Annuncio di Concistoro il 28 giugno per la creazione di nuovi Cardinali, 21.05.2017
Brevi cenni biografici dei Cardinali che saranno creati
Nel corso del Regina Coeli di oggi, il Santo Padre Francesco ha annunciato un Concistoro per la creazione di nuovi Cardinali. Queste le parole del Papa:
Parole del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle,
Desidero annunciare che mercoledì 28 giugno terrò un Concistoro per la nomina di cinque nuovi Cardinali. La loro provenienza da diverse parti del mondo manifesta la cattolicità della Chiesa diffusa su tutta la terra e l’assegnazione di un titolo o di una diaconia nell’Urbe esprime l’appartenenza dei Cardinali alla diocesi di Roma che, secondo la nota espressione di S. Ignazio, “presiede alla carità” di tutte le Chiese.
Giovedì 29 giugno, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, concelebrerò la S. Messa con i nuovi Cardinali, con il Collegio Cardinalizio, con i nuovi Arcivescovi Metropoliti, i Vescovi e alcuni presbiteri.
Ecco i nomi dei nuovi Cardinali:
1- S.E. Mons. Jean Zerbo, Arcivescovo di Bamako, Malí.
2- S.E. Mons. Juan José Omella, Arcivescovo di Barcellona, Spagna.
3- S.E. Mons. Anders Arborelius, ocd, Vescovo di Stoccolma, Svezia.
4- S.E. Mons. Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun, Vescovo titolare di Acque nuove di Proconsolare, Vicario Apostolico di Paksé, Laos.
5- S.E. Mons. Gregorio Rosa Chávez, Vescovo titolare di Mulli, ausiliare dell’Arcidiocesi di San Salvador, El Salvador.
Affidiamo i nuovi Cardinali alla protezione dei Santi Pietro e Paolo, affinché con l’intercessione del Principe degli Apostoli, siano autentici servitori della comunione ecclesiale e con quella dell’Apostolo delle genti, siano annunciatori gioiosi del Vangelo nel mondo intero e, con la loro testimonianza ed il loro consiglio, mi sostengano più intensamente nel mio servizio di Vescovo di Roma, Pastore universale della Chiesa.
Brevi cenni biografici dei Cardinali che saranno creati
1. Mons. Jean Zerbo – Arcivescovo di Bamako – Mali
Mons. Jean Zerbo, è nato a Segou il 27 dicembre 1943.
La sua ordinazione sacerdotale ha avuto luogo il 10 luglio 1971, a Segou.
Una parte della sua formazione superiore è avvenuta a Lione.
Si è laureato presso l’Istituto Biblico a Roma, dove ha conseguito la Licenza in Sacra Scrittura (1977-1981).
Dal 1982 e per alcuni anni ha lavorato in qualità di parroco a Markala e come docente presso il Seminario Maggiore di Bamako.
È stato nominato Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Bamako il 21 giugno 1988.
Il 19 dicembre 1994 è stato trasferito, come Vescovo titolare, alla Diocesi di Mopti.
Il 27 giugno 1998 è stato nominato Arcivescovo di Bamako.
Ha avuto un ruolo attivo nei negoziati di pace in Mali.
È stato coinvolto nella lotta contro l’esclusione e ha soprattutto promosso la riconciliazione e la solidarietà tra i maliani.
2. Mons. Juan José Omella – Arcivescovo di Barcelona – Espagna
Mons. Juan José Omella, è nato a Cretas il 21 aprile 1946.
Ha completato i suoi studi di filosofia e di teologia presso il Seminario di Saragozza e presso il Centro di formazione personale dei Padri Bianchi a Lovanio e a Gerusalemme. La sua ordinazione sacerdotale è avvenuta il 20 settembre 1970.
Nel suo ministero sacerdotale, ha lavorato come coadiutore (vice parroco) e come parroco tra il 1990 e il 1996, e come vicario episcopale per la diocesi di Saragozza.
Per un anno è stato missionario in Zaire.
Il 15 luglio 1996 è stato nominato Vescovo Ausiliare di Saragozza.
Il 27 ottobre 1999 è stato nominato Vescovo della Diocesi di Barbastro-Monzón.
Dal 24 agosto 2001 al 19 dicembre 2003 è stato Amministratore Apostolico di Huesca e dal 19 ottobre 2001 dal 19 dicembre 2003, anche come Amministratore Apostolico di Jaca.
Il 8 aprile 2004 è stato nominato Vescovo della Diocesi di Calahorra e La Calzada-Logrorio.
Il 6 novembre 2014, la Santa Sede ha pubblicato la sua Nomina come membro della Congregazione per i Vescovi.
Il 26 dicembre 2015 diventa Arcivescovo dell’Arcidiocesi di Barcellona.
È stato membro della Commissione Episcopale per la Pastorale Sociale fino al 1996 e come Presidente dal 2002 – 2008 e di nuovo per un triennio dal 2014-2017.
È stato anche membro delle Commissioni Episcopale Pastorale (1996-1999) e Apostolato dei Laici (1999-2002 / 2008-2011).
Nella CEE è Membro del Comitato Esecutivo dal 14 marzo 2017.
3. Mons. Anders Arborelius, ocd, – Vescovo di Stoccolma – Svezia
Mons. Anders Arborelius, ocd, è nato a Sorengo il 24 settembre 1949.
Si è convertito al cattolicesimo all’età di 20 anni.
Nel 1971 è entrato a far parte dell’Ordine dei Padri Carmelitani Scalzi in Norraby e ha eseguito la sua professione perpetua a Bruges, in Belgio nel 1977.
Ha compiuto i suoi studi di filosofia e di teologia in Belgio e il Teresianum a Roma.
Allo stesso tempo, ha studiato le lingue moderne presso l’Università di Lund.
Il 8 settembre 1979 è stato ordinato sacerdote a Malmö.
Il 29 dicembre 1998 è stato consacrato Vescovo presso la cattedrale cattolica di Stoccolma. Così è diventato il primo Vescovo Cattolico di Svezia, con origini Svedesi, dal tempo Riforma luterana nel 1500.
Dal 2005 al 2015 è stato Presidente della Conferenza Episcopale della Scandinavia, mentre nel 2015 è stato eletto Vicepresidente della stessa.
È stato nominato membro della Commissione della Presidenza del Pontificio Consiglio per la Famiglia dal 2002 – 2009.
Il 21 gennaio 2014 è stato nominato Consultore del Pontificio Consiglio per i Laici.
4. S.E. Mons. Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun – Vicario Apostolico di Paksé – Laos
Mons. Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun, è nato l’8 aprile 1944 a Laos.
Ha completato la sua formazione accademica in Laos e in Canada.
È stato ordinato sacerdote il 5 novembre 1972 dal Vicariato Apostolico di Vientiane.
Parla: Khmu, laotiano, francese e inglese.
A lui si deve “la scuola di catechisti” e le visite ai villaggi delle montagne.
Nel 1975 è stato nominato parroco e Pro-Vicario dell’Eccellenza Vicario Apostolico di Vientiane.
Il 30 ottobre 2000 è stato nominato Vicario Apostolico di Pakse e consacrato Vescovo il 22 aprile 2001.
Il 2 febbraio 2017, è stato nominato Amministratore Apostolico “Sede Vacante et ad nutum Sanctae Sedis” di Vientiane.
5. Mons. Gregorio Rosa Chávez – Vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di San Salvador – El Salvador
Mons. Gregorio Rosa Chávez, è nato a Sociedad il 3 settembre 1942.
Ha fatto la sua preparazione filosofica e teologica presso il Seminario Central San José della Montaña, di San Salvador (1962-1964; 1966-1969).
Ha studiato presso l’Università Cattolica di Lovanio, in Belgio (1973-1976), dopo aver ottenuto la licenza in comunicazione sociale.
Parla francese e ha una conoscenza generale di inglese, portoghese e italiano.
Nel 1965 ha prestato servizio nel seminario minore della diocesi di San Miguel.
È stato ordinato sacerdote il 24 gennaio 1970, presso la Cattedrale di San Miguel, nel Salvador, con l’impostazione delle mani di Mons. José Eduardo Alvarez Ramírez, C.M., Vescovo di San Miguel; Segretario vescovile della Diocesi di San Miguel (1970 – 1973); Parroco della Chiesa del Rosario, nella città di San Miguel, dal 1970-1973. E Direttore dei social media nella Diocesi di San Miguel: Radio Paz e Semanario Chaparrastique dal 1971-1973; Assistente spirituale di diverse Associazioni e Movimenti dell’apostolato dei laici (1970-1973); Rettore del Seminario Centrale di Montaria di San Giuseppe, di San Salvador (1977-1982); Professore di Teologia presso il Seminario Centrale di San José Montafia, di San Salvador (1977-1982); Membro del Consiglio dell’Organizzazione dei Seminari dell’America Latina (1979-1982).
È stato nominato Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di San Salvador, il 3 luglio 1982.
Attualmente è parroco della Chiesa di San Francisco a San Salvador e Presidente della Caritas per l’America Latina, per i Caraibi e della Caritas nazionale.
Un dono e un risarcimento: sorpresa e soddisfazione per la nomina a cardinale di Rosa Chávez
Claudia Fanti 30/05/2017
Tratto da: Adista Notizie n° 21 del 03/06/2017
38976 CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Definirla una sorpresa è dire poco: la nomina a cardinale di mons. Gregorio Rosa Chávez (v. notizia precedente), vescovo ausiliare di San Salvador fin dal 1982, ha lasciato di stucco un po’ tutti, considerando che, almeno in tempi moderni, non era mai successo che fosse un vescovo ausiliare a ricevere la porpora cardinalizia. E il più sorpreso è stato proprio il diretto interessato, che, raggiunto alle 5 di mattina da una telefonata proveniente dalla Spagna che gli comunicava la notizia dell’annuncio del papa, aveva pensato inizialmente a uno scherzo, per poi dedicare la nomina a mons. Oscar Romero (di cui il vescovo è stato amico e collaboratore). «Un regalo totalmente immeritato e inatteso», ha dichiarato ai giornalisti il vescovo salvadoregno. 75 anni il prossimo 3 settembre, quindi prossimo alle dimissioni per raggiunti limiti d’età, dicendosi «felice per il Paese, poiché le buone notizie sono così poche» e aggiungendo che, come ringraziamento, avrebbe presieduto la messa nella chiesa in cui è stato assassinato Romero e poi si sarebbe recato nella cripta in cui riposano i suoi resti mortali. Tra le innumerevoli felicitazioni giunte a Rosa Chávez, che, con il Concistoro del 28 giugno, diventerà il primo cardinale nella storia del Paese, non potevano mancare quelle del governo salvadoregno, che ha ricordato «i contributi inestimabili» offerti da mons. Arturo Rivera y Damas e da Rosa Chávez, all’epoca suo ausiliare, al processo di dialogo che «ci ha permesso di arrivare alla firma degli Accordi di Pace nel 1992».
Al di là dell’ovvio omaggio alla figura di mons. Romero che la nomina rappresenta, si tratta in realtà di un dono tutt’altro che immeritato, e anche di una sorta di risarcimento: nel 1995, allorché tutti si aspettavano che sarebbe stato chiamato proprio lui a succedere a mons. Rivera y Damas, di cui condivideva la linea pastorale, Giovanni Paolo II aveva scelto invece un uomo dell’Opus Dei, lo spagnolo Fernando Sáenz Lacalle, rompendo clamorosamente con la tradizione di un’arcidiocesi impegnata per più di 50 anni, con Luis Chávez y Gonzáles, Romero e Rivera y Damas (con i necessari distinguo fra i tre) a favore delle maggioranze povere. Era iniziata così, con implacabile decisione, una ristrutturazione in chiave ferocemente conservatrice della diocesi che era stata di San Romero d’America, diretta a sradicare tutte le “erbe cattive” legate in qualsiasi modo alla Teologia della Liberazione.
In questo quadro, Rosa Chávez, il successore naturale di Rivera y Damas rimasto vescovo ausiliare dell’arcidiocesi, era stato nominato dall’arcivescovo opudeista parroco di San Francisco, nella capitale salvadoregna («precisamente la stessa che mons. Romero affidò al suo ausiliare mons. Revelo», dichiarò all’epoca ad Adista Sáenz Lacalle, probabilmente non senza ironia, considerando quanto fossero problematici i rapporti di Romero con il suo ausiliare conservatore). E, in quella veste, e in quel difficile contesto della Chiesa salvadoregna, Rosa Chávez aveva rappresentato un faro per tutti coloro che erano impegnati a preservare la memoria dell’arcivescovo martire e a portarne avanti la linea profetica. Continuando per esempio – in decisa controtendenza rispetto alle posizioni filo-governative di Sáenz Lacalle, quando a governare era ancora Arena, il partito di estrema destra fondato dal maggiore Roberto D’Aubuisson, il mandante dell’omicidio di Romero – ad alzare la voce in difesa della verità, denunciando l’impoverimento crescente della popolazione, la debolezza delle politiche sociali e anche il ricorso alle forze armate per combattere la criminalità, inadeguato, secondo il vescovo, a rimuovere le cause reali, e strutturali, della spirale crescente di furti, crimini, sequestri e assassini: «A che ci serve avere più poliziotti se la gente sta morendo di fame e sta vivendo in condizioni infraumane?», affermava il vescovo (v. Adista n. 56/99), invitando, al contrario, a un approccio in chiave di «“sicurezza umana”, un concetto nuovo che implica essenzialmente che le persone abbiano il necessario per vivere».
Quando poi, finalmente, era arrivato per mons. Fernando Sáenz Lacalle, nel 2008, il momento della rinuncia per raggiunti limiti d’età, erano stati quasi 300 i preti salvadoregni che avevano scritto all’allora prefetto della Congregazione per i vescovi card. Giovanni Battista Re, per tracciare il profilo ideale del nuovo arcivescovo di San Salvador (v. Adista n. 14/08), chiedendo che fosse salvadoregno di nascita, appartenente al clero diocesano e in possesso di una certa esperienza di lavoro pastorale parrocchiale e che mostrasse una spiccata sensibilità verso i poveri e gli esclusi e una spiritualità di comunione: tutti requisiti soddisfatti in pieno dalla figura del vescovo ausiliare. Ma, per la seconda volta, il Vaticano aveva deciso di silurare Rosa Chávez, preferendogli l’attuale arcivescovo mons. José Luis Escobar Alas, classe ’59, che si era presentato esprimendo il desiderio di «portare avanti la linea di mons. Sáenz Lacalle e le cose buone che ha fatto e fa per il Paese» (v. Adista Notizie n. 4/99).
Giunge dunque come un opportuno risarcimento la nomina a cardinale di Rosa Chávez, di cui si riconosce in tal modo – come evidenzia Carlos Ayala Ramírez (Alai, 23/5) – un lavoro più che trentennale diretto a «servire la Chiesa e il popolo salvadoregno nella costruzione della pace e della giustizia: due compiti per i quali egli ha offerto il suo contributo pastorale in maniera creativa e persistente». Senza contare che egli «è stato uno dei principali promotori della causa di beatificazione e canonizzazione di mons. Romero, fin dalle tappe iniziali, quando erano pochi coloro che avevano il coraggio di proclamare la santità profetica dell’arcivescovo martire».
E deve senz’altro far piacere a Rosa Chávez che la sua nomina sia giunta pochi giorni dopo un’altra ottima notizia per il Paese: la riapertura del caso dell’omicidio di mons. Romero, archiviato dopo l’emanazione della Legge di Amnistia nel 1993. La risoluzione emessa il 12 maggio scorso dal Quarto Tribunale di Istruzione di San Salvador, di cui è responsabile il giudice Ricardo Chicas, revoca infatti l’immunità all’ex capitano Álvaro Rafael Saravia, unico processato per l’omicidio di Romero, poi amnistiato, sollecitando la Procura Generale della Repubblica a pronunciarsi sulla ripresa delle indagini contro tutti i mandanti ed esecutori dell’assassinio. Una decisione, quella del magistrato, che fa seguito all’annullamento, da parte della Corte Suprema di Giustizia di El Salvador, il 13 luglio scorso, della Legge sull’Amnistia promulgata nel 1993, alla cui ombra hanno trovato riparo tutti i responsabili dei crimini commessi durante la guerra civile che, dal 1981 al 1992, ha insanguinato il piccolo Paese centroamericano (v. Adista Documenti n. 29/16).
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