Il Sinodo ha rilanciato la misericordia non il buonismo
intervista a Bruno Forte, a cura di Andrea Tornielli – La Stampa 21 ottobre 2014
«Misericordia non significa buonismo o essere deboli». Lo dice il segretario speciale del Sinodo
appena concluso, l’arcivescovo di Chieti Bruno Forte, noto teologo, che nelle scorse settimane ha
giocato un ruolo chiave coordinando il lavoro di stesura dei testi.
Come valuta il risultato finale del Sinodo?
«Molto positivamente, perché c’è stato un largo consenso su tutti i punti della relazione finale,
anche quelli che non hanno ottenuto i due terzi dei voti sono stati comunque approvati da una
significativa maggioranza, ben più consistente rispetto al 50 per cento più uno».
La Chiesa si è divisa?
«Al contrario. Mi sembra che ci sia stato un convergere dei padri sinodali attorno al Papa. Anche se
il confronto è stato franco, anche se abbiamo molto discusso, tutti hanno cercato di manifestare la
loro vicinanza alle famiglie, specialmente a quelle che vivono in situazioni di difficoltà. Siamo tutti
pastori in contatto con la gente, che avvertono questa priorità: annunciare a tutti l’amore di Dio».
Eppure i paragrafi in cui si parla dei sacramenti ai divorziati risposati e dei gay non hanno
ottenuto i due terzi…
«Nel caso del paragrafo sulle persone omosessuali, venivano riportati due testi del magistero, già
acquisiti dalla Chiesa. Mentre nel caso di quello sui divorziati risposati si riportavano le due
posizioni emerse dal dibattito sinodale. Dunque il voto non può essere letto come un dissenso
contro qualcosa, perché – ripeto – entrambe le posizioni sono citate. Credo che il senso di quel voto
si possa spiegare con il bisogno di riflettere e di maturare ancora. Il Papa vuole che la riflessione
continui, ora tutta la relazione finale confluisce nel testo che sarà inviato alle Chiese locali. Siamo
in cammino, sono lavori in corso».
Lei è stato indicato come l’autore del controverso passaggio sui gay della relazione di lavoro,
poi modificato nel testo finale. Era troppo sbilanciato?
«Devo precisare: non sono certamente io l’autore unico, né l’estensore materiale. Io coordinavo il
lavoro di stesura. Non c’è un autore unico…».
È stato il passaggio più contestato dall’assemblea…
«Mi sembra che non ci fosse alcuna mancanza di fedeltà rispetto a contenuti espressi durante il
dibattito. In ogni caso il testo finale è chiaro: la Chiesa si oppone all’equiparazione fra il
matrimonio e le unioni omosessuali. Al tempo stesso accoglie le persone e non le discrimina».
A molti il nuovo testo è apparso come una marcia indietro. Condivide?
«Vivendo dall’interno il Sinodo, non ho avvertito questo! Ho sentito invece una fondamentale
continuità. Il Sinodo è stato più sereno di quanto apparso sui media. Certo, c’è stata grande libertà
di parola e ci sono stati accenti e posizioni diverse. Ma tutti siamo pastori che cercano il bene delle
persone, sempre tutti siamo preoccupati di coniugare la dottrina con la misericordia, senza cadere
negli irrigidimenti o nel buonismo, le tentazioni di cui ha parlato il Papa».
Perché allora neanche la versione corretta sui gay ha ottenuto i due terzi?
«Forse qualcuno ha espresso un dissenso perché voleva che si dicesse di più. O che si lasciasse
cadere il punto. Vorrei però ricordare che il messaggio fondamentale rivolto alle persone
omosessuali è quello centrale nel pontificato di Francesco: l’annuncio della fede e la misericordia
che non significa buonismo o essere deboli».
E i sacramenti ai divorziati risposati?
«La questione dottrinale è chiara: non si tocca l’indissolubilità del matrimonio. La questione
pastorale riguarda la domanda su quali siano le situazioni o le circostanze per accogliere queste
persone al sacramento della penitenza e alla mensa eucaristica. Ci sono situazioni in cui questo
avviene già, per esempio nel caso di grave infermità o di vicinanza alla morte. Vi possono essere
altre occasioni o situazioni specifiche? Dobbiamo ascoltare le Chiese locali e capire quali siano i
casi in cui si avverte di più questo bisogno».
Ci sono preti e anche vescovi che a volte già concedono i sacramenti…
«In effetti padri sinodali hanno detto che a volte questo già avviene. Forse anche per questo è
necessario dare un indirizzo chiaro».
Quale percorso si apre da oggi fino al Sinodo 2015?
«Lo vedo innanzitutto come un cammino sereno. C’è tanta fiducia data alle Chiese locali,
all’ascolto, alle ipotesi, agli approfondimenti e infine alle proposte. C’è bisogno di grande libertà di
parola, e ascolto nella verità e nella carità, continuando quanto avvenuto in questo Sinodo. L’ultima
parola spetta al Papa: e su questo siamo tutti d’accordo, il potere delle chiavi che gli deriva
dall’essere vicario di Cristo e successore di Pietro, è suo!».
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