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José Luiz Del Roio denuncia, in una intervista a la “Fohla” di San Paolo la situazione in Brasile

Le centrali sindacali si uniranno
di José Luiz Del Roio

Intervista di Eleonora De Lucena
Folha de São Paulo, 9 settembre 2016
Ex senatore e attivista, José Luiz Del Roio prevede che il governo “instabile” procederà come un “trattore” sulla società.
Per l’autore del libro sul 1° Maggio le centrali si uniranno con altri gruppi per reagire in piazza.
Le proposta di Michel Temer sono antistoriche, facilitano la violenza sociale e facilitano l’unione delle centrali sindacali per combatterle. “Si unificheranno nella lotta contro questa offensiva di un padronato schiavista”, dice José Luiz Del Roio, 75, ex senatore italiano.
Secondo lui, il governo è instabile, avido e contradditorio e non potrà durare – e la mobilitazione contraria sarà forte. Valuta che il gruppo al potere ha poco tempo, non vuole elezioni e procederà come un “trattore”. “Trattore che si scontrerà con le piazze, le strade e gli scioperi”.
Del Roio è riuscito a riunire sei centrali sindacali per la riedizione, in settembre, del suo libro “Primo Maggio, la sua origine, il suo significato, le sue lotte”, con tiratura di 30.000 copie. Con gesto inedito, i presidenti di CUT, Força Sindical, UGT, CTB, Nova Central e CSB firmano la prefazioni del libro, originariamente pubblicato nel 1986 per le commemorazioni dei 100 anni del sanguinoso sollevamento di Chicago. Secondo l’opinione di Del Roio, l’edizione del libro da parte del Centro di Memoria Sindacale, già dimostra la volontà di azione congiunta.
In questa intervista, Del Roio prevede l’ elaborazione di una piattaforma unitaria minima e l’avvicinamento delle centrali con i movimenti sociali.
Folha – La situazione del lavoratore è migliorata o peggiorata da quando lei ha scritto il libro nel 1986?
José Luiz Del Roio . E’ peggiorata. le metropoli sono cresciute in modo disperato e disorganizzato. A San Paolo ci sono persone che ci mettono cinque ore per andare e tornare dal lavoro. Dove si prende questo tempo? Anche la meravigliosa rivoluzione scientifica, con le sue applicazioni e i suoi computer, ha aumentato l’orario di lavoro senza aumentare il salario. E’ aumentato lo sfruttamento. La tecnologia tende a isolare i lavoratori.
Folha – Come valuta la discussione sui cambiamenti delle leggi del lavoro?
José Luiz Del Roio – Siamo incartapecoriti nelle 44 ore settimanali. Ufficiali, va ricordato. Non siamo riusciti ad avanzare alle 40 ore settimanali. La scusa è sempre la stessa. E’ la scusa che davano nel 1886: non si può perché il profitto del padrone cade a un punto tale che lui chiude tutto. La stessa scusa usata nell’impero: finire con la schiavitù sarebbe la morte dell’agricoltura in Brasile.
Folha – Oggi la discussione è per allungare la giornata, no?
José Luiz Del Roio – Il presidente della Confederazione Nazionale dell’Industria ha parlato di arrivare ad 80 ore. È come dire che bisogna tornare alla schiavitù, anzi peggio. Perché nella schiavitù lo schiavo era uno strumento di lavoro e il padrone doveva dargli da mangiare, se no perdeva soldi. Ora, no. C’è abbondanza di mano d’opera, metti 80 ore, muore, butti sulla strada, non c’è problema. Per questo è peggio della schiavitù quello che alcuni prospettano. Non riusciranno.
Folha – Perché non succederà? Le centrali non hanno posizioni diverse?
José LuizDel Roio – Per la stessa ragione per cui le sei centrali – e almeno 30 dei maggiori sindacati del paese – si uniscono per fare un libro su questo argomento. Non vi è possibilità che una centrale possa approvare una PEC 241 (sul tetto di spesa pubblica) o la distruzione del CLT (Testo unico sul lavoro)..Questo sarebbe le sua stessa distruzione. Il movimento dei lavoratori è molto lento; si muove quando l’ attacco ai diritti entra dentro la fabbrica, l’ufficio, la scuola. “Dovrò lavorare fino a 65 anni, non ho neanche il Servizio sanitario nazionale, non posso pagare la sanità privata”. I dirigenti sanno che questo momento arriverà quando si dibatterà di ciò in parlamento. La nostra popolazione cresce dell’1% all’anno. In 20 anni, 40 milioni di persone almeno. Se si propone il blocco di ogni investimento sociale per 20 anni, si propone il cannibalismo. È cosa irrazionale, una violenza sociale, una crudeltà, uno schiacciare in modo violento la speranza di un popolo. Indipendentemente dalle proprie posizioni, le centrali sindacali sanno ciò. Quindi è assolutamente necessario che trovino una piattaforma unitaria minima. La troveranno. Questo libro è una opportunità, perché c’è una necessità. Perché è troppa la violenza dell’oligarchia schiavista brasiliana.
Folha – Il movimento sindacale non è indebolito, specialmente adesso con la recessione?
José Luiz Del Roio – La deindustrializzazione è un fatto generale che pesa negli USA, in Europa e in Brasile. La nostra deindustrializzazione è violenta e non siamo capaci di cambiare il nostro modello di sviluppo. Questo indebolisce il movimento sindacale, che è nato con la forza dell’industrializzazione. I sindacati si sono indeboliti, sì, e hanno difficoltà a fare un salto nelle proposte. Soffrono anche un certo opportunismo. Negli ultimi anni di governo hanno delegato molto al governo federale, che ha fatto ottime leggi, ha valorizzato il salario minimo. Erano contenti e credevano che non c’era bisogno di lottare. Il sindacato deve lottare sempre. Il sindacato nasce per dire: di più, di più,di più.
Folha – La mobilitazione non è più difficile con i restringimento delle fabbriche e con l’aumento del precariato o della terziarizzazione?

José Luiz Del Roio – Ci sono molti movimenti sociali che uniscono persone disperse. Il Frente Brasil Popular raggruppa molti lavoratori. Il Frente Povo Sem Medo raccoglie una popolazione povera, nera, con poca istruzione scolastica e scarsa tradizione di organizzazione. Sono persone disperse nelle periferie infernali che si organizzano molto bene nella strada e nella lotta. È una forma atipica, nuova. Ci sono movimenti come quelli degli studenti delle superiori, che sono riusciti ad organizzarsi quasi da soli. I sindacati devono capire che tutti questi sono loro alleati perché riescono a raggruppare coloro che i sindacati non riescono: quelli che sono fuori dalla fabbrica, dai grandi uffici. Tutti dovrebbero fare un fronte di movimenti sociali e sindacati con una piattaforma. Al momento è necessario combattere queste pazzie antistoriche che passano nel Congresso.
Noto un vuoto importante. Sono perplesso con la mancanza di presenza delle chiese cristiane, che lasciano uno spazio immenso al neopentecostalismo della prosperità. La chiesa cattolica è capillare e ha un papa che grida e ordina, che ha già detto chiaramente che è contrario a questo processo indecente che sta avvenendo in Brasile. Nonostante ciò, la chiesa è paralizzata, fa solo buoni documenti. E’ un’altra struttura antica colpita di immobilismo creato da un papato di 32 anni di Giovanni Paolo II.
Folha – Questo momento potrà portare a una unificazione della centrali?
José Luiz Del Roio – Hanno un nemico che è troppo feroce. Devono lottare contro di esso. Si unificheranno nella lotta contro questa offensiva di una padronato schiavista. Non è un padronato moderno. In Brasile non abbiamo mai veramente rotto con lo schiavismo. Non abbiamo mai rotto con la schiavitù in Brasile. Le relazioni di lavoro sono state schiaviste durante 350 anni e non vi è stata una rottura come negli Stato Uniti. Per la maggioranza dei discendenti degli schivi continua ad esserci discriminazione. Questo ha segnato sempre le relazioni di lavoro in Brasile. La cosiddetta Polizia Militare, così violenta, nasce già nella colonia per reprimere gli schiavi neri. C’è una linea di continuità, non c’è rottura, la Polizia Militare continua a reprimere i neri.
Folha – Con tutta la divisione attuale, le centrali possono trovare un programma minimo per affrontare le misure in discussione oggi?
José Luiz Del Roio – E’ una questione di sopravvivenza. Una centrale che non faccia ciò non sopravviverà. Perché la mobilitazione sarà molto forte. Questo governo vuol rimanere 20 anni al potere. È evidente che non vuole elezioni; farà di tutto per rimanere. Il tempo legale che hanno è molto piccolo, due anni. Non basta per fare tutto ciò. Per farlo, dovranno procedere con un trattore. Trattore che si fronteggerà con le piazze, le strade e gli scioperi.
Folha – Quale la sua valutazione del governo Temer?
José Luiz Del Roio – Sarà instabile per l’insieme di forze che hanno fatto il golpe, che sono contraddittorie e avide. Vogliono privatizzazioni, Stato minimo e aumento del profitto. C’è una brutale concentrazione di ricchezza nel mondo, quell’1% che in verità è lo 0,1% Il governo Temer aiuterà lo 0,1%; darà molto di più all’anatra [l’espressione ‘chi pagherà l’anatra’ è usata sapere chi pagherà la crisi]. Molti vorranno guadagnare qualche chicco, ma non c’è mais per tutti. Ci saranno divisioni. Qualcuno vorrà privatizzare tutto, altri no. Nasceranno forti contraddizioni interne al gruppo, che non è stabilizzato e molto vecchio. Questo governo non ha progetto, a non essere lo sfruttamento brutale del suo stesso popolo. Sono molto arretrati nell’analisi mondiale. Pensano di essere nell’epoca della guerra fredda, del dinamico sviluppo del capitalismo occidentale. Ma quel modello ha un problema irrisolvibile e teorico: il saggio di profitto del capitalismo è decrescente da oltre 10 anni. Non serve ampliare lo sfruttamento della mano d’opera perché ciò non cambia. Ci vuole più scienza senza frontiere. E’ il contrario di quello che viene fatto. Manca una visione totale, c’è sete di vendetta sociale contro il popolo, ciò che può portarci alla barbarie. Questo governo non dura.
Folha – Perché la sinistra continua nella sua tradizionale divisione, nonostante la crisi?
José Luiz Del Roio – Manca molta teoria. La critica al capitalismo viene fatta dalla estrema destra. E’ razzista, facile nella soluzione: ammazza l’altro. E le masse votano. Non è una via di uscita, è antistorico. Il neoliberismo non aiuta, in quanto frammenta tutto. Il superamento della frammentazione è difficile. Inoltre credo che non sia stata superata la forma partito. Oggi per la sinistra in Brasile si tratta di creare un fronte di partiti. Si pone la questione del progetto nazionale. Questo governo non sa cosa sia. Non sa cosa è nazione. Non sa dove sta il mondo. È molto preoccupato con le sue conventicole, quanto io guadagnerò, come scappo da questo processo (giudiziario). Dove sono i progetti? La questione nazionale è fondamentale per tutti.
Folha – Qualcuno parla in uno scenario futuro di guerra civile. Lei esclude questa possibilità?
José Luis Del Roio – Sul lungo periodo non lo escludo. Nel bene e nel male, con grandi infamie e grandi slanci patriottici, le Forze Armate hanno un progetto nazionale. Possiamo discuterlo, ma è scritto, è stato fatto dal governo Lula. Fino a quando questa forza sopporterà la distruzione dello Stato brasiliano e della società? Vogliamo crescere ed essere un popolo felice, ma le contraddizioni che questa classe dominante ha abbracciato può portare a questo tipo di cose.
Folha – Lei è pessimista?
José Luiz Del Roio – Sono preoccupato per la crisi oggettiva economica del paese, risultato della crisi internazionale e della crisi politica. Sono preoccupato con la mancanza di visione totale di questo governo, con la sete di vendetta sociale verso il popolo. Siccome è fuori dalla storia e dal quadro internazionale, non è in grado di ricollocare questo paese minimamente nel cammino dello sviluppo e dell’equilibrio sociale. Le sue contraddizioni interne sono forti. Non è un governo con un progetto come quello dei militari (del 1964). Questo governo non ha forza né progetto. E’ molto a breve scadenza e non risolverà i problemi dell’energia, dell’industria , della tecnologia, delle relazioni internazionali, di come trattare la popolazione, la società civile. Questo governo non dura.


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