Logo Noi Siamo Chiesa

Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Derio Olivero, vescovo di Pinerolo, racconta la sua esperienza di sopravvissuto al virus.

Il vescovo di Pinerolo:

“Serve prudenza. Io per quel virus ho rischiato di morire”

 “Ai vescovi suggerisco prudenza. Non sapete fino in fondo cosa sia questa malattia. Non è finita ancora, non forzate la mano”. Don Derio Olivero, 59 anni, vescovo di Pinerolo, a fine marzo è risultato positivo al test per coronavirus. È stato gravissimo. Intubato e tracheostomizzato, ha rischiato di morire. Ora è guarito, seppure sia convalescente in ospedale. A Repubblica racconta la sua esperienza, spesso interrompendosi per piangere.

Come commenta lo scontro fra vescovi e governo?

“Credo non sia il momento di essere imprudenti, ma collaborativi. Il comunicato mi sembra abbia un pò troppo il tono dell’autonomia. Non è questo il tempo di mostrare i denti bensì di collaborare”.

Si può vivere senza l’Eucaristia?

“Abbiamo rinunciato al triduo pasquale. Perché non provare a pazientare? Credo che questa epidemia possa essere un kairós, un’occasione da cogliere anche nel modo di fare pastorale. Molti vescovi si sono industriati per far pregare le persone nelle case. Molti sono tornati a pregare come non facevano prima. Perché non insistere sulla necessità di reimparare la fede nelle case? Altrimenti rischiamo di tornare a celebrare le messe lasciando però che poi la vita di tutti i giorni sia vuota. La messa può anche essere una parentesi in un vuoto quotidiano”.

Non di sole messe vive il fedele.

“Di fronte a tragedie come queste si vince insieme. Chi mostra i denti ribadisce i propri diritti e pare che vinca, ma collaborerà alla sconfitta”.

Come è stata la sua malattia?

“Durissima. Devo ringraziare i medici dell’ospedale di Pinerolo, un’eccellenza in Italia. A un certo punto ero certo che sarei morto. Anche i medici me l’hanno confermato. Prima della malattia se mi avessero chiesto cosa pensassi della morte avrei risposto che avevo molta paura. E, invece, in quei momenti in cui davvero ero vicino alla morte ero in pace, tranquillo”.

Cosa provava?

“Sentivo che c’era una forza che mi teneva vivo. Non avevo la forza di muovermi, ma sentivo una presenza che mi teneva su. Quando mi sono svegliato ho visto che centinaia di persone si sono raccolte per pregare per me”.

 Che sensazioni provava esattamente?

“Come se tutto stesse evaporando, tutte le cose, tutti i ruoli, tutto. Sa cosa restava? La fiducia in Dio e le relazioni costruite. Ecco io ero fatto solo di queste due cose. Erano due cose salde, erano me”.

Era in pace?

“Posso confidarle questo: c’è stata una mezza giornata in cui ho avuto un’esperienza bellissima. Sentivo una presenza quasi fisica, quasi fosse lì da toccarsi. È una cosa indicibile che non avevo mai provato e che mi ha cambiato la vita. Piango e mi emoziono ancora adesso. Se mi si richiedesse se sia disposto a tornare alla sofferenza di queste settimane per riprovare l’esperienza di quella presenza direi di sì. Adesso torno più entusiasta della vita. Questa malattia colpisce il respiro. Nella Bibbia respiro significa spirito, vita. Lo spirito che viene dato. Ogni respiro è un regalo da gustare, viene da Dio”.

_________________________________________

Intervista a cura di Paolo Rodari pubblicata su “la Repubblica” il 27.04.2020


Pubblicato

Commenti

Una replica a “Derio Olivero, vescovo di Pinerolo, racconta la sua esperienza di sopravvissuto al virus.”

  1. Avatar Federico
    Federico

    Davvero grati a Derio Olivero, eucaristia vivente come i medici e gli infermieri che hanno dato la vita per tutti.
    Questo maledetto/benedetto virus puo’ essere veramente un’ opportunita’ per le chiese e per l’ umanita’ per ripensare il nostro modo di vivere, di credere e di amare.
    Ascoltiamo il respiro.

    Federico’

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *