Logo Noi Siamo Chiesa

Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

I millenni nella Chiesa secondo Leonardo Boff

Leonardo Boff – Teologo-filosofo

Papa Francesco: inaugura il terzo millennio?

Il primo millennio del cristianesimo è stato segnato dal paradigma della comunità. Le chiese possedevano relativa autonomia, con riti loro propri: rito ortodosso, copto, rito ambrosiano a Milano, mozarabico in Spagna e altri ancora. Veneravano i loro propri martiri e confessori e avevano le loro teologie come si vede nella fiorente cristianità del Nord Africa con Sant’Agostino, San Cipriano e il teologo laico Tertulliano. Esse si riconoscevano mutuamente e, anche se a Roma cominciava ad affiorare una visione più giuridica, predominava la presidenza nella carità.

Il secondo millennio è stato caratterizzato dal paradigma della Chiesa come società perfetta e gerarchizzata: una monarchia assoluta centrata sulla figura del Papa come capo supremo, dotato di infallibilità quando si pronunzia come tale su argomenti di fede e morale. Fu creato lo Stato Pontificio, con esercito, sistema finanziario e legislazione che includeva la pena di morte. Fu creato un corpo di periti dell’istituzione, la Curia Romana, responsabile dell’amministrazione ecclesiastica mondiale. Questa centralizzazione ha generato la romanizzazione di tutta la cristianità. L’evangelizzazione dell’America Latina, dell’Asia e dell’Africa avvennero all’interno di uno stesso processo di conquista coloniale del mondo e significava un trapianto del modello romano, praticamente annullando l’incarnazione nelle culture locali. Fu resa ufficiale la separazione netta tra clero e laici. Questi, senza nessun potere di decisione (nel primo millennio partecipavano all’elezione dei vescovi e perfino del Papa), vennero giuridicamente e di fatto infantilizzati e mediocrizzati. I costumi di palazzo di preti, vescovi, cardinali e papi furono ufficializzati. Titoli di potere degl’imperatori romani, a cominciare da quello di Papa e di sommo pontefice, passarono al vescovo di Roma. I cardinali, principi della Chiesa, vestivano come l’alta nobiltà del Rinascimento e questo è perdurato fino ai nostri giorni con scandalo di non pochi cristiani abituati a vedere Gesù povero e uomo del popolo, perseguitato torturato e giustiziato sulla croce. Questo modello di Chiesa, tutto lo fa presagire, si è chiuso con Benedetto 16º, l’ultimo papa di questo modello monarchico, che ha rinunciato in un contesto tragico di scandali che hanno interessato il nucleo della credibilità dell’annuncio cristiano.

L’elezione di Papa Francesco, venuto “dalla fine del mondo” come lui stesso si è presentato, dalla periferia della cristianità, dal Grande Sud, dove vivono 60% dei cattolici, inaugura il paradigma ecclesiale del terzo millennio: la Chiesa come vasta rete di comunità cristiane, radicate nelle differenti culture, alcune più antiche di quella occidentale come la cinese, l’indiana, la giapponese e nelle culture tribali dell’Africa e in quelle comunitarie dell’America Latina. S’incarna pure nella cultura moderna dei paesi tecnicamente avanzati, con una fede vissuta in piccole comunità. Tutte queste incarnazioni hanno qualcosa in comune: l’organizzazione dell’umanità per cui più dell’80% della popolazione vive in grandi conglomerati di milioni e milioni di abitanti. In questo contesto sarà praticamente impossibile parlare di parrocchie territoriali ma in comunità di vicinanza di palazzo o di strada. Questo cristianesimo avrà come protagonista i laici animati da preti, sposati o no, o da donne-sacerdoti e da vescovi legati più alla spiritualità che all’amministrazione. Le chiese avranno un altro volto. La riforma non si limiterà alla Curia Romana in stato disastroso ma si estenderà a tutta l’istituzione-Chiesa. Forse soltanto la convocazione di un nuovo concilio con i rappresentanti di tutta la cristianità darà al Papa la sicurezza e le linee maestre della Chiesa nel terzo millennio.

E che non venga a mancare lo Spirito.

Traduzione di Romano baraglia – romanobaraglia@gmail.com


Pubblicato

Commenti

Una replica a “I millenni nella Chiesa secondo Leonardo Boff”

  1. Avatar ene dignus
    ene dignus

    L’esigenza di sintesi di due millenni, gioca brutti scherzi. la rappresentazione del primo millennio non solo è troppo sintetica, ma soprattutto, diciamo da bravi fratelli, contiene troppe inesattezze e soprattutto omissioni. Dov’è la falsa donazione di Costantino? Il caso di Ipazia, scienziata ma non cristiana? E la crudeltà cui venne sottoposta in luogo sacro. Poco importa se gli autori fossero cristiani manigoldi che agivano di propria iniziativa o inviati dal vescovo. I cristiani si scannavano fra loro e il perdente era colui che non aveva l’appoggio del monarca o imperatore che non solo eleggeva il papa, ma lo imponeva, e di conseguenza costui era obbligato rendere il favore con l’appoggio alle conquiste militari del re. Costantino si sarebbe fatto battezzare solo in punto di morte e da un nestoriano (o ricordo male?). Ma del resto non poteva essere che così. Vi era la mentalità del vincitore “vae victis”. Ora se le informazioni che mi sono pervenute da Tissa Balasuriya sono esatte, al calvario e al sacrificio di Gesù Cristo ha partecipato solo Sua e nostra Madre che ha raccolto il Suo Sangue, espletando così la funzione sacerdotale che fu poi negata alla donne perché “ impure” e che rendevano impuro tutto ciò che toccavano”, mentre gli apostoli erano “dispersi”. Ecco il frutto amaro del patriarcato della chiesa In altra intervista Leonardo Boff ha dichiarato “ci vuole un pastore, non un professore” cui ha fatto seguito un elogio alla “raffinatezza teologica” di Ratzinger. Sulla prima parte sono perfettamente d’accordo, un po’ meno sulla “raffinatezza”. Cerco di spiegarmi. Quando si raggiunge una “elevata raffinatezza” scavando sempre nello stesso solco, senza MAI confrontarsi EMPIRICAMENTE con gli altri, la raffinatezza è vuota, infeconda. Il sommario del secondo millennio seppure più estesa contiene pure inesattezze. Ma come è possibile racchiudere in una pagina una storia di duemila anni? Veniamo ora a Francesco, io rimango ancora in attesa. Al momento, sulla base delle testimonianze di cui sono in possesso, escludo sue responsabilità dirette nella dittatura. Ma l’accusa di non aver fatto “abbastanza” non è così leggera. Essendo egli appassionato del Manzoni e in particolare del passo della conversione dell’innominato, (sua dichiarazione in una intervista) non si ricorda la “lavata di testa” dell’arcivescovo di Milano (del 600 eh non Scola) a don Abbondio? Ma l’arcivescovo, ottenuta la confessione di don Abbondio, mentre costui si aspettava la “grandine dopo la pioggia” l’arcivescovo si fa partecipe della condizione umana e invita gli astanti a volerlo rimproverare per le sue manchevolezze. Allo stesso modo se pure vi è stata qualche “manchevolezza” al tempo della dittatura, mi pare che sia ampliamente superata dalla coerenza successiva. Ora, senza sprecarmi in fiducia o speranza, attendo. Buenas tardes

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *