L’ultimo saluto a Franzoni, Maestro del dialogo
Gian Mario Gillio
14 luglio 2017
Giovanni (Mario) Franzoni è mancato ieri all’età di 88 anni nella sua casa di Canneto (Rieti) dove viveva da tempo e dopo una vita dedicata al prossimo e alla teologia
[…] E Gesù fu marinaio
finché camminò sull’acqua,
e restò per molto tempo
a guardare solitario dalla sua torre di legno,
e poi quando fu sicuro
che soltanto agli annegati potessero vederlo,
disse: «Siate marinai
finché il mare vi libererà».
E lui stesso fu spezzato,
ancora prima che il cielo si aprisse
abbandonato, quasi umano,
Egli sprofondò in fondo al vostro giudizio
come una pietra.
E tuttavia vuoi viaggiare insieme a lui
vuoi viaggiare insieme a lui ciecamente,
e forse avrai fiducia in lui
perché Egli ha toccato il vostro corpo perfetto
con la mente.
Suzanne – Leonard Cohen
«A nome degli evangelici italiani e mio personale – ricorda attraverso l’agenzia stampa Nev il presidente della federazione delle chiese evangeliche in italia (Fcei), il pastore Luca Maria Negro – desidero esprimere alla Comunità di san Paolo e a tutto il movimento delle Comunità cristiane di base i nostri sentimenti di simpatia cristiana per la scomparsa di Giovanni Franzoni. Giovanni è stato una figura profetica, un grande testimone non solo della stagione conciliare (come abate di San Paolo a Roma è stato il più giovane dei “padri conciliari” nelle ultime due sessioni del Vaticano II), del rinnovamento della teologia cattolica e dell’impegno dei cristiani nella società, ma anche dell’ecumenismo, soprattutto attraverso la rivista ecumenica “Com Nuovi Tempi” (oggi mensile “Confronti”), nata nel 1974 dalla fusione del settimanale di area cattolica “Com” con l’evangelico “Nuovi Tempi”; un progetto ecumenico, questo, che la Fcei ha sempre sostenuto con convinzione. Personalmente ho avuto per anni il privilegio di lavorare al suo fianco nella redazione di Com Nuovi Tempi, e ho imparato molto dalla sua cultura (teologica e non solo), dalla sua creatività, dal suo senso della giustizia e dalla sua profonda umanità».
Giovanni (Mario) Franzoni è mancato ieri all’età di 88 anni nella sua casa di Canneto (Rieti) dove viveva da tempo e dopo una vita dedicata al prossimo, alla solidarietà e dopo molte battaglie «politiche» e sociali fatte in nome della verità e alla giustizia e della sua fede cristiana.
Dom Franzoni, ordinato sacerdote nel 1955, fu costretto ad abbandonare (sospeso a divinis) il clero nel 1976 per aver dichiarato il proprio appoggio al Pci. Prima di allora era stato padre conciliare come abate della Basilica di San Paolo fuori le mura di Roma. Poi negli anni Settanta il suo appoggio alle lotte operaie e, in seguito, il contrasto a ogni forma di guerra, a tutte ingiustizie e le disuguaglianze, istanze che divennero per Franzoni una missione imprescindibile. Prediche che affrontava nella «sua» chiesa, quella che amava definire dei poveri, e che sorse non lontano dall’Abazia: la Comunità di base di San Paolo.
Una comunità che si è sempre spesa per la difesa dei beni comuni, per l’emancipazione del ruolo femminile, e mossa nella speranza che quella cattolica, un giorno potesse essere riformata nella piena comunione ecumenica e interreligiosa, e scevra da sovrastrutture e impedimenti teologici, per Franzoni superabili.
«Un uomo che ha precorso i tempi – così lo ricorda Mirella Manocchio, presidente dell’Opera per le chiese metodiste evangeliche in Italia (Opcemi) –, lottando per battaglie storiche nel nostro paese, in nome di una fede che ha testimoniato con forza, rinvigorendo anche quella di chi ha camminato con lui. Un esempio di cristiano – prosegue Manocchio –, di fratello, che mancherà enormemente non solo all’interno delle chiese, ma anche nella vita pubblica. Da giovane padre conciliare, ebbe la lungimiranza di dedicarsi alle battaglie per i diritti di tutti, che ancora oggi sono all’ordine del giorno. Solo che Giovanni le iniziò decenni prima e con parole che potremmo definire profetiche».
Franzoni è sempre stato «un anticonformista» e lo dimostrava spesso, esprimendosi con forza su temi etici e bioetici, sociali e soprattutto teologici, riflettendo sul significato e con pragmatismo su tante cose: l’eutanasia, le cose divine, la Salvaguardia del Creato. Contestando, ad esempio, il Concordato tra chiesa cattolica e Stato italiano e l’insegnamento obbligatorio della religione cattolica (Irc) nella scuola pubblica.
«Ho conosciuto e collaborato con Dom Franzoni a metà degli anni Settanta, quando aveva fatto scelte difficili e in tempi difficili – ricorda il moderatore della Tavola valdese, il pastore Eugenio Bernardini – e precorrendo idee e proposte che oggi fanno parte del programma del pontificato di papa Francesco. É stato uno dei protagonisti di quella fase ecumenica, tra protestanti e cattolici del dissenso, che consentì l’esperienza giornalistica di fusione tra le riviste Nuovi tempi, di area protestante e Com, di area cattolica, facendo nascere prima Com Nuovi Tempi e poi Confronti, che ancora oggi continua il suo impegno nel dialogo ecumenico e interreligioso».
Giovanni era un istrione e «volava alto». Un intellettuale e un raffinato teologo e di lui Pier Paolo Pasolini diceva: «non c’è sua predica che non arrivi implicitamente ad attaccare il potere». «Prediche» conservate nei cuori della sua comunità e per tutti, nella folta pubblicistica e libri, oggi la sua eredità.
«C’è chi si affanna, in questo periodo, a trovare nella chiesa cattolica romana cambiamenti e aperture – scrive Franzoni nella sua ultima rubrica pubblicata nel numero di luglio/agosto di Confronti dove racconta un recente incontro in Piemonte, condiviso negli intenti e nelle riflessioni, con monsignor Bettazzi, gli ultimi due testimoni conciliari –, che, dopo i pontificati soffocanti di Giovanni Paolo II e di Bendetto XVI, si manifestano in più regioni e diocesi, in conseguenza del Concilio vaticano II. Il tutto, in un governo di papa Francesco volutamente innovativo ma chiaramente ostacolato da resistenze conservatrici. La novità – ci è parso – sia questa: la chiesa cattolica non è una piramide nella quale la ricerca di fede è pilotata da un vertice monarchico, ma, in questa Ekklesìa, prevale (dovrebbe prevalere) l’ascolto della Parola, sottratta ai compromessi con i poteri del modo secolare».
Franzoni, nel suo profondo, credo si sentisse anche affine a quel «Giobbe» (l’ultimo giusto che l’Antico Testamento mette alla prova, e con lui la sua fede) al quale decise di dedicare un libro uscito per Com Nuovi tempi nel 1997 «Giobbe, l’ultima tentazione» e che nel 2007 divenne un Cd audio (che ci auspichiamo, dato il valore dell’opera, possa essere ristampato), un’elaborazione aggiornata, con la voce narrante di Franzoni accompagnato da musiche originali tra le quali Suzanne, di Leonard Cohen. Un lavoro che Franzoni ha fortemente voluto, una sorta di testamento che vive nella sua voce. Franzoni, proprio come Giobbe, non ha avuto una vita facile, ma è sempre stato tenace. Perché messo a dura prova e spesso «al margine» per le sue idee e le sue iniziative dirompenti; forse per questo motivo decise di titolare la sua rubrica su Confronti: Note dal margine. Note, che oggi sono appunti, ma anche musiche, che riassumono un’opera sinfonica che è l’eredità di un grande uomo, di un fratello, di un amico, di un Maestro.
I funerali avranno luogo domani mattina, sabato 15 luglio, alle 10.30, presso il Centro anziani del Parco Schuster, via Ostiense 182/G, a Roma.
Buon viaggio.
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