9 agosto 2013
Caro direttore, abbiamo seguito con interesse il dibattito ospitato dal suo giornale in merito alla proposta di legge contro l’omofobia giunta in Parlamento in questi giorni. Molti osservatori, tra cui lo stesso Avvenire, hanno avanzato dubbi sui motivi di urgenza del provvedimento, e tutti abbiamo valutato inopportuna la collocazione del dibattito, su un tema così sensibile, a tarda ora. Vorremmo qui sottolineare qualche aspetto che a nostro avviso non è stato sufficientemente messo in evidenza dai media, e che invece ci pare rappresenti un motivo di soddisfazione per chi abbia a cuore una presenza efficace dei cattolici dentro le istituzioni. Grazie a un lavoro costante e fattivo, necessariamente lontano dai riflettori per non pregiudicarne l’efficacia, cui si è dedicato un ampio fronte cattolico in diversi schieramenti presente in Parlamento, la proposta di legge che è giunta in aula è molto diversa da quella che era stata inizialmente presentata. Sono infatti cadute molte definizioni che rendevano inaccettabile il testo, non solo, ma grazie a questo lavoro fatto di dialogo attento e operoso, i relatori – cui va riconosciuta una notevole disponibilità – stanno lavorando su ulteriori emendamenti che, se accolti in aula, consentiranno la netta distinzione tra il reato di omofobia e la libera espressione di opinioni, evitando così proprio quei rischi inerenti i reati di opinione giustamente paventati da molti. Condizione essenziale per poter esprimere una valutazione positiva sulla versione definitiva del testo. Ci sono dunque tutte le premesse affinché la legge che scaturirà dalle votazioni, su cui continueremo a lavorare nella libertà e nella responsabilità con cui ciascuno di noi esercita il suo mandato, riesca a dare una adeguata risposta alle giuste esigenze di tutela rafforzata dei soggetti discriminati, senza ledere, in nessun modo, il libero dibattito delle idee, né forzare in nessuna direzione le opzioni legislative su temi eticamente sensibili. Ci pare un risultato non trascurabile e non scontato, che segnala come la presenza cattolica in tutti i partiti che oggi fanno parte della maggioranza sia in grado di contribuire fattivamente a ricercare soluzioni legislative equilibrate e rispettose di tutte le diverse sensibilità presenti nel Paese, e come ciò sia apprezzato anche da persone con differenti posizioni culturali.
Alfredo Bazoli, Marina Berlinghieri, Renato Balduzzi, Rosy Bindi, Paola Binetti, Luigi Bobba, Rocco Buttiglione, Andrea Causin, Paolo Cova, Beppe Fioroni, Francesco Saverio Garofani,
Gian Luigi Gigli, Federico Ginato, Gregorio Gitti, Lorenzo Guerini, Mario Marazziti, Flavia Nardelli, Edoardo Patriarca, Ernesto Preziosi, Matteo Richetti, Milena Santerini,
Mario Sberna, Angelo Senaldi, Gea Schirò, Mino Taricco, Giorgio Zanin
Risposta del direttore: Sono tra quanti considerano con molta attenzione e molto rispetto il lavoro svolto in Commissione e in Aula alla Camera da un motivato gruppo di parlamentari di cui voi, cari deputati, siete parte importante per emendare e “migliorare” un testo di legge, quello sull’«omofobia», che purtroppo propone molte più ombre che luci e ancora minaccia di intaccare gravemente la stessa libertà di parola e di opinione in tema di omosessualità. Le vostre ventisei autorevoli firme di esponenti del Partito democratico e di Scelta civica confermano un più vasto e significativo impegno per scongiurare quell’esito nefasto, che diversi altri – nei vostri stessi partiti e nel Pdl, forze di maggioranza, come anche nei gruppi di opposizione di M5S e Sel – si ostinano invece a sottovalutare. Apprezzo da sempre le battaglie politiche e culturali condotte con le armi del dialogo e della chiarezza, ma apprezzo persino di più – da cittadino, da cronista e da cristiano – ogni limpida indisponibilità a condividere e introdurre nel nostro ordinamento norme programmaticamente ambigue e liberticide. Sono perciò lieto di registrare questa vostra duplice determinazione. (mt)
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