NOI SIAMO CHIESA
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Le giornate di Rio sono state di discontinuità rispetto a quelle precedenti. Ora si apra un anno di riconciliazione nella Chiesa
Nell’area d’opinione che nella Chiesa si rifà con particolare convinzione al messaggio conciliare, le Giornate Mondiali della Gioventù non sono mai state viste con particolare simpatia. Esse erano infatti la celebrazione massima della papolatria e la manifestazione di un cristianesimo d’immagine e da grande evento, dagli scarsi contenuti e dalle dubbie ricadute per quanto riguarda una vera ripresa della presenza giovanile nella Chiesa cattolica.
Ciò premesso, a Rio mi sembra che le cose siano andate diversamente dal passato, esaminando tutte le cronache e i discorsi. Anzitutto in Brasile, sotto shock da settimane per le iniziative di massa contro le ingiustizie, la corruzione e le spese per i mondiali di calcio e le olimpiadi, tutto si è fermato per tutta la settimana. La protesta popolare evidentemente ha capito che le GMG era qualcosa non di ostile ma che andava nella direzione auspicata.
Poi la settimana è stata piena di contenuti di segno diverso, se non opposti, a quelli delle altre giornate. Francesco ha ripreso e ha approfondito i punti principali del messaggio che, con parole e comportamenti, ha delineato nei suoi primi quattro mesi : non ha fatto “prediche” dottrinarie; ha detto di voler essere pastore e non dottore; ha ancora parlato delle “periferie esistenziali” a cui rivolgersi; ha ricordato che la Chiesa è troppo autoreferenziale ed efficientista e che ha degenerazioni nella sua struttura gerarchica; ha detto che “la forza della Chiesa non abita in sé stessa ma si nasconde nelle acque profonde di Dio”; ha infine invitato i giovani ad andare in strada per una società più giusta. Mi pare che i punti di vista e l’approccio ai problemi della Chiesa e della società, proposti da Francesco e molto ascoltati e, suppongo, accolti dalla straordinaria, mai vista, partecipazione popolare, abbiano messo da parte, silenziosamente, l’ottica eurocentrica e “razionalista” a cui ci eravamo troppo abituati. Leonardo Boff ha detto che Bergoglio fa parte di quell’ala della teologia della liberazione che si è sviluppata in Argentina e che si usa definire “teologia del popolo” o “teologia della cultura popolare”.
Nella lunga conversazione coi giornalisti, sull’aereo nel viaggio di ritorno, si è avuta conferma che Francesco ha ricevuto un vero e proprio mandato dalla grande maggioranza del Conclave nella direzione del cambiamento (e non solo della Curia) e per una strada diversa da quella di Ratzinger (e di Scola). Nella conferenza stampa Francesco, oltre a cose che si sapevano o che si intuivano, ha avuto parole di maggior stima per i vecchi curiali (e quindi meno stima per i curiali giovani; “la Curia è peggiorata” ), ha fatto capire che ci saranno cambiamenti per quanto riguarda i divorziati risposati (questa è una grande notizia) mentre ha chiuso del tutto sul ministero alle donne (e questa è una pessima notizia). Francesco ha poi detto parole importanti sugli omosessuali, che dovrebbero essere capite da tutta la cultura cattolica : “Se una persona è gay e cerca il Signore con buona volontà chi sono io per giudicarlo?”; sono parole eloquenti e di vera accoglienza che riprendono la parte migliore dell’insegnamento della Chiesa, che spesso non è considerato proprio negli ambienti cattolici.
Ci sarà tempo per esaminare con calma tutta la portata di un evento che va molto al di là dei tradizionali appuntamenti di massa di un certo tipo di fare Chiesa. Voglio però subito ricordare una proposta di “Noi Siamo Chiesa” di cui speravamo si parlasse a Rio : il primo anno del nuovo vescovo di Roma dovrebbe essere una specie di anno sabbatico, un anno di riconciliazione nella Chiesa, un anno in cui tutte le voci emarginate negli ultimi trentacinque anni , siano nuovamente ascoltate. Sono le voci di quanti, teologi e movimenti, con passione ecclesiale e tenacia, hanno continuato a sostenere che il Concilio Vaticano II e il suo spirito dovrebbero essere portati avanti sino in fondo perché la Chiesa cattolica continui a proporre in modo credibile il Vangelo di Gesù.
Roma, 29 luglio 2013 Vittorio Bellavite
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