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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Il Papa va negli Stati Uniti e compie tre anni di pontificato

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Noi siamo Chiesa

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International Movement

We are
Church

Chair at
present:

Raquel
Mallavibarrena

Penuelas 17

28005
Madrid

SPAIN

Tel.:
+34-649332654

eMail:
rmallavi@mat.ucm.es

Internet:
www.we-are-church.org

Comunicato stampa 14
aprile 2008

Impegno difficile per Benedetto XVI il viaggio
in USA dal punto di vista politico e pastorale.

—————

L’opinione critica di Noi
Siamo Chiesa sui tre anni di pontificato

Il Concilio Vaticano II viene
rimesso in discussione

Please
contact:

– Anthony Padovano (United States) +1-973-539-8732, tpadovan@optonline.net

– Aisha S. Taylor (United
States) +1-202 422-2235 ataylor@WomensOrdination.org

– Raquel Mallavibarrena (Chair)
(Spain) +34-649332654 rmallavi@mat.ucm.es

– Christian Weisner (Media)
(Germany) +49-172-518 40 82 media@we-are-church.org
– Vittorio Bellavite (Italy) +39-02-70602370 vi.bel@iol.it

– Edith Kuropatwa-Fèvre (Belgium)
+32-2-56 70 964 ekf.paves@telenet.be

– Ana Vicente (Portugal)
+351 91 935 97 96 anvicente@netcabo.pt

L’ International Movement We are
Church
spera che Benedeto XVI troverà nel suo viaggio i gesti e le parole
giuste per quanto riguarda i problemi relativi alla globalizzazione,

all’ecumenismo, al dialogo interreligioso
e al futuro della Chiesa cattolica.

“Il suo viaggio negli USA
sarà un test importante per Papa Benedetto dal punto di vista sia politico che
pastorale”
ha dichiarato Raquel
Mallavibarrena
, Presidente dell’ International
Movement We are Church
, il movimento mondiale che è
impegnato, dall’interno, per la riforma della Chiesa catolica.

Nel suo
discorso all’assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 aprile il Papa dovrà essere molto attento a trovare le parole
giuste per farsi ascoltare da gente di tutti i continenti e di tutte le
religioni. Il suo intervento dovrà essere migliore di quelli che fece ad Auschwitz
(sugli Ebrei, maggio 2006), a Regensburg/Germany (sull’ Islam, settembre 2006) e in Brasile (sui popoli indigeni,
maggio 2007).

Quando il
Papa parlerà dei diritti umani e della giustizia all’ONU dovrà spiegare la sua politica morbida nei confronti della Cina e
perchè non ha ricevuto il Dalai Lama nei mesi scorsi. L’impegno del Papa per i
diritti umani sarebbe molto più convincente se la stessa Chiesa cattolica, al proprio interno, riconoscesse alle
donne gli stessi diritti e le stesse responsabilità che riconosce agli uomini.

We are
Church
è molto critica sull’incontro che il Papa,
particolarmente perchè sarà il giorno del suo 81mo compleanno, avrà con il
Presidente Bush, che è un fondamentalista che ha fatto una deprecabile guerra all’Iraq.
Questo
rapporto è molto criticabile perchè prefigura una pericolosa alleanza
strategica. Nell’incontro Bush dovrebbe almeno ribadire l’opposizione del Vaticano alla guerra in Iraq e parlare di come
intervenire a favore dei poveri
. Il Vangelo è per la solidarietà e per l’impegno
a favore degli ultimi e non per chi detiene il potere economico e politico.

I problemi urgenti della Chiesa

“Se egli volesse essere un buon
pastore del suo gregge –secondo “Noi Siamo Chiesa”-
dovrebbe occuparsi della drammatica riduzione dei preti in tutto il
mondo e di altri urgenti problemi della Chiesa

, sostiene Antony Padovano, portavoce di We Are Church in USA e di CORPUS
(National Association for an Inclusive Priesthood (Morris Plains, NJ). Mantenendo
il celibato obbligatorio – che non ha alcun fondamento biblico e che è messo in
discussione in tutto il mondo- il Papa nega il diritto canonico dei credenti ad
avere garantita l’Eucaristia ogni domenica (can. 213 CIC).

“Il Papa deve dire con chiarezza
che
la linea della tolleranza zero nei confronti
dello scandalo della pedofilia degli ultimi anni deve essere rigidissima,
se la sua visita pastorale negli Stati Uniti vuole essere
realmente una “nuova partenza” per la Chiesa cattolica nel NordAmerica” afferma
Aisha S.Taylor. portavoce di We Are Church negli USA e responsabile della Women’s
Ordination Conference (Fairfax, VA). “Per quanto riguarda le questioni interne
alla Chiesa abbiamo bisogno di molta
maggiore trasparenza e credibilità al posto del mantenimento di una linea di
segretezza e di silenzio” .

Per quanto riguarda il dialogo
ecumenico ed interreligioso We Are Church è stata molto colpita
negativamente dalla ripetizione, in un
recente documento del Vaticano, che le
chiese protestanti “non sono veramente chiese”, dalla preghiera del Venerdì
Santo, recentemente cambiata, che auspica
la conversione degli Ebrei e dal battesimo da parte del Papa di un
mussulmano durante la Veglia pasquale.

Cresce
la delusione per l’immobilismo nella Chiesa

“Tre anni
dopo la sua elezione (19 aprile 2005) sta crescendo la delusione nel Popolo di
Dio, perfino tra quelli che hanno sperato per quanto Ratzinger, come Papa,
avrebbe potuto fare di più avanzato rispetto a quanto fece prima, come prefetto
della Congregazione per la Dottrina della Fede” ha detto Vittorio Bellavite,
portavoce di Noi siamo Chiesa (We are Church Italy).

E’ stata
delusa la speranza di milioni di cristiani, che credono nel Concilio Vaticano
secondo, di passi in avanti per una riforma all’interno della Chiesa e
nella direzione di un maggiore ecumenismo.

La ripresa
del rito tridentino preconciliare, la censura agli scritti di P. Jon Sobrino e
di altri teologi della liberazione sono
scoraggianti. Sono queste solo alcune delle prese di posizione di papa Ratzinger
nella direzione di una controriforma, ostile al Vaticano II.

***********************

Le
opinioni critiche del movimento internazionale We Are Church-Noi Siamo
Chiesa sui tre anni di pontificato di
Benedetto XVI. Il Concilio Vaticano II viene rimesso in discussione.

La
fine del lungo pontificato di Giovanni Paolo II avrebbe potuto segnare, sotto
la guida e l’ispirazione del nuovo vescovo di Roma, una ripresa del processo di
riforma della Chiesa cattolica tale da offrire
una rinnovata proposta nell’evangelizzazione che sapesse rapportarsi
serenamente con la modernità. Così non è stato. Dopo i primi tre anni di
pontificato di Benedetto XVI, che abbiamo seguito con grande attenzione,
possiamo esprimere alcune considerazioni, avendo nel cuore un vero amore per
la Chiesa cattolica romana in cui siamo
nati e in cui siamo cresciuti e alla
luce dei grandi problemi pastorali che essa si trova di fronte all’inizio del
terzo millennio.

Per
papa Ratzinger il nemico fondamentale è il relativismo, luogo principale dello scontro è
l’Europa, terreno decisivo è quello
“famiglia e vita” e strumento di questo
contrasto è l’affermazione del carattere “razionalmente” e “naturalmente”
fondato dell’etica e dell’antropologia cristiane. E’ prevalsa cioè la posizione
di quanti sono convinti della plausibilità razionale della fede, di cui la
Chiesa cattolica, nella sua struttura gerarchica, è la principale, o l’unica,
depositaria, obbligata per sua missione
a dire sempre parole definitive in materia di antropologia, di diritti umani,
di etica, di natura e addirittura di interpretazione della storia.

Secondo
Benedetto XVI, ogni società, ogni cultura e quasi ogni religione è sollecitata
a conformarsi ai valori che egli, in quanto leader spirituale di tutto il mondo,
propone. L’orizzonte generale, neanche troppo velato, è quello della riproposizione di una
societas christiana, animata
dalla Chiesa. Una tale ipotesi di
fondo, gestita con inevitabili mediazioni
e lentezze, è quella –ci sembra- che ispira il pontificato di Benedetto
XVI. Le conseguenze sono variegate, pesanti e a tutto campo. Elenchiamo quelle
che ci sembrano le principali :

—del fenomeno della secolarizzazione vengono
percepiti solo gli aspetti negativi senza cogliere quanto essa può invece servire
alla purificazione di una fede
consuetudinaria e scarsamente rapportata
con la vita che è ancora caratteristica di troppi credenti. Il messaggio
del Concilio Vaticano II è diverso : la Chiesa ed i cattolici possono anche
imparare dal mondo, non solo insegnare al mondo. Il loro deve essere, perciò,
un atteggiamento positivo di confronto e di dialogo, non alla luce di una
dottrina rigida ma di una fede che si fa
pratica di vita. Il messaggio che arriva da Roma spesso è di paura, di
pessimismo, di giudizio critico. Un magistero, che ha paura, fa fatica a
proporre la grande speranza cristiana come sarebbe suo compito soprattutto in
momenti di incertezza o di difficoltà come quelli di questo inizio di secolo.
Siamo lontani da quella “novella Pentecoste” che auspicava papa Giovanni e che
ispirò il Concilio Vaticano II e ancora oggi anima la vita di tante persone e
comunità che vivono da cristiani il loro ruolo morale e sociale;

—una stretta coerenza tra gli orientamenti
teologici conservatori di Benedetto XVI e il suo magistero, ha portato sia a un irrigidimento dottrinale sia alla
riaffermazione di una struttura sempre
più gerarchica ed autoritaria della e
nella Chiesa. Ne sono prova : la scelta,
salvo rare eccezioni, di vescovi “conservatori” a guidare le diocesi e gli
uffici centrali della Curia romana; la riproposizione del Rito tridentino (con
la tardiva ed infelice correzione della Preghiera per gli ebrei del Venerdì
Santo) le cui conseguenze non mancano di creare più problemi di quelli che
presumevano di malamente risolvere; la ripresa della “persecuzione” nei
confronti dei teologi (in primis Jon Sobrino, censurato alla vigilia
della Conferenza generale
dell’episcopato latinoamericano ad Aparecida); le infelici espressioni nel
discorso di Ratisbona nei confronti dell’Islam; l’inculturazione rimessa in discussione dall’affermazione del
legame essenziale tra fede cristiana e cultura ellenista; l’amministrazione del
battesimo da parte del Papa in mondovisione, durante la Veglia pasquale di un
mussulmano conosciuto per le sue dure posizioni contro l’Islam; l’assenza di
ogni atteggiamento penitenziale per quanto riguarda il riconoscimento dei
peccati dei figli e delle figlie della Chiesa;
la ripetizione delle posizioni contenute nella Dominus Iesus (in particolare con le improvvide “Risposte a quesiti
riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla Chiesa”); il permanente
congelamento di grandi problemi sempre
più urgenti (da quello del ruolo del vescovo di Roma e della collegialità da
praticare nelle conferenze episcopali a
quello dei ministeri, da quello del ruolo della donna nella Chiesa a quello
dell’ etica sessuale e famigliare, da quello della povertà della Chiesa e nella
Chiesa ad altri ancora). Lo stesso pesante interventismo nella situazione politica italiana si
inserisce in questo orientamento complessivo;

—il richiamo al Concilio è, in genere, del
tutto rituale, a volte tendenzioso. Nel
Discorso ai membri della Curia”
del 22 dicembre 2005 la posizione di Benedetto XVI è stata espressa con grande chiarezza. In
esso l’interpretazione del Concilio, non
come momento di profonda novità
ma solo come riforma nella sostanziale
continuità della vita e dell’insegnamento della Chiesa, comporta il rifiuto
implicito di molti dei suoi stessi contenuti e, peggio, del compito di
proseguire il cammino di rinnovamento nello “spirito” del Concilio stesso. Da
allora tutti gli ambienti ecclesiastici avversari del cambiamento si sono
richiamati a quel discorso. Si pensa ad una Chiesa monolitica, autosufficiente,
si diffida della ricca molteplicità di modi e di sentimenti con cui si
manifesta nel mondo il rapporto tra la persona umana, la comunità e Dio. Una
delle conseguenze è la debolezza dell’approccio pastorale del magistero di Roma
nei confronti dei problemi, dei peccati, delle gioie e delle sofferenze della
donna e dell’uomo di oggi. Prevale il messaggio dottrinale, l’intervento
didascalico, il giudizio, la messa in guardia. Questa è-ci sembra- una risposta
molto inadeguata alla perenne, e ora rinnovata, domanda di senso che percorre
le nostre società, dopo la caduta di tante ideologie : quella della nuda
Parola dell’Evangelo. Questo è il compito dei credenti e del magistero;

—la volontà implicita di ricostruire una Chiesa di cristianità, lo
scontro con le società secolarizzate e “relativistiche” dell’occidente
assorbono gran parte dell’attenzione di Benedetto XVI e lo portano di fatto a un magistero
nettamente eurocentrico. I grandi e sempre drammatici problemi del rapporto Nord/Sud del mondo, i
problemi permanenti della pace e della guerra, del riarmo (e delle armi
nucleari in particolare), della tutela dell’ambiente e del futuro sociale ed
economico del pianeta hanno una rilevanza modesta. La scelta dei poveri è
derubricata a questione secondaria, l’impegno pacifista è ridimensionato alle
compatibilità concesse dall’appartenenza della Chiesa soprattutto
all’Occidente. Invece della
denuncia profetica delle
situazioni di peccato che gridano al
cospetto di Dio abbiamo molto spesso parole che sono solo di circostanza o che,
comunque, appaiono tali. Sappiamo
tuttavia che, tra qualche mese, dovrebbe uscire una nuova enciclica, dedicata
ai grandi problemi del mondo. Speriamo che questo documento, nella denuncia
delle grandi ingiustizie esistenti, abbia quegli accenti profetici che, fin
qui, ci sono sembrati rari e deboli. In
occasione di una enciclica progressista del tipo che auspichiamo, Benedetto XVI
potrebbe così iniziare un nuovo corso nel suo pontificato.

— l’ossessiva affermazione della centralità
della Chiesa romana ha portato l’ecumenismo ad un punto morto e a ribadire che,
quelle legate alla Riforma protestante, “non sono Chiese in senso proprio”. Al
di là di alcune parole cortesi, in realtà Benedetto XVI e la Curia vedono le Chiese storiche della Riforma
come poco “recuperabili”, in quanto esse, accettando la modernità, avrebbero
“svenduto” l’Evangelo; si aprono invece le porte (rimanendo però insuperabile
il contrasto sul ruolo del papato) alle Chiese ortodosse, come Roma schierate contro
la modernità.

In
conclusione ci sembra che papa Ratzinger si sia avviato nella direzione quasi
di una Controriforma, dimentico del Vaticano II e ci auguriamo vivamente una
svolta nell’orientamento attuale del pontificato, in cui vediamo troppe ombre.
Da sempre auspichiamo che il vescovo di Roma, spogliandosi dei privilegi
ereditati dalla storia, possa dare una testimonianza credibile dell’evangelo,
così da incoraggiare tutti i vescovi fratelli e l’intera Chiesa cattolica
romana nella via della sequela di Gesù, per contribuire a che il mondo creda.

International
Movement We Are Church-Noi Siamo Chiesa

Roma, Amsterdam, Berlino, Bruxelles,
Copenaghen, Dublino, Helsinki, Madrid, Lisbona, Londra, Oslo, Parigi,
Stoccolma,Washington, 14 aprile 2008


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