I limiti e le prospettive della Carta di Milano
«Nella Carta di Milano non si sente la voce dei poveri del mondo, né di quelli del Nord né di quelli che vivono nel Sud del pianeta». Lo ha detto Michel Roy, segretario generale di Caritas Internationalis durante la conferenza stampa che si è svolta oggi nelle sede di Caritas Ambrosiana sui limiti del documento che sarà presentato al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban KI-moon, domani a Expo Milano 2015 nel corso della sua visita per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione. Secondo Caritas, il documento che sarà in questa circostanza simbolicamente consegnato al dibattito internazionale dopo la sua presentazione al Palazzo di Vetro lo scorso 26 settembre, manca di mordente e offre un approccio limitato per la risoluzione della fame nel mondo.
La Carta di Milano, sulla base del tema di Milano Expo 2015 – Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita – chiede a tutti i cittadini del mondo, alle aziende e alle istituzioni che lo sottoscrivono di assumersi le proprie responsabilità nel garantire l’accesso al cibo per le generazioni del futuro.
Caritas sostiene che la Carta sarebbe stato un documento più efficace nel mobilitare il mondo contro la fame se avesse incluso un appello a mettere a fuoco i problemi che riguardano direttamente le persone che soffrono la fame, soprattutto nei paesi a basso reddito. Queste questioni includono ad esempio la speculazione finanziaria, l’accaparramento delle terre, la diffusione degli Ogm e la perdita di biodiversità.
Papa Francesco ha messo in luce l’impatto del grande business, degli Ogm, dello spreco e del consumismo sulla fame nella sua enciclica “Laudato si’”, richiamando ogni persona sul pianeta a prendersi cura della Terra e ad assicurarsi che i suoi frutti siano destinati a tutti.
«Il cibo è un diritto umano fondamentale non garantito per milioni di persone – ha detto Michel Roy, segretario generale di Caritas Internationalis-. Gli sforzi per risolvere il problema della fame nel mondo devono basarsi sulla volontà di aggiustare strutture economiche e sociali ingiuste. L’enciclica di Papa Francesco ci invita a cambiare il modello; la Carta di Milano no perché non sembra affrontare il ruolo fondamentale che la mancanza di giustizia svolge nel mantenere viva in molti paesi la fame. Riflette le vedute di paesi ricchi piuttosto che rappresentare i poveri del mondo».
«La Carta di Milano, riconoscendo il diritto al cibo come diritto fondamentale, ha avuto senza dubbio il merito di aver posto all’attenzione del dibattito pubblico il tema vero di Expo Milano 2015, la lotta alla fame, tema che la Chiesa stessa, con la sua partecipazione all’esposizione lungo tutto questo semestre ha ribadito con molteplici iniziative: l’opera di divulgazione nel Padiglione della Santa Sede e all’Edicola Caritas, i convegni, le iniziative speciali dal Refettorio Ambrosiano alla Mensa dei Popoli. Tuttavia la Carta è ancora un documento insufficiente. Benché siamo stati chiamati a partecipare alla sua stesura, dobbiamo constatare che il risultato non ha tenuto conto dei nostri suggerimenti, probabilmente per salvaguardare certi equilibri. Tuttavia la Carta è stato uno strumento che utile a sensibilizzare i cittadini sul tema. Come strumento di lotta alla fame lo consideriamo un punto di partenza», ha detto Luciano Gualzetti, vicedirettore di Caritas Ambrosiana e vicecommissario del Padiglione della Santa Sede.
Un rapporto di Caritas Internationalis spiega come le tre cause principali dell’insicurezza alimentare siano la mancanza di risorse come la terra, i semi, i prestiti, l’accesso ai mercati per i piccoli agricoltori, una bassa produttività agricola e l’impatto del cambiamento climatico. Secondo lo studio, il miglior modo per sconfiggere la fame a livello mondiale sarebbe aiutare i piccoli agricoltori, soprattutto nel tentativo di adattarsi al cambiamento climatico.
Le Caritas a livello mondiale lavorano in partnership con le comunità locali per aiutare piccoli agricoltori nel migliorare il loro accesso alle risorse agricole: sementi, utensili, terre adeguate e mercati.
Nella contea di Nithi, in Kenya, Mugendi, un contadino è stato testimone di cambiamenti nel clima della regione per molti anni. «Piove meno, il clima è più caldo del solito, i cambiamenti atmosferici non sono più prevedibili», spiega. Queste trasformazioni lo hanno obbligato ad abbandonare la propria azienda agricola diversi anni fa e a cercare un lavoro altrove. Tuttavia, due anni fa, è riuscito a tornare alla sua terra dopo aver partecipato al programma Caritas della diocesi di Meru che aiuta i contadini della comunità a migliorare il loro approvvigionamento alimentare adattandosi al cambiamento climatico.
La campagna di Caritas per mettere fine alla fame nel mondo, “Una Sola Famiglia, Cibo per Tutti”, terminerà quest’anno con una veglia mondiale il 10 dicembre. «Benché la campagna sia al termine, la veglia mondiale sarà una dichiarazione per mantenere la solidarietà con i fratelli e le sorelle nel mondo che lottano per avere abbastanza da mangiare», ha detto Martina Liebsch di Caritas Internationalis. «Invitiamo le comunità locali di tutto il mondo a unirsi a noi in preghiera per mettere fine a sovrastrutture ingiuste e per mettere fine allo scandalo della fame».
Milano 15 ottobre 2015
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