Lutero e l’Evangelo della grazia incondizionata
di Paolo Ricca
(in “www.riforma.it” del 8 novembre 2016)
Non è facile capire a quali fonti il fondatore de La Repubblica, dottor Scalfari, attinga le sue
informazioni sulla Riforma protestante e in particolare su Lutero, che pure dichiara di «aver studiato
abbastanza a fondo». Mi riferisco al suo editoriale di domenica 30 ottobre. Mi permetto qualche
nota a margine.
1) Che Lutero, con le 95 Tesi del 31 ottobre 1517, abbia «inaugurato ufficialmente la religione
luterana» è un’affermazione del tutto fuori della realtà storica: la «religione luterana» (ma sarebbe
più corretto parlare di «confessione luterana» all’interno della «religione cristiana») comincerà a
esistere solo 13 anni più tardi, nel 1530, con la presentazione alla Dieta di Augusta (presente
l’imperatore Carlo V) di una Confessione di fede, redatta da Melantone, e nota come Confessione
Augustana. È lì che il luteranesimo prende corpo.
2) Tra Lutero e Zwingli, contemporaneo di Lutero, riformatore di Zurigo, della Svizzera tedesca e
della Germania meridionale, ci fu un forte contrasto dottrinale sull’interpretazione della presenza di
Cristo nella Cena (o eucaristia), ma non ci fu nessuna guerra (se non di parole). Calvino poi, e gli
Ugonotti, che appartengono alla seconda generazione della Riforma, qui non c’entrano nulla.
3) La critica di Lutero al mercato delle indulgenze ebbe indubbiamente una notevole risonanza, ma
fu tutto sommato marginale nella riflessione di Lutero, che riguardava la vera natura della penitenza
cristiana, che il commercio delle indulgenze rischiava seriamente di falsare. La Riforma non nacque
dalla critica alla Chiesa, bensì da una prolungata e approfondita meditazione delle Sacre Scritture
dell’Antico e del Nuovo Testamento, nelle quali Lutero scoprì l’Evangelo della grazia
incondizionata, immeritata e gratuita di Dio. La critica non alla Chiesa in generale o al papa (che
Lutero anzi difese proprio nelle 95 Tesi!), ma ai gravi abusi allora correnti, non fu la causa e
neppure l’occasione, ma la conseguenza della scoperta dell’Evangelo.
4) L’affermazione secondo cui Lutero, dopo il 1520, «volle essere sovrano assoluto della sua
Chiesa» sembra presupporre che esistesse, in quegli anni, una «Chiesa luterana». Ma questo non
corrisponde alla realtà: c’erano delle «chiese luterane» (che non si chiamavano così!) dislocate in
diversi territori, senza un governo centrale, tanto meno esercitato da Lutero, che era teologo e non
vescovo.
5) Ha invece ragione il dottor Scalfari quando parla del superamento della «intermediazione dei
sacerdoti tra i fedeli e Dio» e del «rapporto diretto» di ogni anima con Dio, caratteristica della
Riforma luterana. Occorre solo precisare che questo «rapporto diretto» è in realtà anch’esso
mediato, non però da un sacerdote o da un pastore, ma da Cristo stesso. Lutero parla infatti del
«felice scambio» tra l’anima e Cristo: l’anima dà a Cristo ansie, colpe e ogni pena, e Cristo dà
all’anima pace, perdono e grande serenità.
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