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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Intervento di Mons. Migliore all’assemblea dell’ONU

La globalizzazione della solidarietà
per sostenere lo sviluppo

/Pubblichiamo, in una nostra traduzione italiana, l’intervento
dell’arcivescovo
Celestino Migliore, Osservatore Permanente della
Santa Sede presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite
, tenuto il 26
settembre alla 63ª sessione dell’Assemblea generale dell’Onu sugli
Obiettivi di Sviluppo del Millennio.

 

Signor Presidente,
quando nell’anno 2000 i responsabili del mondo si sono riuniti in
questa sede, hanno assunto l’impegno di combattere la povertà
estrema, stabilendo obiettivi specifici per affrontare entro il 2015
la fame, l’educazione, l’ineguaglianza, la salute del bambino e
della madre, i danni ambientali e l’Hiv/Aids.
Questa grande responsabilità è stata assunta per solidarietà
internazionale e nel nome dei diritti umani. Quindi non è solo per
mera coincidenza che il nostro incontro si svolge nello stesso anno
in cui celebriamo il 60º anniversario della Dichiarazione Universale
dei Diritti dell’Uomo.
Esiste, infatti, un rapporto preciso fra gli Obiettivi di Sviluppo
del Millennio presentati nella Dichiarazione del Millennio delle
Nazioni Unite e i diritti umani. Hanno infatti in comune l’obiettivo
di preservare e tutelare la dignità umana.
Inoltre, il raggiungimento di questi obiettivi è strettamente
collegato al rispetto per i diritti umani. Mentre, in definitiva,
gli obiettivi sono impegni politici, i diritti umani intrinseci a
tutti gli obiettivi rendono il loro conseguimento una responsabilità
sociale e morale.
È con questo senso di responsabilità che il mondo è riunito oggi al
più alto livello di rappresentanza per valutare attentamente la
situazione.
Il rapporto del segretario generale riconosce giustamente i
progressi ottenuti, ma lancia anche un allarme poiché gli Stati
membri non onorano a sufficienza gli impegni presi.
Esigenze quali l’aiuto ufficiale allo sviluppo, il commercio, la
riduzione del debito, l’assistenza allo sviluppo, l’accesso alle
nuove tecnologie e ai farmaci essenziali continuano a restare
insoddisfatte dal nostro impegno e dalle nostre parole di sostegno.
Non riusciamo a mantenere la nostra parola, e, cosa ancora più
importante, le persone del mondo che attendono da noi una guida,
stanno perdendo speranza e fiducia.
Gli ultimi otto anni hanno dimostrato che con l’impegno locale,
nazionale e internazionale molte nazioni sono ora più indipendenti
dal punto di vista economico. Alcuni Paesi in via di sviluppo sono
divenuti Paesi a medio reddito mentre Paesi a medio reddito stanno
per divenire economie altamente sviluppate.
Diversi Paesi meno sviluppati hanno compiuto progressi notevoli in
relazione ad alcuni obiettivi di sviluppo del millennio, per esempio
l’eliminazione della povertà estrema e l’ottenimento dell’accesso
universale all’educazione.
Ciononostante, il recente elevato tasso di crescita economica in
molti Paesi meno sviluppati non ha contribuito a sufficienza a
fronteggiare la situazione di povertà diffusa. Questi Paesi restano
indietro e sono gravemente in ritardo nel raggiungimento degli
obiettivi prefissati nella Dichiarazione del Millennio. Inoltre, in
alcuni casi, il raggiungimento di tali obiettivi potrebbe rivelarsi
impossibile.
Un fallimento nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del
Millennio in questi Paesi e in altri Paesi poveri del mondo sarebbe
un fallimento morale di tutta la comunità internazionale e avrebbe
conseguenze politiche ed economiche anche al di là dei confini
geografici di questi Paesi.
È dunque importante che questo incontro sia un momento di
riflessione sulla responsabilità comune.
Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio saranno raggiunti se
diverranno una priorità per tutti gli Stati.
Soprattutto, dobbiamo promuovere una nuova cultura delle relazioni
umane, caratterizzata da una visione fraterna del mondo, una cultura
basata sull’imperativo morale di riconoscere l’unità dell’umanità e
sull’imperativo pratico di contribuire alla pace e al benessere di
tutti.
Il denaro e le risorse di cui i Paesi meno sviluppati necessitano in
termini di aiuto, assistenza finanziaria e facilitazioni commerciali
sono esigui rispetto alle spese militari mondiali o alle spese
totali per necessità non primarie di chi abita nei Paesi più
sviluppati.
Il fatto che vari Paesi meno sviluppati con risorse piuttosto
limitate stiano ottenendo risultati importanti dovrebbe ispirare la
comunità internazionale.
L’efficacia della società civile, incluse organizzazioni religiose
che servono le popolazioni più povere, è la prova concreta della
possibilità di raggiungere gli obiettivi entro il 2015 o negli anni
immediatamente successivi.
La società civile e le organizzazioni di carattere religioso restano
attori indispensabili nell’offerta di beni e servizi e bisognerebbe
compiere maggiori sforzi per permettere loro l’accesso alle
popolazioni in difficoltà. Dopo tutto, queste organizzazioni sono
spesso capaci di soddisfare le necessità dei più indigenti e dei
meno privilegiati.
La Santa Sede e le organizzazioni ad essa affiliate si impegnano
nell’offrire assistenza umanitaria e volta allo sviluppo in tutto il
mondo.
Signor Presidente,
mancano solo sette anni alla fine della campagna degli Obiettivi di
Sviluppo del Millennio ed è importante che ci concentriamo sugli
obiettivi della Dichiarazione del Millennio sui quali i nostri capi
di Stato hanno concordato.
Discutere e creare nuovi obiettivi, come quelli legati alla salute
sessuale e riproduttiva, rischia di introdurre pratiche e politiche
che vanno a detrimento della dignità umana e dello sviluppo
sostenibile, distraendo la nostra attenzione dagli obiettivi
originali e stornando le risorse necessarie dalle necessità più
urgenti e fondamentali.
In questi giorni stiamo assistendo a un dibattito su un’operazione
di soccorso economico volta a risolvere una crisi che rischia di
distruggere l’economia dei Paesi più sviluppati e di lasciare
migliaia e migliaia di famiglie senza lavoro.
Questa operazione di soccorso di enormi proporzioni, che supera di
molto tutto l’aiuto internazionale, non può non sollevare una
questione urgente:  in che modo possiamo trovare i fondi per salvare
un sistema finanziario al collasso se non siamo in grado di trovare
le risorse necessarie per investire nello sviluppo di tutte le
regioni del mondo, a cominciare dalle più bisognose?
Per questo motivo, la globalizzazione della solidarietà attraverso
il raggiungimento immediato degli Obiettivi di Sviluppo del
Millennio, stabiliti dalla Dichiarazione del Millennio, è un obbligo
morale cruciale per la comunità internazionale.
È anche uno strumento grande e massimamente efficace per dare
stabilità all’economia globale e per assicurare a tutti prosperità e
godimento dei diritti umani.
Grazie, Presidente.

 

*(©L’Osservatore Romano – 1 ottobre 2008)*


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