“Chiesa, reagisci!”. Appello del vescovo Nogaro
774 hanno firmato. Arriviamo a 1.000.
Sono addolorato per quanto sta avvenendo in questi ultimi mesi in Italia. Un politico si permette di agitare il Vangelo e la corona del rosario in campagna elettorale per ottenere consensi e presentarsi come perfetto cattolico e quasi nessuno nella Chiesa italiana reagisce. Seguono poi ossessivamente affermazioni che indicano agli italiani i migranti come pericolo nazionale e si diffondono slogan offensivi degli esseri umani e quindi antievangelici: “prima gli italiani”, “è finita la pacchia”, “migranti in crociera”, “migranti in vacanza”, “migranti criminali”, “pulizia etnica controllata” parole volgari, false e diseducative che generano negli italiani sentimenti di paura e ripulsa e che contribuiscono a fare emergere e moltiplicare un razzismo latente del quale come Chiesa italiana non ci siamo avveduti per tempo e che oggi è una emergenza strutturale e assoluta di incalcolabile gravità. La prova è che non pochi italiani sono ormai razzisti e contemporaneamente sono frequentatori delle nostre chiese, dei sacramenti, delle nostre associazioni, delle nostre attività pastorali, facendo convivere questa loro presunta fede devozionistica e rituale con forme di rifiuto e talvolta di odio nei confronti di esseri umani creati da Dio come noi e ai quali le condizioni di impoverimento e di morte, di cui noi siamo tutti corresponsabili, hanno imposto di diventare migranti. Ma ancora più grave è che molti cattolici (certo con lodevoli eccezioni) e complessivamente la Chiesa italiana non reagiscano di fronte allo sfregio di umanità che è costituito dalla criminalizzazione degli esseri umani sulla base del passaporto posseduto e alla tratta degli esseri umani di cui sono vittime migliaia di donne e minorenni in Italia.
Il recente “decreto sicurezza”, votato con baldanzosa sicumera e irresponsabilità dalla maggioranza del Parlamento italiano, ha già gettato in strada anche intere famiglie con bambini piccini, in pieno inverno, ha prodotto la futura cancellazione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari, la chiusura di centri di accoglienza. Questi sono dei crimini che coloro che cercano di ispirare la propria vita al Vangelo non possono tollerare.
Non possiamo rimanere indifferenti davanti all’abominio della frase: “in Italia i porti sono chiusi”! E oggi abbiamo due navi in mare aperto con a bordo da settimane poveri sopravvissuti ad interminabili e mortali viaggi, a detenzioni nelle carceri libiche, a torture, violenze e privazioni di ogni genere a cui proibiamo di sbarcare in Italia, come è già purtroppo accaduto negli scorsi mesi. Sono decisioni che infrangono la legge del mare, quella degli uomini ma soprattutto la legge di Dio a cui noi dovremmo essere fedeli! Non possiamo né tacere, né restare indifferenti, né divenire complici di questa antiumanità, di questa lacerazione e insulto alla vita umana compiuta con la arrogante pretesa di essere buoni cristiani e difensori della fede. Scrivono sui manifesti che invadono le nostre città che vogliono difendere le tradizioni cattoliche e quindi difendere il presepe. Certo intendono un presepe di belle statuine di terracotta: quanta ipocrisia! Perché il vero presepe è fatto di esseri umani e il bambino Gesù non è né di legno, né di gesso, né di porcellana ma di carne umana che ha freddo e fame, quella stessa carne creata da Dio e quella stessa carne del vero bambino Gesù, della sua autentica incarnazione e della incarnazione nei naufraghi di oggi, dinnanzi ai quali – dopo sontuose liturgie templari – con indifferenza accettiamo che qualcuno sentenzi: “i porti sono chiusi”. O un altro ancora irresponsabilmente dica “sbarcheremo al più donne e bambini” come se si possa accettare che le famiglie vengano spezzate o che sia giustificabile continuare a tenere ancora gli uomini in mare.
Chiedo alla Chiesa italiana, prego la Chiesa italiana, di non rimanere indifferente, di non lasciarsi catturare da calcoli umani e diplomazie, di non valutare ciò che è opportuno e ciò che non lo è. Perché difendere l’uomo e la donna è sempre opportuno, sempre necessario, sempre doveroso. Il Vangelo pretende da noi di affermare la verità e la verità è l’uomo che è nel bisogno, nel dolore, nella disperazione. La verità è l’uomo che certamente annegherà senza il nostro impegno e la nostra parola. Occorre una parola di verità che restituisca speranza, ma anche una azione diretta di accoglienza che apra le chiese, i conventi, i monasteri, le canoniche, le parrocchie (soprattutto i tanti luoghi sacri vuoti, rimasti senza fedeli, che attendono di accogliere i crocifissi della terra), una azione e una testimonianza che apra i cuori e le menti da questo inquinamento di menzogne e di odio. Ma occorre anche una parola di verità che ci impegni a contrastare il razzismo e educhi i giovani contro stereotipi e luoghi comuni, e una catechesi che ponga al centro la accoglienza e il rispetto della vita di tutti senza distinzioni di nazionalità, di colori, di religioni, perché Cristo è venuto per tutti.
Raffaele Nogaro (già vescovo di Caserta)
Lascia un commento