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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Il vescovo di Brescia Luciano Monari risponde a una lettera di “Noi Siamo Chiesa”

Ecc.za Rev.ma Mons Luciano Monari – Vescovo di Brescia………..

Caro don Luciano,

(ci riproponiamo come ci eravamo espressi con la lettera che ti abbiamo recapitato presso la portineria del vescovado in data 11 ottobre 2012).
“Non riusciamo ad immaginare altro tono per rivolgerci al ‘nostro’ Vescovo e lo facciamo non per prenderci licenze confidenziali e mancare di rispetto ma proprio per sottolineare lo spirito sincero e vivo che ci anima e ci induce a vederti si come pastore ma anche fratello maggiore nelle fede.”

A seguito di alcune vergognose reazioni e commenti al viaggio di Papa Francesco a Lampedusa vogliamo esprimere semplici ma ferme considerazioni che ci preme comunicarti così come alla Chiesa bresciana tutta. Ci riferiamo, in particolare, alle dichiarazioni di alcuni esponenti di PDL e Lega a commento dell’iniziativa e delle significative riflessioni del Papa.
Tali considerazioni vogliono concretizzarsi in un appello alla nostra Chiesa bresciana, significativamente a te che nei sei il Vescovo, perché tu ti faccia carico di una prerogativa importante: la correzione fraterna.
Precisiamo la richiesta con l’esprimere una pacata riflessione.
Vogliamo in primo luogo fare riferimento alla lettera da noi scritta a ‘La Voce del Popolo’ nella prima metà del mese di marzo scorso e gentilmente pubblicata. In questa lettera abbiamo preso spunto da un editoriale del suo direttore don Adriano Bianchi che analizzava, con puntualità, l’esito del voto politico per esprimere alcune considerazioni che andrebbero riprese ma che, per brevità, riportiamo solo nelle conclusioni.
Citiamo: “Certo, i Vescovi e i preti non spostano i voti…..e non devono sponsorizzare apertamente alcuno ma prendere parte per i più deboli, gli esclusi, ecc. e sollecitare pratiche di buona Politica che ‘anche ‘ di loro deve prendersi cura.”
“Nella Brescia (soprattutto la provincia) una volta ‘bianca’, Brescia Cattolica, come si concilia la consistenza elettorale di movimenti populisti, xenofobi, isolazionisti con la pastorale dei nostri preti ?
I casi sono due: nella migliore delle ipotesi non sono ascoltati, nella peggiore essi non parlano, non denunciano e i risultati sono sotto gli occhi di tutti (i nostri occhi naturalmente).”
Bene, noi pensiamo che soprattutto in questo momento, quantomeno complesso, si debba testimoniare il nostro amore per questa Chiesa, così com’è, perché si presenti con un volto più consono all’immagine di Gesù.
Ci rivolgiamo a te Luciano, nostro Vescovo, perché, proprio in questo contesto, tu possa riprendere con forza profetica (nel senso della denuncia) quanto hai opportunamente e mirabilmente sintetizzato nel febbraio 2011 con la lettera denominata ‘Stranieri Ospiti Concittadini’ – lettera alle comunità cristiane della Diocesi di Brescia sulla pastorale per gli immigrati.
Perché ci appelliamo affinchè si pratichi la correzione fraterna ?
Perché pensiamo sia il momento opportuno per una esplicita conferma di quanto avevi espresso nella citata lettera che peraltro così si concludeva: ..” il contenuto di questa lettera può lodevolmente essere ripreso e discusso nei Consigli Pastorali “……..
E’ il momento del coraggio, della denuncia profetica e Papa Francesco ne è chiaro interprete.
Nessuno vuole o deve impossessarsi in modo strumentale di quanto chiaramente testimoniato con semplicità e immediatezza nei gesti posti in essere dal Papa ma siamo tutti chiamati a prendere posizione dalla parte del Vangelo, dalla parte degli ultimi e ciò non può che mettere in crisi schemi, schieramenti e modi di valutare la realtà.
Vorremmo sentire i nostri presbiteri sempre più vicini al quotidiano, alle difficoltà, forse alcune volte meno impegnati nei confronti con le elites e più ‘confusi’ con una realtà laica che è proprio uno specifico cristiano.
Siamo vicini a don Sciortino che ha fortemente stigmatizzato su Famiglia Cristiana il “vergognoso silenzio sulle critiche al Papa”.
E come non commentare le sconvolgenti parole del leghista Boso : “ Se un barcone affonda sono contento….”
No, tutto ciò non è un caso isolato ma la concreta manifestazione di un’ arrogante intolleranza condivisa, coltivata e che va fronteggiata con più formazione, cultura, testimonianza ma anche l’aperta denuncia senza timidezze o peggio connivenze per ottenere favori al momento opportuno.
Noi piccolo movimento, ma in sintonia con molti, non vogliamo tirarti la giacca, Vescovo Luciano, per conquistare visibilità ma ottenere riscontri concreti sul piano pastorale in sintonia con la novità ‘petrina’.
Lo scorso anno ti abbiamo scritto la citata lettera beneaugurante di presentazione e saluto, probabilmente i tuoi molti impegni non hanno reso possibile un gesto di riscontro, ora ci aspettiamo che la Tua voce si alzi forte e chiara per chiamare la Chiesa bresciana tutta ad una denuncia, prima che sia troppo tardi, di coloro che organizzati o meno si mimettizano dietro riti e liturgie privi di senso se non ‘incarnati’ nell’attenzione verso i più deboli.
Vescovo Luciano, accettare fino in fondo il Vangelo di Nostro Signore e l’insegnamento della Chiesa dovrebbe portare proprio noi cristiani a denunciare fermamente l’imperante ondata di razzismo e ci aspettiamo che la Chiesa italiana tutta levi alta la sua voce per far capire, senza equivoci, da che parte i cattolici tutti devono stare e cioè dalla parte del Vangelo portato a tutti ma con privilegio agli ultimi.

Nel ringraziarti per l’attenzione che speriamo vorrai accordarci inviamo fraterni saluti.

Teresa Benedini e Michelangelo Ventura
Noi siamo Chiesa – Brescia

Brescia, 18 luglio 2013

teresa.benedini@alice.it michelangeloven@yahoo.it
via Arimanno, 6 via Federico Palazzoli, 10
25127 Brescia 25128 Brescia

IL VESCOVO DI BRESCIA

Brescia, 17 agosto 2013

Carissimi,

ho letto con attenzione la vostra lettera. Mi ritrovo nello spirito di alcune considerazioni, ma non di tutte. Sono d’accordo con voi, naturalmente,quando sottolineate l’importanza di stare dalla parte del vangelo e, in ottica evangelica, degli ultimi; meno quando trasformate questa opzione – mi sembra – in una lotta contro gli ‘altri’. Provo a spiegarmi.
Voi parlate di ‘correzione fraterna’ e più avanti di ‘denuncia profetica’. Le due cose sono notevolmente diverse. La correzione fraterna nasce dal desiderio di aiutare un fratello a vivere con coerenza il vangelo e quindi a correggere comportamenti gravemente antievangelici. Proprio per questo la correzione fraterna è motivata dall’amore, dal desiderio che l’altro sia un buon cristiano, che cammini verso la perfezione della santità; la si fa, perciò, nei confronti di un credente; la si fa anzitutto in privato, a faccia a faccia, evitando di ‘svergognare’ chi ha sbagliato; la si fa quando c’è una fondata prospettiva di ottenere ascolto. Queste sono le condizioni che vengono esposte nei testi di morale sulla questione. Si capisce, allora, che quello che voi chiedete non è una correzione fraterna ma piuttosto una ‘denuncia profetica’, cioè una presa di posizione pubblica di condanna.
Qualcosa di simile la Chiesa bresciana lo ha fatto anche recentemente con la dichiarazione dell’Ufficio e del Centro ‘Migrantes’; ma è evidente che l’impatto di queste dichiarazioni sull’opinione pubblica è minimo. Né c’è da stupirsi di questo. Non viviamo più in un contesto di cristianità e quindi l’attenzione alla Chiesa è selettiva; il tessuto culturale è frammentato e ogni presa di posizione rimane un frammento disperso in mezzo a mille altri; dal punto di vista sociale viviamo una stagione ormai lunga di degrado e non si vedono ancora i segni di una risurrezione. Le dichiarazioni possono essere belle, ma non riescono a incidere sul vissuto delle persone e sul loro modo di pensare.
Credo che non esistano incertezze od oscurità sulla posizione della Chiesa. Se qualcuno vuole essere fedele al magistero, sa molto bene che cosa il Papa e i Vescovi pensino su problemi come il rispetto degli altri, l’accoglienza dei profughi e così via; non mi sembra perciò che nella fattispecie siano urgenti interventi per chiarire alle persone quali siano le esigenze del vangelo.
Sono urgenti piuttosto quegli interventi che servono a far sì che le persone facciano della fede una scelta consapevole e coerente. Solo se uno fa del cristianesimo una scelta personale si pone il problema di essere fedele al vangelo. Ma questa evangelizzazione richiede , per sua natura, interventi lunghi, che esigono cammini di conoscenza del vangelo, di riflessione su se stessi e sul senso che si vuole dare alla propria vita, di senso di appartenenza alla Chiesa con la creazione di legami effettivi di fraternità…. Questo sono convinto sia l’impegno più importante e su questo vorrei concentrare le (poche) energie che abbiamo.
Uno dei motivi del degrado che stiamo patendo è il venir meno di valori condivisi e, di conseguenza, la fatica a fare quello che rientra nelle proprie responsabilità. Abbiamo dei magistrati che vogliono fare i politici e dei politici che vogliono decidere al posto dei magistrati; abbiamo dei giornalisti che fanno i propagandisti e così via. Tutti sanno benissimo cosa dovrebbero fare gli altri e lo gridano; ma sono pochi quelli che accettano la fatica di fare quel poco che compete realmente a loro ed è nelle loro possibilità. Abbiamo così una società dell’urlo, dell’indignazione diffusa, ma poco capace di costruire: non facciamo figli (e questa è la prima pietra di fondazione dell’edificio sociale), non li educhiamo (perché non sappiamo nemmeno cosa significhi educare in un contesto culturale come quello in cui viviamo), non investiamo (perché ci sembra più gradevole e sicuro consumare)…..Siamo una società vecchia e che diventa sempre più vecchia. Una società di vecchi è per natura sua ‘conservatrice’ ed è prevedibile che la nostra società diventerà sempre più conservatrice (di stili di vita, di diritti acquisiti, di abitudini mentali…).
Quello che ci viene chiesto è un capovolgimento di questo trend negativo e per questo dobbiamo impegnarci. E’ un po’ deludente per chi, da giovane, aveva sperato tante cose (la primavera del mondo e della Chiesa), ma il mondo in cui viviamo è questo e qui dobbiamo ballare. Abbiamo bisogno di gente che si prenda con umiltà e perseveranza il coraggio di portare il peso del quotidiano e che abbia l’ardire di immettere in questo quotidiano i germi della speranza. Che porteranno frutti chissà quando. Per agire in questo modo, bisogna essere distaccati dal successo immediato e dalla fruizione personale dei vantaggi – e non è facile. Chi pianta datteri – dice il proverbio – non mangia datteri. Siamo disposti a piantare anche se non gusteremo il frutto ?
Vi ringrazio comunque delle vostre riflessioni: mi obbligano a pensare e questo mi serve sempre.

Con stima, nella comunione del Signore,

+ Luciano Monari


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Commenti

Una replica a “Il vescovo di Brescia Luciano Monari risponde a una lettera di “Noi Siamo Chiesa””

  1. Avatar luigi pinelli

    ..calavo giusto da San Michele, avevo 8 anni ed ero ribelle e selvaggio contro la grande Sassuolo.
    Passando per via Menotti vidi in fondo all’androno i due ragazzi più grandi di me; il più basso parlava con modo organizzato e vispo all’alto che ascoltava con occhi di forza e di dolcezza, e pensai: “qui si può entrare…”
    grazie Pippo e grazie a te don Luciano, ancora i tuoi occhi mi confortano
    gigi Pinelli

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