in alcune aree delle regioni di Donetsk e Lugansk dell’Ucraina.
  1. Garantire il rilascio e lo scambio di tutti gli ostaggi e delle persone detenute illegalmente, sulla base del principio “tutti per tutti”. Questo processo deve essere completato al più tardi il quinto giorno dopo il
  1. Garantire l’accesso sicuro, la consegna, lo stoccaggio e la distribuzione dell’assistenza umanitaria a chi ne ha bisogno, sulla base di un meccanismo internazionale.
  1. Definizione delle modalità per la piena ripresa dei legami socio-economici, compresi i trasferimenti sociali, come le pensioni, i pagamenti e altri pagamenti (redditi ed entrate, pagamenti puntuali di tutte le bollette, ripristino della tassazione nel quadro giuridico dell’Ucraina).

A tal fine, l’Ucraina ripristinerà il controllo del segmento del suo sistema bancario nelle aree colpite dal con- flitto e, possibilmente, sarà istituito un meccanismo internazionale per facilitare tali trasferimenti.

  1. Ripristino del pieno controllo del confine di Stato da parte del governo ucraino in tutta l’area di conflitto, a partire dal primo giorno successivo alle elezioni locali e fino al termine della campagna politica globale (elezioni locali in alcune aree delle regioni di Donetsk e Lugansk sulla base della legge dell’Ucraina e della riforma costituzionale) che dovrà essere completata entro la fine del 2015, a condizione che il paragrafo 11 sia stato attuato in consultazione con e su accordo dai rappresentanti di alcune aree delle regioni di Donetsk e Lugansk nel quadro del Gruppo di contatto trilaterale.
  2. Ritiro di tutte le formazioni armate straniere, delle attrezzature militari e dei mercenari dal territorio dell’Ucraina sotto il monitoraggio dell’OSCE. Disarmo di tutti i gruppi illegali.
  3. Attuazione della riforma costituzionale in Ucraina con l’entrata in vigore di una nuova Costituzione entro la fine del 2015, che preveda il decentramento come elemento chiave (compreso un riferimento alle specificità di alcune aree delle regioni di Donetsk e Lugansk, concordato con i rappresentanti di tali aree), nonché l’ado- zione di una legislazione permanente sullo status speciale di alcune aree delle regioni di Donetsk e Lugansk in linea con le misure indicate nella nota a piè di pagina fino alla fine del 2015.
  4. Sulla base della legge ucraina “Sull’ordinamento provvisorio dell’autogoverno locale in alcune aree delle regioni di Donetsk e Lugansk”, le questioni relative alle elezioni locali saranno discusse e concordate con i rappresentanti di alcune aree delle regioni di Donetsk e Lugansk nell’ambito del Gruppo di contatto trilate- rale. Le elezioni si terranno in conformità con gli standard OSCE pertinenti e saranno monitorate dall’OSCE/
  5. Intensificare il lavoro del Gruppo di contatto trilaterale anche attraverso l’istituzione di gruppi di lavoro sull’attuazione di aspetti rilevanti degli accordi di Minsk. Tali gruppi rispecchieranno la composizione del Gruppo di contatto trilaterale.

Partecipanti al Gruppo di contatto trilaterale:

Ambasciatore Heidi Tagliavini

Secondo Presidente dell’Ucraina, L.D. Kuchma

Ambasciatore della Federazione Russa in Ucraina, M.Y. Zurabov

A.V. Zakharchenko

I.V. Plotnitskiy

 

 Documenti:

https://peacemaker.un.org/sites/peacemaker.un.org/files/UA_150212_MinskAgreement_en.pdf

 

Risoluzione adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

il 2 marzo 2022

Con 141 sì, 5 no e 35 astenuti

L’Assemblea Generale, riaffermando l’importanza fondamentale della Carta delle Nazioni Unite nella pro- mozione dello stato di diritto tra le nazioni,

Ricordando l’obbligo di tutti gli Stati, ai sensi dell’articolo 2 della Carta, di astenersi nelle loro relazioni in- ternazionali dalla minaccia o dall’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, o in qualsiasi altro modo incompatibile con gli scopi delle Nazioni Unite, e di risolvere le loro controversie internazionali con mezzi pacifici,

Ricordando inoltre l’obbligo, ai sensi dell’articolo 2 (2) della Carta, che tutti i Membri, al fine di garantire a tutti i diritti e i benefici derivanti dall’appartenenza, adempiano in buona fede agli obblighi da loro assunti in conformità alla Carta,

Prendendo atto della risoluzione 2623 (2022) del Consiglio di sicurezza del 27 febbraio 2022, con la quale il Consiglio ha richiesto una sessione speciale d’emergenza dell’Assemblea generale per esaminare la questio- ne contenuta nel documento S/Agenda/8979,

Ricordando la risoluzione 377 A (V) dell’Assemblea generale del 3 novembre 1950, intitolata “Unirsi per la pace”, e tenendo conto che la mancanza di unanimità dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza nella sua 8979a riunione ha impedito a quest’ultimo di esercitare la sua responsabilità primaria per il mantenimen- to della pace e della sicurezza internazionale.

Ricordando inoltre la sua risoluzione 2625 (XXV) del 24 ottobre 1970, con la quale ha approvato la Dichiara- zione sui principi di diritto internazionale concernenti le relazioni amichevoli e la cooperazione tra gli Stati in conformità con la Carta delle Nazioni Unite, e riaffermando i principi in essa contenuti secondo i quali il territorio di uno Stato non può essere oggetto di acquisizione da parte di un altro Stato mediante la minaccia o l’uso della forza, e che qualsiasi tentativo volto a distruggere parzialmente o totalmente l’unità nazionale e l’integrità territoriale di uno Stato o di un Paese o la sua indipendenza politica è incompatibile con gli scopi e i principi della Carta,

Ricordando inoltre la propria risoluzione 3314 (XXIX) del 14 dicembre 1974, che definisce l’aggressione come l’uso della forza armata da parte di uno Stato contro la sovranità, l’integrità territoriale o l’indipendenza po- litica di un altro Stato, o in qualsiasi altro modo incompatibile con la Carta,

Tenendo presente l’importanza di mantenere e rafforzare la pace internazionale fondata sulla libertà, l’ugua- glianza, la giustizia e il rispetto dei diritti umani e di sviluppare relazioni amichevoli tra le nazioni indipen- dentemente dai loro sistemi politici, economici e sociali o dai loro livelli di sviluppo,

Ricordando l’Atto finale della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa, firmato a Helsinki il 1° agosto 1975, e il Memorandum sulle garanzie di sicurezza in relazione all’adesione dell’Ucraina al Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (Memorandum di Budapest) del 5 dicembre 1994,

Condannando la dichiarazione della Federazione Russa del 24 febbraio 2022 di una “operazione militare speciale” in Ucraina,

Riaffermando che nessuna acquisizione territoriale risultante dalla minaccia o dall’uso della forza sarà rico- nosciuta come legale,

Esprimendo grave preoccupazione per le notizie di attacchi a strutture civili come residenze, scuole e ospe- dali e di vittime civili, tra cui donne, anziani, disabili e bambini,

Riconoscendo che le operazioni militari della Federazione Russa all’interno del territorio sovrano dell’Ucrai- na sono di una portata che la comunità internazionale non vedeva in Europa da decenni e che è necessaria un’azione urgente per salvare questa generazione dal flagello della guerra,

Approvando la dichiarazione del Segretario Generale del 24 febbraio 2022 in cui si ricorda che l’uso della forza da parte di un Paese contro un altro è il ripudio dei principi che ogni Paese si è impegnato a sostenere e che l’attuale offensiva militare della Federazione Russa è contraria alla Carta.

Condannando la decisione della Federazione Russa di aumentare la prontezza delle sue forze nucleari, espri- mendo grave preoccupazione per il deterioramento della situazione umanitaria in Ucraina e nelle zone limi- trofe, con un numero crescente di sfollati interni e di rifugiati che necessitano di assistenza umanitaria,

Esprimendo preoccupazione anche per il potenziale impatto del conflitto sull’aumento dell’insicurezza ali- mentare a livello globale, dal momento che l’Ucraina e la regione sono una delle aree più importanti al mon- do per le esportazioni di cereali e di prodotti agricoli, quando milioni di persone stanno affrontando la care- stia o il rischio immediato di carestia o stanno vivendo una grave insicurezza alimentare in diverse regioni del mondo, nonché sulla sicurezza energetica,

Accogliendo con favore i continui sforzi del Segretario Generale e dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa e di altre organizzazioni internazionali e regionali per sostenere la de-escalation della situazione per quanto riguarda l’Ucraina e incoraggiando il dialogo continuo

Aggressione all’Ucraina A/RES/ES-11/13/422-04067

  • Riafferma il suo impegno per la sovranità, l’indipendenza, l’unità e l’integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti, incluse le sue acque territoriali;
  • Deplora con forza l’aggressione della Federazione Russa contro l’Ucraina in violazione dell’articolo 2 (4) della Carta;
  • Esige che la Federazione Russa cessi immediatamente l’uso della forza contro l’Ucraina e di astenersi da qualsiasi ulteriore minaccia o uso illegale della forza contro qualsiasi Stato membro;
  • Chiede inoltre che la Federazione Russa ritiri immediatamente, completamente e incondizionatamente tutte le sue forze militari dal territorio dell’Ucraina all’interno dei suoi confini internazionalmente ricono- sciuti;
  • Deplora la decisione della Federazione Russa del 21 febbraio 2022 relativa allo status di alcune aree delle regioni di Donetsk e Luhansk dell’Ucraina, in quanto violazione dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina e incoerente con i principi della Carta;
  • Chiede alla Federazione Russa di revocare immediatamente e incondizionatamente di revocare la decisio- ne relativa allo status di alcune aree delle regioni di Donetsk e Luhansk dell’Ucraina;
  • Invita la Federazione Russa a rispettare i principi enunciati nella Carta e nella Dichiarazione sulle relazioni
  • Invita le parti a rispettare gli accordi di Minsk e a lavorare in maniera costruttiva nei contesti internazionali pertinenti, compresi il Format Normandia e il Gruppo di contatto trilaterale, per la loro piena attuazione;
  • Chiede a tutte le parti di consentire un passaggio sicuro e senza ostacoli verso destinazioni al di fuori dell’Ucraina e di facilitare l’accesso rapido, sicuro e senza ostacoli all’assistenza umanitaria per coloro che ne hanno bisogno in Ucraina, di proteggere i civili, compreso il personale umanitario e le persone in con- dizioni di vulnerabilità, comprese le donne, gli anziani, le persone con disabilità, le popolazioni indigene, i migranti e i bambini, e di rispettare i diritti umani;
  • Deplora il coinvolgimento della Bielorussia in questo uso illegale della forza contro l’Ucraina e la invita a rispettare i suoi obblighi internazionali;
  • Condanna tutte le violazioni del diritto umanitario internazionale e le violazioni e gli abusi dei diritti umani e invita tutte le parti a rispettare rigorosamente le disposizioni pertinenti del diritto umanitario in- ternazionale, comprese le Convenzioni di Ginevra del 1949 e il Protocollo aggiuntivo I del 1977, in quanto applicabili, e a rispettare il diritto internazionale dei diritti umani; a questo proposito chiede inoltre che tutte le parti garantiscano il rispetto e la protezione di tutto il personale medico e del personale umanitario impegnato esclusivamente in compiti medici, dei loro mezzi di trasporto e delle loro attrezzature, nonché degli ospedali e delle altre strutture mediche;
  • Chiede che tutte le parti rispettino pienamente i loro obblighi in materia di diritto umanitario internazio- nale di risparmiare la popolazione civile e gli oggetti civili, astenendosi dall’attaccare, distruggere, rimuo- vere o rendere inutili gli oggetti indispensabili alla sopravvivenza della popolazione civile, e rispettando e proteggendo il personale umanitario e le spedizioni utilizzate per le operazioni di soccorso umanitario.

Sintesi del documento della Risoluzione disponibile qui:

https://press.un.org/en/2022/ga12407.doc.html

 

Colloqui di pace di Istanbul 29-10 marzo 2022

Accordo della Russia per ridurre le operazioni militari a Kiev e nelle zone settentrionali dell’Ucraina Accordo dell’Ucraina per avere uno status neutrale ma con la garanzia internazionale di essere pro- tetta dagli attacchi

Proposte per includere un periodo di consultazione di 15 anni sullo status della Crimea.

Versione tedesca (tradotta): http://www.russland.news/der-10-punkte-plan-der-ukraine/

 

Proposta 1: Proclamazione dell’Ucraina come Stato neutrale con garanzie di diritto internazionale per l’attuazione dello status di Paese non allineato e privo di armi nucleari. Possibili Stati garanti: Russia, Gran Bretagna, Cina, Stati Uniti, Francia, Turchia, Germania, Canada, Italia, Polonia, Israele. Anche altri Stati po- trebbero aderire al trattato.

Proposta 2: le garanzie di sicurezza internazionale dell’Ucraina previste dal trattato non si applicano alla Crimea, a Sebastopoli e a singole aree del Donbass. Le parti devono definire i confini di questi territori o con- cordare che ciascuna parte li intenda a modo suo.

Proposta 3: l’Ucraina non aderirà ad alcuna alleanza militare, non disporrà di basi o contingenti militari stranieri e condurrà esercitazioni militari internazionali solo con il consenso degli Stati garanti. Da parte loro, gli Stati garanti ribadiscono la loro intenzione di promuovere l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea.

Proposta 4: gli Stati garanti e l’Ucraina concordano che in caso di aggressione, attacco armato o operazio- ne militare contro l’Ucraina, ciascuno degli Stati garanti, previa consultazione urgente e immediata tra loro (che avverrà entro un massimo di tre giorni), nell’esercizio del diritto all’autodifesa individuale o collettiva riconosciuto dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite (in risposta e sulla base di una richiesta formale dell’Ucraina), fornirà assistenza all’Ucraina in quanto Stato permanentemente neutrale. Lo farà adottando senza indugio le misure individuali o collettive necessarie, tra cui la chiusura dello spazio aereo sopra l’U- craina, la fornitura delle armi necessarie e l’uso della forza armata per ripristinare e poi mantenere la sicurez- za dell’Ucraina in quanto Stato permanentemente neutrale.

Proposta 5: Qualsiasi attacco armato (operazione militare) e qualsiasi azione intrapresa in risposta sa- ranno immediatamente riferiti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Tali azioni termineranno non appena il Consiglio di Sicurezza avrà adottato le misure necessarie per ripristinare e mantenere la pace e la sicurezza internazionale.

Proposta 6: il meccanismo per l’attuazione delle garanzie di sicurezza all’Ucraina sarà regolato nel tratta- to dopo ulteriori consultazioni tra l’Ucraina e gli Stati garanti, tenendo conto della protezione contro possibili provocazioni.

Proposta 7: il trattato sarà applicato provvisoriamente a partire dalla data della sua firma da parte dell’U- craina e di tutti o della maggioranza degli Stati garanti. Il trattato entrerà in vigore dopo l’approvazione dello status di Stato permanentemente neutrale dell’Ucraina da parte di un referendum interamente ucraino e dopo che i parlamenti dell’Ucraina e degli Stati garanti avranno apportato e ratificato i relativi emendamenti alla Costituzione ucraina.

Proposta 8: il trattato propone di prendere atto della volontà delle parti di risolvere le questioni relative alla Crimea e a Sebastopoli entro 15 anni attraverso negoziati bilaterali tra Ucraina e Russia. Si propone inol- tre di prendere atto che l’Ucraina e la Russia non risolveranno militarmente la questione della Crimea e di Sebastopoli, ma continueranno ad impegnarsi politicamente e diplomaticamente per risolvere la questione.

Proposta 9: le parti continueranno le consultazioni (con la partecipazione di altri Stati garanti) per pre- parare e concordare le disposizioni del trattato sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina, le modalità per il cessate il fuoco, il ritiro delle truppe e di altre formazioni paramilitari, l’apertura e il funzionamento sicuro dei corridoi umanitari su base permanente, lo scambio di corpi e il rilascio dei prigionieri di guerra e dei civili internati.

Proposta 10: le due parti ritengono possibile che i presidenti di Ucraina e Russia si incontrino per firmare un trattato e/o prendere decisioni politiche sulle questioni in sospeso.

Piano di pace in 4 punti dell’Italia 20 maggio 2022

L’Italia ha presentato questa settimana al Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres un piano di pace in quattro punti per porre fine al conflitto in Ucraina. Il piano prevede cessate il fuoco a livello loca- le per consentire l’evacuazione dei civili e creare le condizioni per un cessate il fuoco generale che porti «a una pace duratura», ha dichiarato venerdì il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, secondo quanto riportato dall’Associated Press.

Il primo passo del piano di pace, secondo il giornale, è il cessate il fuoco e la smilitarizzazione delle linee del fronte.

Il secondo punto è che l’Ucraina sarebbe un Paese neutrale, la cui sicurezza sarebbe garantita da un gruppo di Paesi non ancora identificato. I contorni di questa parte del piano verrebbero discussi in una conferenza di pace.

Il terzo punto è un accordo bilaterale tra Russia e Ucraina per chiarire il futuro della Crimea e del Donbas. L’accordo riguarderebbe i diritti culturali e linguistici e garantirebbe la libera circolazione di persone, merci e capitali. Il piano, secondo Repubblica, indica che Crimea e Donbas avrebbero un’au- tonomia quasi completa, anche nelle questioni di difesa, ma farebbero parte dell’Ucraina.

Il quarto punto sarebbe un accordo di pace multilaterale tra l’Unione Europea e la Russia che inclu- derebbe un ritiro graduale delle truppe russe dall’Ucraina e la fine delle sanzioni occidentali contro Mosca.

Dichiarazione generale a sostegno dell’Ucraina sul sito del governo italiano:

L’Italia condanna con la massima fermezza l’aggressione ingiustificata e non provocata della Russia contro l’Ucraina, che costituisce una palese violazione del diritto internazionale e dei principi umanitari. L’Italia sottolinea il suo incrollabile sostegno all’integrità territoriale dell’Ucraina, alla sua piena sovranità e indi- pendenza all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti e il suo impegno proattivo nell’ambito degli sforzi della comunità euro-atlantica a sostegno dell’Ucraina. In linea con le priorità della nostra azione diplomatica, chiediamo alla Russia di cessare immediatamente le ostilità, di garantire un passaggio sicuro ai civili concordando e rispettando i corridoi umanitari e di astenersi da qualsiasi azione che possa colpire infrastrutture civili e critiche o impianti nucleari.

L’Italia continua inoltre a chiedere alla Russia di impegnarsi in un dialogo e in negoziati significativi volti a stabilire un cessate il fuoco e misure umanitarie al fine di elaborare una soluzione condivisa e sostenibile del conflitto. L’Italia sostiene i colloqui e i contatti in corso tra Ucraina e Russia. Siamo consapevoli dell’ampio divario tra le posizioni delle parti, ma rimaniamo incoraggiati dalla loro volontà di continuare a impegnarsi. A tal fine, l’Italia continuerà ad esercitare pressioni sulla Russia, impegnandosi in ambito multilaterale per garantire l’isolamento della Russia alla luce del suo sconsiderato disprezzo per i valori, i principi e le norme dell’ordine internazionale, e per perseguire la sua responsabilità per le gravi violazioni che ha commesso e continua a perpetrare.

Durante il suo mandato come Presidente del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, l’Italia ha pre- sieduto la decisione del Comitato che ha stabilito la cessazione dell’appartenenza della Federazione Russa al Consiglio d’Europa a partire dal 16 marzo.

In ambito OSCE, l’Italia ha aderito alla decisione di attivare il Meccanismo di Mosca dell’OSCE sulla Dimen- sione Umana per istituire una missione di esperti che si occupi dell’impatto umanitario e dei diritti umani dell’invasione e degli atti di guerra della Federazione Russa sulla popolazione dell’Ucraina. L’Italia sostiene l’azione dell’UE volta a isolare e fare pressione sulla Russia nei vari gruppi e riunioni dell’OMC, nonché a sospendere concessioni o altri obblighi nei confronti della Federazione Russa, come il trattamento della na- zione più favorita. Allo stesso modo, sostiene l’azione dell’UE per sospendere il processo di adesione della Bielorussia.

Allo stesso tempo, l’Italia sta esortando i principali attori a spingere la Russia a esercitare moderazione e ad avvicinarsi a una soluzione diplomatica della crisi attraverso colloqui di pace. L’Italia sta lavorando con partner che condividono la stessa idea per individuare, prevenire, monitorare e reagire alla disinformazione e alla manipolazione dell’informazione russa e alle interferenze.

L’Italia si è unita a più di 40 partner nel deferimento della situazione in Ucraina al Procuratore della Corte penale internazionale, al fine di accelerare le indagini su presunti crimini di guerra, crimini contro l’umanità o genocidio commessi in Ucraina. In risposta alla richiesta del Procuratore Khan, l’Italia si è impegnata a versare un contributo volontario di mezzo milione di euro al Fondo fiduciario istituito dall’Ufficio del Procu- ratore e si è detta disponibile a inviare diversi esperti a sostegno delle indagini della Corte. L’Italia sta inoltre fornendo un ulteriore contributo al Fondo fiduciario per le vittime.

Insieme ai suoi partner, l’Italia ha affermato il suo sostegno al procedimento avviato dall’Ucraina contro la Russia presso la Corte internazionale di giustizia. Con una dichiarazione congiunta rilasciata il 13 luglio, l’Italia ha espresso l’intenzione di intervenire nel procedimento per salvaguardare la corretta interpretazione della Convenzione sul genocidio del 1948. L’Italia è stata tra i principali sponsor della risoluzione sull’”Ag- gressione contro l’Ucraina” adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 2 marzo e ha partecipato al suo gruppo di redazione. L’Italia è stata anche tra i principali sponsor della Risoluzione sulle conseguenze umanitarie dell’aggressione all’Ucraina, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 24 marzo, e ha partecipato al suo gruppo di redazione. L’Italia ha aderito al Gruppo degli Amici della Responsabilità a seguito dell’aggressione all’Ucraina.

All’interno del Consiglio per i diritti umani (CDU) l’Italia ha sostenuto attivamente le iniziative ucraine per affrontare le violazioni dei diritti umani in corso e promuovere l’assunzione di responsabilità. All’inizio di marzo, l’Italia ha appoggiato la richiesta di tenere un dibattito urgente sulla situazione dei diritti umani in Ucraina ed è stata tra i primi co-sponsor della risoluzione del CDU che ha istituito una Commissione d’in- chiesta internazionale indipendente per indagare su tutte le presunte violazioni e abusi dei diritti umani e le violazioni del diritto umanitario internazionale, che si stanno verificando nel contesto dell’aggressione della Federazione Russa contro l’Ucraina. In occasione della 49a sessione del CDU, insieme ad altri 50 Paesi (tra cui tutti gli Stati membri dell’UE, gli Stati Uniti e il Regno Unito), l’Italia ha inoltre aderito a una dichiarazione congiunta interregionale promossa dalla Polonia che esprime profonda preoccupazione per il deterioramen- to della situazione dei diritti umani in Russia.

Sempre in seno alla CDU, insieme ad altri 54 Paesi, tra cui tutti gli Stati membri dell’UE, l’Italia ha soste- nuto la convocazione della Sessione speciale sul deterioramento della situazione dei diritti umani in Ucrai- na derivante dall’aggressione russa, tenutasi il 12 maggio, che ha portato all’adozione di una Risoluzione co-sponsorizzata da tutti gli Stati membri dell’UE e adottata a larga maggioranza (33 voti a favore, 2 contrari e 12 astensioni), che dettaglia e rafforza ulteriormente il mandato del CdI. Abbiamo continuato a sollevare l’attenzione sulla situazione dei diritti umani in Ucraina anche durante la 50a sessione del Consiglio (13 giu- gno – 8 luglio), intervenendo anche a livello nazionale nel dialogo interattivo con l’Alto Commissario sulla situazione dei diritti umani a Mariupol. L’Italia ha co-sponsorizzato la Decisione, recentemente adottata dal Consiglio Esecutivo dell’UNESCO, per alleviare le conseguenze della guerra sul patrimonio dell’Ucraina. Inoltre, l’Italia sta seguendo la delicata questione della sostituzione della sede e della presidenza russa della sessione di giugno del Comitato del Patrimonio Mondiale.

L’Italia ha votato la sospensione di tutte le attività gestite dall’OCSE con la Russia e una conseguente de- cisione del Consiglio dell’OCSE è stata adottata. Inoltre, l’Italia, in qualità di presidente della riunione del Consiglio ministeriale dell’OCSE del 2022, ha proposto di discutere la crisi in Ucraina al MCM di giugno, la più importante riunione annuale dell’Organizzazione; la proposta è stata accettata. In ambito UE, l’Italia ha costantemente sostenuto la decisione della Commissione di erogare un primo contributo di 1 miliardo di euro per sostenere le esigenze finanziarie a breve termine dell’Ucraina. L’Italia ha inoltre contribuito all’ap- provazione del regolamento del Consiglio dell’UE del 24 maggio 2022 che consente la liberalizzazione tem- poranea degli scambi e altre concessioni commerciali nei confronti di alcuni prodotti ucraini, una misura che può sostenere in modo significativo l’economia dell’Ucraina.

Documento disponibile qui:

https://www.wsj.com/livecoverage/russia-ukraine-latest-news-2022-05-20/card/italy-circulates-4-point-pea-     ce-plan-h2o9EfwULf6P1mwDbjd

 

Dichiarazione di sostegno disponibile qui:

https://www.esteri.it/en/politica-estera-e-cooperazione-allo-sviluppo/aree_geografiche/europa/litali a-a-sostegno-dellucraina/

 

Il Vaticano:

Raggiungere una pace giusta e duratura in Ucraina

6-7 giugno 2022

Dichiarazione dei partecipanti al gruppo di studio Scienza ed etica della felicità

«Gesù ha insegnato al mondo che gli operatori di pace sono benedetti, perché sono figli di Dio. Mentre la guerra infuria in Ucraina, il mondo ha bisogno di operatori di pace che aiutino le parti in conflitto a scegliere la pace piuttosto che il conflitto continuo. Gli Stati Uniti, l’Unione Europea, la Turchia, la Cina e altri Paesi dovrebbero aiutare entrambe le parti a sentirsi sicure in un accordo di pace negoziato. Per l’Ucraina, sicurezza significa che un accordo di pace non sarà seguito da nuove minacce o incursioni russe. Per la Russia, sicurezza significa che il ritiro dall’Ucraina non sarà seguito dall’espansione verso est della NATO e da armamenti pesanti in Ucraina. La pace, in breve, significa un’Ucraina neutrale, sicura della propria sovranità, indipendenza e integrità territoriale.»

Papa Francesco ha formulato il suo appello alla pacificazione in termini chiari e forti:

«Rinnovo il mio appello a coloro che governano le nazioni: non portate l’umanità alla rovina. Per favore! Non portate l’umanità alla rovina!»

Sua Santità il Patriarca Bartolomeo ha dichiarato:

«Chiediamo a tutte le parti coinvolte di proseguire sulla strada del dialogo e del rispetto del diritto internaziona- le, per porre fine al conflitto e permettere a tutti gli ucraini di vivere in armonia. Le armi non sono la soluzione.»

L’obiettivo della pacificazione in Ucraina non è semplicemente una pace negativa – cioè una pace senza giustizia – ma una pace positiva, basata saldamente sui quattro pilastri delle relazioni morali tra gli Stati riconosciuti da San Giovanni XXIII nel suo magistero Pacem in Terris: verità, giustizia, cooperazione volontaria e libertà (paragrafo 80). Tali relazioni morali sono necessarie non solo tra Russia e Ucraina, ma anche tra Russia, Stati Uniti e Unio- ne Europea. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è senza dubbio una flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale. Le divergenze tra la Russia e l’Ucraina avrebbero dovuto essere risolte attraverso negoziati sostenuti dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nel rispetto degli interessi di sicurezza di tutti i Paesi. Ora, la triste realtà della battaglia in corso, con nessuna delle due parti che potrebbe ottenere una vittoria militare decisiva, dovrebbe spingere entrambe le parti a sedersi al tavolo dei negoziati il prima possibile per evitare il prolungamento della guerra e per raggiungere una pace con giustizia.

È probabile che la guerra in Ucraina si evolva in una guerra di logoramento e si concluda con un conflitto con- gelato o con una pace negoziata, piuttosto che con una vittoria netta di una parte sull’altra. Una pace negoziata sarebbe un risultato migliore rispetto ai sacrifici di una guerra di logoramento e di un conflitto congelato sia per i popoli e i governi dell’Ucraina, sia per la Russia, sia per gli Stati Uniti e l’Unione Europea, sia per il resto del mondo. Se la guerra finisse come un conflitto congelato, la Russia continuerebbe a occupare una parte considere- vole dell’Ucraina orientale e meridionale, mentre le sanzioni occidentali contro la Russia rimarrebbero in vigore. Il commercio e gli investimenti tra la Russia e l’Occidente rimarrebbero bloccati, trasformandosi in una contra- zione generale del commercio e dello sviluppo mondiale. Anche le armi e il personale militare continuerebbero ad affluire in Ucraina da fonti esterne.

Se invece la guerra si concludesse con una pace negoziata, si eviterebbero ulteriori pesanti perdite tra la popola- zione civile ucraina e i militari di entrambe le parti e si potrebbe garantire l’esistenza e l’indipendenza dello Stato

ucraino contro i tentativi esterni di rovesciarlo. La maggior parte delle regioni attualmente occupate dalla Russia tornerebbero alla sovranità ucraina, alcune regioni potrebbero essere soggette a normative speciali, l’esercito russo verrebbe ritirato e le sanzioni occidentali verrebbero revocate, consentendo la ricostruzione e l’attuazione di un livello di sicurezza più elevato per tutti gli attori della società ucraina e dei Paesi vicini. I termini di base di un possibile accordo di pace sono stati delineati nella seconda parte di marzo, quando le trattative tra le due parti hanno riferito che stavano procedendo bene, e di nuovo più recentemente nella proposta dell’Italia di un piano di pace in quattro parti a fine maggio.

Nei negoziati della seconda parte di marzo, l’Ucraina ha suggerito quattro punti per un accordo di pace: neutrali- tà, garanzie di sicurezza internazionali per l’Ucraina, un periodo prolungato per determinare definitivamente lo status della Crimea e negoziati sulle “complesse questioni del Donbas”. Anche il Piano di pace dell’Italia prevede quattro punti: un cessate il fuoco; la neutralità dell’Ucraina; negoziati in corso sulla Crimea e sul Donbas; nego- ziati multilaterali all’interno dell’OSCE e tra Russia e NATO sugli accordi di sicurezza regionale. Affidandoci alla saggezza pratica (phronesis) dei beati costruttori di pace, sulla base delle radici identificabili del conflitto, dei negoziati di marzo e delle iniziative di pace finora intraprese, suggeriamo i seguenti parametri di riferimento per un cessate il fuoco e un accordo di pace positivo:

Neutralità dell’Ucraina, ossia rinuncia all’ambizione nazionale di entrare nella NATO e riconoscimento della libertà dell’Ucraina di stipulare accordi con l’Unione Europea e altri paesi;

Garanzie di sicurezza per la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina fornite dai membri del P-5 delle Nazioni Unite (Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti) più l’Unione Europea e la Turchia, che potrebbero includere la trasparenza militare e le restrizioni di stazionamento militare e di esercitazioni su lar- ga scala nelle aree di confine sotto osservazione internazionale, collegate alla revoca delle sanzioni economiche;

Controllo de facto della Crimea da parte della Russia per un periodo di anni, al termine del quale le parti cerche- ranno attraverso la diplomazia una soluzione de jure permanente, che potrebbe includere un accesso facilitato per le comunità locali sia all’Ucraina che alla Russia, politiche liberali di attraversamento delle frontiere per le persone e il commercio, lo stazionamento della Flotta russa del Mar Nero e compensazioni finanziarie;

Autonomia delle regioni di Lugansk e Donetsk all’interno dell’Ucraina, che potrebbe includere aspetti economi- ci, politici e culturali, da dettagliare ulteriormente in tempi brevi;

Garanzia di accesso commerciale dell’Ucraina e della Russia ai porti del Mar Nero di entrambi i Paesi;

La graduale rimozione delle sanzioni occidentali sulla Russia in concomitanza con il ritiro delle forze armate russe, secondo l’accordo;

Un fondo multilaterale per la ricostruzione e lo sviluppo delle regioni ucraine devastate dalla guerra – a cui par- tecipi anche la Russia – e l’accesso immediato agli aiuti umanitari;

Una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per fornire meccanismi di monitoraggio interna- zionale a sostegno dell’accordo di pace.

Verso una pace positiva

Il presidente John F. Kennedy ha saggiamente osservato che «una pace autentica deve essere il prodotto di molte nazioni, la somma di molti atti. Deve essere dinamica, non statica, deve cambiare per rispondere alla sfida di ogni nuova generazione. Perché la pace è un processo, un modo di risolvere i problemi». Per risolvere i pro- blemi è necessaria la cooperazione, e per la cooperazione è necessaria la fiducia. Una pace duratura, quindi, non dipende solo da trattati formali, ma anche dalla cooperazione nelle comunità, tra etnie, religioni e Stati nazionali. Anche i media hanno la responsabilità di far sì che i tamburi di guerra lascino il posto a parole di pace. Le comunità religiose sono in prima linea per una pace positiva. Le comunità religiose riuniscono le persone nello spirito della dignità umana e della giustizia sotto Dio, e hanno la capacità e la missione di riunire le persone anche tra fedi ed etnie diverse. La Chiesa cattolica, il Patriarcato ecumenico, il Patriarcato

di Mosca e la Chiesa ortodossa ucraina sono i pilastri di una pace positiva tra Russia e Ucraina e all’interno delle diverse comunità ucraine e possono svolgere un ruolo cruciale nel necessario processo di riconciliazio- ne come via per una pace positiva.

Raccomandiamo ai leader religiosi di tutte le fedi di sostenere la Russia e l’Ucraina nella ricerca di una pace positiva e di attenersi alle parole di Isaia:

«Cambieranno le loro spade in aratri e le loro lance in uncini da potatura. La nazione non prenderà più la spada contro la nazione e non si addestreranno più alla guerra». Isaia 2, 3-4.

Addendum. Ulteriori considerazioni Anche se i combattimenti continueranno a infuriare, né la Russia né l’U- craina probabilmente raggiungeranno un risultato superiore a una pace negoziata. Tuttavia, i termini delineati sopra provocheranno certamente le seguenti quattro rivendicazioni, alle quali offriamo la nostra risposta.

 

Affermazione 1. L’Ucraina ha il diritto di scegliere di aderire alla NATO

Sebbene la Carta dell’OSCE (paragrafo 8) riconosca il diritto degli Stati membri dell’OSCE di scegliere i pro- pri accordi di sicurezza, compresi i trattati di alleanza, gli Stati sono anche obbligati a «non [rafforzare] la propria sicurezza a scapito della sicurezza di altri Stati». Si sono invece impegnati a creare un’area di sicurez- za comune dell’OSCE «priva di linee di demarcazione e di zone con diversi livelli di sicurezza» (paragrafo 1), in cui «nessuno Stato, gruppo di Stati o organizzazione può avere una responsabilità preminente per il mantenimento della pace e della stabilità … o può considerare una qualsiasi parte dell’area dell’OSCE come propria sfera di influenza». A tal fine, gli Stati membri della NATO e la Federazione Russa si sono impe- gnati nell’Atto di fondazione della NATO-Russia (1997) a mantenere la moderazione strategica e la stabilità attraverso impegni di controllo degli armamenti, migliorando la cooperazione per la sicurezza reciproca e rafforzando l’OSCE come organizzazione di sicurezza comune. Inoltre, la NATO non è obbligata ad accettare le richieste di adesione di altri Stati, ma deve soppesarne le implicazioni per la stabilità regionale e strategica e la sicurezza reciproca. Secondo la Russia, l’allargamento della NATO all’Ucraina e alla Georgia andrebbe a scapito della sua sicurezza.

Con il previsto allargamento della NATO, gli Stati Uniti e i loro alleati potrebbero essersi impossessati della base strategica della Flotta russa del Mar Nero in Crimea, creando nuove potenziali aree di stazionamento per truppe e missili più vicine al cuore della Russia, minando così l’equilibrio strategico, e le forze della NATO si troverebbero in una posizione tale da limitare l’accesso della Russia al Mar Nero e al Mediterraneo orientale per i suoi scopi commerciali e militari. Si tratta di considerazioni antiche, che erano in gioco nella guerra di Crimea (1853-56) e che si ripropongono oggi.

Inoltre, mentre la NATO si descrive come un’alleanza puramente difensiva, la Russia la pensa diversamente. I leader e i diplomatici russi hanno ripetutamente espresso gravi preoccupazioni per il bombardamento della Serbia, partner russo, da parte della NATO nel 1999; per la “coalizione dei volenterosi” guidata dagli Stati Uniti nella guerra contro l’Iraq nel 2003, nonostante le obiezioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite; e per la violazione dei mandati del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel bombardamento della Libia, partner russo, da parte degli alleati della NATO nel 2011, che ha portato a un cambiamento di regime e a un caos prolungato. Secondo la Russia, la NATO serve gli interessi geopolitici degli Stati Uniti e degli alleati ben oltre la sua motivazione dichiarata di difesa collettiva dell’Europa occidentale nel contesto della lunga guerra fredda. Tuttavia, pur prendendo sul serio tali preoccupazioni russe, esse non giustificano in alcun modo un’aggressione militare contro uno Stato vicino sovrano.

Affermazione 2. L’Ucraina riconquisterà presto i territori conquistati dalla Russia dopo l’invasione di febbraio

L’Ucraina e i suoi sostenitori sostengono che l’Ucraina vincerà una guerra di logoramento, sottolineando i danni all’economia russa causati dalle sanzioni occidentali e le scarse prestazioni dell’esercito russo. Tuttavia, la Russia sta conquistando una quantità significativa di terra e continua ad aumentare i territori occupati nel Donbas. Secondo il FMI, il PIL della Russia nel 2021, pari a 1,8 trilioni di dollari, era circa 9 volte più grande

di quello dell’Ucraina, pari a 200 miliardi di dollari. Dopo l’invasione, l’economia ucraina versa in condizioni disperate e rischia il collasso totale, con un calo del PIL forse del 50%, mentre il declino economico della Rus- sia dovrebbe attestarsi intorno al 10%. Secondo alcuni rapporti, i guadagni delle esportazioni russe in dollari sono in realtà aumentati, non diminuiti, perché le sanzioni hanno aumentato il prezzo mondiale delle mate- rie prime russe da esportazione, mentre i guadagni delle esportazioni ucraine sono crollati. Le prospettive dell’Ucraina in una guerra di logoramento dipendono quindi interamente dal continuo sostegno finanziario e militare su larga scala da parte dell’Occidente. Tuttavia, il sostegno pubblico negli Stati Uniti e nell’Unione Europea per ulteriori importanti stanziamenti sta già scemando, soprattutto sotto il pesante fardello del calo del tenore di vita derivante dalle dislocazioni economiche della guerra e delle sanzioni.

Affermazione 3. La Russia dovrebbe essere punita, non premiata, per l’invasione

Le divergenze della Russia con l’Ucraina e con la NATO avrebbero dovuto essere risolte attraverso negoziati pacifici. Eppure, quando la Russia ha cercato di negoziare con l’amministrazione Biden e la NATO nel 2021 sulla questione dell’allargamento della NATO, gli Stati Uniti e la NATO hanno risposto che la prerogati- va dell’Ucraina di aderire alla NATO non è negoziabile. Quando la Russia ha sollevato la questione della mancata attuazione degli accordi di Minsk da parte dell’Ucraina, i Paesi garanti europei non hanno fornito alcun sostegno. Questi fatti non giustificano in alcun modo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ma contribuiscono a spiegarla e, cosa più importante, a indicare i parametri di riferimento che contribuiranno a porre fine alla guerra. La Russia deve anche astenersi dal creare narrazioni che neghino l’identità nazionale dell’Ucraina e dal reclamare volontariamente territori che afferma essere storicamente russi, poiché ciò por- terebbe a una guerra prolungata e distruggerebbe qualsiasi possibilità di riconciliazione e pace.

Affermazione 4. La Russia e l’Ucraina sono lontane da una soluzione negoziale, quindi i combattimenti continueranno.

Le ragioni della fiducia nei negoziati sono le seguenti. Sul fronte militare, la guerra si è risolta in un intenso conflitto in una regione ristretta dell’Ucraina (Donbas e linea costiera meridionale, il 20% del territorio ucrai- no). I guadagni sul terreno da parte di entrambe le parti hanno costi elevati. Il timore dell’Occidente che la Russia possa invadere l’Ucraina e poi proseguire verso altri Paesi è finito da tempo. D’altra parte, anche la convinzione che le armi della NATO allontaneranno rapidamente la Russia dal campo di battaglia è stata smentita. Inoltre, le sanzioni dell’Occidente, un tempo considerate il mezzo per schiacciare l’economia russa, si sono dimostrate di efficacia limitata e con costi elevati per il resto del mondo. Entrambe le parti hanno rag- giunto la condizione di “doloroso stallo”, da tempo considerata un’indicazione primaria della maturità dei conflitti per la loro risoluzione. Un negoziato ridurrebbe inoltre drasticamente i rischi di destabilizzazione delle società dei Paesi non confinanti, in Europa e in altri continenti per le conseguenze sociali ed economiche di un conflitto persistente.

È improbabile che né la Russia né l’Ucraina riescano a migliorare questi parametri continuando a combat- tere. La Russia potrebbe essere in grado di conquistare altro territorio ucraino a costi elevati per le sue forze armate e per l’economia russa, ma non sarebbe probabilmente in grado di convertire l’occupazione di quel territorio aggiuntivo in un accordo di pace più vantaggioso. Piuttosto, l’occupazione di un territorio ancora più vasto, o l’annessione unilaterale del Donbas alla Russia, porterebbe quasi certamente a un conflitto con- gelato in cui il regime di sanzioni dell’Occidente rimarrebbe in vigore, centinaia di miliardi di dollari di riser- ve valutarie russe resterebbero bloccate, il commercio e gli investimenti tra la Russia e l’Occidente sarebbero sospesi a tempo indeterminato e gli oneri finanziari della ricostruzione nelle regioni occupate ricadrebbero interamente sulla Russia.

È improbabile che anche l’Ucraina possa migliorare questi parametri continuando a combattere. Gli Stati Uniti e gli altri Paesi della NATO hanno chiarito i limiti del tipo di sostegno militare e finanziario che offriran- no. L’economia ucraina è già stata devastata e il proseguimento dei combattimenti comporterebbe perdite an- cora più gravi. L’Ucraina ha già ammesso la realtà del non allargamento della NATO, ma trovare un accordo su questo punto con la Russia potrebbe garantire all’Ucraina benefici significativi nei passi di contropartita concordati dalla Russia. Il più grande ostacolo a un esito negoziale è forse la paura stessa dei negoziati. I politici temono di essere attaccati come acquiescenti e persino disfattisti se chiedono un compromesso al tavolo dei negoziati piuttosto che una vera e propria vittoria militare.

Ecco perché gli operatori di pace sono così vitali in questa fase. Il ruolo di Sua Santità Papa Francesco, del Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres e di altri stimati operatori di pace potrebbe essere determinante a questo scopo. I sostenitori della pace devono sostenere i politici che si assumono il rischio di cercare i negoziati. Quelli come il Primo Ministro Mario Draghi, che ha recentemente presentato le proposte di pace dell’Italia, meritano il nostro profondo elogio. Dobbiamo mobilitare le organizzazioni della società civile e l’opinione pubblica mondiale a favore della pace e chiedere un’Alleanza per la Pace.

Firmatari

Jeffrey D. Sachs,

presidente della Rete delle Nazioni Unite per le soluzioni di sviluppo sostenibile e professore universitario alla Columbia University

Anthony Annett,

Borsista Gabelli presso la Fordham University

Maria Paola Chiesi,

Gruppo di studio Scienza ed etica della felicità

Richard Falk,

Professore emerito di diritto e pratica internazionale presso l’Università di Princeton Ana Marta Gonzalez, Professore di filosofia morale presso l’Università di Navarra

Nina Khrushcheva,

docente di Affari internazionali alla New School

Anatol Lieven,

ricercatore senior presso il Quincy Institute for Responsible Statecraft

Mario Marazziti,

ex deputato e presidente della Commissione per i diritti umani del Parlamento italiano Romano Prodi, ex primo ministro italiano e decimo presidente della Commissione europea

Wolfgang Richter, Senior Associate in Sicurezza internazionale presso l’Istituto tedesco per gli Affari internazionali e di sicurezza

Richard E. Rubenstein,

professore universitario di Risoluzione dei conflitti e Affari pubblici presso la George Mason University

Michael von der Schulenburg,

ex assistente del Segretario generale delle Nazioni Unite per le missioni di pace Anna Sun, professore associato di studi religiosi alla Duke University

William F. Vendley,

vicepresidente dell’Istituto Fetzer per le religioni mondiali e la spiritualità e segretario generale emerito di Religions for Peace.

 

Documento disponibile qui:

https://www.jeffsachs.org/newspaper-articles/lljyk5p69dhcrm8epskjc7zh9d9n42

 

Conferenza

di revisione del Trattato

di Non Proliferazione Nucleare 26 agosto 2022

I delegati condannano ampiamente la “pericolosa retorica nucleare” della Federazione Russa. Dopo quattro settimane di lavori, la decima Conferenza di revisione delle Parti del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari si è conclusa questa sera senza raggiungere un accordo su conclusioni e raccomandazioni sostanziali, a causa dell’opposizione della Federazione Russa a un documento di sintesi presentato dalla presidenza, la cui adozione richiedeva il consenso. Si tratta della seconda Conferenza di revisione consecutiva, dopo quella del 2015, che non è riuscita a produrre un documento finale sostanziale, e molte delegazioni hanno deplorato que- sto fallimento, pur affermando che non mette in discussione il contenuto del Trattato stesso, né i risultati delle precedenti Conferenze di revisione. La prossima Conferenza di revisione si terrà nel 2026.

Dopo un inizio in ritardo a causa di diversi rinvii e una sospensione, la sessione di chiusura è stata segnata dall’opposizione della Federazione Russa alla bozza di rapporto finale presentata dal Presidente della Confe- renza, Gustavo Zlauvinel (Argentina). Il testo, ha spiegato, rappresentava «il miglior sforzo che ho potuto fare per rispondere alle differenze tra gli Stati parte che mi sono state comunicate, in particolare durante le consulta- zioni, durante questa conferenza di revisione», prima di aggiungere: «Purtroppo, sono stato messo a conoscen- za delle obiezioni specifiche di uno Stato parte solo oggi a mezzogiorno. Di conseguenza, in questa fase tardiva della procedura, non è stato possibile tenerne conto nel quadro di questo progetto». Parlando in difesa del suo testo, Zlauvinel ha spiegato di aver «cercato di conciliare le posizioni espresse in modo equo ed equilibrato, al fine di raggiungere un risultato che, a mio avviso, dovrebbe ottenere il consenso». Ha riconosciuto che non si tratta di un documento perfetto, né di un documento che contiene tutto ciò che tutte le delegazioni desiderava- no, ma ha giustificato questi sforzi con il fatto che «ci troviamo in un momento storico in cui il nostro mondo è sempre più lacerato dai conflitti e, cosa ancora più allarmante, dalla prospettiva sempre maggiore dell’impen- sabile – la guerra nucleare». In questo momento, ha sottolineato l’importanza di cercare di amplificare ciò che unisce le parti, non ciò che le divide. «Vogliamo tutti realizzare un mondo senza armi, evitare pericolosi conflitti regionali e vedere il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile», ha proseguito, esprimendo inoltre la speranza che la bozza di documento e – cosa forse più importante – la piena e rapida attuazione degli impegni in esso contenuti «possano aiutarci ad avvicinarci a tutti gli obiettivi che ho appena menzionato».

Il delegato della Federazione Russa ha poi chiesto la parola per spiegare che «non c’era consenso» e che il suo Paese aveva «obiezioni su punti chiave che hanno una dimensione politica e sono noti a tutti». Ha spiegato che queste obiezioni riguardavano «cinque paragrafi» di un testo che ne conteneva più di 140 e ha proposto di non cancellarli, ma di modificarli. Il delegato non ha citato i paragrafi. Senza citare la Federazione Russa, cinque dei paragrafi della bozza di documento facevano riferimento alla centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia.

Sebbene il delegato della Federazione Russa sia stato l’unico a parlare apertamente contro la bozza del docu- mento finale – impedendone così l’adozione – nella sua dichiarazione conclusiva ha sottolineato più volte che il suo Paese non è stato l’unico a criticare il testo. «Nessuno è soddisfatto del contenuto del documento», ha detto, ritenendolo «debole nel merito».

Non sarebbe stato realistico aspettarsi un documento ambizioso e lungimirante, ha proseguito, ma il testo

«avrebbe potuto, come minimo, riflettere la reazione degli Stati parte ai fattori e agli eventi che si sono verificati durante il ciclo di revisione e che hanno avuto un impatto significativo sui tre pilastri del Trattato». Tuttavia, ha proseguito, negli ultimi sette anni si sono verificati molti eventi di questo tipo, che avranno implicazioni per

il prossimo ciclo di revisione. Ha citato in particolare la più stretta cooperazione militare e tecnica tra gli Stati non dotati di armi nucleari e i loro partner strategici dotati di armi nucleari, il fatto che «i Paesi non dotati di armi partecipano a missioni nucleari congiunte», nonché il fatto che i membri dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO) accettano di usare armi nucleari, che ora sono dispiegate in Paesi che non sono membri dell’alleanza.

Il delegato ha affermato che il rapporto non può essere adottato a causa di «differenze inconciliabili» tra le posizioni dei diversi Stati. Il consenso non è fine a se stesso, ha sottolineato, e un documento che non soddisfa nessuno degli Stati parte rischia di avere effetti ancora più negativi dell’assenza di qualsiasi documento. Ha inoltre condannato il fatto che la Conferenza sia stata «‘presa in ostaggio’ dall’Ucraina e dai suoi sponsor», che ha accusato di aver fatto ripetuti commenti durante tutta la Conferenza «anti-russi, politicizzati, ingiustificati e fuorvianti sulla situazione in Ucraina», e che sono stati interamente responsabili dell’assenza di risultati positi-

  1. Tuttavia, tra le circa 30 delegazioni che hanno preso la parola per le dichiarazioni conclusive, alcune hanno fortemente criticato la Federazione Russa per la sua invasione dell’Ucraina.

In una dichiarazione congiunta del rappresentante della Francia, circa 40 Paesi, tra cui quelli dell’Unione Eu- ropea, del Regno Unito, della Norvegia, degli Stati Uniti, del Canada, dell’Australia, della Nuova Zelanda, del Giappone, della Repubblica di Corea, dell’Ucraina e della Turchia hanno nuovamente condannato «la guerra di aggressione ingiustificabile e non provocata». Riaffermando il loro sostegno al Trattato, questi Stati hanno condannato «la pericolosa retorica nucleare della Federazione Russa, le sue azioni e le sue dichiarazioni pro- vocatorie sull’innalzamento dei livelli di allerta nucleare» – azioni ritenute incompatibili con la Dichiarazione congiunta dei leader dei cinque Stati dotati di armi nucleari per prevenire la guerra nucleare e evitare la corsa agli armamenti rilasciata all’inizio di gennaio. Hanno condannato le azioni della Federazione Russa «com- piute in totale disprezzo dei suoi obblighi e impegni internazionali e in violazione delle garanzie di sicurezza concesse all’Ucraina ai sensi del Memorandum di Budapest del 1994, nel contesto dell’adesione dell’Ucraina al Trattato come Stato non dotato di armi nucleari». Hanno inoltre espresso profonda preoccupazione per la grave minaccia alla sicurezza degli impianti nucleari ucraini a causa del loro sequestro o di altre azioni da parte delle forze armate della Federazione Russa, che aumentano significativamente il rischio di incidenti nucleari, e hanno chiesto che la Federazione Russa ritiri immediatamente le sue forze armate dall’Ucraina e restituisca alle autorità ucraine il pieno controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia e di tutti gli impianti nucleari situati entro i confini internazionalmente riconosciuti dell’Ucraina.

Singolarmente, diversi Paesi hanno insistito sul fatto che uno Stato, la Federazione Russa, si è opposto al con- senso. Il rappresentante dell’Ucraina ha visto questo come una dimostrazione dell’”isolamento” di questo Sta- to, aggiungendo: «Non siamo soli nella nostra lotta per la sopravvivenza».

Il rappresentante di Cuba ha condannato la mancanza di volontà politica di progredire in vari campi, in parti- colare quello del disarmo nucleare, come richiesto da tutti gli Stati membri del Movimento dei Non Allineati che sono parti del Trattato. Denunciando la debolezza del contenuto della bozza di documento finale relativo a questo pilastro del Trattato, ha ritenuto che la sua adozione non avrebbe permesso di ridurre la minaccia delle armi nucleari.

L’Osservatore permanente per la Santa Sede ha invitato le delegazioni a non sopravvalutare il consenso che avrebbe portato alla bozza di documento finale, che presentava “gravi debolezze”, non conteneva alcun impe- gno significativo per il disarmo nucleare e nulla di ambizioso o nuovo per ridurre la dipendenza dalla deterren- za nucleare – né nulla di ambizioso per affrontare le conseguenze umanitarie e ambientali di una detonazione nucleare.

Il rappresentante dell’Egitto, parlando a nome dei sette Stati membri della New Agenda Coalition, ha spiegato che il gruppo avrebbe aderito con riluttanza al consenso, notando che la bozza del documento finale non ripri- stinava l’equilibrio previsto dall’articolo VI del Trattato – descritto come un grande compromesso tra disarmo nucleare e obblighi di non proliferazione. Il delegato ha ricordato che l’articolo VI prevede l’obbligo di portare avanti i negoziati sul disarmo nucleare, indipendentemente dalle circostanze – un obbligo legale e un impera- tivo morale.

Molti oratori si sono interrogati sulle conseguenze di questo nuovo fallimento degli Stati parte nell’adottare un documento finale sostanziale, sette anni dopo la prima battuta d’arresto del 2015.

Il rappresentante della Federazione Russa ha dichiarato di non condividere l’opinione di coloro per i quali l’assenza di un documento finale rappresenterebbe un fallimento dell’intero ciclo di revisione, con potenziali effetti sulla sostenibilità del Trattato. Il rapporto non è stato adottato, ma le delegazioni hanno discusso in modo approfondito tutta una serie di questioni sulle quali è necessario trovare dei compromessi, come la creazione di una zona libera da armi nucleari in Medio Oriente o il rafforzamento della cooperazione nucleare pacifica. Questo insieme di discussioni costituisce, per Mosca, un lavoro estremamente prezioso che costituisce una so- lida base per continuare a lavorare dopo la Conferenza.

Il delegato del Regno Unito ha sottolineato che l’opposizione solitaria della Federazione Russa, che cerca di incolpare tutti tranne se stessa per l’assenza di un documento finale, non ha ridotto a nulla il lavoro di quattro settimane. Rimane più unità che divisione, anche se molti disaccordi esistenti sono stati esacerbati dalla guerra illegale – ma documento finale o no, il Trattato rimarrà la pietra angolare del sistema internazionale di disarmo e non proliferazione nucleare.

Il rappresentante degli Stati Uniti ha osservato che c’è una «vera frustrazione nella stanza» e che il suo Paese rimane pienamente impegnato a rispettare gli obblighi previsti dall’articolo VI. Ha sottolineato che il documen- to ha sottovalutato la situazione della centrale di Zaporizhzhia e che il rischio reale di un disastro radioattivo è dovuto esclusivamente alla scelta bellica della Federazione Russa. «La Russia è il motivo per cui oggi non abbiamo un consenso», ha dichiarato, e le modifiche dell’ultimo minuto richieste dalla delegazione non sono state di poco conto. Se queste questioni non sono centrali e rilevanti per il Trattato, «allora non so cosa lo sia». Tuttavia, ha confermato che «siamo più d’accordo che in disaccordo». La sua delegazione continuerà a basarsi sul buon lavoro svolto ad agosto, come la condanna dei test nucleari della Repubblica Popolare Democratica di Corea, la garanzia di accesso alle strutture nucleari civili e il sostegno al lavoro dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). «Abbiamo tutti bisogno di questo Trattato e di tutto ciò che rappresenta».

Il rappresentante dell’Unione Europea, in qualità di osservatore, ha ricordato che le misure vincolanti contenute nel Trattato o adottate nelle successive Conferenze di revisione rimangono valide, compreso il sistema comple- to di salvaguardie dell’AIEA, che «continuerà ad essere un elemento fondamentale del regime di non prolifera- zione». Il blocco e i suoi Stati membri non risparmieranno alcuno sforzo per assicurare la piena attuazione del Trattato e lavorare per la sua universalizzazione. Il delegato cinese ha espresso rammarico per l’assenza di un accordo, ma ha ritenuto che la Conferenza di revisione abbia permesso di comprendere meglio i cambiamenti avvenuti nella situazione internazionale negli ultimi sette anni – citando anche questo utilissimo esercizio di multilateralismo.

Nella sua dichiarazione conclusiva, Zlauvinel ha citato l’impatto negativo sul contesto internazionale, sottoli- neando tuttavia la volontà politica di negoziare in uno spirito di buona fede. Pur esprimendo profondo ram- marico per la mancanza di consenso, ha ritenuto che, «nonostante le grandi differenze di posizione che erano evidenti», le delegazioni abbiano «ribadito per quattro settimane l’importanza del Trattato e la necessità di mantenere la sua credibilità». Ma, ha ammonito, per mantenere tale credibilità, gli Stati parte devono rispettare gli obblighi del Trattato e gli impegni assunti nelle precedenti Conferenze di revisione.

Gli Stati parte del Trattato hanno concordato che la prossima Conferenza di revisione si terrà nel 2026, dopo tre sessioni del Comitato preparatorio, rispettivamente nel 2023 a Vienna, nel 2024 a Ginevra e nel 2025 a New York. In linea di principio, le Conferenze di revisione si tengono ogni cinque anni, ma a causa della pandemia COVID-19, la decima Conferenza, originariamente prevista per la primavera del 2020, ha dovuto essere rinviata più volte. Lo svolgimento dell’undicesima Conferenza di revisione tra quattro anni consentirà di compensare parzialmente il ritardo nel calendario. Il Presidente della Conferenza ha osservato che non ci sarà quindi una pausa tra la fine dell’attuale ciclo e l’inizio del successivo.

Proposta di pace messicana

Dichiarazione di Marcel Ebrard Casaubon

al Consiglio di Sicurezza New York, 22 settembre 2022

Signora Presidente: Ringrazio il Segretario Generale António Guterres e il Procuratore della Corte Penale Inter- nazionale Karim Khan per le loro preziose presentazioni. Riconosco la presenza a questa riunione del Consiglio di Sicurezza del Primo Ministro della Norvegia, così come di altri colleghi, ministri e rappresentanti di alto livello. Desideriamo anche ringraziare la Francia e lei, signora Ministro, per aver convocato questo dibattito su una flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite, che ha devastato la pace e la sicurezza internazionali.

A sette mesi dall’inizio della guerra in Ucraina, le molteplici implicazioni sociali, economiche e politiche sono evidenti. Come accade in ogni conflitto armato, il costo maggiore è pagato dalla società civile. Questa guerra ha generato massicci spostamenti di persone sia all’interno dell’Ucraina che nei Paesi limitrofi, soprattutto di don- ne e bambini. Anche i danni materiali sono gravi e onerosi. Dall’inizio delle ostilità, il Messico ha insistito nella ricerca di una soluzione diplomatica e nell’affrontare la dimensione umanitaria del conflitto, senza subordinarla a considerazioni politiche e nel rigoroso rispetto del diritto umanitario internazionale.

In questo Consiglio abbiamo presentato, insieme alla Francia, una bozza di risoluzione a questo proposito, che è stata poi sottoposta all’Assemblea Generale ed è stata adottata il 24 marzo come risoluzione E11/2. Oggi ribadiamo che l’assistenza umanitaria continua ad essere indispensabile e prioritaria. Abbiamo anche cercato, al meglio delle nostre possibilità, di sostenere gli sforzi di mediazione del Segretario Generale e, insieme alla Norvegia, abbiamo adottato il 6 maggio una dichiarazione presidenziale in tal senso. Questa dichiarazione è chiaramente insufficiente, ma è l’unico pronunciamento pubblico che questo Consiglio ha potuto emettere dall’inizio del conflitto.

L’avanzare della guerra, con i suoi ingenti costi umani e materiali, e l’aumento dei bisogni umanitari derivanti dal conflitto, come la carenza di aiuti umanitari e l’alto costo del carburante, di fronte all’inverno, richiedono urgentemente una soluzione attraverso i canali diplomatici, un cessate il fuoco. Ciò richiede la volontà politica delle parti e l’impegno della comunità internazionale. Va quindi sottolineata la necessità di rispettare il diritto internazionale, il diritto umanitario internazionale e il diritto internazionale dei diritti umani.

La responsabilità è anche un altro pilastro fondamentale del sistema multilaterale, dello Stato di diritto e della pace. Pertanto, senza pretesti o condizioni, i responsabili dei crimini commessi in Ucraina devono essere con- segnati alla giustizia. A questo proposito, il lavoro della Corte penale internazionale per indagare sulle accuse di crimini di guerra e contro l’umanità è essenziale. Seguiremo i progressi di queste indagini con la massima attenzione.

Particolarmente preoccupante è la dimensione del rischio nucleare derivante dagli scontri intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Garantire la sua integrità e il suo corretto funzionamento è fondamentale per evitare la catastrofe finale. Approviamo le raccomandazioni formulate dall’Agenzia internazionale per l’energia atomi- ca a seguito della sua ispezione tecnica, che devono essere rispettate immediatamente, e sosteniamo le richieste di creare un perimetro di sicurezza intorno alla centrale.

Infine, riconosciamo il valore della firma dell’Iniziativa sui cereali del Mar Nero. Gli indici FAO mostrano che negli ultimi due mesi i prezzi dei cereali hanno iniziato a diminuire. Questo è un segno sicuro del valore della diplomazia. Anche in mezzo alla guerra, il dialogo e gli accordi sono possibili. È inoltre essenziale poter garan- tire l’accesso dei fertilizzanti ai mercati globali, e ci incoraggia sapere che sono già stati compiuti passi concreti in questa direzione. Riconosciamo pienamente la leadership del Segretario Generale delle Nazioni Unite e del

Presidente turco per il loro ruolo nella firma di questi accordi.

Signora Presidente: Fin dall’inizio del conflitto, la posizione del mio Paese si basa sui nostri principi costituzio- nali di politica estera, che sono in linea con i principi e gli scopi della Carta delle Nazioni Unite, in particolare: il non intervento, la soluzione pacifica delle controversie e il divieto della minaccia o dell’uso della forza. Non c’è spazio per l’ambiguità. La coesistenza pacifica degli Stati dipende proprio dal rispetto di questi principi. Non ci possono essere eccezioni.

Negli ultimi mesi abbiamo ribadito con chiarezza l’importanza dell’articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite, che vieta l’uso della forza contro l’integrità territoriale e l’indipendenza politica di qualsiasi Stato. Per esperien- za personale, il Messico conosce e comprende bene l’importanza di avere la garanzia fondamentale di poter vivere senza la minaccia di essere invasi da un altro Paese. Qualsiasi azione che violi questo principio è illegale e illecita.

Lo scopo di questa Organizzazione, e il mandato di questo Consiglio, è quello di evitare che le persone soffrano per il flagello della guerra. Ma questo obiettivo può essere raggiunto solo attraverso il dialogo, la diplomazia e la costruzione di canali politici efficaci. L’indifferenza è inaccettabile, così come è altrettanto inaccettabile limitarsi a lamentare il fatto che il Consiglio di Sicurezza non sia stato finora in grado di adempiere alla sua responsabilità essenziale in questo caso. Le ragioni per cui questo Consiglio può diventare disfunzionale sono ben note. Sta a noi correggerle. I tempi sono maturi per considerare seriamente le riforme strutturali necessarie per farlo.

Signora Presidente, Eccellenze: Sulla base della sua vocazione pacifista, il Messico ritiene che la comunità in- ternazionale debba ora convogliare i suoi migliori sforzi per raggiungere la pace. A questo proposito, vorrei condividere la proposta del Presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador, di rafforzare gli sforzi di mediazione del Segretario Generale António Guterres attraverso la formazione di un Caucus per il dialogo e la pace in Ucraina, con la partecipazione di altri capi di Stato e di governo, tra cui, se possibile, Sua Eccellenza Narendra Modi e Sua Santità Papa Francesco. Il suo obiettivo sarebbe molto chiaro: generare nuovi meccanismi di dialogo e creare spazi complementari di mediazione per promuovere la fiducia, ridurre le tensioni e aprire la strada a una pace duratura.

La delegazione messicana continuerà le consultazioni necessarie, con l’unico scopo di poter contribuire, come attore imparziale e in buona fede, a generare un ampio sostegno agli sforzi di mediazione guidati dal Segreta- rio Generale; così come il suddetto Caucus, la cui istituzione avverrà con il sostegno degli Stati membri delle Nazioni Unite che lo desiderano. Come ha detto il Segretario Generale, è tempo di agire e di impegnarsi per la pace. Rassegnarsi alla guerra significa gravitare verso un precipizio.

Grazie mille.

Il documento è disponibile qui:

https://mision.sre.gob.mx/onu/index.php/intervencionescsonu/1936-22-september-2022-statement- pro- nunciato dal segretario degli Affari esteri del Messico, Marcelo Ebrard Casaubon, in occasione del briefing del Consiglio di Sicurezza sulla situazione in Ucraina.

Risoluzione del Consiglio dell’International Peace Bureau di Gand

Negoziare invece di sparare:

Riflessioni sulle soluzioni diplomatiche e pacifiche in Ucraina e dintorni

La guerra in Ucraina sta causando sofferenza, morte e devastazione. Ogni giorno che la guerra si trascina, sem- pre più persone vengono uccise, ferite fisicamente o traumatizzate psicologicamente. Ogni giorno che passa, aumenta il rischio che la guerra si inasprisca o si estenda ad altri Stati. Ogni giorno si intensifica la carestia glo- bale; circa un decimo della popolazione mondiale soffriva di carestia già prima della guerra in Ucraina. Ogni giorno di guerra è un giorno di troppo: la guerra deve finire il prima possibile. È necessario uscire dalla spirale dell’escalation militare.

Gli sviluppi delle ultime settimane (referendum, annessione dei quattro distretti alla Russia, mobilitazione par- ziale, intensificazione dei bombardamenti, attacchi al gasdotto Nord Stream e al ponte di Crimea) aggravano la situazione di scontro e rendono più difficile e complicata una soluzione diplomatica. Tuttavia, questa è ancora possibile e necessaria; le minacce nucleari che potrebbero portare a una guerra nucleare – 60 anni dopo la crisi dei missili di Cuba – richiedono imperativamente il ricorso alla diplomazia e ai negoziati.

La logica della pace invece della logica della guerra è la sfida. Per questo, un cessate il fuoco e i negoziati di pace sono essenziali.

L’attacco della Russia all’Ucraina è illegale secondo il diritto internazionale. La responsabilità della guerra è del governo russo, ma gli sviluppi che hanno portato alla guerra devono essere valutati correttamente. Allo stesso tempo, è necessaria un’azione congiunta per porre fine alla guerra e costruire la pace. Come ha detto il ministro degli Esteri sudafricano Naledi Pandor, «il mondo ha la responsabilità di garantire la pace». Eppure, nono- stante le incommensurabili sofferenze causate dalla guerra, al momento non sono in corso negoziati diretti tra i governi russo e ucraino. La minaccia di anni di guerra di logoramento incombe, con conseguenze umanitarie catastrofiche per la popolazione ucraina e per il mondo intero.

È necessaria una soluzione diplomatica.

Di seguito sono riportate le proposte e le considerazioni dell’IPB per un cessate il fuoco e per risolvere i conflitti tra Russia e Ucraina o Russia e NATO. Si ritiene che i Paesi della NATO abbiano una parte di responsabilità per le crescenti tensioni tra la Russia e la NATO a partire dagli anni Novanta. Occorre inoltre tenere presente che la responsabilità del numero di ulteriori vittime e del pericolo di escalation nucleare non ricade su una sola parte.

Le proposte tengono conto di diversi approcci a livello bilaterale, multilaterale, scientifico e della società civile.

Le Nazioni Unite devono svolgere un ruolo centrale in tutto il processo di pace. Sono stati presi in considera- zione i seguenti suggerimenti:

  • Gli accordi di Minsk 1 e Minsk2 (formato Normandia).
  • Piano in 10 punti di Istanbul tra i governi ucraino e russo, datato 29 marzo
  • Piano di pace del governo italiano a partire dal maggio
  • Gruppodilavorointernazionalevaticanoguidatodall’expremierProdiedall’economistastatunitenseJeffry Sachs “pace giusta e duratura in Ucraina” del giugno 2022

Sulla base di queste considerazioni, l’IPB propone le seguenti considerazioni per un nuovo ordine di pace regio- nale ed europeo. Questi suggerimenti provengono dal movimento pacifista internazionale e dovrebbero essere presi in considerazione dai politici e dai responsabili politici internazionali:

  • In primo luogo, è necessario raggiungere un cessate il fuoco equilibrato, che richiederà dei I possibili mediatori sono le Nazioni Unite, il Papa, gli Stati neutrali e altri che stanno annunciando piani per il cessate il fuoco e i negoziati. I negoziati sulle condizioni transitorie eque di un cessate il fuoco adatto a tutte le parti interessate devono iniziare immediatamente.
  • Il cessate il fuoco potrebbe essere il punto di partenza per la creazione di una o più zone smilitarizzate nelle quali i caschi blu dell’ONU potrebbero essere dislocati; particolare attenzione dovrebbe essere rivol- ta alle regioni intorno alle centrali Le zone demilitarizzate dovrebbero prevedere la presenza di osservatori civili e militari non armati.
  • Il ritiro delle truppe russe deve essere concordato gradualmente e in coordinamento con altri accordi di politica di Il ritiro graduale potrebbe essere collegato alla graduale abolizione delle sanzioni.
    • Per la regione del Donbas (Donetsk/Lugansk) viene concordata un’autonomia completa sotto il mo- nitoraggio delle Nazioni Ciò include un emendamento alla Costituzione ucraina con il riconosci- mento dell’autonomia economica, culturale e politica di base per le regioni.
    • Neutralità dell’Ucraina e rifiuto di aderire alla NATO, come concordato nei negoziati di
    • L’Ucraina ha bisogno di garanzie di sicurezza. Queste potrebbero essere fornite da potenze garanti, preferibilmente da quelle che non sono parte del conflitto, come l’India, la Turchia o il Sudafrica, ma even- tualmente anche da partner di entrambe le parti;
    • Per la soluzione della Crimea, si potrebbe indire un referendum sotto il controllo internazionale/ONU, dopo alcuni anni si potrebbero indire referendum sotto la supervisione
    • Lo Stato tedesco della Saar, che è stato sotto l’amministrazione francese per dieci anni dopo la guerra, potrebbe servire da Il controllo de facto della Crimea da parte della Russia viene accettato per alcuni anni prima di cercare una soluzione politica e diplomatica a lungo termine.
    • Come incentivo positivo, dovrebbe essere istituito un programma di ricostruzione internazionale per tutte le regioni colpite dalla guerra, un fondo multinazionale per la ricostruzione e lo Verrà isti- tuito un fondo immediato sotto il controllo delle Nazioni Unite per gli aiuti umanitari.
    • Le sanzioni economiche, politiche, culturali e sociali saranno gradualmente smantellate; al loro posto, saranno stabilite ed estese relazioni economiche in base al reciproco vantaggio di entrambe le
    • Come ulteriore incentivo per la Russia, saranno avviati negoziati sul controllo degli armamenti strate- gici in L’obiettivo è almeno il ritiro delle armi nucleari statunitensi e russe dall’Europa, o meglio, un’Europa priva di armi nucleari.
    • In una prospettiva a più lungo termine, si apre il dibattito su una nuova architettura di sicurezza euro- pea basata sulle idee di base della “politica di sicurezza comune con l’obiettivo di una conferenza europea per la sicurezza e la pace”.

2025 Conferenza su una nuova architettura di sicurezza paneuropea. Abbiamo bisogno di un’architettura di pace europea, una casa comune dell’Europa da Lisbona a Vladivostok.

  • Il contatto tra i popoli sarà reso immediatamente possibile; gli incontri, i discorsi e gli scambi saranno intensificati e resi possibili senza repressioni.
  • Tutti i Paesi dovrebbero considerare la possibilità di dare rifugio, non necessariamente asilo, a tutte le persone che fuggono dalla coscrizione e dalla mobilitazione obbligatoria nelle forze armate come azione positiva per porre fine ai conflitti armati.
  • Tutti i Paesi dovrebbero riconoscere il diritto umano all’obiezione di coscienza al servizio militare in tutte le parti della società (comprese le popolazioni indigene), secondo gli standard internazionali sui diritti umani.
  • Si dovrebbe evitare un linguaggio che demonizzi qualsiasi parte, anche se gli atti contro la pace devono essere riconosciuti.

Tutto questo non avrà successo senza un impegno intenso e senza le azioni dei movimenti per la pace e di altri movimenti sociali, che creino un’atmosfera sociale di cooperazione e dialogo. Essi devono contribuire attiva- mente a far sì che la logica della pace prevalga su quella della guerra.

Pertanto, tutte le fasi di sviluppo della pace dovrebbero essere accompagnate da eventi/azioni proprie dei mo- vimenti pacifisti e sociali. Inoltre, questi movimenti devono espandere e intensificare le loro proteste contro la militarizzazione nei loro Paesi e in tutta Europa.

Berlino, 19 ottobre 2022

 Edizione italiana a cura di Arci


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