Intervista a Marco Aurelio Rivelli
(a cura di Vittorio
Bellavite)
Il suo volume
"L’Arcivescovo del genocidio" ( Milano ’99 Kaos edizioni L.
35.000) ha destato grande scalpore per la documentazione sul
genocidio effettuato dagli ustascia di Ante Pavelic nei confronti dei
serbo-ortodossi negli anni ’41-’45 con la complicità del clero
cattolico e con l’avvallo del Card. Stepinac, allora Primate di
Croazia.Cosa l’ha indotto a scrivere di questo argomento?
Ho sviluppato la tesi di
laurea che ho dato nel ’81 all’Università "" di
Roma. L’argomento allora ed in seguito mi ha coinvolto moltissimo sia
per la mia passione per gli studi storici sia perché mi sono
reso progressivamente conto che questo aspetto della seconda guerra
mondiale era tra i più ignorati nella cultura occidentale e
che questa ignoranza era inconcepibile per la gravità dei
fatti che sono riuscito a ricostruire.
Ha avuto qualche sponsor?
No, ho lavorato da solo. Non
sono uno storico di professione, è l’unico libro che ho
scritto; ho approfittato di miei viaggi per altre mie attività
per esaminare documenti e cercare testimonianze dirette in Argentina,
in USA, in Spagna oltre che naturalmente in Croazia e in Italia. E’
un lavoro che porto avanti da quasi vent’anni. La bibliografia in
calce al libro testimonia che ho esaminato tutto quanto c’è in
materia e che ho cercato fonti dirette. Mi ha indotto a rompere gli
indugi e a concludere il libro il documento ufficiale del
Sottosegretario di Stato americano Stuart E. Eizenstat del giugno ’98
che parla esplicitamente dello sterminio nel ’41-’45 di 700.000 serbi
e della conoscenza che di ciò avevano sia gli Alleati che il
Vaticano. L’occultamento non è più possibile. Il
documento americano è stato fatto in occasione delle ricerca
dell’oro trafugato agli ebrei a partire dalla Conferenza
internazionale tenutasi a Londra nel dicembre ’97 su questo argomento
con la partecipazione di 41 paesi.
Perché il titolo
dell’edizione francese è "Le genocide occulté"?
Perché si tratta
appunto di un "genocidio occultato". Non è
conosciuto in Occidente ed è stato trascurato dalla
storiografia ; gli sterminatori erano fanatici fascisti che
impugnavano la croce ed il pugnale, erano appoggiati da gran parte
del clero cattolico e dai Vescovi. I militari italiani, pure
fascisti, cercavano di frenarli ; gli sterminati non erano ebrei ma
altri cristiani giudicati scismatici perché ortodossi. Il
Vaticano sapeva tutto e tacque. Innumerevoli segnalazioni giunte da
Londra, dagli Usa, dal governo iugoslavo in esilio con richiesta di
intervento non furono raccolte dal Vaticano (l’unico a protestare era
il Card. Tisserant, allora uno dei pochissimi non italiani nella
Curia). Ciò spiega anche in buona parte la guerra civile
scoppiata in Jugoslavia nel ’91.
Anche all’estero questo
genocidio è occultato?
Mi sembra di sì. In
Jugoslavia però esiste un’opera monumentale in parecchi volumi
di Milan Bulajic. Questo storico ha passato la sua vita a ricostruire
il genocidio, villaggio per villaggio, famiglia per famiglia, campo
di concentramento per campo di concentramento. Ci sono i nomi, i
luoghi, le date. In Jugoslavia tutti sanno per esperienza diretta, le
notizie passano di generazione in generazione; si tratta poi di fatti
non ancora troppo lontani. Si trovano ancora testimoni diretti.
Perché questa sua
ricerca è stata edita in Francia prima che in Italia?
Non ho trovato un editore in
Italia. Allora l’editore svizzero-francese "L’age d’homme"
ha tradotto il libro in francese. A Parigi è stato ben accolto
e presentato dall’ex-ministro Gabriel Kaspereit con grande affluenza
di pubblico. Finalmente con l’editore "Kaos" è stato
pubblicato anche da noi ed ora si sta vendendo. Il libro è
stato ripreso in molti articoli, dal "Corriere della sera"
(Ettore Mo) a "Repubblica" (Marco Politi) al "Giornale",
all’ "Osservatore romano", ad altre pubblicazioni.. Forse
l’occultazione del genocidio non continuerà per sempre.
La lettura del libro è
un incubo. Pensavamo di sapere già il peggio del peggio con la
conoscenza della Shoà. In che cosa questo genocidio è
diverso da tutto quello che già sappiamo?
Il genocidio inizia
immediatamente, senza alcuna organizzazione o preparazione (come
invece avvenne per l’Olocausto meticolosamente preparato e gestito).
Come gli ustascia si insediano a Zagabria ( a metà dell’aprile
’41 ) inizia il massacro. e continua per settimane e anni. I massacri
non sono occultati (come invece cercavano di essere i lager tedeschi)
ma ben noti, visibili, per le strade, nelle Chiese ortodosse….Non
c’erano nazisti contro ebrei ma fanatici fascisti di confessione
cattolica contro altri cristiani ma serbi e di osservanza ortodossa
(cioè non dipendenti da Roma ma dal Patriarcato serbo di
Belgrado e dai loro Vescovi ortodossi croati). In Croazia il
genocidio degli ebrei, che erano solo novantamila, fu un’appendice di
quello principale e fu sollecitato dai nazisti. I mussulmani furono
lasciati in pace; non erano "concorrenti", non facevano
proselitismo. Ultima differenza: lo sterminio avvenne con tale
crudeltà (nei confronti di donne, bambini, con mutilazioni,
accecamenti, sventramenti…..) da essere un unicum tra le atrocità
della seconda guerra mondiale e nella storia degli ultimi secoli. Al
confronto le camere a gas erano un assassinio soft.
Le truppe italiane
assistettero al massacro passivamente?
No. Le truppe italiane di
occupazione già nell’agosto del ’41 ampliarono l’area che
occupavano dall’Istria e dalla Dalmazia verso Est di un centinaio di
chilometri, estromettendo del tutto gli ustascia dove arrivavano. I
militari italiani impedivano i massacri sia per motivi umanitari sia
per prevenire l’ingrossarsi delle file partigiane che in quel periodo
cominciavano ad organizzarsi e che raccoglievano i tanti che erano
spinti dalla situazione a passare alla macchia. I tedeschi che
occupavano la parte orientale della Croazia e lasciavano agire in
libertà gli ustascia. Gli italiani riaprirono le Chiese
ortodosse e ciò suscitò la reazione di Stepinac presso
i militari italiani.
Ci fu chi non stette zitto
nella Chiesa cattolica?
Ci fu il parroco della Chiesa
di S.Pietro a Zagabria che fu condannato a morte da Pavelic (ebbe poi
salva la vita per l’intervento di Stepinac di cui era stato "padre
spirituale"). Ci fu il Vescovo di Mostar Alois Misic che
denunciò al Card. Stepinac le violenze degli ustascia in
quanto rendevano difficile una spontanea conversione degli ortodossi
al cattolicesimo.
Che possibilità
avevano i serbi di sfuggire al massacro?
Tutti i serbi, compresi i
bambini e le donne, erano a rischio di massacro. Si calcola che lo
sterminio abbia eliminato un milione di serbi su un totale di due
milioni. L’unica possibilità era la conversione al
cattolicesimo che infatti in parte avvenne ( si parla di duecentomila
conversioni forzate) La salvezza con la conversione indica quanto il
genocidio avesse radici nel fanatismo religioso.
E le responsabilità
di Stepinac?
Partecipò fin dai
primissimi giorni dopo l’invasione nazifascista all’accreditamento
del regime ustascia, spesso presenziando alle manifestazioni del
regime; membro del Parlamento-fantoccio di Pavelic, condivise
l’oltranzismo antiserbo e sostanzialmente tacque sulle stragi (salvo
-pare- in alcune omelie che non lasciarono traccia in alcun documento
scritto o in alcuna direttiva al suo clero); condivise la linea delle
conversioni forzate salvo questionare con gli ustascia su chi dovesse
accettarle e gestirle. Stepinac fu definito dal noto storico delle
democrazie popolari Francois Fejto " il simbolo esasperato dello
sciovinismo cattolico croato".
Il processo fattogli dal
regime comunista fu veramente una farsa?
Volutamente non ho scritto
niente sul processo. Ho fatto una ricerca sugli anni ’41-’45. Per me
Stepinac deve essere giudicato a partire da quegli anni e tenendo ben
presente quello che successe, l’efferato genocidio dei
serbo-ortodossi. Tito cercò di fare in modo che Stepinac
lasciasse per non processarlo e per non farne un martire ; il
processo infatti si tenne ben sedici mesi dopo la fine della guerra.
La mia ricerca del resto non si occupa solo di Stepinac ma di tutta
la vicenda del genocidio e della fuga degli ustascia dopo la
sconfitta. Ho contribuito a scoprire " The rat Channel "
(il canale dei topi) con cui migliaia di criminali nazisti ed
ustascia furono aiutati a fuggire in Sudamerica. Al centro di questa
rete di complicità e di questo smistamento c’era il prelato
ustascia Mons. Draganovich ed il Collegio ecclesiastico di san
Girolamo degli Illirici in Via Tomacelli a Roma.
17 marzo 1999
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