Bagnasco pronto a lasciare
la guida dei vescovi italiani
Ma su incarico di Francesco gestirà la fase di trasformazione della Cei
G. Galeazzi, A. Tornielli (da La Stampa del 29 settembre 2013)
Il cardinale Angelo Bagnasco e i vicepresidenti della Cei nei giorni scorsi hanno presentato a Papa Francesco la loro disponibilità a lasciare il loro incarico.
Per decisione del Pontefice, Bagnasco, il cui secondo mandato sarebbe scaduto nel 2016, rimarrà al suo posto per gestire la fase della revisione dello statuto della Conferenza episcopale, che con l’ok formale del dicastero vaticano per i vescovi potrebbe portare all’elezione del presidente, fino ad oggi invece designato direttamente dal Papa. Poi la parola passerà ai vescovi italiani, che voteranno il loro leader, come avviene nel resto del mondo.
Congelato, ma solo per il momento, anche il cambio del segretario della Cei, dopo che monsignor Mariano Crociata, il cui mandato scade fra un mese, ha rifiutato il trasferimento all’Ordinariato militare. Una scelta accolta con stupore in Vaticano.
Francesco ha dunque affidato a Bagnasco il compito di traghettare la Cei nella transizione: un processo che potrebbe durare al massimo un anno, per arrivare all’eventuale elezione del nuovo presidente entro la fine del 2014. Il Papa, come emerge anche dal comunicato diffuso al termine del consiglio permanente della Cei, ha chiesto ai vescovi di valorizzare le conferenze episcopali regionali e di rafforzare la collegialità. Attraverso un questionario, i vescovi si esprimeranno sulle possibili modifiche dello statuto e saranno loro, dunque, a decidere se cambiare o meno la modalità di designazione del presidente. Francesco chiede anche alla Chiesa italiana una «conversione pastorale», strutture più semplici e snelle, pastori più vicini alla gente.
Le riflessioni del Papa riformatore, esposte a più riprese ai vescovi italiani, hanno fatto da sfondo in settimana ai lavori del «parlamentino» della Cei riunito a Roma da lunedì a mercoledì scorso. Bagnasco amministrerà dunque la trasformazione che deve porre fine a una storica anomalia e consentire ai vescovi – se lo vorranno – di eleggersi il presidente e il segretario generale.
Attualmente quello del vescovi italiani è l’unico caso al mondo in cui i primi due scranni di una conferenza episcopale sono decisi direttamente dal Pontefice. L’indicazione di Francesco, anche a motivo delle richieste emerse dai cardinali nelle riunioni del pre-conclave, prevede un crescente coinvolgimento degli episcopati nazionali nel governo della Chiesa universale e una maggiore collegialità nelle decisioni. Il diritto papale di nomina del presidente e del segretario generale della Cei, tradizionalmente motivato dallo speciale rapporto che lega la Chiesa italiana con il vescovi di Roma, contrasta con questa impostazione ecclesiologica. Nel caso prevalga l’opzione di eleggere il presidente, i vescovi potrebbero votare il successore di Bagnasco (o nel caso confermare lo stesso Bagnasco) prima del convegno ecclesiale di Firenze del 2015.
Un altro dei cantieri aperti su cui lavorano la Cei e la Santa Sede è la riduzione del numero delle diocesi nel nostro Paese, per tradizione storica molto numerose.
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