Biotestamento: la Chiesa italiana per l’obiezione di coscienza
Sulla legge sul biotestamento, appena approvata dal Senato della Repubblica, si registra per la prima volta un intervento della Santa Sede.
È stato il cardinale Pietro Parolin, interpellato da TV2000, a margine di una sua visita alla sede di Palidoro dell’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”, a ribadire la necessità dell’obiezione di coscienza, già rimarcata nei giorni scorsi da varie personalità della Chiesa italiana.
Alla domanda se sia una “posizione legittima”, la scelta di alcuni ospedali cattolici di non applicare alcuni punti della legge – in special modo la sospensione dell’idratazione o dell’alimentazione per i pazienti gravi o terminali –, il porporato ha risposto: “Credo di sì”.
“Senza dare un giudizio globale, credo che uno dei punti carenti di questa legge è quello di non prevedere per i medici, per gli operatori sanitari e per le istituzioni cattoliche la possibilità di fare obiezione di coscienza, mi pare normale ci sia anche questa posizione”, ha aggiunto il cardinale Parolin.
Una dichiarazione che fa eco a quella di altri vescovi e prelati. Il più categorico nel sollevare la questione è stato don Carmine Arice, superiore generale dell’Ospedale Cottolengo di Torino.
“Noi – aveva dichiarato Arice poco dopo l’approvazione della legge – non possiamo eseguire pratiche che vadano contro il Vangelo, pazienza se la possibilità dell’obiezione di coscienza non è prevista dalla legge: è andato sotto processo Marco Cappato che accompagna le persone a fare il suicidio assistito, possiamo andarci anche noi che in un possibile conflitto tra la legge e il Vangelo siamo tenuti a scegliere il Vangelo”.
“Di fronte ad una richiesta di morte – aveva aggiunto – la nostra struttura non può rispondere positivamente. Attualmente l’obiezione di coscienza non è prevista per le istituzioni sanitarie private, però io penso che in coscienza non possiamo rispondere positivamente ad una richiesta di morte: quindi ci asterremmo con tutte le conseguenze del caso”.
Molto simile il commento di don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio della pastorale della salute per la CEI: “Di fronte a una richiesta di morte, se saremo messi nella condizione, non applicheremo la norma”.
In merito all’impianto complessivo della legge, don Angelelli l’ha definito: “fragile, preoccupante” e veicolante un “percorso eutanasico”. “È una legge che viene presentata come una grande conquista di libertà civile, ma limita fortemente la libertà. Il nostro giudizio è negativo, noi non ci riconosciamo”, ha rimarcato Angelelli.
Sia prima che dopo il voto in Senato, è sceso in campo a favore dell’obiezione di coscienza anche il presidente della CEI, cardinale Gualtiero Bassetti. Si tratta di “un diritto fondamentale, quindi non va riconosciuto solo ai medici ma anche alle strutture. Se a un ospedale cattolico non viene permesso di fare obiezione di coscienza, allora noi chiudiamo. E credo che questo non lo voglia nessuno”, ha dichiarato il porporato in un’intervista a “In Terris”.
Con la legge appena approvata, ha aggiunto Bassetti, l’eutanasia è un “pericolo” probabile. “Per questo la Chiesa ha sentito la necessità di ribadire che l’idratazione, la nutrizione, l’igiene della persona, le cure palliative devono essere sempre garantite ai malati. Queste servono per stare al loro fianco, per accompagnarli”.
“Credo che molto spesso le persone arrivano a certe decisioni proprio perché si sentono sole”, ha detto il cardinale, ribadendo la contrarietà della Chiesa all’accanimento terapeutico, ritenuto “non rispettoso della persona” già da Pio XII negli anni ‘50.
“Delle volte una carezza può addolcire di più di una iniezione di morfina”, ha concluso il presidente della CEI.
Espressioni di contrarietà alla legge sul testamento biologico sono arrivate, tra gli altri, anche dall’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia (“prospettive pericolose e inquietanti anche sui rischi di abusi sulla vita, motivati dai ‘costi’ di mantenimento delle persone malate”), da quello di Trieste, monsignor Giampaolo Crepaldi (“le pessime leggi approvate produrranno sofferenza e ingiustizia sulla carne delle persone“) e dal vescovo di Ascoli Piceno, monsignor Giovanni D’Ercole (“censurabile sia dal punto di vista etico, sia dal punto di vista della deontologia del medico”).
Luca Marcolivio
( da www.framentidipace.it)
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