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Noi Siamo Chiesa

Sezione italiana del movimento internazionale “We Are Church” per la riforma della Chiesa cattolica

Le perplessità di Mons. Scicluna sul documento della CEI sulla pedofilia

di Iacopo Scaramuzzi
Blog

Sulla pedofilia il Vaticano tira le orecchie alla Cei (e non solo)

Iacopo Scaramuzzi – 8 luglio 2012

E’ da leggere tutta l’intervista che mons. Charles J. Scicluna ha concesso al mensile dei Paolini Jesus. Cordiale e sorridente nonostante l’argomento di cui si occupa – in quanto “promotore di giustizia” della congregazione per la Dottrina della fede è il responsabile della Santa Sede per i casi di pedofilia del clero – il prelato maltese non parla spesso in pubblico. E quando lo fa le sue parole, ben calibrate, lasciano il segno. Tanto più ora che giunge a conclusione un processo iniziato quando il Vaticano ha inasprito, due anni fa, le pene canoniche in materia di abusi sessuali sui minori. In quell’occasione l’ex Sant’Uffizio ha chiesto a tutte le conferenze episcopali del mondo di promulgare nuove linee-guida contro la pedofilia. La scadenza per la consegna era maggio e Scicluna traccia, senza asprezza ma senza giri di parole, un bilancio in chiaro-scuro.

Parecchi episcopati, innanzitutto, sono inadempienti. “Senza contare il continente africano, che è una realtà particolare, in grande difficoltà nelle strutture ecclesiastiche, più della metà delle Conferenze ha risposto”. L’altra metà, dunque, non lo ha fatto. Per le conferenze episcopali che non hanno risposto “è in partenza una lettera di sollecito”. Ad ogni modo, “questo dato parziale non indica una battuta di arresto: valutiamo quelle ricevute e le altre le vagliamo man mano che arriviamo. E’ incoraggiante il dato del mondo anglosassone, ma anche Europa, Asia e America latina hanno alte percentuali di risposta. Ci vorrà almeno un anno per valutare tutti i testi”.

L’Italia è in regola ma non brilla. Presentando le proprie linee-guida, a fine maggio, la Cei aveva affermato che il testo aveva avuto un “passaggio informale ma autorevole” dalla congregazione per la Dottrina della fede, che aveva “preso atto che la Conferenza episcopale italiana ha recepito debitamente” le richieste vaticane. “La Congregazione per la Dottrina della Fede – precisa ora Scicluna – non è in grado di dare un giudizio sulle linee-guida della Cei perché questa valutazione non è ancora stata fatta. Dopo l’estate verrà fatta con l’aiuto di esperti. Per tutte le linee-guida se il caso lo richiede saranno dati suggerimenti molto concreti per l’integrazione di alcuni punti o la revisione di alcune enfasi”. Non solo. Il documento Cei scrive che “il vescovo, non rivestendo la qualifica di pubblico ufficiale né di incaricato di pubblico servizio, non ha l’obbligo giuridico di denunciare all’autorità giudiziaria statuale le notizie che abbia ricevuto” in merito agli abusi. Scicluna non entra nel dettaglio, ma, mantenendosi sul generale, afferma: “Se una Conferenza episcopale per quanto riguarda il rapporto con le autorità statali, cita la legge dello Stato solo in relazione alla tutela dell’autonomia della Chiesa, senz’altro converrà completare il quadro con una descrizione attenta di come viene recepito il delitto di abuso sessuale nell’ordinamento particolare di quello Stato e specificare anche che, nel pieno rispetto del diritto statale, la Chiesa si impegna a non agire mai per dissuadere le vittime dal loro diritto di denuncia allo Stato. E’ un impegno che è bene esplicitare, perché così il quadro è più completo e giusto”. Quanto all’obbligo di denuncia, “ci sono varie opinioni. Negli Usa c’è l’obbligo di denuncia, e questo rende la vita facile, non bisogna nemmeno discutere. Dove non c’è la facoltà di non denunciare bisogna senz’altro aiutare le persone che vorrebbero denunciare e in ogni caso impegnarsi a non creare ostruzionismo alla ricerca legittima della giustizia”.

Mons. Scicluna sottolinea il valore del bel convegno internazionale che si è svolto lo scorso inverno alla pontificia università Gregoriana. “L’esperienza di chi ha avuto l’opportunità di essere presente ai lavori del Simposio in Gregoriana è stata molto incoraggiante: alcuni prelati hanno testimoniato, con commozione, che l’impatto è stato forte. E’ questa la mia speranza: non è che in queste poche settimane abbiamo visto una rivoluzione di mentalità, ci vorrà tempo e pazienza, ma sotto la guida umile e coraggiosa del Santo Padre il seme giusto è stato messo nel solco della Chiesa. La gente richiede un atteggiamento vigile dei pastori, questa è una battaglia contro il peccato e contro i crimini. E noi non possiamo perderla: l’innocenza dei nostri bambini e dei nostri giovani sono tesori troppo preziosi per la Chiesa”. Niente affatto scontata neppure la risposta all’ultima domanda: la stampa l’ha aiutata? “La giustizia rispetta la dignità delle persone coinvolte. Alcuni fenomeni di spettacolarizzazione non aiutano. Ma è anche vero che alcune denunce sono state fatte dopo un lavoro investigativo dei giornalisti, che in questo senso hanno fatto un servizio alla società e alla Chiesa”. Chapeau!

“Linee Guida” sugli abusi sessuali dei preti sui minori non cambiano niente della situazione attuale. L’indignazione di “Noi Siamo Chiesa” per questa non evangelica difesa della casta ecclesiastica  Il portavoce nazionale di “Noi Siamo Chiesa” Vittorio Bellavite  ha rilasciato la seguente dichiarazione:

             Questa mattina sono state distribuite ai vescovi, riuniti  in assemblea, le attese “Linee guida”  sul comportamento da tenere da parte dei vescovi per quanto riguarda gli abusi sessuali del clero sui minori. Esse sono state direttamente approvate dal Consiglio Permanente della CEI  e poi ratificate in Vaticano. Il testo è stato  redatto in un rigoroso segreto, esclusi i vescovi, esclusi i rappresentanti delle vittime e qualsiasi altro soggetto interessato, per esempio l’opinione pubblica, cattolica e non. A proposito, tra l’altro, di collegialità episcopale !!

            Nel merito, ad una prima lettura, tutte le varie tappe dei procedimenti previsti (“verosimiglianza della notizia”, “indagine previa” , provvedimenti cautelari ecc..) appaiono affidate al “prudente discernimento del vescovo”. Molte sono le garanzia a tutela dei preti; delle vittime non si parla, salvo qualche generica parola di buone intenzioni nella Premessa. Esse non hanno diritti espliciti e garantiti.

            Il testo ricorda che il vescovo non è tenuto, in base alla legge italiana, a deferire il prete accusato all’autorità giudiziaria. Lo sapevamo già. Ma se questo obbligo non è previsto dalla legge, poteva però  essere un impegno vincolante a carico del vescovo che le “Linee guida” decidevano  unilateralmente.

            Il testo inoltre non prevede l’istituzione di alcuna autorità indipendente che  sia il primo punto di riferimento per le vittime (ciò è avvenuto invece in tante altre conferenze episcopali e nella diocesi di Bolzano-Bressanone). Quindi tutto come prima         

Sorde e cieche sono le guide del nostri vescovi

Sorde perché, chiuse nella difesa della loro casta, non hanno ascoltato nessuno dei tanti, vittime e altri, che hanno cercato di interloquire e di proporre ragionevolmente, a partire da diritti violati.

Cieche perché non vedono, non vogliono vedere,  la situazione come si è manifestata, anche nel nostro paese, negli ultimi tre o quattro anni       

            Che poi i vescovi si ritengano  degni di fiducia in questa materia è atto di pura arroganza quando, ovunque nelle nostre diocesi, è stata prassi consolidata quella di “coprire” i colpevoli e l’istituzione-Chiesa, con ben scarso interesse per le vittime. Forse a qualcuno di essi che ha più coscienza, supponiamo, capiterà di non volersi guardare allo specchio.

            Amareggiati come ci è capitato raramente di esserlo, non ci resta che sperare che la nostra magistratura applichi con rigore, come ha fatto il GIP di Savona nel caso Lafranconi, il secondo comma dell’art. 40 del codice penale là dove recita : “Non impedire un reato, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo” e che, a questo titolo, si proceda nei confronti dei vescovi, ogni volta che ce ne siano le condizioni oggettive.

 Roma, 22 maggio 2012


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