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“La lista di Bergoglio” dovrebbe chiudere ogni dubbio sul papa e la dittatura

Quando padre Bergoglio congiurò contro i golpisti
21 ottobre 2013 di Daniele Barbieri

recensione a «La lista di Bergoglio» di Nello Scavo (*)

Il libro è uscito pochi giorni fa ma la Emi (la casa editrice dei missionari) lo ha dovuto ristampare di corsa mentre in 8 Paesi è in corso la traduzione. Era facile prevedere che «La lista di Bergoglio» (doppio sottotitolo: «I salvati da Francesco durante la dittatura» e «La storia mai raccontata») di Nello Scavo, giornalista del quotidiano «Avvenire», avrebbe avuto successo. Una indagine approfondita, arricchita dalla prefazione del premio Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel (che durante la dittatura fu arrestato e torturato), dall’interrogatorio – inedito in Italia – all’allora cardinal Bergoglio durante il «Processo Esma» del 2010, da una breve cronologia e da una sintetica bibliografia.
La lista dei salvati, degli aiutati e dei consigliati che Scavo ha raccolto è esauriente anche se non lunghissima. Le storie raccontate per esteso sono 9 più la dettagliata testimonianza resa dallo stesso Bergoglio (nel 2011) di un suo scontro con il generale Videla e con l’ammiraglio Massera, al vertice del gruppo golpista. Lo stesso autore spiega che altri nomi si aggiungeranno e chiarisce le molte ragioni di reticenze o silenzi che sono arrivati sino a oggi.
Alcune ombre si erano allungate su Bergoglio, in particolare per il «caso Jalics» che nel libro è ampiamente raccontato. Scavo scrive che di recente anche il critico più feroce, cioè Horacio Verbitsky, della Chiesa argentina rispetto alle complicità con i golpisti ha ammesso come le ultime testimonianze esimano Bergoglio da ogni responsabilità per l’arresto di Jalics e questo chiuda ogni sospetto. Restano i silenzi: ma ammesso che si potesse all’epoca parlare in Argentina (fra gli assassinati ci fu anche il vescovo Enrique Angelelli, troppo “critico” verso i militari) le voci raccolte nel libro sono concordi nel dire che il giovane Bergoglio lavorò in silenzio per salvare più persone possibile. «E’ un attore» si disse dell’allora padre Bergoglio e Scavo conferma ma ne rovescia il senso: «sul piano dell’immagine era riuscito a dare a bere ai militari di starsene rintanato aspettando che soffiasse vento di bonaccia mentre tesseva una rete clandestina per la copertura e il salvataggio di decine di persone».
Scavo non tace le complicità della Chiesa argentina con i golpisti, anzi un capitolo si intitola «Bergoglio aiutava le vittime, altri prelati spalleggiavano il regime». Una storia, piena di reticenze, che non era compito di questo libro raccontare ma che invece dovrà essere indagata in tutti i suoi risvolti. Di recente sia le Madri che le Nonne di Plaza de Mayo hanno chiesto al Bergoglio papa di aiutarle a ritrovare i loro nipoti (cioè i bambini rapiti alle donne uccise sotto la dittatura) ma anche chiarezza sulle complicità nella Chiesa argentina di allora per quei 7 anni di terrore. Il papa ha promesso che lo farà. Solo allora, quando cioè tutti i responsabili saranno stati individuati, si potrà dire, con piena convinzione «Nunca mas» (mai più): era il titolo del rapporto che nel 1986 confermò al mondo che i 30mila desaparecidos erano stati assassinati dai golpisti. E che molti – in Argentina e fuori – sapevano ma avevano preferito girare la testa da un’altra parte.
(*) Questa mia recensione è uscita – parola più, parola meno – l’11 ottobre sulle pagine culturali del quotidiano «L’unione sarda». Nell’articolo pubblicato c’è un refuso tremendo (è colpa mia, evidentemente mi sono riletto troppo di fretta) dove ho scritto che Scavo titola: «Bergoglio aiutava le vittime, altri prelati spalleggiavano le vittime», ovviamente – lo si capisce dal contesto, per fortuna – Scavo titolava invece «Bergoglio aiutava le vittime, altri prelati spalleggiavano il regime», come infatti ho corretto qui.
Se nella mia recensione avessi avuto un po’ più di spazio avrei aggiunto almeno un paio di questioni che ora propongo qui.
La prima è che Scavo cita per intero anche un documento «a uso esclusivamente interno» di Amnesty International su «la Chiesa cattolica e il ruolo del nuovo papa durante l’ultimo regime militare argentino (1976-1983)», redatto il 14 marzo, dunque il giorno dopo l’elezione di Bergoglio a papa. In sintesi Amnesty «non crede che sia possibile generalizzare il ruolo della Chiesa cattolica, in Argentina o in qualsiasi altro Paese della regione». Giustissimo, anche se questo non esime da indagare sulle responsabilità dei singoli, come ricorda Amnesty.
La seconda questione è che se Scavo risponde alle domande sui rapporti fra i militari e Bergoglio (chi è più esperto di me sull’Argentina valuterà se ha risposto … al di là di ogni ragionevole dubbio) scivola troppo rapidamente sul Vaticano. Ricordo due fatti, ma ce ne sono altri, molto gravi che potete leggere qui in blog. Il primo è il ruolo del cardinale Pio Laghi del quale ho scritto anche io. Il secondo è Paolo VI che riceve l’ammiraglio golpista Emilio Massera il 10 ottobre 1977 (ne ha parlato qui David Lifodi).
Questo di Scavo era un libro su Bergoglio e non sui rapporti fra Vaticano e golpisti argentini, come ho già scritto sopra, però non fare un cenno a questi episodi – e altri simili – in un libro di 190 pagine mi pare voler eludere la questione e tacere informazioni importanti anche per capire come si mosse (o non si mosse) allora Bergoglio.


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Commenti

Una replica a ““La lista di Bergoglio” dovrebbe chiudere ogni dubbio sul papa e la dittatura”

  1. Avatar vittorio
    vittorio

    Tempo addietro commentando l’elezione di Bergolio a Papa, dissi
    che ogni uomo “ha la sua storia” e che risponde alla sua coscienza.
    Solo lui sa se è sempre stato coerentemente dalla parte di Cristo.
    Sto leggendo il pregevole lavoro pubblicato della EMI su quella
    tragica pagina storica vissuta dal popolo Argentino. Ritengo che
    l’uomo Bergolio abbia la coscinza in ordine rispetto al quel periodo
    tale da permetterli di diventare un grande Papa riformatore. Perchè
    questo segnano i tempi. Operò con gli strumenti più congeniali
    in quel tragico contesto per salvare molte vite umane da morte
    sicura. Testimonianze, documenti, atti, dimostrano quale fu
    realmente l’operare dell’allora gesuita Bergolio. Agi potremo ben
    dire con saggezza,e adeguata scienza diplomatica, in un contesto
    di terrore, sistematica pratica della tortura, e morte. Certo non denunciò
    in modo “palese” come fecero altri religiosi pagando poi con la morte
    il loro coraggioso ardire. Operò nei modi che ho descritto e grazie a lui
    moltissime persone ora sono in vita. Sappiamo comunque con certezza
    quanta avversione portasse in cuore Bergolio nei confronti della spietata
    quato sanguinaria dittattura di Videla.
    Spetta a lui ora Papa investito da tutta l’autorità che gli compete, rendere
    giustizia alle migliaia di vittime che ancora la attendono, e portare alla luce
    le certe vergognose convivenze dell’apparato clericale manifestate a vari
    livelli con la criminale dittattura al potere in quei tragici anni della storia
    Argentina.
    Cordiali saluti.

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