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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Gustavo Gutierrez è stato in Italia ed è stato ricevuto da Francesco

INTERVISTA A GUSTAVO GUTIERREZ

(da “Vita Pastorale” di ottobre a cura di Mauro Castagnaro)

Gustavo Gutierrez, prete peruviano ottantacinquenne entrato nel 2000 nell’Ordine dei frati predicatori, è considerato il “padre” della Teologia della liberazione (il cui inizio è fatto risalire alla pubblicazione nel 1971 dell’omonimo suo libro), che egli concepisce come riflessione critica sull’esperienza di fede vissuta dai cristiani nelle lotte per la giustizia e si sviluppa attraverso un ripensamento dei principali temi della teologia alla luce dell’opzione per i poveri, diventando punto di riferimento per l’impegno sociale di molti credenti in tutto il mondo. La Teologia della liberazione suscita però in America Latina l’ostilità degli ambienti conservatori, che sfocia nell’uccisione di molti vescovi, preti, religiose e laici a essa legati, e la diffidenza della Curia romana, che la accusa di sostituire il marxismo al Vangelo, di predicare la lotta di classe e di costruire una “chiesa popolare” alternativa a quella istituzionale. Anche se non si arriva alla sua formale condanna, le due Istruzioni pubblicate dalla Congregazione per la dottrina della fede nel 1984 e 1986 suonano come una sconfessione, soprattutto perché accompagnate da interventi censori nei confronti di alcuni suoi esponenti, come Leonardo Boff – ma non di Gutierrez, al quale, alla fine di un dialogo durato dal 1995 al 2004, l’allora prefetto card. Joseph Ratzinger riconosce di aver chiarito “i punti problematici contenuti in alcune sue opere”.
Dopo il “terremoto dell’89”, interpretato come il trionfo del capitalismo, molti decretano la “morte” della Teologia della liberazione, che, invece, arricchisce la propria riflessione di nuovi soggetti (gli indigeni, con la teologia india, i neri, con la teologia nera, le donne, con la teologia femminista, ecc.), strumenti analitici (non più solo la sociologia o l’economia, ma anche la psicologia, le scienze naturali, l’antropologia, ecc.) e temi (l’ecologia, il corpo, il pluralismo religioso, ecc.).
Vita pastorale ha rivolto alcune domande a p. Gutierrez in occasione della sua venuta in Italia per partecipare al Congresso dell’Associazione teologica italiana e presentare con l’arcivescovo Ludwig Muller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, al Festival di letteratura di Mantova il libro scritto a quattro mani nel 2004 e oggi edito in italiano dall’Emi e dalle Emp col titolo “Dalla parte dei poveri”.
I teologi della liberazione sono stati accusati di usare l’analisi marxista per interpretare la società. Come risponde?

Già anni fa Leonardo Boff aveva spiegato che Karl Marx non era né il padre né il padrino della Teologia della liberazione. D’altro canto il marxismo considera alienante la religione, mentre noi dicevamo che è liberatrice! E citare un autore o considerare valide alcune sue categorie non significa aderire al suo pensiero: per esempio, io ritengo utili concetti come “meccanismi di difesa” e “inconscio”, ma non sono ateo come Sigmund Freud, che pure conosco meglio di Marx, avendogli dedicato la mia tesi in psicologia.
Io e altri teologi della liberazione abbiamo, invece, utilizzato la Teoria della dipendenza, all’epoca innovativa, secondo cui i paesi latinoamericani non erano solo poveri, ma dipendenti. In essa si riconoscevano autori marxisti e altri non marxisti, come Fernando Henrique Cardoso, futuro presidente della Repubblica del Brasile (1995-2002); e il sociologo ecuadoriano Augustin Cueva la considerava antimarxista. Oggi è uno strumento insufficiente per analizzare la realtà, perché allora, per esempio, non c’era la globalizzazione. Ma non vuol dire che fosse sbagliata. Certo impiegava nozioni coniate da Marx, ma se usassimo solo concetti di autori cattolici non potremmo neanche accendere la luce, perché molti atei hanno contribuito a far sì che ne disponessimo! Però non abbiamo usato l’analisi marxista come tale.
Papa Francesco fa spesso riferimento al documento della V Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano, svoltasi nel 2007 ad Aparecida, in Brasile. Che ha da dire questo testo alla Chiesa universale?
Sono convinto che nella Chiesa ogni voce particolare abbia anche una dimensione universale. La teologia della liberazione non vale solo per i latinoamericani né quella femminista solo per le donne. La II Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano tenutasi a Medellin, in Colombia, nel 1968 ebbe un’eco mondiale. Non mi sembra sia successo lo stesso per quella di Aparecida, sebbene abbia molto insistito sull’opzione preferenziale per i poveri, che non riguarda solo l’America latina, perché viene dal Vangelo. Anche in America latina, peraltro, non tutti applicano i documenti finali di queste assemblee, perché sono molto impegnativi e imporrebbero di modificare i programmi economici ed educativi.
Non sopravvaluto i testi, ma essi possono diventare vita, come accaduto con quello di Medellin, che aprì la strada al martirio latinoamericano, inaugurato da p. Henrique Pereira Neto, un sacerdote nero ventinovenne, coordinatore della Pastorale della gioventù dell’arcidiocesi brasiliana di Olinda e Recife (allora retta da dom Helder Camara), ucciso nel 1969. E, al contempo, cominciarono i tentativi di schiacciare questa Chiesa, tanto che nel 1987 la XVII Conferenza degli eserciti americani discusse come “controllare la teologia della liberazione”, che era giudicata contraria alla “civiltà occidentale cristiana”.
Siccome il Papa ha coordinato il gruppo di redazione, è comprensibile che rilanci il documento di Aparecida, i cui valori cristiani sono validi anche in altri contesti.

Lo sviluppo della Teologia della liberazione è avvenuto durante una stagione della Chiesa latinoamericana contrassegnata da una generazione di vescovi straordinari (Mendez Arceo, Camara, Fragoso, Proaño, ecc.) nonché da esperienze di rinnovamento ecclesiale (Comunità ecclesiali di base, pastorali sociali, religiosi/e inseriti/e in ambienti popolari, ecc.) e sociale (partecipazione dei cristiani alle lotte popolari e di liberazione, ecc.). Come vede oggi la Chiesa latinoamericana e quali esperienze le sembrano maggiormente profetiche?

Le esperienze profetiche restano minoritarie nei diversi paesi. La situazione delle Ceb, per esempio, da cui un po’ nacque la stessa Teologia della liberazione, varia da diocesi a diocesi.
Certo gli anni ’60 sono stati un momento interessante per la presenza di questi vescovi che fecero Medellin, a cominciare da mons. Manuel Larrain, ordinario di Talca, in Cile, morto prematuramente, ma che con dom Camara componeva una coppia straordinaria per afflato spirituale e visione politica. Oggi il momento è diverso, ma nella Chiesa latinoamericana c’è molta vita, altrimenti non si spiegherebbe il documento di Aparecida.
Basti l’esempio delle Chiese del Sud andino in Perù: si è voluto smantellare la pastorale inculturata nelle tradizioni indigene sviluppata da cinque diocesi, nominandovi vescovi conservatori, ma nella base questo lavoro prosegue. L’idea per cui se cambia un vescovo muore tutto è semplicistica. A Cuzco, per esempio, i corsi e gli incontri per gli agenti di pastorale in passato realizzati dall’arcidiocesi adesso sono organizzati da un’istituzione costituita da laici che si chiama Istituto Sud Andino di ricerca e azione solidale. Perciò la realtà va vista nelle sfumature.
Però questo momento infonde molta speranza. Non solo nella Chiesa, ma nella società latinoamericana sono stati compiuti passi avanti, per esempio nella sensibilità verso le discriminazioni: in Perù oggi si critica molto l’emarginazione degli indigeni, mentre al tempo di Medellin non era così. Quindi progressi e passi indietro coesistono.
Diversa è poi la situazione politica: quando nacque la Teologia della liberazione le dittature militari erano in espansione e il continente era attraversato dalla violenza; oggi, invece, c’è libertà di espressione e una democrazia almeno formale, anche se la realtà di fondo non è poi molto cambiata.


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Commenti

3 risposte a “Gustavo Gutierrez è stato in Italia ed è stato ricevuto da Francesco”

  1. Avatar Egidio Cardini
    Egidio Cardini

    Al di là della nuova inclusione della Teologia della Liberazione (TdL) e del riscatto di un pensiero teologico troppo spesso maltrattato e sottoposto a censure immotivate, emerge una verità profonda: oggi la TdL costituisce un processo di rilettura della fede in chiave autenticamente storica ed ecclesiale e soprattutto essa assume una dimensione universale e non più regionale. Non si fa Teologia della Liberazione solo in America Latina, ma si interpreta la fede in Gesù Cristo secondo una chiave liberatoria in qualsiasi contesto dove esiste oppressione. Essa é unione intima tra “le cose del Cielo e quelle della Terra”, per dirla come Don Luigi Ciotti.
    In questo senso aveva perfettamente ragione Pedro Casaldaliga. Al cuore della TdL c’é il Regno di Dio con la sua giustizia. Nel suo “regnocentrismo” si recupera il senso di un annuncio evangelico e della sua testimonianza. Il resto é secondario.

  2. Avatar vittorio
    vittorio

    Potremmo dire che la teologia della liberazione iniziò con Gesù Cristo? Non
    è certamente un azzardo una simile affermazione. Gesù come annota Balducci
    arrotolò il libro, non scrisse libri, parlò alla coscienza degli uomoni.a lui dobbiamo
    lo spartiaque, la nascita di un nuovo paradigma: agire secondo coscienza.
    “chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra”. L’uomo al centro, dell’agire
    ogni azione è misericordia quindi amore assoluto quanto totale. Poi ben conosciamo
    come si e dipanata nel corso dei secoli la storia dell’umanità. La costruzione
    dell’uomo letale, necroforo, genocida, secondo l’antico dogma, la legge scritta
    nel libro. Non più l’agire secondo “coscienza” predicata da Cristo ma secondo
    il dogma fatta verita assoluta quanto potere “totalis”.Ho grande stima di
    Gustavo Gutierrez molto si deve a lui,di un ritorno “alla coscienza” quindi a Cristo:
    Tuttavia va evidenziato che la nascita della società moderna, e dei meccanismi
    produttivi derivati dalla”rivoluzione” industriale a posto l’uomo difronte a una condizione
    di assolutà novità,rispetto ai secoli passati. Un nuovo paradigma come dogma assoluto
    il capitale, e le sue inevitabili negative ricadute sull’universo dei più deboli, degli ultimi.
    La nascita dei stritolanti meccanismi dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, l’agire non
    più secondo coscienza, cioè Cristo, ma secondo il capitale cioè il profitto. Innegabilmente
    va ascritto a Marx lo straordinario lavoro di analisi scientifica -economica dei processi
    produttivi, e delle allora spaventose sperequazioni sociali che tali processi espimevano.
    Come è innegabile l’influenza del suo pensiero nella cultura scientifica-economica
    contenporanea. Tutti potremmo dire, i grandi spiriti a cui si devono la nascita degli
    stati democratici, e del tentativo di costruire “democrazie ” economiche hanno attinto
    a vario titolo dalle elaborazioni e intuizioni di Marx. Ora questo richiederebbe trattazioni
    assai estese, ritengo però che le attuali sfide che attendono l’uomo del terzo millennio, in
    questo attuale passaggio tanto travagliato della storia dell’umanità, con le spaventose
    sperequazioni e indicibili sofferenze cui quotidianamente siamo “impotenti” testimoni
    l’analisi marxista ovviamente rielaborata dal più evoluto pensiero filosofico-economico-
    sociologico, e perchè no teologico,possa essere sicuramente strumento positivo per cercare
    di rendere l’esistenza umana su scala planetaria vivibile e dignitosa per tutti.
    La religione “del libro quindi dogma” è alienazione; il ritorno a Cristo quindi l’agire
    scondo “coscienza”è liberazione qui sta l’essenza della teologia della liberazione,
    Non dimentichiamo l’attualità straordinaria di tutto il pensiero balducciano che
    incarna nei suoi tratti essenziali, proprio la teologia della liberazione. La costruzione
    dell’uomo planetario, e “l’altro” è te stesso, sono enunciazioni irrinunciabili alla
    costruzione nei decenni e secoli a venire di una organizzazione del vivere umano
    che ne impedisca catasrofi, e ditruzioni definitive.
    Un grande augurio a Papa Francesco a lui spetta lo storico e arduo impegno di
    preparare anche la chiesa, riportata a Cristo ” salvatore e liberatore da ogni schiavitù”
    A essere “madre ” amorosa che tutti vede come suoi figli senza più alcuna distinzione.
    cordialmente saluto.

  3. Avatar vittorio
    vittorio

    Potremmo dire che la teologia della liberazione iniziò con Gesù Cristo? Non
    non è certamente un azzardo una simile affermazione. Gesù come annota Balducci
    arrotolò il libro, parlò alla coscienza degli uomini. A lui dobbiamo lo spartiacque,
    la nascita di un nuovo paradigma: l’agire secondo coscienza. “chi di voi è senza peccato
    scagli la prima pietra”.L’uomo al centro dell’agire, ogni azione è misericordia,quindi amore
    assoluto totale.Ben conosciamo poi come come si è dipanata la storia nel corso dei secoli.
    La costruzione dell’uomo “letale,necroforo,genocida”, secondo l’antico dogma, la legge
    del libro. Non più l’agire secondo “coscienza” predicata da Cristo, ma secondo il dogma
    fatta verità assoluta quanto potere “totalis”. Ho grandissima stima di Gustavo Gutierrez,
    molto si deve a lui di un ritorno alla “coscienza”quindi a Cristo.Un riportare tra il popolo
    di Dio sofferente la liberazione, togliere i legacci all’uomo e liberarlo da ogni schiavitù e
    oppressione imposta dal dogma.Tuttavia bisogna evidenziare che la nascita della società
    “moderna” e dei meccanismi produttivi derivati dalla rivoluzione industriale,ha posto l’uomo
    difronte a una condizione di assolutà drammatica novità , rispetto ai secoli passati. Un nuovo
    “paradigma” come dogma assoluto: il capitale,quindi il”profitto” e le sue inevitabili negative
    ricadute sull’universo dei più deboli, degli ultimi. L’agire non più secondo coscienza,cioè
    Cristo, ma secondo il capitale che genera il profitto.Innegabilmente va ascritto a Marx
    lo straordinario lavoro di analisi scientifica economica-filosofica dei processi produttivi,
    e delle allora spaventose sperequazioni sociali che tali
    processi esprimevano.Come è innegabile l’influenza del suo pensiero nella cultura scientifica-economica
    filosofica- teologica contemporanea. Tutti i più grandi pensatori impegnati in ogni campo del sapere
    umano, a cui si devono la costruzione dell’impalcatura per costruire le attuali democrazie
    “economiche” hanno attinto a vario titolo all’opera e alle intuizioni di Marx. Ora ovviamente questo
    richiederebbe analisi approfondite, ritengo però di poter asserire che le attuali sfide che attendono
    l’uomo del terzo millennio,in specie in questo passaggio tanto travagliato della storia dell’umanità,
    con le spaventose disuguaglianze, e indicibili sofferenze cui quotidianamente siamo spesso impotenti testimoni,
    l’analisi marxista ovviamente “rielaborata” dal più evoluto pensiero fiolosofico-economico-teologico
    scientifico. possa essere strumento positivo per cercare di rendere l’esistenza umana su scala planetaria
    vivibile, e dignitosa per tutti.
    Va affermato secondo il mio parere “sintetizzando al massimo”che la religione del “libro” è alienazione
    Il ritorno a Cristo quindi l’agire secondo coscienza e”liberazione”.
    Non dimentichiamo l’attualità staordinaria del pensiero e dell’opera di Balducci, che incarna nei suoi
    tratti essenziali , proprio la teologia della liberazione. La costruzione dell’uomo “planetario”, e “l’altro”
    Che è te stesso sono enunciazioni irrinunciabili alla costruzione nei decenni e secoli a venire
    di una organizzazione del vivere umano che ne impedisca catastofi e ditruzioni definitive.
    Un grande augurio a Papa Francesco, a lui spetta lo storico e arduo impegno di preparare
    anche la chiesa , riportata a Cristo “liberata dai profanatori del tempio”a essere”madre” amorosa
    che tutti vede come suoi figli senza più alcuna distinzione.
    Cordialmente saluto, augurando a tutti buon lavoro.

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