L’ecumenismo di Basilea
Interventi del Padre Legrand e del
Card. Martini
Milano 20 Marzo 1999
Il domenicano Padre Hervé Legrand, studioso
presso l’Institut Catholique di Parigi, è stato invitato dal
"Servizio per l’ecumenismo ed il dialogo" della Arcidiocesi
di Milano a tenere una Conferenza a Milano sabato 20 marzo su "
La maturazione del dialogo ecumenico tra le Chiese d’Europa".
L’incontro, svoltosi presso il "Centro pastorale Paolo VI"
è stato tenuto a dieci anni dall’Assemblea ecumenica di
Basilea in cui emerse il ruolo del Card. Martini che era allora
Presidente del CCEE (Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee).
La novità di Basilea e, per contrasto, le difficoltà
attuali del cammino ecumenico sono state il leitmotiv di sottofondo
della conferenza a cui ha partecipato molto numeroso il popolo
ecumenico di Milano e lo stesso Card. Martini con un interessante
intervento conclusivo.
Legrand ha anzitutto descritto l’Assemblea di Basilea
con ben 700 delegati, con rappresentanza garantita a tutte le Chiese
della Riforma (anche le più piccole) e con una presenza che
era dei "cristiani e non degli ecclesiastici" capace di
esprimere lo stare insieme dei cristiani in quanto cristiani aldilà
delle diverse confessioni. L’Assemblea – ha ricordato Legrand – è
stata la prima di questo tipo dopo la Riforma, ha avuto un indubbio
successo "non solo istituzionale" ed anche risonanza sui
media. Essa lanciò un messaggio di speranza e intendeva
avviare una nuova fase del movimento ecumenico. A Basilea però
nessuno prevedeva il crollo del muro di Berlino con tutte le
conseguenze che ciò ha avuto per la condizione delle Chiesa
europee dell’Est e per il nuovo contesto socioculturale in cui esse
si sono trovate ad agire in modo così improvviso ed
imprevisto.
Legrand ha ricordato tutti i passaggi del cammino
ecumenico dopo l’Assemblea, l’emergere di difficoltà fino a
quelle troppo evidenti dell’Assemblea di Graz del giugno ’97 in
particolare con le Chiese ortodosse.
Legrand ha affermato che "le Chiese occidentali"
hanno sopravalutato le aperture ecumeniche dell’ortodossia precedenti
la caduta del muro (presenza al Concilio, presenza nel C.E.C.,
dialoghi teologici……) ed hanno fatto due errori di valutazione:
non hanno capito che il dialogo degli ortodossi non era stato
recepito dal corpo dei fedeli e che molti cristiani dell’Est
accusavano gli esponenti di vertice del dialogo di aver in qualche
modo accreditato la faccia liberal dei regimi che permettevano questi
contatti con l’estero……Inoltre "le Chiese occidentali"
non hanno capito le difficoltà delle Chiese ortodosse nella
formazione dei "quadri" (clero…..) nel periodo del
comunismo e non le hanno aiutate. Al contrario i cristiani
occidentali hanno cominciato a riorganizzare le loro Chiese e in gran
fretta si "buttate" a fare proselitismo soprattutto in
Russia ed in Romania a partire dalla convinzione che "il vasto
mondo è la mia parrocchia". Anche la Chiesa cattolica –
ha detto Legrand – ha fatto questo errore; ha ristabilito la
Gerarchia cattolica senza informare la Chiesa ortodossa e senza
chiarire le sue intenzioni.
I gruppi carismatici hanno iniziato ad evangelizzare la
Russia cercando di sostituirsi alla Chiesa ortodossa. Benché
gli incontri ecumenici tra rappresentanze continuassero e
contribuissero a mantenere i rapporti la situazione peggiorava; ogni
Chiesa si dimostra preoccupata della propria identità ,tra le
Chiese ortodosse stesse si sviluppano conflitti (per esempio tra il
Patriarcato di Mosca e quello di Costantinopoli a proposito
dell’Estonia), in Romania, Slovacchia ed Ucraina nascono conflitti
tra la Chiesa ortodossa e le Chiese uniate.I conflitti etnici si
intrecciano con quelli religiosi e i problemi si moltiplicano.
Bisognerebbe -dice Legrand- per avviare una controtendenza costituire
dovunque un "Consiglio delle Chiese cristiane "
(soprattutto dove ci sono Chiese minoritarie) che mantenga almeno un
collegamento costante e che affronti i problemi in modo preventivo.
Per evangelizzare bisogna che il "mondo" veda i cristiani
non divisi. Bisogna fare scomparire coi fatti dall’immaginario
collettivo l’idea della Chiesa collegata con l’Inquisizione, con le
Crociate, con le guerre di religione, con la caccia alle streghe
Questo programma deve iniziare in casa propria (in Italia solo a
Milano e a Venezia esiste il "Consigli delle Chiese cristiane"
ma a Venezia gli evangelici si sono autosospesi per reazione
all’impostazione del Giubileo fatto dal Papa). Le divisioni tra i
cristiani sono state create in Europa e poi sono state portate in
tutto il mondo. Legrand in conclusione ricorda anche la necessità
del dialogo con gli ebrei e con i mussulmani. Il Card.Martini ha
concluso l’incontro con significativi ricordi delle vicende
ecumeniche di cui è stato protagonista. Nella preparazione di
Basilea erano tante le paure nell’Episcopato europeo; la decisione di
tenere l’Assemblea fu approvata con grandi difficoltà perché,
alla fine, alcuni Vescovi si astennero nella votazione decisiva
invece di votare contro. I Vescovi dell’Est temevano ripercussioni di
tipo politico. Il numero dei delegati sembrava eccessivo. Ma
l’Assemblea andò bene, lo Spirito si sentiva aleggiare
soprattutto durante le preghiere comuni. Tuttavia – continua Martini
– arrivammo al momento del voto conclusivo sulla risoluzione finale
il sabato mattina col fiato sospeso; fu allora che il Presidente
della sessione, che era anglicano, propose un momento di preghiera
che fu molto intensa e partecipata. Poco dopo il documento fu
approvato quasi all’unanimità.
Il Card. Martini in conclusione condivide i punti di
vista di Legrand: il rapporto tra dialogo ecumenico ed
evangelizzazione, il giudizio critico sul rapporto perverso tra
confessioni cristiane ed etnie, la necessità del dialogo col
mondo ebraico e mussulmano. "Bisogna guardare al futuro sempre
con speranza ma conoscendo le difficoltà".
ViBe
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