Il pregiudizio è quello su cui si fonda l’inerzia di quei nostri colleghi giornalisti che fanno sempre benissimo il loro lavoro, ma quando si tratta della «Chiesa» e delle «tasse» chissà com’è dimenticano di “incrociare le fonti” (regola aurea del nostro mestiere, che obbligherebbe a non fidarsi mai di una campana sola soprattutto quando il campanaro si è già dimostrato stonato, ma a interpellare tutte le parti in causa e di registrare anche quel che non piace) ma pubblicano o mettono sul sito online del proprio giornale tutto ciò che passa il convento amministrato dalle venerabili autorità di Marco Pannella ed Emma Bonino e dai transitori scudieri dei due leader.
Il caso Ferrara di cui diamo conto oggi – l’accusa sballata a quella Diocesi di non pagare un’Ici dovuta e infatti regolarmente pagata – è l’ultima falsità messa in circolo maliziosamente e truffaldinamente (ci voleva tanto a rivolgersi per chiarimenti anche alla Chiesa locale oltre che al Comune?) dai radicali e ripresa con superficialità anche da grandi organi di stampa. Una falsità cattiva, montata scientificamente, ma non con scrupolo. E come tante altre smascherata anche grazie a questo giornale, al suo lavoro di informazione e documentazione sulla grande menzogna che si sta ripetendo fino alla nausea in questo nostro Paese: che il non profit sia un grande affare privato e che la Chiesa sia la prima a goderne. Ma è giusto, è eticamente giusto, che sia Avvenire a far emergere ciò che un “accusatore” onesto dovrebbe preoccuparsi di verificare prima di puntare l’indice? Questa storia, come lo stordente balletto di cifre a casaccio che sarebbero sottratte al fisco e che in realtà sono larghissimamente già versate nelle casse dello Stato e degli altri enti pubblici, è la conferma di una pericolosa degenerazione del buon costume civile e giornalistico. È una deriva che si può e si deve fermare.
Ebbene sì, cominciamo a preoccuparci. Da cittadini italiani, da cattolici e anche da giornalisti, che possono e devono essere portatori (sani) di opinioni, ma che prima di tutto fanno il loro mestiere con rigore.
Marco Tarquinio ( su l’Avvenire , 18 febbraio 2012)
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