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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Don Giorgio De Capitani ipotizza che il “fenomeno” Bergoglio sia solo una bolla di sapone

Il “fenomeno” Bergoglio come una bolla di sapone?

di don Giorgio De Capitani
Nei giorni scorsi,
quante parole inutili e scontate!
Come fiumi in piena!
Noia, noia, noia!
E… ancora noia!
Natale e pace, Natale e giustizia,
Natale e bontà ecc. ecc.
Mettete tutte le parole che volete,
purché adatte a strappare qualche lacrima,
e le emozioni a fior di pelle sono assicurate!
Ma le lacrime durano poco,
un giorno al massimo,
e poi?
Il cuore torna ad essere di pietra,
come ai tempi della pietra.
Ma il problema non è la durezza del cuore,
il problema è la durezza della mente.
Anche questo papa ci sta rompendo le palle
con parole e gesti strappalacrime,
o strappa consenso.
Ma la mente non cambia,
la gente resta idiota come prima.
NON PENSA!
Non si potrebbe fare almeno un passo in più
sulla strada del rinsavimento generale?
La Chiesa, con questo papa,
“sembra” essere diventata più umana,
ma l’Umanità dove la vedete?
Barbari siamo, e barbari resteremo,
fino a quando non toglieremo la mente dallo stallo in cui si trova.
La religione non basta a civilizzare le persone:
talora le ha rese ancor più dis-Umane.
Inutile puntare sull’agire o sulla morale:
bisogna mirare anzitutto all’essere,
e dov’è l’essere in una società completamente aliena?
Siamo “fuori”, cittadini barbari!
Siamo “fuori”, credenti dis-Umani!
Ci stiamo giocando il futuro, ma
su un comune campo di battaglia che sarà fatale per tutti.
La Chiesa pensa solo a salvare se stessa,
anche con questo papa,
che solo “apparentemente” si presenta come progressista,
ma che in realtà è il più tradizionalista degli ultimi tempi.
La Chiesa mi fa paura più dello Stato,
che (lo si vede benissimo) sta almeno lottando
– nei suoi uomini migliori –
per risolvere una crisi che sembra interminabile.
E la Chiesa, eccola godersi un momento felice,
pensando di essere uscita dalla tempesta.
Ma l’apparenza durerà poco:
L’INGANNO DI QUESTO PAPA LO SI VEDE GIÀ,
lo si vede dalla “contingente realtà”, che è la medesima di prima,
peggiore di quella precedente,
SOLO PER IL FATTO CHE NULLA È CAMBIATO.
Non basta mutare qualche vestito,
e neppure indossare abiti più sgargianti,
se, sotto i paludamenti religiosi, non c’è che il nulla.
E il nulla è il vuoto di una struttura
che ha represso lo Spirito. Da secoli.
I tradizionalisti per un verso si scandalizzano,
ma non capiscono che papa Francesco farà il loro gioco,
i progressisti (!) fanno calorosi appelli per sostenerlo,
e non capiscono che papa Francesco li ha già fregati.
NULLA VEDO DI NUOVO!
Tutto in linea con una Chiesa che è vuota dentro.
Dicevo che apprezzo di più lo Stato italiano,
sì perché – ora mi aspetto i fulmini! –
preferisco i fatti di Matteo Renzi che le parole di papa Francesco.
Una cosa è certa:
Renzi il consenso che ha se l’è meritato col sangue,
ma si è procurato anche nemici, tanti nemici, d’ogni tipo, su ogni sponda,
– intellettualoidi della pseudo-sinistra da salotto perbenista;
– laureati con il cappello in testa a coprire le idee comperate al mercato,
vendute e rivendute, incartate e scartate più volte;
– operai smidollati, figli di ex marxisti oramai fuori della storia;
– sindacalisti che hanno fatto la Sinistra e poi l’hanno disfatta,
a causa della loro stupidità ideologica, svanita sotto i colpi del sole promesso;
– quella massa di popolo bue che piscia e si beve ciò che produce;
– quegli opportunisti che vanno dove c’è puzza di sterco dorato;
e così via…
Ma Renzi tira diritto, finché potrà,
ma spero che durerà tanto a lungo da far rimpiangere ai suoi detrattori
il giorno in cui sono nati.
A differenza di Renzi,
papa Francesco cammina su una strada asfaltata,
ostacolato soltanto da qualche tradizionalista doc:
uno che appena apre bocca si vede subito messo alla berlina,
denudato alla colonna dell’infamia e flagellato a morte.
E sia mai che a un “dissidente”, ai tempi della dura inquisizione,
di un passato recente, troppo recente,
venga in mente ora di mettere qualche puntino sulle i di papa Francesco!
Sarebbe indegno di appartenere alla casta delle Comunità di base,
che ora gongolano solo al pensiero
di sentir parlare Francesco tornato dalla tomba:
il profeta tanto atteso che, secondo loro,
ha spazzato via con un solo colpo di spugna
secoli bui di oscurantismo, quando imperava l’autoritarismo più dogmatico,
aprendo finalmente gli orizzonti di quella Novità evangelica,
subito tradita dai primi passi della Chiesa nascente.
Ed io mi sento come un pesce fuor d’acqua, che si agita prima di morire,
tra le maledizioni e gli improperi di quanti esultano
per l’avvento oramai prossimo del Regno di Dio.
Matteo Renzi, invece, nel campo laicamente politico,
non sembra avere tanti fanatici al suo fianco:
maledetto dai “suoi amici di casa”
– un po’ citrulli, un po’ ebeti, un po’ invidiosetti, tutto questo e altro –;
scorticato vivo come san Bartolomeo dai suoi indefessi nemici politici,
sempre antichi e sempre nuovi, ma gli stessi di sempre,
Travaglio in testa con figli e figliastri al suo seguito;
invidiato dalla stessa gerarchia ecclesiastica,
che, appena può, non tralascia occasione per bloccarlo,
senza quel minimo pudore di chi, un tempo connivente con il Porco,
dovrebbe fare il mea culpa per il resto della sua vita.
È vero:
sul nostro Paese il cielo non si è ancora aperto,
troppe nubi sembrano minacciare la Democrazia,
ma sta qui la forza di chi crede, nonostante tutto,
che la Democrazia ce la farà,
con una fede che non è quella nel dio tutto fare
che semina speranze e sorrisi agli ebeti che applaudono,
ma nella energia vitale che risiede nell’Universo,
che, chiesa o non chiesa, religione o non religione,
alla fine s’imporrà.
Ma siamo proprio sicuri che i cieli del Vaticano,
con l’avvento di papa Francesco,
si siano veramente aperti,
e che lo Spirito sia sceso sulla Chiesa universale?
“Dai loro frutti li riconoscerete”:
parole di Cristo nei riguardi dei falsi profeti.
Valgono anche per coloro che riteniamo i giusti di oggi:
finora i frutti non sono per nulla promettenti.
La Chiesa è rimasta come prima,
e, ancor peggio, la base si è omologata.
Pur su sponde diverse, completamente diverse,
anch’io contesto questo papa:
per cambiare in radice questa Chiesa millenaria,
ci vuole ben altro che parole e parole;
ci vuole il coraggio di chi crede nell’Umanità,
nelle sue energie più vitali e profonde,
IN QUEL PURISSIMO ESSERE DIVINO,
dove non ci sono divisioni, strutture, religioni,
caste, razze, faziosità, supremazie, gerarchie…
dove ci si trova tutti fratelli
VERAMENTE FRATELLI.

NOTEBENE n. 1

Vorrei precisare.

a) Gli strali che vogliono colpire l’operato di papa Bergoglio, provenienti dal mondo cattolico conservatore (Vittorio Messori) e ultra-fondamentalista (Antonio Socci), certamente sono pericolosi per un rinnovamento radicale della Chiesa. Tuttavia, fanno leva su un aspetto che non posso non condividere: il consenso generale che questo papa vuole ottenere a tutti i costi. Un consenso che, secondo me, a differenza dei tradizionalisti più o meno ultra, blocca l’apertura della Chiesa. Il papa ha paura o non vuole affrontare in radice le vere problematiche della Chiesa di oggi. Le tocca e non le tocca. Lancia qualche sassolino, poi tira indietro la mano. Papa Francesco è vittima del proprio consenso.

b) I progressisti temono, invece, i cattolici ultra-conservatori, come se costoro potessero bloccare il fenomeno Bergoglio. Ma non vogliono capire che il difetto di questo papa sta proprio qui: nell’essere un “fenomeno”, uno che sta suscitando delle illusioni. La dissidenza, ecco il punto, non dovrà mai mancare nella Chiesa, soprattutto quando c’è un forte consenso generale, e il rischio c’è che tutto, prima o poi, finirà come una bolla di sapone.
c) Non ci tengo a dire che sono di sinistra (un’espressione che potrebbe ancora passare nel campo politico), ma vorrei rivendicare la mia radicale propensione verso il Vangelo autentico, quello delle origini, da tradurre o, meglio, da incarnare nella realtà dell’oggi, secondo quel principio universale per cui il progresso sta nel realizzare in pienezza l’Umanità, e non nell’imporre la Chiesa-struttura, la quale dovrà casomai essere al servizio dell’Umanità. La Chiesa deve de-strutturalizzarsi sempre più, se vuole servire l’Umanità, riscoprendone i valori che appartengono all’essere umano. Papa Francesco che concetto ha di Umanità? O, meglio, egli parla di Umanesimo (come Angelo Scola), ma guardandolo dalle finestre di una Chiesa, pronta a riceverlo e battezzarlo?

NOTABENE n. 2

Ora non ho più dubbi sull’apparente e falsa apertura di questo Papa. Domenica 4 gennaio Bergoglio ha annunciato che prossimamente nominerà altri 15/20 cardinali di Santa Romana Chiesa. Da tempo sto dicendo che, prima o poi, si dovrà arrivare a eliminare il cardinalato, un titolo solo onorifico che ha fatto il suo tempo, anche a danno della stessa Chiesa.
Il Pontefice dovrà essere eletto dai vescovi. E ai vescovi si dovrà dare più spazio, più responsabilità anche decisionale. Tenendo conto anche della base del Popolo di Dio.
Lasciamo pure il papato, ma privandolo del suo primato monarchico. La Chiesa dovrà incamminarsi verso una maggiore democrazia. Magari sui generis.
Il fatto che papa Francesco nominerà 15/20 nuovi cardinali fa capire quanto sia tradizionalista. Uno dei tanti esempi. Certo, nominerà cardinali di periferia (parola di moda!), buttando così ancora tanto fumo negli occhi.
Nulla in questi anni è cambiato nella Chiesa. Qualche riverniciatura. Ogni tanto qualche rimprovero a destra e a sinistra. E poi, tutto come prima. Qualche battuta più o meno felice, che fa mandare in visibilio i giornalisti ignorantotti nel campo della fede, o pronti al dialogo con l’acqua santa. Per fare colpo. Per vantarsi.
E tutti esultano come se il papa, oltre alle battute, facesse sul serio. Ci gira attorno. Stuzzica qualche applauso. Ma la Chiesa resta sempre al palo di un dogmatismo dottrinale e moralistico dei vecchi tempi.
Non sono convinto che la strada è oramai aperta, e tanto meno sono convinto che chi verrà dopo Bergoglio sarà costretto a percorrerla. Abbiamo visto ciò che è successo a Milano, dopo Martini e Tettamanzi. Scola ha bloccato tutto, anche se le orme di Martini difficilmente saranno coperte. Ma Bergoglio non è Martini.
L’ho detto e lo ripeto: la vera rivoluzione nella Chiesa deve partire dal basso, e non dall’alto. Martini è rimasto solo, e il clero milanese l’ha snobbato, lasciando nell’ignavia un gregge pecorone, anzi favorendo la sua arte culinaria.
Ed ora, che dire di una massa che, con svariati salamelecchi, applaude un papa ad ogni sua parola, facendo poi i cazzi propri?
E la base dov’è? Impegnata a fare da baciapile?
Dov’è finita la dissidenza?


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Commenti

2 risposte a “Don Giorgio De Capitani ipotizza che il “fenomeno” Bergoglio sia solo una bolla di sapone”

  1. Avatar Vittorio da rios
    Vittorio da rios

    Questa specie di grido di –dolore–di don Giorgio De Capitani ci porta immediatamente
    al più laico e umano libro dell’antico testamento–drammatica sintesi della condizione terrena dell’ominide–
    Qohelet. Vanità tutto è vanità… Niente di nuovo sotto il sole…Riteniamo sia cosi anche per Bergolio?
    Dalla lucida e per certi aspetti –spietata– analisi di De Capitani parrebbe di si. Non voglio entrare nel merito
    delle sue considerazioni che ritengo in alcuni punti essenziali non si possono non condividere, tuttavia va
    evidenziato le profonde modificazioni avvenute all’interno della Chiesa in questo ultimo secolo. che ora qui
    non è il caso di elencare, certamente ancora profondamente inadeguate rispetto alle urgenze di cui necessita
    l’umanità del terzo millennio. Bergolio ritengo sia uomo di profonda onestà intellettuale e che abbia ben
    presente quali siano i drammi per certi aspetti spaventosi in cui si ritrova oggi il mondo:Dalle intollerabili
    sperequazioni sociali, tra ricchi e poveri del pianeta,Dalle emergenze umanitarie rappresentate dalle enorme massa dei profughi delle molte guerre e violenza presenti in diversi continenti,da un sistema di governare
    l’economia globale che rende l’uomo a mero oggetto di scambio e di criminale sfruttamento. Un sistema che per
    sopravvivere di alcuni decenni attua meccanismi speculativi su larga scala i cui effetti sono devastanti per
    le economie di molti paesi con conseguente riduzione alla povertà e alla fame per milioni di
    creature umane. Con la reale drammatica prospettiva di una guerra globale, non solo economica ma
    bellica. Le premesse ci sono tutte purtroppo,riarmo, uso del terrorismo per destabilizzare e creare le condizioni
    di una guerra legittima di –civiltà– i fatti oggi accaduti a Parigi ne sono un drammatico esempio e ovviamente
    non è il solo.E l’elenco è interminabile che mi fermo qui. Francesco si ritrova inanzi questa realtà.E’ perfettamente consapevole dei limiti, delle miserie,e della profonda inadeguatezza della Chiesa –istituzionale–di cui lui ne è il massimo rappresentante. Che fare? se non è totalmente illecito il richiamo a Lenin. Ritengo che Bergolio facendo sintesi del pensiero dei tanti –profeti– che e dall’interno e dall’esterno della Chiesa hanno lavorato per il suo profondo e radicale rinnovamento, abbia iniziato ad attuare da –riformista concreto e operativo–quanto saggio, il cambiamento di ciò che si deve e si può cambiare secondo un criterio etico e secondo un criterio pratico.Avendo ben completa conoscenza e coscienza della realtà che si vuole cambiare.
    Ribadisco il mio appello ai cosiddetti intellettuali e uomini di pensiero odierni, Chierici e laici , progressisti e non
    di uscire dal –rimpicciolimento culturale, etico, e di visione strategica delle urgenze del mondo–, e di ridarsi prestigio, unità, alta cultura come la storia ha loro assegnato. E’ quanto mai augurabile che questa figura di
    –intellettuale– diventi di –massa– a livello globale, avremmo cosi una umanità meno manipolabile quanto
    suddita e pecorona.
    Un caro saluto.

  2. Avatar rafello
    rafello

    Un pazzo….

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