I funerali di don Gallo sono stati un grande evento ecclesiale e liturgico
I funerali al Carmine di Don Gallo sono stati un Evento ecclesiale, in particolare un “Saluto liturgico” svoltosi come Azione collettiva della Comunità cristiana genovese, della Comunità di San Benedetto in particolare, davvero straordinario: già la ovvia scelta obbligata di dover individuare una Chiesa diversa da San Benedetto non avrebbe dovuto essere percepita come cosa scontata: don Gallo non era più, ormai da molti anni, il Don della sola Comunità: era diventato un personaggio di più vasta testimonianza, sia ecclesiale sia sociale e politica, e quindi era previsto quanto poi si è registrato e lo ha dimostrato la risonanza sui giornali, in tv. Ma i due piani meritano un’analisi differenziata.
La circostanza che fosse presente tanta gente, il Cardinale Bagnasco (che come Vescovo cerca sempre di presiedere il funerale dei suoi preti) tanti preti, da Genova (diocesani non tantissimi: quattro?) e da fuori Genova (Don Ciotti, Don Santoro, Padre Fusco, Don Vitaliano, Don Antonelli, ecc.); il sentimento provocato dall’amore per Andrea da credenti e non credenti venuti anche da lontano; il misto di liturgia “sacra tradizionale” e di azione comune spontanea vissuta da partecipanti; la partecipazione dentro-fuori la Chiesa derivata anche dall’oggettiva piccola dimensione della chiesa che ha consentito comunque un’interazione tra i presenti… insomma tutti elementi nuovi… i quali, messi assieme, diventano innovativi in quanto elementi di una potenziale sintesi nuova, su cui i protagonisti – a mio avviso cominciando dal Cardinale – dovrebbero riflettere: anche le Liturgie dei Defunti possono cambiare… Il “ritorno” al Carmine – dopo esserne stato forzatamente allontanato 43 anni orsono – è stato quindi in un certo senso un evento riparatorio, ma vissuto così solo da coloro che ne sapevano e ne comprendevano davvero il significato ed il valore. C’erano parrocchiani in attesa dal 1970!
Ci sono stati due personaggi decisivi, a cui va reso merito:
1) la Lilli, che è intervenuta aiutando a proseguire (mai visto in miei decenni di Messe!) un Cardinal Bagnasco che aveva “forzato” i riferimenti alla rimozione di don Gallo da parte di Siri: straordinaria, una donna come lei, colle sue stampelle, che – evidentemente “caricata” da un Don Gallo ispiratore dal Cielo – si alza ed impartisce quella Lezione! Grazie, cara Lilli!
2) un Don Ciotti che – conoscendo la fede di Andrea ed il ruolo essenziale di Don Federico Rebora, che l’ ha accolto l’8.12.1970 a san Benedetto e l’ha riportato al Carmine il 25.5.2013, essendo lui una delle personalità importanti ed umili della Chiesa genovese – ha dosato in misura giustissima l’elogio di Andrea prete con l’Andrea leader politico e sociale della Comunità che ha fondato e condotto negli ultimi quarant’anni. Ci voleva un presbitero da fuori per stagliare tale profilo: anche qui, un grazie a Luigi!
Don Gallo a Genova si colloca nel solco della tradizione di una Genova impegnata verso i poveri: la sua storia contempla alcune figure di tale livello che s’impongono in uno scenario che va oltre i suoi confini…
Tutti hanno elogiato tale impegno, a cui sarà doveroso dare seguito impegnandosi tutti il più possibile, perché le due eredità, ecclesiale e sociale, che ora vengono lasciate, saranno tanto più coerenti ed all’altezza del compito quanto più saranno accolte e gestite “comunitariamente”… Una delle acquisizioni essenziali del Concilio (del cui abbandono don Gallo soffrì e che rimproverò ai Vertici ecclesiastici) “la collegialità” era da lui costantemente rimpianta come un dono dal Padre non solo organizzativo, ma anche come un dono dello Spirito che soffia dove vuole: ascoltiamolo, accogliamolo prima ancora d’interpretarlo e d’indirizzarlo dove vogliamo noi.
Genova, 25 maggio 2013 Angelo Cifatte
Lascia un commento