LO SCANDALO DEGLI ABUSI SESSUALI, IN OLANDA, SEGNA LA FINE DEL” CATTOLICESIMO OLANDESE
dal National Catholic Reporter del 22 Dicembre 2011 – articolo di Mathew N. Schmalz
Venerdì scorso, Wim Eijk, Arcivescovo di Utrecht, ha tenuto una conferenza stampa per chiedere scusa per gli abusi sessuali su 10 mila bambini, commessi in strutture ecclesiastiche in Olanda. Gli abusi sono stati documentati in un rapporto, che copre il periodo dal 1945 ai nostri giorni. Dato che i fatti sono noti all’opinione pubblica, il rapporto non ha destato grande scalpore. Tuttavia per i cattolici della mia generazione, la conferenza stampa ha rappresentato la fine di un’epoca.
A partire dai primi anni ’70, il cattolicesimo olandese ha rappresentato un movimento impegnato e aperto.
Rappresentò ciò che sarebbe il Cattolicesimo se si mettessero in pratica le riforme proposte dal Concilio Vaticano II.
Per oltre un decennio, il “Catechismo Olandese” venne considerato una lettura indispensabile dai giovani cattolici
impegnati a dare senso alla loro fede e al loro impegno intellettuale. Ricordo quanto il testo era aperto, specialmente se confrontato con il catechismo tradizionale della mia infanzia. Ricordo pure le innumerevoli e
vivaci discussioni causate dal Catechismo sulla Bibbia e la sua storicità, sul dialogo con le altre religioni e sul senso della vita. Era un testo che offriva l’opportunità ai credenti, agli agnostici e agli atei di confrontarsi e
condividere onestamente le speranze, i sogni e le ansie.
Quando i miei genitori, come regalo per il mio compleanno, mi offrirono il Catechismo Olandese, non avevo idea delle controversie che avrebbe causato. Alcuni vescovi degli Stati Uniti lo disapprovarono. Il Vaticano pretese
delle chiarificazioni e revisioni, e un vescovo olandese dichiarò che la sua approvazione era stata fraintesa.
La storia del Catechismo Olandese è stata sempre segnata da controversie e contraddizioni. Per esempio, l’Olanda
e la diocesi di Utrecht sono la sede originaria del movimento “Old Catholic Church,” nato da una serie di eventi storici e da disaccordi dottrinali al sorgere della Riforma e si diffuse nel 19.mo secolo. Il movimento “Old Catholic”, grazie alla successione apostolica, pretende il titolo di Cattolico, ma non ha l’approvazione da parte del Vaticano.
Da una parte , alcuni Cattolici in Olanda abbandonarono la fedeltà a Roma, d’altra parte la Gerarchia, in completa fedeltà a Roma, sembrò rappresentare il meglio del cattolicesimo presente in Olanda. Quando le forze tedesche , nella Seconda Guerra Mondiale, schiacciarono il Paese, la Gerarchia cattolica olandese prese una posizione ferma e coraggiosa. Il vescovo Johannes de Jong negò i sacramenti ai membri del partito nazista. Inoltre la Gerarchia olandese denunciò le deportazioni degli Ebrei con una lettera letta durante tutte le messe – una posizione che distinse i Vescovi Olandesi da molti altri leader Cattolici e Protestanti che, spesso, si rifiutarono e persino contrastarono il riconoscimento della persecuzione degli Ebrei.
La coscienza dell’esistenza di una società fuori dalle strutture cattoliche ispirò non solo il Catechismo Olandese,
ma l’opera di vescovi come il Cardinale Giovanni Willebrands, morto nel 2006. Willibrands era universalmente stimato per la sua opera a servizio del dialogo ecumenico e per il suo impegno affinché i laici fossero maggiormente coinvolti nel governo della chiesa. Lui era uno dei papabili, uno che molti cattolici progressisti avrebbero visto volentieri eletto papa prima della elezione di Giovanni Paolo II.
Persino coloro che non sono esperti nel campo della complessità degli affari, della dottrina e del governo della Chiesa sanno che il cattolicesimo olandese era particolare. Quando è scoppiato lo scandalo degli abusi sessuali negli Stati Uniti, io prevedevo qualcosa di simile nei Paesi Europei, come l’Irlanda, ma mai avrei pensato che in Olanda sarebbe successo qualcosa di simile. Consideravo i cattolici olandesi talmente consapevoli ed
aperti, che mai tra loro sarebbe successo qualcosa di simile. Purtroppo gli abusi sono successi, furono favoriti e ignorati per sei decenni.
Persino nei rapporti più dettagliati sugli abusi sessuali c’era sempre qualcosa che tendeva a sminuire i fatti: i rapporti non erano affidabili, o la gerarchia non era informata o il numero dei responsabili di tali orrori veniva sminuito. Per quanto riguarda il caso olandese si sosteneva che il numero degli abusi nelle istituzioni ecclesiastiche non era più numeroso che altrove e comunque “frammentato”. Ma i cattolici non concepivano la Chiesa Cattolica come un’istituzione da considerare diversa da tutte le altre. Finché esiste una Gerarchia, sia che i vescovi cattolici risiedano in Amsterdam, Utrecht o Roma, è fuor di dubbio che la “frammentazione” possa giustificare che in un periodo così lungo, loro siano potuti rimanere totalmente all’oscuro dei fatti.
Io non credo che esista alcuna giustificazione.
Le relazioni sugli scandali degli abusi sessuali, di solito, sono scritte condizionati dagli intendimenti di coloroche le scrivono. Alcuni sostengono che il cattolicesimo è stato troppo tradizionalista, altri, invece, sostengono che è stato troppo liberale per un periodo eccessivamente lungo. La seconda opinione sembra ritagliata su misura per la storia degli abusi sessuali nelle istituzioni della Chiesa Olandese.
Io stesso tendo a ritenere i rapporti degli abusi sessuali condizionati da esigenze di potere – potere che riguarda
equamente sia i tradizionalisti come i progressisti. Fuori da ogni dubbio, comunque, nelle ultime rivelazioni c’è un aspetto che riguarda il Cattolicesimo Olandese: il dolore per le vittime che non potranno mai essere compensate e non potranno mai avere giustizia per le loro sofferenze.
A tutto questo, io vorrei aggiungere che le rivelazioni degli abusi sessuali da parte del clero in Olanda hanno segnato la fine dolorosa di tanti sogni coltivati da Cattolici come me, negli anni lontani dell’infanzia.
Mathew N. Schmalz è un professore associato di studi religiosi e direttore del College Honors Program nelCollege di Holy Cross a Worcester, Mass.
(traduzione di Gianpaolo Lecis)
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