Ricordo di Giovanni Avena
Giovanni Avena non era mai relatore ai convegni che il nostro circuito conciliare ha organizzato negli ultimi decenni per indicare i percorsi della fede lontani dalla pesante ordinaria amministrazione ecclesiastica. Giovanni sapeva, interloquiva, proponeva; un’azione preziosa che ben conoscono la cinquantina di protagonisti in prima persona di questa volontà di tenere duro e di avere rapporti con i nostri fratelli e sorelle teologhe che nel mondo camminavano nella stessa direzione. La tenuta di Adista anche dopo la separazione dalla sinistra indipendente lo si deve alla tenacia di chi egli credeva che la continuità fosse la virtù di questa collocazione al “limite “nella Chiesa. Infatti chiediamoci quanti sono state le iniziative che non hanno retto e si sono esaurite. Giovanni occupava bene uno spazio lasciato libero dalla stampa cattolica che, salvo eccezioni, è stata ed è tanto abbondante quanto ripetitiva nella linea del conformismo della religiosità tradizionale. Sui fatti di Chiesa l’opinione pubblica che si informa, li apprende così dalla stampa laica e dalla Tv e riguardano sempre gli scandali o gli interventi del papa. Poi, in seconda battuta, arriva l’intervento per dare la linea o per sminuire e giustificare. Adista aveva assunto dall’inizio, e il portavoce era Giovanni, la posizione coraggiosa di non tacere mai. Lo scrupolo nel vaglio delle notizie poi è stata una caratteristica professionale, pilastro di tutto. Mi piacerebbe sapere dalla redazione quante sono state le querele ricevute e qual è stato l’andamento degli eventuali processi.
L’elenco delle situazioni in cui era necessaria tenere la barra dritta (e non era facile) furono proprio tante. La soddisfazione professionale (e cristiana) consisteva poi nell’aspettare che i fatti ti dessero ragione. Il fatto di essere liberi dal controllo diretto (o anche solo psicologico) di qualche superiore di ordine religioso, di qualche ufficio romano ha permesso a Giovanni di giocare le carte possibili, quelle del lettore, del cristiano che vuole sapere e capire . Una scommessa faticosa e difficile perché era quella degli abbonamenti e della rete di amicizie e consensi per reggere l’agenzia. Una scommessa che non aveva alle spalle la rete di protezione della parte “ricca” della Chiesa che navigava e naviga con le parole comode della routine ecclesiastica.
Faccio qualche esempio, senza ordine. C’è mai stato qualcuno che ha osservato con convinzione che la santificazione dei papi era cosa non evangelica? C’è mai stato qualcuno che abbia chiesto con chiarezza le dimissioni di Wojtyla dell’ultimo periodo della sua malattia? C’è mai stato qualcuno che abbia deplorato il ricevimento di Ratzinger sul prato della Casa Bianca di Bush e (poi in Vaticano)? C’è mai stao qualcuno che ha giudicato severamente le parole di Benedetto ad Auschwitz ? Si può continuare molto a lungo , per esempio col dossier fatto da Adista sui teologi bastonati dopo il Concilio. C’è stata la forte attenzione ai fatti centrali della Chiesa (fin che la situazione della Chiesa sarà quella di eccessivo accentramento a Roma di troppi poteri dovremo essere tutti vaticanisti! ) Ma anche l’apertura a ogni nuova teologia o corrente. La teologia della liberazione è stata la maestra dell’area alternativa , che abbiamo imparato e a non chiamarla più del dissenso . Infatti dissenso da chi? Semmai il dissenso deve essere al Vangelo e al Concilio non rispetto al sistema ecclesiastico.
Giovanni era sempre il suggeritore e, credo, quello a cui spettava l’ultima parola fino a quando la salute glielo ha permesso. Alcuni passaggi sono stati veramente delicati. Il Giubileo e l’ambiguità del pentimento che pure fù cosa importante, il grande incontro delle religioni al Assisi nel 1987 fu forse la cosa migliore mentre le cose peggiori furono l’appoggio esplicito e continuato ai movimenti fondamentalisti. La redazione di Adista sicuramente farà emergere fatti ed episodi della vicenda professionale ed umana del fratello Giovanni. Quello che mi sembra di poter affermare è la capacità e la volontà di Giovanni di organizzare la continuità con nuove leve. Di ciò gli siamo particolarmente riconoscenti. A me, a noi, resta una curiosità (importante) se può essere soddisfatta dalla redazione. Quali sono stati i rapporti col Card. Martini, so che non sono stati pochi, come si siano sviluppati e poi come si siano interrotti (a quello che io so)? Vittorio Bellavite, coordinatore di Noi Siamo Chiesa
14 settembra 2021
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