Comunicato stampa sul decreto della Segnatura Apostolica di esclusione dei membri di Wir Sind Kirke dai Consigli pastorali, l’immediata reazione di Wir Sind Kirke, l’articolo del settimanale cattolico inglese The Tablet (in inglese) e il testo integrale del decreto della Segnatura Apostolica (in tedesco) 26.05.2009 12:00:29.
Ecco il testo del comunicato, trasmesso da Domradio che cita la KNA Katholische Nachrichten Agentur http://www.kna.de/, Agenzia Cattolica di Stampa
Bavaglio per “Wir Sind Kirche”
I vescovi possono escludere dai Consigli chi protesta
La Suprema Corte di giustizia della chiesa cattolica in Vaticano ha conferito ai vescovi il diritto di escludere dalle Commissioni ecclesiastiche i partecipanti attivi del Movimento “Noi Siamo Chiesa”. Chi si unisce alle pubbliche proteste dell’Organizzazione [Wir Sind Kirche] contro il Papa, i Vescovi e il Magistero rende sé stesso “inadeguato per la partecipazione ai Consigli ecclesiastici”, si dice in un decreto del Tribunale Supremo della Segnatura Apostolica.
I membri dei Consigli devono per lo meno prendere le distanze dai principi e dai progetti del Movimento [WSK], così stabilisce il decreto del 14 marzo, in possesso dell’Agenzia cattolica di stampa (KNA).
Con questa sentenza due cardinali e tre vescovi chiudono un’annosa vertenza giuridica interna alla Chiesa. L’ex presidente del Consiglio diocesano di Regensburg, Fritz Wallner, e un altro ex membro del Consiglio, dopo il nuovo ordinamento dei Consigli diocesani entrato in vigore nel 2005 (per iniziativa del vescovo Gerhard Ludwig Müller), avevano avviato diverse procedure. Alla fine si è arrivati al punto che Wallner non ha potuto essere eletto nell’amministrazione ecclesiastica del suo comune d’origine, Schierling. Il vescovato gli aveva tolto l’elettorato passivo. In molte iniziative dimostrative Wallner si era presentato assieme ad attivisti di WSK.
Il cattolico (Wallner) con le modalità della sua opposizione al vescovo ha superato l’ambito accettabile della libertà di opinione, argomenta la Segnatura Apostolica. Nel caso si sarebbero suscitati “contrasto e odio dei fedeli”, contro il vescovo, la cui persona sarebbe stata sminuita. Le azioni pubbliche di Wallner avrebbero ostacolato in misura decisiva la sua eleggibilità.
Con lo sguardo rivolto a “Wir Sind Kirche” i giudici richiamano alla memoria lo scritto del 1996 della Congregazione Romana per la Fede diretto ai vescovi tedeschi, in cui si dice che le richieste del cosiddetto Kirchenvolksbegehren (Appello dal popolo di Dio”) “contraddicono parzialmente la dottrina ecclesiale e si pongono in aperto contrasto con l’ordinamento ecclesiastico”. I sostenitori [del Movimento] vanno quindi “molto al di là delle istanze autorizzate e diffondono inganni su una frattura fra il popolo di Dio e la Direzione della Chiesa. Fra l’altro viene propagato un inaccettabile modello di Chiesa democratica”.
Il movimento “Wir Sind Kirche” si è costituito in occasione del cosiddetto Kirchenvolksbegehren, che nel 1995 è stato firmato in numerosi Paesi partendo dall’Austria. In quel tempo più di un milione di persone avevano aderito con le loro firme a un elenco di riforme, fra le quali anche l’abolizione dell’obbligo del celibato dei preti e l’ordinazione per le donne.
(kna)
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Wir Sind Kirke (“Noi Siamo Chiesa” ) deplora il nuovo modo di negare il dialogo adottato dalla direzione della Chiesa cattolica. Riflessioni sul Comunicato della KNA (Kirchliche Nachrichten Agentur – Agenzia di stampa ecclesiastica): I vescovi possono escludere chi protesta dai Consigli pastorali. 26 maggio 2009 Questo rifiuto è contenuto nella recente sentenza del tribunale della segnatura Apostolica che esclude i membri di WSK dai Consigli pastorali. Si parte da un caso singolo – il diniego a un membro della Chiesa cattolica di Regensburg del diritto di essere eletto in una commissione diocesana – per screditare un movimento che da 15 anni si batte per una riforma interna della Chiesa. Il tutto parte dalle scrivanie vaticane senza possibilità di essere sentiti e prendere posizione. Il ricorrente ha ricevuto la sentenza soltanto in latino, e il Movimento Wir Sind Kirke non ne ha finora avuto notizia, se non dalle agenzie di stampa. Questa decisione vaticana ricorda le limitazioni inflitte ai cattolici di WSK impegnati nei consultori sulle questioni di gravidanze e i dinieghi recenti di vescovi tedeschi sui presidenti designati del Comitato centrale dei cattolici tedeschi. Se singoli vescovi seguissero l’esempio di quello di Regensburg, G. L. Müller, escludendo i membri di KVB (KirchenVolksBewegung), il rapporto già adesso compromesso fra popolo della Chiesa e autorità ecclesiastiche peggiorerebbe col pericolo di una frattura nella Chiesa, per la rottura della Communio Theologiae, formulata dal CV II e dalla Lumen Gentium. Ai vescovi deve essere chiaro che non soltanto i cosiddetti “laici”, ma anche molti preti, collaboratori pastorali e religiosi sostengono le proposte di riforma della KVB-WSK. Il decreto vaticano compromette anche la libertà della ricerca teologica. Il Segretariato di Stato vaticano aveva scritto il 23 agosto 2006 alla KVB (attraverso la Nunziatura a Berlino) che i suoi membri avrebbero avuto la possibilità di dialogare con vescovi e parroci nel comune interesse per la soluzione dei problemi attuali della Chiesa. Purtroppo il Movimento deve constatare che si tratta di belle parole e la negazione del dialogo da parte dei vescovi continua. Viene quindi citato il can. 212 § 3 del Codex Juris Canonici, dove si dispone che “i credenti. Relativamente alla loro cultura, competenza e posizione i cattolici hanno il diritto e perfino il dovere di comunicare ai pastori spirituali la loro opinione per ciò che riguarda il bene della Chiesa e renderla nota agli altri fedeli.” Questo canone è fortemente messo in discussione dall’agire del Supremo Tribunale ecclesiastico, presumibilmente condizionato da cardinali e vescovi molto conservatori. Quando avrà preso conoscenza diretta del decreto del 14 marzo 2009 il Movimento popolare per la Chiesa (KVB) Wir Sind Kirche prenderà posizione in modo più particolareggiato. The Tablet, 6 June 2009
A PLACE FOR DISSENT
Something of a consensus exists among church historians that, had the
Vatican treated Martin Luther and his circles in a more conciliatory manner
at the start of what became the Reformation, it might not have happened.
Many of the theological points he was raising were subsequently found to be
valid, not least his denunciation of the sale of indulgences. But the rough
rebuttal he received led him to adopt positions ever more extreme until
there was no reconciliation to be had on any terms. This is a lesson of
history that needs to be recalled with some urgency in the case of the
Vatican‘s treatment of the mass movement Wir sind Kirche (We Are Church). It
began in Austria in a revolt by many parish clergy and laity at the refusal
of Cardinal Groer of Vienna to resign in the light of allegations of the
sexual abuse of a minor, which were subsequently recognised to be well
founded. Now the Supreme Tribunal of the Apostolic Signatura, the highest
court in the Catholic Church, has ruled that members of We Are Church may be
excluded from official church bodies because of their dissent to church
teaching in certain areas, including advocacy of the ordination of women.
The example of the Reformation may have been in Pope Benedict’s mind when
he made conciliatory overtures to the Lefebvrist movement the Society of St
Pius X. He was eager to find a basis on which they could return to full
communion with the Holy See, a policy somewhat derailed when it was pointed
out that one of the Lefebvrist bishops was a Holocaust-denier and
anti-Semite. Far from healing a split in the Church, therefore, a further
wedge was driven between the Catholic Church and the Jews. Subsequently
there was more criticism from church leaders of Pope Benedict’s handling of
the matter, including his failure to consult with his own advisers, than
anybody could remember. Indeed, he admitted mistakes were made.
The issue of how to treat dissent in the Church is a highly sensitive one.
Is it inconsistent not to show the same conciliatory attitude towards We
are Church as was shown towards the Society of St Pius X? Is dissent on the
left different in kind from dissent on the right? Possibly the Signatura’s
ruling, which is applicable at the discretion of the local bishop, could be
construed as the mildest sanction available, and falls well short of
excommunication, suspension of priests from their faculties, refusal of
Holy Communion, or other ecclesiastical penalties. It may be designed to
avoid the rise of partisanship in church bodies, which would be divisive and
contrary to their participatory and collaborative spirit. But it still looks
like an official censure, even an attempt to nudge members of the We Are
Church movement towards the door.
Thousands of German and Austrian Catholics, disillusioned by a perceived
refusal to take their concerns seriously, have ceased to practise their
faith in recent years. Clumsiness in dealing with We Are Church now can only
increase that number. If the Catholic Church is to look like the People of
God it has to be an inclusive family, able to contain dissent and embrace
dissenters on left and right, not an ever-shrinking sect reserved for the
pure. Decreto della Segnatura Apostolica (testo integrale) OBERSTES GERICHT der APOSTOLISCHEN SIGNATUR—- Palazzo della Cancelleria00120 Città del Vaticano Prot. N. 40073/07 CA Regensburger RechtssacheErklärung der Unfähigkeit zum passiven Wahlrecht(Herr F. Wallner – Kleruskongregation) ABSCHLIESSENDES DEKRET In der Amtszeit Papst Benedikts XVI., im vierten Jahr seines Pontifikates, am 14. März 2009,erließ das Oberste Gericht der Apostolischen Signatur unter Vorsitz Ihrer Eminenzen, derKardinäle Peter Erdö und Carlo Caffarra, sowie Ihrer Exzellenzen Raymond Leo Burke, Präfekt,Javier Echevarría Rodríguez, Berichterstatter (Ponens), und Giuseppe Versaldi, undunter Beteiligung der ehrenwerten Martha Wegan als Anwältin des Beschwerdeführers, desH.H. P. Heinz-Meinolf Stamm OFM als Anwalt der Kleruskongregation und des H.H. P. MarkusGraulich SDB als bestelltem Kirchenanwalt (Promotor iustitiae) folgendes abschließendesDekret. I. SACHVERHALT (Facti species) 1. Herr Fritz Wallner gehörte mehreren Räten in seiner Diözese an, verlor jedoch wegen seineräußerst heftigen Opposition gegen die vom Hwst. Herrn Bischof von Regensburg aufdem Gebiet der kirchlichen Gremien eingeführten Neuerungen nach Ermahnung im Schreibenvom 10. November 2006 per Dekret, das am 17. November 2006 vom Hwst. Herrn Generalvikarvon Regensburg erlassen worden war, das passive Wahlrecht für die zu wählendeKirchenverwaltung.Gegen diese Entscheidung legte Herr Wallner am 24. November 2006 hierarchische Beschwerdebeim Hwst. Herrn Bischof von Regensburg ein, der mit Dekret vom 15. Dezember2006 die Beschwerde zurückwies und die Entscheidung des Hwst. Generalvikars bestätigte.Deswegen reichte Herr Wallner am 29. Dezember 2006 Beschwerde an die Kleruskongregationein, die am 28. Mai 2007 die Entscheidung des Hwst. Herrn Bischofs von Regensburgbestätigte, indem sie sie im Einklang mit den Vorschriften sowohl des allgemeinen wie desteilkirchlichen Rechts erklärte.2. Nun legte Herr Wallner am 25. Juni 2007 Berufung an dieses Oberste Gericht ein, welchesnach entsprechenden Festlegungen im Kongress vom 7. November 2008 entschied,dass die Beschwerde nicht zuzulassen sei und tatsächlich auch nicht zur Verhandlung vordem Eminenzen und Exzellenzen Richtern dieses Obersten Gerichts zugelassen werde, weilsie offenkundig jeder Grundlage entbehrt.Jüngst, nämlich am 22. November 2008, ging Herr Wallner nun zur Abänderung des Dekretsdes Kongresses das Kollegium der Eminenzen und Exzellenzen Richter dieses OberstenGerichts an, dem es nun zukommt, nach Überprüfung der Denkschrift der ehrenwerten An2wältin des Beschwerdeführers und des vom H.H. bestellten Kirchenanwalt verfertigten Votumspro rei veritate (zum wahren Sachverhalt) auf diese Streitfrage zu antworten: Ist dasam 7. November 2008 erlassene Dekret des Kongresses abzuändern?II. RECHTS- UND SACHLAGE 3. Die ehrengeachtete Anwältin des Beschwerdeführers ruft in ihrer am 5. Dezember 2008eingereichten Denkschrift zur Zulassung der Beschwerde die kanonischen Normen über diequalitativen Voraussetzungen, welche Laien als Kandidaten für die Kirchenverwaltung erfüllenmüssen (vgl. cann. 228 § 2 und 537), sowie über die rechte Weise, den Hirten die eigeneMeinung kundzutun in dem, was das Wohl der Kirche angeht (vgl. can. 212 § 3), in Erinnerungund stellt fest, dass die diözesane Autorität und die Kleruskongregation sich in der Anwendungdieser Rechtsvorschriften im vorliegenden Falle geirrt hätten.Denn nach Meinung der ehrengeachteten Anwältin des Beschwerdeführers hatten die ProtesteHerrn Wallners gegen den Hwst. Herrn Bischof von Regensburg ihren Grund in derOpposition – der gemäß derselben geschätzten Anwältin viele Gläubige anhingen – gegendie Neuerungen des Hwst. Bischofs auf dem Gebiet der kirchlichen Räte, und jene Protestestellten keine Übertretungen des can. 212 § 3 dar, jedenfalls gemäß der Interpretation dieserVorschrift, wie sie sich aus dem II. Ökumenischen Vatikanischen Konzil ergibt (vgl. DogmatischeKonstitution Lumen gentium 37; Dekret Presbyterorum Ordinis 9).Die ehrengeachtete Anwältin des Beschwerdeführers stellte zudem heraus, dass die Protestedes Herrn Wallner zu einem Zeitpunkt erhoben wurden, als bei diesem Obersten Gerichtnoch die Streitsache über die Unrechtmäßigkeit der Neuerungen auf dem Feld der Regensburgerkirchlichen Räte anhängig war, und diese Tatsache – so dieselbe ehrenwerte Anwältin– hätte die vorgenannten Proteste zu einem rechtmäßigen Mittel der Verteidigung gegendie Entscheidung des Hwst. Herrn Bischof gewendet. Außerdem bezögen sich solche Protesteauf die kirchliche Ordnung und Verwaltung, ohne dass sie gleich als Widerspruch gegenLehre und Grundsätze der katholischen Kirche hochstilisiert werden dürften. Da dieserWiderspruch aber der einzige Grund für den Verlust des passiven Stimmrechts gemäß Art.9.1.3. der in der Diözese Regensburg geltenden Wahlordnung für die Kirchenverwaltungswahlensei, ergibt sich daraus ein Irrtum in der Entscheidung.Schließlich merkt die ehrenwerte Anwältin noch an einer Stelle an, dass dieses Oberste Gerichtim Dekret vom 7. November 2008 „mit vollem Recht Herrn Wallner nicht weiter wegeneiner engen Zusammenarbeit mit der Vereinigung „Wir sind Kirche“ tadelte, da doch hinreichendfeststehe, dass er dieser Vereinigung nie angehört habe und bis heute nicht angehöre“(Nr. 18, Seite 8).4. Diesen Argumenten ist entgegen zu halten, dass aus den Akten und Beweisen klar feststeht,dass die Art und Weise, wie die Opposition des Herrn Wallner gegen den Hwst. HerrnBischof von Regensburg in die Tat umgesetzt wurde, in keinster Weise als rechtmäßigeAusübung des Rechts auf Verteidigung gewertet werden kann, da sie doch Streit und Hassder Gläubigen gegen ebendiesen Bischof hervorrief und seine Person herabsetzte.Die Handlungsweise des Herrn Wallner nämlich stellt nicht nur eine Überschreitung der Vorschriftdes can. 212 § 3 – in Verbindung mit § 1 – dar, sondern fügte der kirchlichen Gemeinschaftauch größeren Schaden zu: all dies ist ein gänzlich ausreichendes Indiz für die Unfähigkeitzur Mitgliedschaft in kirchlichen Räten. Diese Räte nämlich sind Orte der Gemeinschaft,nicht aber Kampfplätze, und gemäß den Prinzipien des Konzils und gemäß dem allgemeinenkirchlichen Recht „folgen sie … nicht den Kriterien der parl
amentarischen Demokratie,weil ihre Arbeit Beratungs- und nicht Entscheidungscharakter hat“ (Johannes Paul II., ApostolischesSchreiben Novo millennio ineunte vom 6. Januar 2001, Nr. 45, in: AAS 93 [2001] 298 mit ausdrückli3cher Erwähnung des Art. 5 der Instruktion Ecclesiae de mysterio, veröffentlicht von der Kongregationfür den Klerus und anderen am 15. August 1997).5. Zur Sache ist ferner auf die Vorschrift des can. 512 § 3 zu verweisen, welcher sinnvollerweiseden von der Kleruskongregation in dem Dekret, gegen das Beschwerde geführt wird, genanntenVorschriften der cann. 212, 228 und 537 hinzugefügt wird.Denn jener Kanon schreibt vor: „In den Pastoralrat dürfen nur Gläubige berufen werden, diesich durch festen Glauben, gute Sitten und Klugheit auszeichnen“. Diese Vorschrift betrifftnicht nur den Diözesanpastoralrat, sondern kraft der Instruktion Ecclesiae de mysterio auchden Pfarrgemeinderat und die Kirchenverwaltung: „Der diözesane und der pfarrliche »Pastoralrat« sowie der pfarrliche »Vermögensverwaltungsrat«, denen auch Laien (als Nichtgeweihte)angehören, haben nur beratendes Stimmrecht; sie können in keiner Weise zu Entscheidungsorganenwerden. Für solche Aufgaben können nur jene Gläubigen gewählt werden,die den von den kanonischen Normen bestimmten Erfordernissen entsprechen“ (Art. 5§ 2, in: AAS 89 [1997] 868, mit ausdrücklicher Erwähnung der Vorschrift des can. 512 § 3).Was unseren Fall angeht, so darf man behaupten, dass die öffentlichen Proteste gegen denHwst. Herrn Bischof – als die Streitsache wegen der erneuerten Pastoralgremien noch beidiesem Obersten Gericht anhängig war – die vom Recht geforderten Eigenschaften schwerin Misskredit brachten und mehr noch ein schwerwiegendes Indiz unklugen Handelns beikirchlichen Dingen darstellen, das für sich schon Herrn Wallner unfähig für eine Mitgliedschaftin kirchlichen Räten macht.6. Das Schweigen im Dekret des Kongresses über irgendeinen Umgang des Herrn Wallnermit der Vereinigung Wir sind Kirche oder wenigstens mit jenen, die diese Vereinigung leiten,stellt keineswegs diesen Umgang in Frage, sondern bedeutet eher, dass die öffentlichenAktionen ebendieses Herrn Wallner gegen den Hwst. Herrn Bischof von Regensburg schonfür sich ausreichend waren, um rechtmäßigerweise die oben erwähnte Unfähigkeit zu erklären.Sehr ausgiebig steht aufgrund der Akten vielmehr fest, dass Herr Wallner die öffentlichenstreitbaren Proteste gegen den Hwst. Ordinarius zusammen mit denen voranbrachte, dievorgenannte Vereinigung leiten, obwohl bereits die Glaubenskongregation mit Schreibenvom 19. Februar 1996 an die deutschen Bischöfe bezüglich dieser Vereinigung mahnendäußerte, dass „der Inhalt dieser ‚Kirchenvolks-Begehren’ aus einer Reihe von Forderungen[besteht], die zum Teil der kirchlichen Lehre widersprechen und in offenem Gegensatz zurkirchlichen Ordnung stehen […]. Diese Gruppen gehen weit über berechtigte Anliegen hinaus,sie tragen zu einer Spaltung zwischen dem Volk Gottes und der kirchlichen Leitung bei,sie propagieren unter den Gläubigen ein unannehmbares demokratisches Kirchenmodellsowie eine Auffassung der Moral, die in manchen Punkten der katholischen Lehre direkt entgegensteht“.Aus diesem Grund macht eine enge Verbindung mit den Anführern dieser Vereinigung beideren öffentlichen Protesten gegen die rechtmäßigen Disziplinarverfügungen der Bischöfeoder
des Heiligen Stuhls sowie gegen des Lehramt der Kirche bezüglich der Dinge, die sichauf Lehre und Sitten beziehen, Gläubige unfähig für die Mitgliedschaft in kirchlichen Räten,die nach Maßgabe des Rechts in Teilkirchen eingerichtet sind, bis jene Gläubigen zumindesterklären, dass sie Abstand nehmen von den Grundlagen und Vorhaben jener Vereinigung.Das Urteil über diese Unfähigkeit kommt der diözesanen Autorität zu.7. Im vorliegenden Falle ist deshalb zum Schluss zu kommen, dass die kirchliche AutoritätHerrn Wallner rechtmäßig für unfähig zur Mitgliedschaft in der Kirchenverwaltung erklärt hat,und zwar gemäß teilkirchlichem Recht (vgl. Art. 9.1.3. der Regensburger Wahlordnung für4die Kirchenverwaltungswahlen) wie auch allgemeinem Recht (vgl. cann. 212, 228, 512 und537; Art. 5 der Instruktio Ecclesiae de mysterio). III. ERGEBNIS 8. Nach gerechter Abwägung aller rechtlichen und sachlichen Aspekte haben die unterzeichnetenRichter, die zu Gericht sitzen und nur Gott vor Augen haben, nach Anrufung des NamensChristi auf die vorgelegte Streitfrage wie folgt zu antworten beschlossen und antwortenauch so: ABLEHNEND, d.h. das vom Kongress am 7. November 2008 erlassene Dekret ist nicht abzuändern. Für die Auslagen wird die bei der Kasse dieses Obersten Gerichts hinterlegteKaution einbehalten. Die Parteien mögen ihren jeweiligen Anwälten das entsprechendeHonorar bezahlen.So sprechen wir es aus und setzen es fest, wobei wir den Betroffenen auftragen,dass sie dieses Unser abschließendes Dekret vollziehen, mit allen sichdaraus ergebenden Rechtsfolgen. Gegeben zu Rom, am Sitz des Obersten Gerichts der Apostolischen Signatur, am 14. März 2009 gez. Peter Kardinal Erdögez. Carlo Kardinal Caffarragez. + Raymond Leo Burke, Präfektgez. + Javier Echevarría Rodríguez, Ponensgez. +Giuseppe VersaldiUnd es möge mitgeteilt werden.Am 5. Mai 2009.gez. + Frans Daneels, OPraem, Sekretärgez. Paolo Malecha, Kanzleileiter
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