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Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

La pace ha bisogno di idee e di azioni

Editoriale su “Il Dialogo” on line

La pace ha bisogno di idee e azioni

di Giovanni Sarubbi

Gli appelli per la pace si moltiplicano. Fra i militanti pacifisti, c’è la diffusa consapevolezza del pericolo mortale che incombe su tutta l’umanità. Negli Stati Uniti, le associazioni pacifiste si stanno impegnando in un’opera di pressione sui deputati e senatori per impedire che il congresso americano dia ad Obama i poteri di guerra che egli ha richiesto. Poteri di guerra che gli sono necessari per poter intraprendere l’ennesima guerra in medio-oriente, nell’ambito di quella “terza guerra mondiale a pezzi” iniziata nel 2001.
Ma la sensazione di pericolo avvertita dai pacifisti non è altrettanto diffusa fra la popolazione, perché i mezzi di comunicazione hanno da tempo ingranato da un lato la marcia della guerra e dall’altro quella della “distrazione di massa”. Ci stanno portando in guerra e lo stanno facendo allegramente, distraendoci e imbrogliandoci su mille questioni secondarie.
I movimenti e i militanti pacifisti hanno quindi il dovere di cambiare strategia. Non bastano più gli appelli, che fra l’altro vengono continuamente oscurati dai mass-media. Occorrono azioni simboliche che riescano a rompere la propaganda di guerra in atto e a risvegliare la coscienza della popolazione. Azioni simboliche che colpiscano l’immaginario collettivo di cui i mass-media non possano non parlare. Occorrerebbe mettere in atto azioni che riescano a trasmettere quello che i pubblicitari chiamano “effetto whuao”, qualcosa cioè di spettacolare, che ti lascia senza fiato e che colpisce l’immaginazione collettiva e ti spinge a comprare un determinato prodotto. In questo caso dobbiamo pubblicizzare la pace per chiamare la popolazione alla mobilitazione.
Azioni del genere corrispondono al classico sassolino che blocca un ingranaggio mortale, o alla piccola fionda del piccolo Davide che abbatte il gigante Golia, o al coniglio che il prestigiatore caccia dal cilindo. È su queste cose che gli attivisti per la pace hanno oggi il dovere di interrogarsi e di stimolarsi a vicenda. Dobbiamo dar vita ad iniziative simboliche di grande impatto mediatico utilizzando i palcoscenici che le grandi manifestazioni di massa ci mettono a disposizione.
Piuttosto che perdersi in lunghe discussioni occorre chiamare artisti, grafici, attori, scrittori a impegnare la loro arte e creatività per proporre iniziative che abbiamo l’effetto prima indicato. Agli inizi degli anni ’70 del secolo scorso, ad esempio, il movimento dei disoccupati organizzati di Napoli, per sostenere le proprie rivendicazioni, promosse la copertura di tutti i monumenti della città, a cominciare dalla statua di Garibaldi situata nella omonima piazza. Sulla copertura di ogni statua c’era scritto, in napoletano, una frase che trasmetteva un concetto del tipo: “mi vergogno di vedere tanti disoccupati in giro per Napoli e perciò mi sono coperto gli occhi”. Tutta l’iniziativa fu ideata e messa in opera da un gruppo di artisti napoletani che posero le loro capacità al servizio della causa del lavoro.
È possibile trovare oggi artisti e creativi in grado di sostenere la causa della pace?
Noi pensiamo di si e lo speriamo fortemente.

Giovanni Sarubbi

23 febbario 2015


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