COMUNICATO STAMPA di “NOI SIAMO CHIESA”dell’Emilia Romagna del 23/12/07: NO ALLA MORATORIA PER L’ ABORTO
L’Onu ha votato la risoluzione per la moratoria sulla pena di morte. Un risultato straordinario, che riempie di gioia chi crede che la uccisione di Abele mai giustifichi la condanna capitale di Caino. Sulla prima pagina del “Foglio”, qualche giorno fa Giuliano Ferrara ha lanciato, manifestando non certo un grande entusiasmo per la delibera del Palazzo di vetro, la proposta di una moratoria per l’aborto, inteso quale “strage eugenetica, razzista e sessista degli innocenti”. Un invito accolto dal vescovo di Imola Tommaso Ghirelli, in un editoriale, apparso sul “Resto del Carlino” del 21 dicembre scorso:
“E’ certamente auspicabile che chi è stato riconosciuto colpevole e necessariamente viene colpito dalle sanzioni previste dalla legge riceva una pena meno barbara della pena capitale. Ma come si può riservare un trattamento umano a lui, senza impegnarsi a risparmiare altri esseri umani, assolutamente innocenti?”. Siamo convinti della necessità di tutelare, da parte dello Stato, al di là della controversa lettura dell’inizio della vita già a partire dal concepimento, la esistenza in potenza sin dal proprio stadio embrionale. La legge 194/1978, nel regolare la pratica abortiva, va proprio in questa precisa direzione. Tuttavia ci pare azzardato equiparare la moratoria per la pena di morte a quella eventuale per l’aborto. A tale ragionamento sottende anche solo una involontaria colpevolizzazione della figura femminile, che non può mai essere accettata. Bene scrive, sempre sul “Resto del Carlino”, 21 dicembre, Giovanni Morandi: “Nell’atto di dare la morte a un condannato c’è una sorta di godimento che appaga le vittime; nel dare la morte a un figlio concepito, sia pure mai nato, c’è solo disperazione, inconsolabile senso di colpa, che dura tutta la vita”. Ogni aborto non è mai compiuto a cuore leggero e lacera la madre, spesso costretta dalla disperazione, per tragici accadimenti della vita, a un passo così doloroso, consumato, alle volte, per scongiurare, nell’intenzione della donna, al figlio nascente, un domani di sofferenze. Non rendiamo criminale chi già patisce una scelta sempre e comunque tragica. Saremmo preda di un severo sadismo.
Bologna
23 dicembre 2007
Noi Siamo Chiesa Emilia Romagna
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