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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

In tutta Europa c’è una forte domanda di riforme nella Chiesa

Sacerdoti e laici chiedono riforme

Venti di protesta in Chiesa

 

di Aldo Maria Valli

Un vento di contestazione soffia sulla Chiesa cattolica in Europa. Dall’Austria al Belgio, si va allargando la schiera di sacerdoti e laici che chiedono a Roma riforme sostanziali, per consentire la sopravvivenza di comunità ormai prive di pastori a causa del calo delle vocazioni e dell’invecchiamento dei preti.
Mentre in Austria l’appello alla disobbedienza continua a raccogliere adesioni, in Belgio alcuni preti e laici fiamminghi hanno sottoscritto un documento, I credenti si fanno sentire, nel quale si chiede che in assenza dei preti i laici possano guidare le parrocchie, distribuire la comunione e predicare, che si pensi seriamente di ammettere al ministero sacerdotale uomini sposati e donne e che i divorziati risposati possano accostarsi alla comunione.
I promotori tengono a sottolineare di non sentirsi contestatori, ma credenti a pieno titolo, che vogliono rivitalizzare le comunità in presenza di un immobilismo romano che non vuole prendere atto della realtà.
La Chiesa belga, sconvolta dallo scandalo degli abusi sessuali, è ormai in stato comatoso. Il quadro delineato dai promotori del manifesto è sconfortante: «Parrocchie senza prete, eucaristia a ore assurde, liturgie senza comunione: ciò non deve accadere». «Che cosa ritarda la necessaria riforma della Chiesa? Noi, credenti fiamminghi, chiediamo ai nostri vescovi di superare lo stallo in cui siamo bloccati. Abbiamo bisogno della parola di Dio!».
Intanto in Austria il parroco di Probstdorf Helmut Sculler, già vicario generale dell’arcidiocesi di Vienna e principale rappresentante della Pfarrer Initiative che nei mesi scorsi ha invitato alla disobbedienza nei confronti di Roma, annuncia una nuova offensiva per i primi mesi del 2012. «Chiediamo anche una discussione tra il popolo della Chiesa e i vescovi, i quali non possono comportarsi come se fossero chiamati solo ad applicare ordini. I nostri vescovi non sfruttano fino in fondo le loro possibilità».
Secondo un sondaggio, l’ottanta per cento dei preti in Austria chiede la fine del celibato obbligatorio. Non perché si pensi che soltanto in questo modo si possa risolvere il problema della mancanza di vocazioni, ma per «portare maggiore esperienza nella vita pastorale» senza nulla togliere a chi vuole scegliere la via celibataria.
La Pfarrer Initiative, che ha ricevuto di recente il premio della Fondazione svizzera Herbert Haag per la libertà nella Chiesa, ha stabilito inoltre un contatto con l’Acp, l’Association of catholic priests fondata a Dublino con lo scopo di sottoporre a verifica la dottrina della Chiesa sulla sessualità, nuovi modi di scegliere i vescovi e la possibilità di conferire l’ordinazione a uomini sposati e a donne. Negli ultimi trent’anni, sostengono i membri dell’Acp, la Chiesa istituzionale in Irlanda si è ritirata in un ghetto per difendere strutture superate.
Di recente le inquietudini della Chiesa austriaca sono emerse anche da una ricerca di due teologi, Paul Zulehner e Petra Steinmair-Poesel, che su incarico della rivista Welt der Frau, Mondo delle donne, hanno dimostrato come larga parte delle donne cattoliche si senta trattata ingiustamente dalla Chiesa. Pur essendo in maggioranza nel lavoro svolto in parrocchie e comunità, difficilmente occupano posti di responsabilità e raramente hanno la possibilità dei decidere. Dalla ricerca risulta poi che dalla Chiesa si stanno allontanando sempre di più le donne istruite.

 16 dicembre 2011


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